Francescani dell’Immacolata. La persecuzione di oggi e la speranza, tra ricordi e riflessioni
Sono tornato, dopo trent’ anni di lontananza, nella mia Firenze e qui, proprio nel centro “disastrato” (difficile dal giovedì notte alla domenica prender sonno nelle ore notturne), a tre passi da piazza della Signoria, ho riprese lo studio medico di mio padre, recentemente scomparso…e qui nella mia Firenze ritrovo le antiche e care memorie degli anni Settanta, quando allora , ragazzino ribelle, scorrazzavo, di nascosto ai miei familiari, per il dedalo di vie che vanno da via delle Oche a via dei Tavolini e talvolta correvo al “Perché no” dove a servire il gelato c’era la Bianchina, la figlia dell’infermiera del babbo, che mi dava, per cento lire, una montagna di gelato nel cono e non eran rari i casi in cui chiudeva gli occhi anche se le davo un pugnello di spiccioli che non raggiungevano il minimo richiesto.
Oddio a Firenze, da allora, ci son tornato decine e decine di volte e allora anche il cambiamento mi sembra più tenue e, anzi, durante le ore del giorno, partendo da piazza Maccheroni per andare invia Condotta incontro ancora la vecchia gattara (chi sa, forse anche le gattare hanno delle figlie che continuano la tradizione materna) con lo sciallino a peneri, la borsa “sdrucita”, che attraversa i vecchi chiassoli e visita tutte la gargotte per rimediare gli avanzi di cibo per dare a quei suoi gatti vecchi, ciechi, spelacchiati, che intorno le fanno corona.
E rivedo anche la chiesa del Corso, di Santa Margherita de’ Ricci, e ricordo il parroco- un amico del babbo-Mons. Luigi Stefani dal quale, la domenica, andavamo per ascoltare la Messa in latino, quindi ci recavamo in sagrestia a salutarlo…prima alla Messa andavamo, lì, a tre passi, presso la chiesa della Misericordia e anche lì, in latino, celebrava -nel “rito romano antico della Chiesa cattolica”, come teneva a sottolineare mio padre, con quella sua aria di sfida nei confronti delle autorità “neomoderniste della Chiesa” (così il babbo definiva il vescovo e i curiali di Firenze), che nonostante non fosse mai stata abolita ma, addirittura, canonizzata dalla Bolla “Quo Primum” di San Pio V, rappresentava per i “nuovi farisei” della Repubblica di Pilato ( o di Barabba?) motivo di scandalo per cui venivano perseguitati quei sacerdoti che l’avessero celebrata.
Cose di una volta…di oltre quarant’anni fa – direte voi amici fiorentini- e , invece, son cose anche di oggi…sì ancor oggi continua, nei confronti dei preti rimasti fedeli al Vangelo e alla Chiesa, la persecuzione ma ben più spietata di quella di allora…ben più spietata perché portata avanti da gente ottusa e che ormai ha perso la Fede e che ha per vero e unico Dio Mammona, il quattrino e il potere. Gente senza patria né bandiera e, soprattutto senza scrupoli dietro il cui manto di falsa povertà o di un aspetto bovino, si nasconde l’avidità canina e la furbizia volpina di personaggi senza scrupoli (Anche se l’esperienza ci insegna che le volpi finiscono spesso in pellicceria…).
Noi fiorentini che ci siam abbeverati a quest’acqua terrosa e medicata dell’Arno e che pur siamo abituati- forse a causa di quella pietra serena di cui son intonacati i palazzi fiorentini e lastricate le vie della nostra città- a una “grigia” sobrietà per cui anche nei discorsi siamo essenziali e taglienti come il vento che, nel pomeriggio, si abbatte sui palazzi di piazza del Duomo e piazza San Giovanni, ci siam sempre scandalizzati di poco…per cui qualsiasi notizia, dopo i primi scalpori, vien relegata, come le note di un vecchio e polveroso tomo, a pié di pagina con caratteri illeggibili. Il più delle volte, pur di non rinunziare al gusto di una battutaccia, siam pronti anche a giocarci (e perdere) le amicizie…ma siam fatti così. Quand’ero ragazzino mi ricordo che, davanti al chiosco degli sportivi, sotto “I Portici”, gli avventori erano sempre per “venire alle mani” tra loro, nel commento di qualche partita di calcio o di qualche tappa del Giro d’Italia o del Tour de France, ma poi alle mani non venivan mai ed eran pronti, però, a unirsi quando, nella vicina piazza Strozzi c’era qualche comizio dl MSI o del Partito Popolare Monarchico…ecco quelli erano i nemici…e con loro – se ci fosse stato il coraggio che invece mancava- ci si poteva scagliare con licenza di uccidere. Una ferocia stupida, cialtrona e, soprattutto, vigliacca che ancor oggi si ritrova. E se un tempo si urlava : “Dagli al fascista” oggi urlano dagli al “Tradizionalista” o con alcune varianti al “reazionario” al “pacelliano” o al “lefebvriano” tutti termini – tra l’altro altamente onorifici- ma che nell’immaginario collettivo evocano: forche, roghi, lame di ghigliottine, torture…specialmente in una “Firenzina” moccicosa, gelosina, invidiosa e pidocchiosa…come solo sa nascere e vivere nei salotti cattocomunisti “chic” di una sottoaristocrazia nostrana, nelle sagrestie e nei “dietro coro” delle “parrocchiette” del progressismo fiorentino che si rifà alle idee sessantottarde dei vecchi vati progressisti ammuffiti di cui il lager “Il Forteto” è un evidente e conseguente frutto: “Conoscere Barbiana per comprendere il Forteto”.
Ecco nelle lunghe conversazioni che il babbo faceva la sera, dopo cena, con gli amici, io, curiosissimo, stando ad origliare, coglievo tutte queste sfumature: si parlava- assicuro sempre con amore- di questa “rossa città” e di un clero- con le dovute eccezioni- altrettanto inquieto e ribelle seppur temperato da un vescovo (lo ricordo bene il paterno Cardinale Ermenegildo Florit) che, giornalmente, veniva crocifisso, dalle così dette Comunità di base e dai preti ribelli. E ricordo anche quando il babbo ci portò tutti, nella piazzetta del Giglio, a firmare da Mons. Luigi Stefani – aveva lì la sua Galleria d’Arte “Lo Sprone”- per esprimere solidarietà al nostro vescovo svillaneggiato e “aggredito” da quella Comunità di don Mazzi nel popolare quartiere dell’Isolotto…ricordo questo sacerdote alto, di aspetto “guerriero” che, a differenza di un certo clero untuoso che guarda in terra, ti guardava, con severa cordialità negli occhi e che mi disse “Dai, Corsinotto, che puoi firmare anche tu…conosci i fatti e vuoi bene al tuo vescovo”…Avevo dieci anni e non mi sarei più lavato quella mano che vergò la firma in difesa del vescovo e della Fede…e mio padre gongolava, contento di quella mia contentezza.
