Olanda, i vescovi al Papa: " I fedeli lasciano"
La grande paura dell'episcopato del paese: non riuscire più a trasmettere il messaggio del Vangelo all'uomo contemporaneo
La “visita ad limina” dei vescovi olandesi in Vaticano ha offerto a papa Bergoglio un quadro drammatico nella situazione di fede del paese. Un fenomeno che coinvolge – come peraltro nel resto dell’Europa del Nord – sia i cattolici che le Chiese riformate. E che ha come conseguenza evidente e clamorosa l’abbandono, la vendita e il cambio nella destinazione d’uso di centinaia di chiese e di edifici ecclesiastici.
In Olanda però la situazione appare particolarmente drammatica; fino ad oggi il tasso di chiusura degli edifici di culto è oscillato fra uno e due a settimane. Ma i vescovi olandesi hanno annunciato a papa Francesco che nei prossimi dodici anni i due terzi delle chiese cattoliche saranno chiuse o vendute.
I vescovi hanno anche annunciato al Pontefice il loro programma di accorpamento di molte parrocchie in centri unici, perché sia il numero dei fedeli che le risorse economiche stanno diminuendo “in un processo di restringimento di lungo termine”. I vescovi attribuisconola responsabilità della situazione alla “drastica secolarizzazione” della società. Ma ci sono gruppi di fedeli che attribuiscono la crisi sia allo scandalo degli abusi sui minori, sia alla chiusura stessa dei luoghi di culto, che hanno reso più difficile praticare.
Il cardinale Willem Jacobus Eijk ha offerto un quadro basato su due fonti: l’Istituto statistico ufficiale della Chiesa, il Kaski, i cui dati si basano sugli archivi delle parrocchie. In base ad esso emerge che il 24-25% della popolazione olandese è ancora cattolica. Invece le cifre che offre l’Ufficio Nazionale di Statistica risultano molto più basse: nel 2010 quasi il 16% della popolazione olandese si è dichiarata cattolica e si stima che nel 2020 questa cifra scenderà intorno al 10%.
Eijk in un’intervista a Radio Vaticana ha affermato: “In quello stesso anno si prevede che l’Islam diventerà la seconda religione in Olanda, mentre i protestanti saranno appena il 4 o 5%. La Chiesa protestante nei Paesi Bassi ha cominciato a conoscere un processo di secolarizzazione già nella prima parte del secolo scorso, mentre per quella cattolica questo è avvenuto a partire dagli anni Sessanta. Però, già nell’immediato dopoguerra, si vedevano problemi anche tra i cattolici: si stava perdendo il rapporto con la dottrina e la fede non toccava più la vita quotidiana”.
In Olanda gli atei dichiarati sarebbero circa il 50% della popolazione. Più di 23mila cattolici hanno lasciato la Chiesa nel 2010, che è stato l’anno peggiore. La media annuale di abbandoni dal 2006 ad oggi è di circa 18mila fedeli all’anno. L’elezione di papa Bergoglio potrebbe aver rallentato il processo: alla fine di ottobre gli abbandoni erano stati “solo” 7500.
Il cardinale Eijk però ha avuto parole positive sulla qualità dei fedeli rimasti: “Spesso dico che, se la quantità dei fedeli diminuisce, la qualità dei fedeli sta migliorando: i fedeli che rimangono nella Chiesa hanno un rapporto personale con Cristo, pregano e si interessano alla fede, la prendono sul serio e questo è per noi un segno di speranza”. Ma i problemi che la Chiesa olandese si trova a fronteggiare sono gravi e profondi; oltre alla presenza in una società che non riconosce più alcuni valori, e di fronte a un governo che pur dichiarandosi neutrale in realtà, secondo il porporato, segue una filosofia che neutrale non è, c’è il problema delle risorse umane.
“Purtroppo adesso dobbiamo dedicare molto tempo e attenzione alla ristrutturazione e alla riorganizzazione della Chiesa. Ad esempio, nella mia arcidiocesi abbiamo fuso le parrocchie, che da 326 sono diventate 49 molto grandi. In tutte queste parrocchie ho indicato una chiesa come un centro eucaristico. Oggi mancano i preti per celebrare la Messa in ogni chiesa, quindi abbiamo centralizzato la celebrazione dell’Eucaristia in una sola. Purtroppo abbiamo dovuto anche chiudere molte chiese. Prevediamo che prima del 2020 saranno chiuse un terzo di quelle attuali. Mancano i cattolici che praticano la fede e mancano mezzi finanziari. La Chiesa in Olanda dipende da contributi volontari dei fedeli che sono generosi, ma il loro numero è sempre più ridotto”
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