ACTA APOSTATICAE SEDIS : come, cambiando un po' qua e un po' la, si può cambiare tutto...

sabato 21 dicembre 2013

I VERI EMARGINATI

Benedetto XVI in manto papale, assiso in Cattedra

Sino a qualche tempo fa, se un'emittente radiofonica parlava del Papa, lo faceva in termini se non apertamente critici, quantomeno irriverenti. Ma era l'epoca di Benedetto XVI, quando la Chiesa Cattolica era additata come sentina dei vizj più turpi: erano i tempi della pedofilia e degli scandali dello IOR, del Papa in camauro e delle Sue famigerate scarpe rosse. Non vi era un giornaleprogressista che non si cimentasse nella lapidazione a mezzo stampa nei confronti del Vicario di Cristo, trovando validi alleati in Prelati, che per giuramento sarebbero stati tenuti a difendere il Pontefice usque ad effusionem sanguinis. Paiono trascorsi decenni, da quei giorni infaustissimi; oggi, come per incantesimo, si sprecano elogj ed encomj a quel Francesco che si vuole ostinatamente Vescovo di Roma, quel Francesco che sale in aereo portando seco la valigetta e che indossa scarpe da curato di campagna, che saluta con un Buonasera e celebra la Messa su uno schifetto sfasciato adattato ad indecoroso altare in quel di Lampedusa, invocando accoglienza per le torme di Maomettani disperati che cercano in un'Italia senza identità e senza fede un benessere materiale negato dove regna la Mezzaluna, in attesa di soverchiare numericamente gli imbelli e instaurarvi la legge coranica.

La barchetta-altare per la Messa di Lampedusa
Ecco allora la figura del Papato eclissata dal protagonismo di Bergoglio, che viene esaltato da schiere di gazzettieri in estasi; ecco entusiasti esponenti del laicismo più anticlericale e anticattolico profondersi in apprezzamenti per l'umiltà di Papa Francesco, per il suo essere alla mano, o peggio uno di noi, per i baci ai bambini e agli infelici, per l'aver scelto di vivere in un modesto appartamento a Santa Marta anziché nello sfarzo dei Palazzi Apostolici. É notorio che tutti i Papi del passato, e massime l'odiatissimo Benedetto XVI, erano invece mostri di orgoglio che detestavano qualsivoglia gesto di affetto verso i più piccoli e i meno fortunati; Pontefici abituati al lusso dei Faraoni, coperti d'oro e pietre preziose dolosamente acquisiti grazie alle offerte estorte ai poveri, all'esenzione dall'ICI o ai loschi traffici della banca vaticana. La leggenda nera, che trovava tanto maggior seguito quanto minore era la credibilità delle menzogne che propalava, si è misteriosamente arrestata, disarmata, dinanzi al fulgido esempio di virtù di questo simpaticone in veste bianca, il cui inane sorriso ricorda lo Stanlio di comiche ormai obsolete.

I calzari di Bergoglio
Le piae aures di certi delicatissimi Ecclesiastici e di non pochi laici si scandalizzeranno a questi nostri giudizj: sono le stesse che – guarda caso - sotto il precedente Pontificato non lesinavano critiche ingenerose a Benedetto XVI, del quale hanno potuto apprezzare scompostamente solo l'estremo gesto dell'abdicazione, dopo anni di sistematica persecuzione mediatica e non solo. L'obbedienza protestata al Suo successore fa da contraltare all'aperta ribellione al predecessore; l'ossequio servile al divo Bergoglio è una faccia della moneta, sull'altro lato della quale vi è il Non serviam nei confronti della Chiesa, di Benedetto XVI e del Suo magistero.

Barboni a Santa Marta
La stampa ha dato ampio risalto, proprio ieri, alla anomala celebrazione dell'augusto Genetliaco della Santità di Nostro Signore il Papa; il quale, seguendo l'usato copione previsto dal suo ruolo di protagonista, non ha trovato di meglio che invitare a pranzo alcuniclochards, guardandosi bene dal tenere riservata la cosa. Vi è in tutto questo un aspetto che crediamo non sia da sottovalutare: la volontà di tradurre mediaticamente ogni gesto bergogliano con un'icona, un'immagine simbolica che riassuma e compendi l'idea di Papato che si vuole trasmettere. E se in precedenza l'icona di Benedetto XVI era presentata come stonata e stridente rispetto alla mentalità del secolo – la sua ieratica postura, i suoi paramenti, le alte mitrie -, ecco ora l'icona di Francesco perfettamente in sintonia col credo giacobino.

Il bacio ai piedi tatuati dei galeotti
Malelingue vaticane, non senza una buona dose di umorismo tipicamente romano, hanno glossato l'evento chiedendosi gli ospiti fossero Eminentissimi Cardinali dell'ala progressista, il cui abbigliamento e i cui modi non paiono poi molto lontani da quelli propri dei sans papiers e dei barboni. Altri, non meno sarcasticamente, hanno citato il similis cum similibus, quasi Bergoglio cercasse comprimari per le sue performances.

Ma a nostro giudizio il gesto teatrale – proprio appunto di un consumato attore – è andato ben oltre il limite concesso anche a chi calca disinvoltamente le scene. 


