Il cancro di Benedetto XVI, la deposizione di Francesco “tra un anno”
Qualcuno aveva annunciato la “morte” di Benedetto XVI “tra un anno”. Un anno dopo ha rinunciato al papato. Da mesi si fa circolare la voce che “tra un anno” papa Francesco “non ci sarà”. Anche qui, come nell’altro caso: un messaggio in codice per il papa, e un tentativo di “sondare il terreno” per i compagni di merende. Vediamo un po’ cosa sta succedendo.
di Antonio Margheriti Mastino
Prima uno sfogo sul vaticanismo spazzatura
Sto pistolotto di introduzione dovete beccarvelo, vi piaccia o no. Dopo vengo al dunque.
Ho la maledizione di
avere come e-mail quella di Libero.it, la cui home, appena apri la posta
al mattino, ti sommerge di una marea di news spazzatura, di trash,
idiozie, tette e culi, cocainomani-ninfomani ovverosia Sara Tommasi; ma
soprattutto di titoli ingannevoli e di notizie false.
È una pattumiera di schifezze
immonde raccattate per terra e raccolte senza guanti, leccandosi di poi
le dita: ai lettori la facoltà di farsi abbordare dalla loro mercanzia
esposta sotto i lampioni lungo i marciapiedi, ovverosia dai titoli
capziosi, e farli ravanare nella pattumiera per cibarsi di leccornie
deontologicamente avariate. Compatisco, davvero!, la gente che per pochi
spiccioli è costretta a lavorare (se così posso dire) in un simile
ambiente, degradandosi in tal mondo per tenere bassissimo il livello di
quel tipo di disinformazione d’abbordaggio.
È il caso della “testata” allegata a quel dominio,
Affaritaliani.it, un postribolo di non-notizie, fasulle per giunta o
gonfiate all’inverosimile, un vero caso di calzino… ma che dico calzino…
di gommone nelle mutande per poi scoprire che dissimulava poco meno di
un topolino: al suo vaticanista, D’Anna – che amico degli amici così
conosco, e garantisco fuor di lì della sua rispettabilità – spetta una
sorte ancora peggiore: deve adeguarsi all’andazzo e trattare il Vaticano
come un qualsiasi rifiuto solido urbano delle notizie, alla stessa
stregua della spazzatura galleggiante nello stagno della disinformazia
da quattro soldi e di una psico-porno-tossicomane qualunque tipo una
Sara Tommasi (sulla quale c’è un aggiornamento quotidiano sulle sue
mistiche diuturne spornazzate). [Lo ammetto, anche se lo insinuano: non
sono tra gli autori occulti di Dagospia, neppure tra i titolisti,
forse].
Oggi apro la home della mail di Libero.
Notizia col massimo risalto, e, va da sé, con titolo ingannevole e
contenuto falso, o meglio basato su niente: “Papa Francesco verso le
dimissioni”. Clicco e apro il pezzo, nuovo titolo: “Bergoglio come
Ratzinger? Voci di possibili dimissioni”. Circa le baggianate che
all’interno vi sono scritte, mi rifiuto di citarle per non offendere la
mia intelligenza e questo sito: leggetevele da voi stessi QUI.
Solo a un accenno all’improvvido ex
segretario del card. Bergoglio non voglio rinunciare, che è la gola
profonda (vedi articolo linkato) che ha dato il via a questa ridda di
vociferazioni e teoremi: valga per lui la regola di Andreotti, che se è
durato tanto a lungo sulla scena del potere, è proprio perché non ha mai
allevato vice, favorito, delfini e… segretari! Si limitava a una
vecchia segretaria buona massaia rurale recuperata dal fido Franco
Evangelisti fra le colline ciociare, che al massimo poteva aspirare a
diventare presidentessa delle dame di carità di San Vincenzo… e neppure:
mancandole titoli nobiliari e titoli in borsa, poteva soltanto
ripiegare sulle sorelle del Sacro Cuore che capeggiavano le processioni
nel paesino natale. Quello stesso Andreotti che disse “quando non si
vuol far sapere una cosa, non la si deve confidare neppure a se stessi”,
figurarsi al segretario.
Francesco “si dimetterà”, dunque. Stando a costoro, e
a quegli altri illusi di sedicenti “tradizionalisti”, ossia settari
lefebvriani travestiti da “cattolici” ortodossi, e ai sedevacantisti che
da qualche mese si travestono da lefebvriani e persino da “cattolici”,
per avvelenare i pozzi dei credenti, far circolare artificiosamente e
sotto mentite spoglie allusioni per dire, fra le righe, “la Sede è
Vacante” e il papa è quello dimesso. Sebbene quando fosse in carica,
pure di quello dicessero che era illegittimo. Sono più che serpenti
velenosi a cui schiacciare il capo senza pietà, illusi, patetici illusi.