Certo gli anni son passati: mi sembra però di tornare indietro nel tempo quando a mezzogiorno squillano le campane delle chiese del centro (di quelle poche rimaste: S. Stefano al Ponte Vecchio, ad esempio, è stata trasformata in un salone – con ancora gli artistici altari – dove si affetta la porchetta per le feste o dove si fanno sfilate con prosperose modelle che mostrano ai facoltosi acquirenti, seduti nella navata a tavoli apparecchiati riccamente, i fondoschiena avvolti dagli ultimi vestiti “Armani” in artistiche passerelle da
capogiro!) o il campanone del Duomo, ovvero, come noi la chiamavamo “la campana dei maccheroni”. Mi sembra di rivivere i miei anni verdi quando sfila ancora, davanti a casa mia, il corteo storico del “Calcio in costume” con i tamburi e gli sbandieratori e il suono argentino delle chiarine che ti mette addosso la gioia della festa e della primavera.
Mi sono ritirato, da allora, dalla vita politica…anzi dalla vita sociale : mi tengono però aggiornato i miei due figli, Manfredi e Corradino(e anche i “nipotini”), che ancora vivono a Firenze, alle “Cure”, e, soprattutto mia nuora Elsa che è (per fortuna) una “pasionaria” della Tradizione ben più preparata e “ardita” di Manfredi…per cui ho seguito, con estrema attenzione e molto interesse (ho ancora il “vezzo” di tenere un diario!) le ultime vicende del “tradizionalismo” (bruttissima parola ma che uso tanto per intendersi) fiorentino che ha le sue radici in questa città, radici che si chiamano Domenico Giuliotti, Giovanni Papini, Tito Casini, Attilio Mordini, Adolfo Oxilia – mio padre ha conosciuto bene questi personaggi e anche il “sempreverde” Conte Neri Capponi- e che hanno fatto sì che a Firenze, nonostante la stupidità e la cattiveria prepotente dei “Giansenisti”, vivesse o, almeno, sopravvivesse un cattolicesimo “ghibellino” fedele alla Tradizione e nemico di ogni giacobinismo e di ogni Rivoluzione, insomma un “cattolicesimo dantesco” pronto, quando ce ne sia bisogno, alla battaglia. Ad Elsa io dico che mi sembra diventata la “caporiona” dei “Piagnoni” e Lei mi risponde contenta:
E dice compagnacci – io l’indovino dallo sguardo – pensando ai preti “sinistri” e mi sembra di aver davanti, invece che una bella e simpatica signora, il ritratto del Conte Ugolino che solleva la bocca dal “fiero pasto” del capo mozzato dell’arcivescovo Ruggeri che “il retro avea guasto”.
Già ma qui ho proprio dimostrato come trent’anni di lontananza dalla Città del Fiore facciano perdere l’immediatezza, il gusto della sobrietà e facciano assumere quell’atteggiamento di autoreferenzialità, proprio di chi frequenta, o, come me, ha frequentato, le “periferie esistenziali”, anziché le grigie ed essenziali via fiorentine, con i palazzi anch’essi squadrati, con i loro tetti con le tegole rosse, che par che ti dicano : taglia, sbrigati, non menare il can per l’aia.
Mi compatiranno i pochi amici che mi leggono: l’aver vissuto per trent’anni a Napoli mi ha evidentemente cambiato e mi ha fatto prendere il gusto per il “colore” e per le belle espressioni poetiche che i
fiorentini guardano in cagnesco.
Ebbene, l’altra mattina, sono andato, a piedi, percorrendo i lungarni e fermandomi a due o tre botteghe d’antiquariato che sembravan musei, fino alla chiesa di Ognissanti dove- mi avevano detto i miei figli -c’era un frate pieno di spiritualità francescana, membro appunto di una Congregazione nata appunto negli anni Settanta nel Meridione d’Italia: i francescani dell’Immacolata. Mi aspettavo in quella mia visita- se qualcuno capitasse in quella chiesa non vada nella navata, accanto all’altare, ove c’è, a destra, un crocifisso di Giotto, bellissimo, di una bellezza mozzafiato, ma che, ahimè, rappresenta una Chiesa passatista piena di tesori e capolavori che sono un’offesa ai poveri, come un’offesa ai poveri rappresenta quella musica sacra barocca e ampollosa di Pierluigi da Palestrina e Giuseppe Verdi, o quei concerti di Mozart che ci riportano alle Corti Rinascimentali, offendendo i poveri ai quali basta il tango argentino e la Comparsita! - di ritrovare quella spiritualità e quello spirito francescano di cui mi avevano parlato Corradino e Manfredi e infatti vedo due deliziose suorine intente a pulire la casa del Signore (che bello vedere due donne che non sdottoreggiano ma sono intente, con serenità, ai lavori più umili!) e un fratone che sembra il ritratto di Re Carnevale il quale – poveraccio – farà vita ascetica e mistica ma la sua stazza e la sua corporatura sembra facciano la spia del contrario e il suo bel faccione giovereccio e godereccio sembra recitare i versi del mio Lorenzo il Magnifico: “…chi vuol esse lieto sia, del doman non v’è certezza”. Mi passa la voglia di domandare qualcosa che avevo preparato al fratone che mi guarda, bovinamente, quasi con diffidenza,
come fossi un infiltrato, un membro dei servizi segreti. Sembra che il pasciuto francescano si aspetti “brutte sorprese” dal momento che mi passa davanti veloce, mentre gli si ingrossano le vene del volto paonazzo…chi sa, a volte giudichiamo male in quanto, come diceva il mio parroco della chiesa del Gesù, a Napoli, “ogni uomo è un universo a sè”…e così quello che io giudico a prima vista come un “frate gaudente” vivrà, invece, come Mario, l’eroe de “Il Quartiere” di Vasco Pratolini, dopo una prima giovinezza dissoluta, vissuta con i rigurgiti umani compiendo le azioni più turpi (per una mentalità autorefrenziale come la mia!), ritrovando, in galera, se stesso, di “estasi e di digiuni”.