Nuove forme invisibili di povertà
Ci piacerebbe sapere in base a quale criterio siano stati scelti questi poveracci, e a quale titolo li si sia preferiti ad altri, che pure si annoverano tra i diseredati: l'ex imprenditore costretto a mangiare alla mensa di carità, dopo aver dovuto chiudere l'attività per le troppe tasse o per i debiti non onorati dalla Pubblica Amministrazione; il direttore d'azienda licenziato dalla multinazionale a cinquant'anni, a cui la banca ha pignorato i beni lasciandolo sul lastrico assieme alla famiglia; l'anziana pensionata che per aiutare i figli disoccupati non ha di che vivere e deve frugare nei cassonetti del mercato rionale per metter insieme il pranzo con la cena; il marito abbandonato dalla moglie e dai figli, che per pagare gli alimenti non ha neppure i soldi per prendere in affitto un appartamento minuscolo in periferia e dorme all'aeroporto con tutte le sue cose nel trolley. Questi, e tanti altri casi di vera povertà ed emarginazione, sono ovviamente poco appariscenti e inducono a pericolose riflessioni sull'establishment: essi non si vestono di stracci, non puzzano, ma cercano di presentarsi in pubblico con un minimo di decoro, fingono di aspettare un treno per dormire nella sala d'attesa della stazione, prendono un caffè al bar per potersi fare la barba alla toilette, e non sono identificabili, non fanno notizia, non attirano la compassione di nessuno perché vivono la propria tragedia con dignità. Essi sono nondimeno veri e reali, tanto e forse più di coloro che ostentano una povertà talora cercata e voluta.

Don Floriano: un sacerdote emarginato e povero
E ancora: alla tavola del Vescovo di Roma, se proprio si volevano invitare dei veri diseredati, di quelli che sono disprezzati da tutti e da cui la gente per bene si tiene lontana, si potevano invitare dei sacerdoti tradizionalisti, emarginati dai loro stessi confratelli, calunniati dal loro Vescovo, ostracizzati dalla Gerarchia. Magari dei chierici della Fraternità San Pio X, che vivono senza prebenda e grazie alla carità dei pochi fedeli; o anche qualche Frate dell'Immacolata, di quelli che le delazioni e le menzogne hanno ridotto al silenzio imposto dall'Autorità, viceversa tanto comprensiva con religiosi, Prelati e Cardinali apertamente eretici e ribelli. Si poteva invitare il professore di religione cui la Curia ha tolto la cattedra perché non è modernista, o la famiglia numerosa cui né lo Stato né la Parrocchia danno un aiuto, presi come sono ad assistere zingari e immigrati mussulmani. Eppure sono proprio loro i nuovi Samaritani, da cui si tengono lontani quanti si considerano puri e osservanti della Legge, sia essa mosaica o conciliare. Sono questi nuovi pubblicani, oggi come ai tempi di Nostro Signore, coloro che il Verbo Incarnato ha voluto frequentare, visitando le loro case, per dimostrare quanto Egli avesse in odio l'ipocrisia farisaica allora e quella modernista oggi.

Il Papa sale in aereo come un passeggero qualsiasi
Pessima mossa, Santità: Ella umilia e ridicolizza l'altissima dignità di Pontefice ed impone una squallida parodia di umiltà costruita a tavolino a Suo uso e consumo, che lungi dall'esser virtuosa, suona speciosa e motivata da un personalismo che sfocia inevitabilmente nell'orgoglio. Invitando questi clochards, Ella si innalza su di loro, proprio perché non li considera a Lei pari e fa in modo che la notizia sia diffusa sui giornali per trarne vantaggio personale: esattamente come quanti, per far mostra di tolleranza, non cessano di parlar dei Negri, di quanto siano come noi, di quanto sia ingiusto discriminarli. A proposito: indovina chi viene a cena. Chi ha fatto sue queste convinzioni, peraltro profondamente cattoliche e per nulla proprie né degli Eretici né dei laicisti, non ha bisogno di ostentarle, né tantomeno di diffonderle via fax alle redazioni. Attendite ne justitiam vestram faciatis coram hominibus, ut videamini ab eis: alioquin mercedem non habebitis apud Patrem vestrum, qui in caelis est  (Matth. VI:1).
E ancora: chi, al giorno d'oggi, oserebbe dichiararsi contrario ad un gesto tanto plateale? Poteva invitare al Suo tavolo delle ragazze madri, o dei transessuali, o delle lesbiche con figli generati in provetta, già che c'era: avrebbe avuto il plauso garantito di Repubblica e di Scalfari. La provocazione di invitare dei poveri avrebbe forse avuto una giustificazione due secoli orsono, quando peraltro mille Ordini religiosi, agli ordini del Papa, si occupavano degli ultimi per sollevarli dalla povertà materiale e spirituale, prima che venissero soppressi dagli Stati massonici. Allora la mentalità borghese e liberale avrebbe forse colto il monito del Papa, ma oggi esso è stonato, superfluo, artefatto. Specialmente se viene messo in piazza. Noli tuba canere ante te, sicut hypocritae faciunt in synagogis et in vicis, ut honorificentur ab hominibus (Matth. VI:2).

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