Roma, funerali di un “transessuale”. Ennesima squallida esibizione di un clero conformista
C’era un tempo in cui la principale preoccupazione di un sacerdote era la salvezza delle anime. Evidentemente qualcosa è cambiato perché ormai vediamo che in tanti, in troppi sacerdoti prevale la preoccupazione di essere conformisti, di far parte del coro, di adeguarsi a tutto ciò che accade in una società allo sbando totale, mascherando la propria pusillanimità e – con tutta probabilità – la propria mancanza di fede con un concetto di “misericordia” che ormai grida vendetta non solo al Cielo ma anche al più comune buon senso.
Ieri, a Roma. Si celebrano i funerali di un transessuale. Si chiamava Andrea Quintero, 28 anni, originario della Colombia, era stato trovato ucciso alla Stazione Termini di Roma, in quell’anticamera dell’inferno che è il rifugio di tanti disperati. Era il 29 luglio 2013. In tutti questi mesi nessuno aveva richiesto il corpo. Ieri, su iniziativa della Caritas, finalmente si sono tenuti i funerali.
Fin qui, tutto bene. Per un disperato che ha trovato morte violenta, di cui nessuno ha avuto nemmeno la carità di richiedere il corpo, cosa può fare la Chiesa, se non affidare la sua anima alla Misericordia del Signore? Un amico sacerdote ci ha scritto: “La vicenda di questo trans è violenta e dolorosa e forse, oggi, questo giovane, come il buon ladrone del Vangelo, può essere anche nel Paradiso, a nessuno è dato saperlo, perché dietro certe vite ci sono talvolta personalità buone, fragili e delicate…”. Parole sante e piene di quell’affidamento a Dio che solo può farci affrontare anche le più terribili durezze della vita.
Ma i celebranti, Padre Giovanni La Manna e Don Enrico Feroci, non si accontentano di affidarsi a Dio e di affidarGli l’anima di questo infelice. No, loro devono strafare, devono far capire chiaramente, al di là di ogni possibile equivoco, di essere perfettamente in linea con il conformismo dilagante. “In chiesa l’omelia al femminile”, annunciano il Corrierone e l’ANSA.
Inutile dire che il funerale era un’occasione troppo ghiotta per il Club degli Avvoltoi, che sono calati puntualmente sul cadavere. Vladimiro Guadagno, il noto travestito che esercita sotto il ridicolo nome “d’arte” di Vladimir Luxuria, e che ormai, dopo il funerale di don Gallo, è una delle voci più autorevoli della Nuova Chiesa, ha espresso soddisfazione: “…questa cerimonia bellissima, nella quale i sacerdoti ne hanno sempre parlato al femminile, è il lascito storico di Andrea. Abbiamo avuto un Papa che ha detto: chi sono io per giudicare? E quello di oggi è un passo da gigante, un segno di rispetto che arriva da sacerdoti impegnati ad accompagnare gli ultimi, sull’esempio di Francesco”. È fatta. Se c’è l’approvazione del Guadagno, il sacerdote new-age tira un sospiro di sollievo.
Nel suddetto Club naturalmente c’era anche il sindaco a cui Roma è stata condannata, Ignazio Marino: “All’uscita del feretro, Marino mormora: «Hanno sempre parlato di “lei”, in Chiesa, credo sia la prima volta, ed è un segnale importante»”. La cronaca ci informa che c’era anche la ministra Kyenge, la gentile signora che ha in programma l’africanizzazione dell’Italia. Grazie al Cielo, non ci sono sue dichiarazioni da riportare, almeno per stavolta.
Ridiamo la parola all’amico sacerdote, che abbiamo interpellato su questa faccenda: “Come prete avrei celebrato il funerale, quasi sicuramente al di fuori della Santa Messa, rivolgendomi al defunto chiamandolo “Creatura”, parola neutra usata sia per rivolgersi agli uomini sia per rivolgersi alle donne”. Buon senso.
Non ci pronunciamo sulla scelta del Vangelo e su alcune similitudini che sono state fatte nell’omelia tra la Passione di Nostro Signore e le vicende tristi e violente subite dall’infelice di cui si celebravano i funerali. A noi pare che si sia bestemmiato, ma forse siamo eccessivi…
In questo nuovo scandalo, alcuni punti sono chiari e certi:
- La misericordia, stravolta e trasformata in buonismo cieco, ha creato per l’ennesima volta confusione e ambiguità. Si è mancato così di rispetto anzitutto a Nostro Signore, e questa è la cosa più grave. Ma è estremamente grave anche aver dato ai fedeli un messaggio ambiguo, in cui non si distingue più il bene dal male. Se era doveroso pregare per l’anima del defunto, è stato rovinoso invece fare un confuso panegirico della sua vita disperata, sì da indurre a sottovalutare una vita che comunque, piaccia o non piaccia, era stata all’insegna della perversione.
- L’omaggio alla sciagurata “teoria del gender”, con l’uso del femminile per chi femmina non era, è altrettanto rovinoso. Forse quei bravi sacerdoti non sono al corrente di ciò che sta accadendo nel nostro Paese in omaggio a tale stravolta teoria? Forse non sono al corrente del fatto che la teoria del gender oltraggia l’ordine stesso della natura, stabilito da Dio Creatore?
C’è, purtroppo, un punto che non è chiaro, ma chiarissimo. Si raccolgono i frutti di ciò che si è seminato. La Chiesa che è presa dall’ansia di essere gradita al mondo è una Chiesa che si autodistrugge. Il travestito Guadagno (il cui livello morale si evince bene, ad esempio, da un’intervista di alcuni anni fa) lo ha detto trionfalmente: “…Abbiamo avuto un Papa che ha detto: chi sono io per giudicare?”.
Povero Andrea Quintero, disperato caduto nei vortici della depravazione, morto assassinato, e ora usato dagli avvoltoi per la loro propaganda e dai preti felloni per la loro pusillanime voglia di popolarità.
Poveri noi tutti, che dobbiamo assistere a questi scandali. La persecuzione dei Francescani dell’Immacolata continua, il conformismo del clero dilaga. Preghiamo il Signore che ci doni presto un Santo che ricostruisca la Sua casa.
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