E insomma me ne torno a casa e il sabato riferisco a mia nuora quella visita a Ognissanti e lei, la pasionaria, mi risponde con una malcelata ironia : “Ma, papà, lei arriva sempre tardi!” e inizia a raccontarmi (abbiamo trascorso così il “post prandium”…e tutto il pomeriggio) le vicende fiorentine , e non solo fiorentine, dei frati francescani dell’Immacolata (così si chiama la congregazione dei frati dell’Immacolata). Una storia che riscriverò, sommariamente, cercando di riassumere il più possibile, anzi per facilitarmi il compito farò sì che sia la stessa Elsa “L’io narrante”.
Ed ecco il racconto di Elisa che, comunque, potrete verificare cronologicamente cliccando qui :
Mediatrice.net) che – qualora impari a usare il computer potrà constatare- inizia un fuoco concentrico contro chiunque difenda i frati cattolici rimasti fedeli all’Ordine, con una tal violenza e con un fondamentalismo, di fronte al quale, sembrano impallidire i metodi delle camicie brunite hitleriane o delle Guardie Rosse Maoiste: in questo sito talebano del p. Alfonso Giuda Bruno scrive tra gli altri un Docente genovese che – mi dicono – insegnasse in Nicaragua in una scuola per ciechi (ai cani non ai ciechi!) che esaltava il governo massonico del Loden Monti e difendeva i ribelli siriani che avevano sterminato con il gas i soldati dell’esercito di Assad; i giornalisti di alcuni siti “tradizionalisti” (la parola che sembra far orrore alle nuove truppe hitleriane) che difendono p. Manelli sono dei “frustati”…si fa ironia perfino sui cognomi o sui nomi come quello del Docente Universitario di Padova, Prof. Giovanni “Turco”…si tratta volgarmente (alludendo alla sua mole) il Direttore del quotidiano “Il Foglio” Giuliano Ferrara, che denunzia questo schifo e ospita sul suo giornale le voci messe a tacere dalla stampa di regime…Ferrara vien rappresentato anche iconograficamente con il volto di un pagliaccio che, secondo i tagliagole seguaci di “Zio Adolf”, guiderebbe le danze, poi via con gl’insulti da barrocciaio a cominciare da quelli contro il dottor Lorenzo Bertocchi, reo di esser laureato in agraria, e quindi di aver “disertato la terra” .
Tralascio – papà- gli epiteti da trivio, la volgarità, gli anacoluti, le metafore usate da questa gente. Ah dimenticavo: un umile fraticello (o come Lei, senza saper la storia, l’ha prima chiamato, un “fratacchione”) certo Rosario Bruto Bommarco che fino a poco tempo prima era stato una sorta di docile e fedele can barboncino che aveva perfino partecipato al “delitto” di fare, secondo quelle che erano le intenzioni di Benedetto XVI, una critica al Concilio Vaticano II per spiegarne l’ermeneutica della continuità- come ora potrà vedere qui, in questo filmato di Yutoub (o come cavolo si scrive) che riporta l’intervento del sullodato personaggio durante il Convegno (quello che ha causato il commissariamento dell’Ordine!) su “Concilio Ecumenico Vaticano II : un Concilio Pastorale -Analisi storico- filosofico – teologica per un’ermeneutica del Vaticano II alla Luce della Tradizione della Chiesa” (Casa Mariana Editrice) …un personaggio – per quanto si è potuto vedere : lo schermo del mio p.c. è piccolo e tutto il frate dentro non c’entra- pacifico e tranquillizzante che, tra un “dicette” e un “facette” fa contenta “a mammeta” per come è bravo anche se “Di fronde a quesdo illusdre pubblico e persino a un Vescovo (Mons. Marchetto) non ho podudo fare come avrebbe voludo e dire dande cose filosofighe…e il badre Serafino solo dredici minudi mi dette…per l’indervento…”
Lo stesso fraticello – papà- che quando ancora l’Ordine non era stato decapitato e i frati “deportati”, sul profilo di f.b. dei francescani dell’Immacolata, come se già fosse il suo, con un idioma colorito, si mise a sputare offese a più non posso definendo i “tradizionalisti” disertori della zappa : “braccia rubate all’agricoltura” e auspicando la loro chiusura in manicomio…metodi che lo zio Adolf usava “adabundantiam”…molto prima che il nipotin-nipotone fosse concepito “da papà e mammeta”…Qui a Firenze c’era un altro frate di cui Le parlai, il p. Serafino Lanzetta, un “serial Killer” davvero quello: celebrava la S.Messa in rito antico, era povero in canna e amava quella povertà, seguiva il papa in quella sua discussione sull’ermeneutica della continuità, ebbe l’ardire, con un altro serial-killer, il padre Siano, di parlare, in Ognissanti, di fronte a trecento persone, insieme all’ex vicesindaco di Firenze Pallanti, contro la Massoneria…proprio qui a Firenze, la città in cui la Setta è padrona e che fa il paio con Torino, la capitale del satanismo, come ebbe a dire il Beato Giovanni Paolo II…E come faceva a durare qui a Firenze- disse e scrisse il professor Vinicio Catturelli- un frate credente, povero, antimassone, “fissato” sui principi non negoziabili e, soprattutto, uno che non in…portunava i bambini?
Ma tant’è, ora il killer Siano è stato mandato a prendere il sole in Africa, il p. Lanzetta, sollevato dall’insegnamento di teologia, in uno sperduto convento sulle Montagne dell’Austria (“in una bella località sciistica” chiosò, con la raffinatezza che lo contraddistingue su facebook p. Dicette e Facette)…Insomma – come avrà certo capitò, papà,- roba da tribunale speciale Nazista…soprattutto roba da far perdere la Fede a tanti fedeli scossi e scandalizzati per questo avvenimento…per questo colpo di mano dei neomodernisti volpini ieri, come oggi, “ciechi strumenti di occhiuta rapina” che dietro al buonismo, nascondono i canini dell’animale selvatico e feroce…Ebbene che ti fanno? Nominano capo degli ex Francescani dell’Immacolata, ora Frati Iscariotiti, come li chiamano qui a Firenze, quel Direttore del sito “Talebano”, il regista dell’operazione, e qui a Firenze, tanto per dimostrare in che considerazione tengono i cattolici fiorentini, padre Dicette e Facette….>
Finisce il racconto di Elsa!
Benedetti figlioli che credono che tutti i mali siano venuti con la loro nascita. Mi vengono a mente i versi di una poesia di Ada Negri: “Passano i giorni…passano, e si muore…\ ben altre furie di tempeste tu affronterai\ ma non ci sarà più la tua mamma \ a raccoglierti sul cuore.\ Sì, e forse non ci sarà più neanche il tuo suocero che ti ha accolto e ti vuol bene come a una figlia…Come si fa a perdere la Fede? Non capisci -dico alla mia Elsa – che con questi episodi la nostra Fede si deve rafforzare? Se attraverso i secoli la Chiesa, nonostante i preti indegni, nonostante i nostri peccati, è sopravvissuta non è forse la prova che Essa è la Sposa Immacolata del Cristo? Che vuol dire perdere la Fede per quattro “cazzerellini tutto pepe e sale” ?-ma non ho usato con lei questa espressione carducciana piuttosto volgare- Vorresti forse diventare come loro? Abbandonati davvero alla Madonna…vedrai che Lei risolverà le cose…la serenità è lo specchio dell’anima pura…cerchiamo di stare sereni… e teniamone di conto della nostra Fede che è assai più preziosa della vita…
E’ la storia che si ripete: avevo dieci anni quando papà parlava in casa dello scrittore mugellano Tito Casini : scrisse “La Tunica stracciata” contro la Riforma liturgica che, appunto, vedeva nei novatori coloro che fecero ciò che non fece la soldataglia romana, ebbra di vino: stracciarono la veste di Cristo come ci viene narrato nel Vangelo, pieno di simboli, di San Giovanni: “I soldati, poi, crocifisso Gesù, ne presero e si spartirono gli abiti, tra cui la tunica. La tunica era peraltro inconsutile, tessuta tutta d’un pezzo, onde quelli dissero: – Non la stracciamo: tiriamo piuttosto in sorte a chi tocchi – . così fecero, così adempiendo la scrittura”.
Ecco il commento dello scrittore firenzuolino, rivolto ai neomodernisti, ai novatori, ai tagliagola di allora, che non avevano, però, la rabbia e la ferocia degli odierni talebani, ecco, dico a Elsa come avrebbe parlato Tito Casini, di fronte a coloro che hanno fatto a pezzi quest’Ordine della Madonna e di San Francesco: “…quel giorno io vidi voi, e tale siete rimasti nella mia mente, in atto di fare, sulla tunica inconsutile e insanguinata di Gesù, ciò che i soldati non osarono, ciò che nessuno aveva mai osato in ciò ch’essa significa. Vi vidi, e vi vedo, stracciarla, quell’una veste…farla a pezzi, a brandelli, con una foga avente si direbbe dell’odio più che del confessato da voi disprezzo, che fa pensare davvero a un delirio, in voi vostri”.
Ecco questo grande scrittore cattolico della terra della mia povera moglie, il Mugello, sentenziò ai tempi della riforma liturgica…e mal gliene incorse…certo allora avevan più sale in zucca di oggi e avevan, forse, perfino il senso dell’umorismo (a Firenze si direbbe: “almeno ci tenevano a non passar da bischeri”) e non chiesero davvero “sanzioni canoniche” nei suoi confronti, ma si limitarono a rinchiuderlo nel ghetto degli intoccabili, come i lebbrosi: epurato (come oggi ha fatto p. Fanzaga con i giornalisti Gnocchi e Palmaro
cacciandoli, su due piedi, da “Radio Maria” perché hanno osato criticare, pur cortesemente, il “nuovo stile” dell’hotel Santa Marta) tolto dalle antologie scolastiche, boicottato…come se non fosse mai esistito. Vedi, Elsa, la cattiveria ha sempre trovato albergo nell’animo umano, specie negli animi torbidi, aridi…propri di coloro che han perso “Il Ben dell’Intelletto”, ovvero Dio, come dice il nostro Padre Dante!
E ci fu anche chi, allora come oggi, con la stessa volgarità additò al “popoulace” lo scrittore del Mugello. Ecco cosa scrisse il p. Facette e Dicette di allora, certo con più proprietà di linguaggio , a proposito del Casini che aveva osato difendere la liturgia e la Tradizione della Chiesa:
“…è un uomo coerente (il Casini n.r.c.) …nel Gruppo del “Frontespizio” (i tagliagole di oggi pensano che il “Frontespizio” sia una nuova forma appetitosa di panino con il burro e le acciughe n.r.c.) rappresentava, quasi solo, l’antifascismo (per certa gente essere in minoranza e rappresentare l’antifascismo quando tutti erano – prima di diventar comunisti- fascisti era una colpa. n.r.c.)! La sua prosa era ed è una raffinata combinazione tra il volgare di Dino Compagni e quello di un contadino mugellese (forse voleva dir mugellano n.r.c). Lo stile è l’uomo. Il suo cristianesimo non è ecumenico, è strapaesano, tenuto a balia in campagna e allattato coi riti antichi: le rogazioni, i vespri “bociati”, la candelora, l’ufficio delle tenebre…Un cristianesimo da coltivatori diretti, pirotecnico, da mezzacollina”.
Ecco, Elsa, non ha detto le cose il pio francescano che si impossessò della bacheca dell’Ordine su f.b.( pur non rispettando le regole della sintassi che, nonostante tutto, il p. Balducci, ben conosceva, a differenza di Dicette e Facette…)?
E chi sa che questi tagliagole attuali non risultino come quelli degli anni Settanta e come risultò, dalle liste Pecorelli, quel padre Balducci: un affiliato di quella rispettabilissima associazione in cui si progredisce per numeri : dal 3 al 33…. Il padre Scolopio paladino del progressismo e della nuova liturgia del tango e della Comparsita scrisse allora: “(quella religione che le nostre paure hanno costruito) va ritenuta non come il tutto ma come un frammento del tutto, di un tutto ancora nascosto nel futuro…Come il vero Dio, così il vero uomo è absconditus”.
Vedi, cara Elsa, gratta il novatore trovi il “muratore”, infatti il “deus absconditus” è il dio del futuro che si deve ancora rivelare e che nascerà dalla fusione e dalla morte di tutte le religioni esistenti ed è pari, pari, l’insegnamento del 32° Grado del Rito Scozzese Antico ed Accettato….
Coraggio dunque, Elsa, non senti suonare le campane del nostro Duomo oggi, nella vigilia della feste, quelle campane che ci mettono addosso la gioia di vivere e tu sai che le campane, che i musulmani spezzavano subito quando entravano nei villaggi a uccidere e a depredare con le loro razzie, sono la voce di Dio…e la voce di Dio si sente ovunque e quindi questo nostro suono che mette addosso allegria lo sentono tutti, anche coloro che son lontani…in Australia, in Africa, negli sperduti conventi delle montagne dell’Austria…anche loro, quando sentiranno queste note argentee , questo suono squillante e soave che invita alla preghiera, al raccoglimento, alle cose di Dio, canteranno, con noi, le lodi al Signore, dimenticando l’umana perfidia…In attesa di poterle cantare – e questa è l’unica nostra speranza- un giorno di fronte a nostro Signore!
Oddio a Firenze, da allora, ci son tornato decine e decine di volte e allora anche il cambiamento mi sembra più tenue e, anzi, durante le ore del giorno, partendo da piazza Maccheroni per andare invia Condotta incontro ancora la vecchia gattara (chi sa, forse anche le gattare hanno delle figlie che continuano la tradizione materna) con lo sciallino a peneri, la borsa “sdrucita”, che attraversa i vecchi chiassoli e visita tutte la gargotte per rimediare gli avanzi di cibo per dare a quei suoi gatti vecchi, ciechi, spelacchiati, che intorno le fanno corona.
E rivedo anche la chiesa del Corso, di Santa Margherita de’ Ricci, e ricordo il parroco- un amico del babbo-Mons. Luigi Stefani dal quale, la domenica, andavamo per ascoltare la Messa in latino, quindi ci recavamo in sagrestia a salutarlo…prima alla Messa andavamo, lì, a tre passi, presso la chiesa della Misericordia e anche lì, in latino, celebrava -nel “rito romano antico della Chiesa cattolica”, come teneva a sottolineare mio padre, con quella sua aria di sfida nei confronti delle autorità “neomoderniste della Chiesa” (così il babbo definiva il vescovo e i curiali di Firenze), che nonostante non fosse mai stata abolita ma, addirittura, canonizzata dalla Bolla “Quo Primum” di San Pio V, rappresentava per i “nuovi farisei” della Repubblica di Pilato ( o di Barabba?) motivo di scandalo per cui venivano perseguitati quei sacerdoti che l’avessero celebrata.
Cose di una volta…di oltre quarant’anni fa – direte voi amici fiorentini- e , invece, son cose anche di oggi…sì ancor oggi continua, nei confronti dei preti rimasti fedeli al Vangelo e alla Chiesa, la persecuzione ma ben più spietata di quella di allora…ben più spietata perché portata avanti da gente ottusa e che ormai ha perso la Fede e che ha per vero e unico Dio Mammona, il quattrino e il potere. Gente senza patria né bandiera e, soprattutto senza scrupoli dietro il cui manto di falsa povertà o di un aspetto bovino, si nasconde l’avidità canina e la furbizia volpina di personaggi senza scrupoli (Anche se l’esperienza ci insegna che le volpi finiscono spesso in pellicceria…).
Noi fiorentini che ci siam abbeverati a quest’acqua terrosa e medicata dell’Arno e che pur siamo abituati- forse a causa di quella pietra serena di cui son intonacati i palazzi fiorentini e lastricate le vie della nostra città- a una “grigia” sobrietà per cui anche nei discorsi siamo essenziali e taglienti come il vento che, nel pomeriggio, si abbatte sui palazzi di piazza del Duomo e piazza San Giovanni, ci siam sempre scandalizzati di poco…per cui qualsiasi notizia, dopo i primi scalpori, vien relegata, come le note di un vecchio e polveroso tomo, a pié di pagina con caratteri illeggibili. Il più delle volte, pur di non rinunziare al gusto di una battutaccia, siam pronti anche a giocarci (e perdere) le amicizie…ma siam fatti così. Quand’ero ragazzino mi ricordo che, davanti al chiosco degli sportivi, sotto “I Portici”, gli avventori erano sempre per “venire alle mani” tra loro, nel commento di qualche partita di calcio o di qualche tappa del Giro d’Italia o del Tour de France, ma poi alle mani non venivan mai ed eran pronti, però, a unirsi quando, nella vicina piazza Strozzi c’era qualche comizio dl MSI o del Partito Popolare Monarchico…ecco quelli erano i nemici…e con loro – se ci fosse stato il coraggio che invece mancava- ci si poteva scagliare con licenza di uccidere. Una ferocia stupida, cialtrona e, soprattutto, vigliacca che ancor oggi si ritrova. E se un tempo si urlava : “Dagli al fascista” oggi urlano dagli al “Tradizionalista” o con alcune varianti al “reazionario” al “pacelliano” o al “lefebvriano” tutti termini – tra l’altro altamente onorifici- ma che nell’immaginario collettivo evocano: forche, roghi, lame di ghigliottine, torture…specialmente in una “Firenzina” moccicosa, gelosina, invidiosa e pidocchiosa…come solo sa nascere e vivere nei salotti cattocomunisti “chic” di una sottoaristocrazia nostrana, nelle sagrestie e nei “dietro coro” delle “parrocchiette” del progressismo fiorentino che si rifà alle idee sessantottarde dei vecchi vati progressisti ammuffiti di cui il lager “Il Forteto” è un evidente e conseguente frutto: “Conoscere Barbiana per comprendere il Forteto”.
Ecco nelle lunghe conversazioni che il babbo faceva la sera, dopo cena, con gli amici, io, curiosissimo, stando ad origliare, coglievo tutte queste sfumature: si parlava- assicuro sempre con amore- di questa “rossa città” e di un clero- con le dovute eccezioni- altrettanto inquieto e ribelle seppur temperato da un vescovo (lo ricordo bene il paterno Cardinale Ermenegildo Florit) che, giornalmente, veniva crocifisso, dalle così dette Comunità di base e dai preti ribelli. E ricordo anche quando il babbo ci portò tutti, nella piazzetta del Giglio, a firmare da Mons. Luigi Stefani – aveva lì la sua Galleria d’Arte “Lo Sprone”- per esprimere solidarietà al nostro vescovo svillaneggiato e “aggredito” da quella Comunità di don Mazzi nel popolare quartiere dell’Isolotto…ricordo questo sacerdote alto, di aspetto “guerriero” che, a differenza di un certo clero untuoso che guarda in terra, ti guardava, con severa cordialità negli occhi e che mi disse “Dai, Corsinotto, che puoi firmare anche tu…conosci i fatti e vuoi bene al tuo vescovo”…Avevo dieci anni e non mi sarei più lavato quella mano che vergò la firma in difesa del vescovo e della Fede…e mio padre gongolava, contento di quella mia contentezza.
Certo gli anni son passati: mi sembra però di tornare indietro nel tempo quando a mezzogiorno squillano le campane delle chiese del centro (di quelle poche rimaste: S. Stefano al Ponte Vecchio, ad esempio, è stata trasformata in un salone – con ancora gli artistici altari – dove si affetta la porchetta per le feste o dove si fanno sfilate con prosperose modelle che mostrano ai facoltosi acquirenti, seduti nella navata a tavoli apparecchiati riccamente, i fondoschiena avvolti dagli ultimi vestiti “Armani” in artistiche passerelle da
capogiro!) o il campanone del Duomo, ovvero, come noi la chiamavamo “la campana dei maccheroni”. Mi sembra di rivivere i miei anni verdi quando sfila ancora, davanti a casa mia, il corteo storico del “Calcio in costume” con i tamburi e gli sbandieratori e il suono argentino delle chiarine che ti mette addosso la gioia della festa e della primavera.
Mi sono ritirato, da allora, dalla vita politica…anzi dalla vita sociale : mi tengono però aggiornato i miei due figli, Manfredi e Corradino(e anche i “nipotini”), che ancora vivono a Firenze, alle “Cure”, e, soprattutto mia nuora Elsa che è (per fortuna) una “pasionaria” della Tradizione ben più preparata e “ardita” di Manfredi…per cui ho seguito, con estrema attenzione e molto interesse (ho ancora il “vezzo” di tenere un diario!) le ultime vicende del “tradizionalismo” (bruttissima parola ma che uso tanto per intendersi) fiorentino che ha le sue radici in questa città, radici che si chiamano Domenico Giuliotti, Giovanni Papini, Tito Casini, Attilio Mordini, Adolfo Oxilia – mio padre ha conosciuto bene questi personaggi e anche il “sempreverde” Conte Neri Capponi- e che hanno fatto sì che a Firenze, nonostante la stupidità e la cattiveria prepotente dei “Giansenisti”, vivesse o, almeno, sopravvivesse un cattolicesimo “ghibellino” fedele alla Tradizione e nemico di ogni giacobinismo e di ogni Rivoluzione, insomma un “cattolicesimo dantesco” pronto, quando ce ne sia bisogno, alla battaglia. Ad Elsa io dico che mi sembra diventata la “caporiona” dei “Piagnoni” e Lei mi risponde contenta:
E dice compagnacci – io l’indovino dallo sguardo – pensando ai preti “sinistri” e mi sembra di aver davanti, invece che una bella e simpatica signora, il ritratto del Conte Ugolino che solleva la bocca dal “fiero pasto” del capo mozzato dell’arcivescovo Ruggeri che “il retro avea guasto”.
Già ma qui ho proprio dimostrato come trent’anni di lontananza dalla Città del Fiore facciano perdere l’immediatezza, il gusto della sobrietà e facciano assumere quell’atteggiamento di autoreferenzialità, proprio di chi frequenta, o, come me, ha frequentato, le “periferie esistenziali”, anziché le grigie ed essenziali via fiorentine, con i palazzi anch’essi squadrati, con i loro tetti con le tegole rosse, che par che ti dicano : taglia, sbrigati, non menare il can per l’aia.
Mi compatiranno i pochi amici che mi leggono: l’aver vissuto per trent’anni a Napoli mi ha evidentemente cambiato e mi ha fatto prendere il gusto per il “colore” e per le belle espressioni poetiche che i
fiorentini guardano in cagnesco.
Ebbene, l’altra mattina, sono andato, a piedi, percorrendo i lungarni e fermandomi a due o tre botteghe d’antiquariato che sembravan musei, fino alla chiesa di Ognissanti dove- mi avevano detto i miei figli -c’era un frate pieno di spiritualità francescana, membro appunto di una Congregazione nata appunto negli anni Settanta nel Meridione d’Italia: i francescani dell’Immacolata. Mi aspettavo in quella mia visita- se qualcuno capitasse in quella chiesa non vada nella navata, accanto all’altare, ove c’è, a destra, un crocifisso di Giotto, bellissimo, di una bellezza mozzafiato, ma che, ahimè, rappresenta una Chiesa passatista piena di tesori e capolavori che sono un’offesa ai poveri, come un’offesa ai poveri rappresenta quella musica sacra barocca e ampollosa di Pierluigi da Palestrina e Giuseppe Verdi, o quei concerti di Mozart che ci riportano alle Corti Rinascimentali, offendendo i poveri ai quali basta il tango argentino e la Comparsita! - di ritrovare quella spiritualità e quello spirito francescano di cui mi avevano parlato Corradino e Manfredi e infatti vedo due deliziose suorine intente a pulire la casa del Signore (che bello vedere due donne che non sdottoreggiano ma sono intente, con serenità, ai lavori più umili!) e un fratone che sembra il ritratto di Re Carnevale il quale – poveraccio – farà vita ascetica e mistica ma la sua stazza e la sua corporatura sembra facciano la spia del contrario e il suo bel faccione giovereccio e godereccio sembra recitare i versi del mio Lorenzo il Magnifico: “…chi vuol esse lieto sia, del doman non v’è certezza”. Mi passa la voglia di domandare qualcosa che avevo preparato al fratone che mi guarda, bovinamente, quasi con diffidenza,
come fossi un infiltrato, un membro dei servizi segreti. Sembra che il pasciuto francescano si aspetti “brutte sorprese” dal momento che mi passa davanti veloce, mentre gli si ingrossano le vene del volto paonazzo…chi sa, a volte giudichiamo male in quanto, come diceva il mio parroco della chiesa del Gesù, a Napoli, “ogni uomo è un universo a sè”…e così quello che io giudico a prima vista come un “frate gaudente” vivrà, invece, come Mario, l’eroe de “Il Quartiere” di Vasco Pratolini, dopo una prima giovinezza dissoluta, vissuta con i rigurgiti umani compiendo le azioni più turpi (per una mentalità autorefrenziale come la mia!), ritrovando, in galera, se stesso, di “estasi e di digiuni”.
E insomma me ne torno a casa e il sabato riferisco a mia nuora quella visita a Ognissanti e lei, la pasionaria, mi risponde con una malcelata ironia : “Ma, papà, lei arriva sempre tardi!” e inizia a raccontarmi (abbiamo trascorso così il “post prandium”…e tutto il pomeriggio) le vicende fiorentine , e non solo fiorentine, dei frati francescani dell’Immacolata (così si chiama la congregazione dei frati dell’Immacolata). Una storia che riscriverò, sommariamente, cercando di riassumere il più possibile, anzi per facilitarmi il compito farò sì che sia la stessa Elsa “L’io narrante”.
Ed ecco il racconto di Elisa che, comunque, potrete verificare cronologicamente cliccando qui :
Mediatrice.net) che – qualora impari a usare il computer potrà constatare- inizia un fuoco concentrico contro chiunque difenda i frati cattolici rimasti fedeli all’Ordine, con una tal violenza e con un fondamentalismo, di fronte al quale, sembrano impallidire i metodi delle camicie brunite hitleriane o delle Guardie Rosse Maoiste: in questo sito talebano del p. Alfonso Giuda Bruno scrive tra gli altri un Docente genovese che – mi dicono – insegnasse in Nicaragua in una scuola per ciechi (ai cani non ai ciechi!) che esaltava il governo massonico del Loden Monti e difendeva i ribelli siriani che avevano sterminato con il gas i soldati dell’esercito di Assad; i giornalisti di alcuni siti “tradizionalisti” (la parola che sembra far orrore alle nuove truppe hitleriane) che difendono p. Manelli sono dei “frustati”…si fa ironia perfino sui cognomi o sui nomi come quello del Docente Universitario di Padova, Prof. Giovanni “Turco”…si tratta volgarmente (alludendo alla sua mole) il Direttore del quotidiano “Il Foglio” Giuliano Ferrara, che denunzia questo schifo e ospita sul suo giornale le voci messe a tacere dalla stampa di regime…Ferrara vien rappresentato anche iconograficamente con il volto di un pagliaccio che, secondo i tagliagole seguaci di “Zio Adolf”, guiderebbe le danze, poi via con gl’insulti da barrocciaio a cominciare da quelli contro il dottor Lorenzo Bertocchi, reo di esser laureato in agraria, e quindi di aver “disertato la terra” .
Tralascio – papà- gli epiteti da trivio, la volgarità, gli anacoluti, le metafore usate da questa gente. Ah dimenticavo: un umile fraticello (o come Lei, senza saper la storia, l’ha prima chiamato, un “fratacchione”) certo Rosario Bruto Bommarco che fino a poco tempo prima era stato una sorta di docile e fedele can barboncino che aveva perfino partecipato al “delitto” di fare, secondo quelle che erano le intenzioni di Benedetto XVI, una critica al Concilio Vaticano II per spiegarne l’ermeneutica della continuità- come ora potrà vedere qui, in questo filmato di Yutoub (o come cavolo si scrive) che riporta l’intervento del sullodato personaggio durante il Convegno (quello che ha causato il commissariamento dell’Ordine!) su “Concilio Ecumenico Vaticano II : un Concilio Pastorale -Analisi storico- filosofico – teologica per un’ermeneutica del Vaticano II alla Luce della Tradizione della Chiesa” (Casa Mariana Editrice) …un personaggio – per quanto si è potuto vedere : lo schermo del mio p.c. è piccolo e tutto il frate dentro non c’entra- pacifico e tranquillizzante che, tra un “dicette” e un “facette” fa contenta “a mammeta” per come è bravo anche se “Di fronde a quesdo illusdre pubblico e persino a un Vescovo (Mons. Marchetto) non ho podudo fare come avrebbe voludo e dire dande cose filosofighe…e il badre Serafino solo dredici minudi mi dette…per l’indervento…”
Lo stesso fraticello – papà- che quando ancora l’Ordine non era stato decapitato e i frati “deportati”, sul profilo di f.b. dei francescani dell’Immacolata, come se già fosse il suo, con un idioma colorito, si mise a sputare offese a più non posso definendo i “tradizionalisti” disertori della zappa : “braccia rubate all’agricoltura” e auspicando la loro chiusura in manicomio…metodi che lo zio Adolf usava “adabundantiam”…molto prima che il nipotin-nipotone fosse concepito “da papà e mammeta”…Qui a Firenze c’era un altro frate di cui Le parlai, il p. Serafino Lanzetta, un “serial Killer” davvero quello: celebrava la S.Messa in rito antico, era povero in canna e amava quella povertà, seguiva il papa in quella sua discussione sull’ermeneutica della continuità, ebbe l’ardire, con un altro serial-killer, il padre Siano, di parlare, in Ognissanti, di fronte a trecento persone, insieme all’ex vicesindaco di Firenze Pallanti, contro la Massoneria…proprio qui a Firenze, la città in cui la Setta è padrona e che fa il paio con Torino, la capitale del satanismo, come ebbe a dire il Beato Giovanni Paolo II…E come faceva a durare qui a Firenze- disse e scrisse il professor Vinicio Catturelli- un frate credente, povero, antimassone, “fissato” sui principi non negoziabili e, soprattutto, uno che non in…portunava i bambini?
Ma tant’è, ora il killer Siano è stato mandato a prendere il sole in Africa, il p. Lanzetta, sollevato dall’insegnamento di teologia, in uno sperduto convento sulle Montagne dell’Austria (“in una bella località sciistica” chiosò, con la raffinatezza che lo contraddistingue su facebook p. Dicette e Facette)…Insomma – come avrà certo capitò, papà,- roba da tribunale speciale Nazista…soprattutto roba da far perdere la Fede a tanti fedeli scossi e scandalizzati per questo avvenimento…per questo colpo di mano dei neomodernisti volpini ieri, come oggi, “ciechi strumenti di occhiuta rapina” che dietro al buonismo, nascondono i canini dell’animale selvatico e feroce…Ebbene che ti fanno? Nominano capo degli ex Francescani dell’Immacolata, ora Frati Iscariotiti, come li chiamano qui a Firenze, quel Direttore del sito “Talebano”, il regista dell’operazione, e qui a Firenze, tanto per dimostrare in che considerazione tengono i cattolici fiorentini, padre Dicette e Facette….>
Finisce il racconto di Elsa!
Benedetti figlioli che credono che tutti i mali siano venuti con la loro nascita. Mi vengono a mente i versi di una poesia di Ada Negri: “Passano i giorni…passano, e si muore…\ ben altre furie di tempeste tu affronterai\ ma non ci sarà più la tua mamma \ a raccoglierti sul cuore.\ Sì, e forse non ci sarà più neanche il tuo suocero che ti ha accolto e ti vuol bene come a una figlia…Come si fa a perdere la Fede? Non capisci -dico alla mia Elsa – che con questi episodi la nostra Fede si deve rafforzare? Se attraverso i secoli la Chiesa, nonostante i preti indegni, nonostante i nostri peccati, è sopravvissuta non è forse la prova che Essa è la Sposa Immacolata del Cristo? Che vuol dire perdere la Fede per quattro “cazzerellini tutto pepe e sale” ?-ma non ho usato con lei questa espressione carducciana piuttosto volgare- Vorresti forse diventare come loro? Abbandonati davvero alla Madonna…vedrai che Lei risolverà le cose…la serenità è lo specchio dell’anima pura…cerchiamo di stare sereni… e teniamone di conto della nostra Fede che è assai più preziosa della vita…
E’ la storia che si ripete: avevo dieci anni quando papà parlava in casa dello scrittore mugellano Tito Casini : scrisse “La Tunica stracciata” contro la Riforma liturgica che, appunto, vedeva nei novatori coloro che fecero ciò che non fece la soldataglia romana, ebbra di vino: stracciarono la veste di Cristo come ci viene narrato nel Vangelo, pieno di simboli, di San Giovanni: “I soldati, poi, crocifisso Gesù, ne presero e si spartirono gli abiti, tra cui la tunica. La tunica era peraltro inconsutile, tessuta tutta d’un pezzo, onde quelli dissero: – Non la stracciamo: tiriamo piuttosto in sorte a chi tocchi – . così fecero, così adempiendo la scrittura”.
Ecco il commento dello scrittore firenzuolino, rivolto ai neomodernisti, ai novatori, ai tagliagola di allora, che non avevano, però, la rabbia e la ferocia degli odierni talebani, ecco, dico a Elsa come avrebbe parlato Tito Casini, di fronte a coloro che hanno fatto a pezzi quest’Ordine della Madonna e di San Francesco: “…quel giorno io vidi voi, e tale siete rimasti nella mia mente, in atto di fare, sulla tunica inconsutile e insanguinata di Gesù, ciò che i soldati non osarono, ciò che nessuno aveva mai osato in ciò ch’essa significa. Vi vidi, e vi vedo, stracciarla, quell’una veste…farla a pezzi, a brandelli, con una foga avente si direbbe dell’odio più che del confessato da voi disprezzo, che fa pensare davvero a un delirio, in voi vostri”.
Ecco questo grande scrittore cattolico della terra della mia povera moglie, il Mugello, sentenziò ai tempi della riforma liturgica…e mal gliene incorse…certo allora avevan più sale in zucca di oggi e avevan, forse, perfino il senso dell’umorismo (a Firenze si direbbe: “almeno ci tenevano a non passar da bischeri”) e non chiesero davvero “sanzioni canoniche” nei suoi confronti, ma si limitarono a rinchiuderlo nel ghetto degli intoccabili, come i lebbrosi: epurato (come oggi ha fatto p. Fanzaga con i giornalisti Gnocchi e Palmaro
cacciandoli, su due piedi, da “Radio Maria” perché hanno osato criticare, pur cortesemente, il “nuovo stile” dell’hotel Santa Marta) tolto dalle antologie scolastiche, boicottato…come se non fosse mai esistito. Vedi, Elsa, la cattiveria ha sempre trovato albergo nell’animo umano, specie negli animi torbidi, aridi…propri di coloro che han perso “Il Ben dell’Intelletto”, ovvero Dio, come dice il nostro Padre Dante!
E ci fu anche chi, allora come oggi, con la stessa volgarità additò al “popoulace” lo scrittore del Mugello. Ecco cosa scrisse il p. Facette e Dicette di allora, certo con più proprietà di linguaggio , a proposito del Casini che aveva osato difendere la liturgia e la Tradizione della Chiesa:
“…è un uomo coerente (il Casini n.r.c.) …nel Gruppo del “Frontespizio” (i tagliagole di oggi pensano che il “Frontespizio” sia una nuova forma appetitosa di panino con il burro e le acciughe n.r.c.) rappresentava, quasi solo, l’antifascismo (per certa gente essere in minoranza e rappresentare l’antifascismo quando tutti erano – prima di diventar comunisti- fascisti era una colpa. n.r.c.)! La sua prosa era ed è una raffinata combinazione tra il volgare di Dino Compagni e quello di un contadino mugellese (forse voleva dir mugellano n.r.c). Lo stile è l’uomo. Il suo cristianesimo non è ecumenico, è strapaesano, tenuto a balia in campagna e allattato coi riti antichi: le rogazioni, i vespri “bociati”, la candelora, l’ufficio delle tenebre…Un cristianesimo da coltivatori diretti, pirotecnico, da mezzacollina”.
Ecco, Elsa, non ha detto le cose il pio francescano che si impossessò della bacheca dell’Ordine su f.b.( pur non rispettando le regole della sintassi che, nonostante tutto, il p. Balducci, ben conosceva, a differenza di Dicette e Facette…)?
E chi sa che questi tagliagole attuali non risultino come quelli degli anni Settanta e come risultò, dalle liste Pecorelli, quel padre Balducci: un affiliato di quella rispettabilissima associazione in cui si progredisce per numeri : dal 3 al 33…. Il padre Scolopio paladino del progressismo e della nuova liturgia del tango e della Comparsita scrisse allora: “(quella religione che le nostre paure hanno costruito) va ritenuta non come il tutto ma come un frammento del tutto, di un tutto ancora nascosto nel futuro…Come il vero Dio, così il vero uomo è absconditus”.
Vedi, cara Elsa, gratta il novatore trovi il “muratore”, infatti il “deus absconditus” è il dio del futuro che si deve ancora rivelare e che nascerà dalla fusione e dalla morte di tutte le religioni esistenti ed è pari, pari, l’insegnamento del 32° Grado del Rito Scozzese Antico ed Accettato….
Coraggio dunque, Elsa, non senti suonare le campane del nostro Duomo oggi, nella vigilia della feste, quelle campane che ci mettono addosso la gioia di vivere e tu sai che le campane, che i musulmani spezzavano subito quando entravano nei villaggi a uccidere e a depredare con le loro razzie, sono la voce di Dio…e la voce di Dio si sente ovunque e quindi questo nostro suono che mette addosso allegria lo sentono tutti, anche coloro che son lontani…in Australia, in Africa, negli sperduti conventi delle montagne dell’Austria…anche loro, quando sentiranno queste note argentee , questo suono squillante e soave che invita alla preghiera, al raccoglimento, alle cose di Dio, canteranno, con noi, le lodi al Signore, dimenticando l’umana perfidia…In attesa di poterle cantare – e questa è l’unica nostra speranza- un giorno di fronte a nostro Signore!
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