Di cui ridere. Gente malata.
Che dire, dunque?
Chiaramente è ciarpame da
giornalettismo sottopagato… non c’è più una scuola di giornalismo, non
ci saranno più i “grandi giornalisti” per così come li abbiamo
conosciuti almeno, non ci sono più nemmeno i grandi giornali (se
escludiamo il Corriere), perché non ci sono manco più i soldi che un
tempo si riversavano sul giornalismo.
Il risultato è che oggi in queste testate
online ci si limita a raccogliere cicche di sigarette per strada e
tentare di farne una sigaretta-frankestein. C’è da compatirli.
Certo, è ciarpame. Ok. Ma non
siamo ormai abbastanza uomini di mondo per sapere che così come nella
spazzatura si trova anche roba “buona” oltre a quella avariata, alla
stessa maniera certo giornalismo-spazzatura sia anche il
terminale di qualcosa che è un po’ più dell’immondizia? Che ci sia
qualche frammento di verità può sempre essere; che a vari livelli, come
terminale ultimo si usi il giornalismo-spazzatura per “sondare il
terreno” facendo girare ad arte certe mezze voci… non è fatto nuovo,
anzi.
Proviamo allora a ragionarci su, con ricordi, allusioni, congetture.
Il “cancro allo stomaco” di Benedetto XVI
Il Mastino può dirvi sempre di più.
Per esempio facendovi un parallelo. Quando era nell’aria ormai la
neutralizzazione di Benedetto XVI ed era stato dato il via al “no
pasaran”, si fece circolare ad arte (e mi arrivò subito sul cellulare)
la voce che il papa avesse un cancro allo stomaco, notizia
“riservatissima” perché il papa “non vuole sia sappia”, ma piena di fin
troppi dettagli per essere così riservata: mi si disse che in Vaticano
in tutta discrezione si stava provvedendo alle cure chemioterapiche in
loco, ragion per cui ci si interrogava su come trasportarvi eventuali
attrezzature mediche per accertamenti e cure. La notizia veniva fuori
dritta dritta dalle mura leonine.
Lì per lì diedi pure retta alla notizia,
e ne rimasi turbato; poche ore dopo facendo mente locale e chiedendo in
giro, capii che era una bufala. Ma una bufala che puzzava assai. Un
ulteriore dettaglio in cui inciampai, e malamente trascurai, fu questa
affermazione: “Il papa si dimetterebbe anche, se arrivasse a non farcela
più: non fosse che ha solo un anno, un anno e mezzo di vita”. Siamo
negli ultimi giorni del 2011. Poi, come ormai tutti sanno, cominciò lo
stillicidio sui giornali del “fra un anno il papa morirà”, “complotto
per uccidere il papa: fra un anno”, voce circolata pazzamente ma che era
un vero e proprio messaggio in codice per Benedetto: o fra un anno te
ne vai, o… oppure… Oppure cosa? Oppure avrebbero “provveduto” loro. In
qualche modo.
Non basta. Poco prima, nei primi
del 2010, un uomo ben introdotto negli ambienti ecclesiastici alti,
devotissimo al papa, persona rispettabilissima, scandalizzato e testuale
mi dice, lamentandosi dei vescovi della sua regione, le Marche:
«Dovrebbero vergognarsi! Qualcuno di loro, nell’ultima conferenza
episcopale regionale, ha avuto il coraggio di dirmi “ma lasci stare
questo Ratzinger! Tanto ha massimo un anno e mezzo, due di vita: non
dovrebbe arrivare a novembre [che strana precisione, pure il mese] 2011
se le cose stanno come stanno”».
Come stavano le cose? In modo
tale che il papa “doveva morire”, comunque! Tutte cose che io ho
trascurato, all’epoca, e solo a partire da qualche tempo a questa parte
ho cominciato a ricordare, vagliare e ricollegare tra loro. Non dico che
c’era un complotto, non ho la… preparazione di un Blondet per dirlo: so
però che c’era e si respirava un certo tipo di atmosfera. Sinistra.
Una cosa è certa: un anno dopo, il papa davvero si dimise. “Moriva”, in certo senso.
“Entro un anno Francesco sarà deposto”. Sotto forma di “dimissioni”
Solo
due mesi fa mi arriva all’orecchio un’altra voce, da un prete romano,
che così mi chiosa: “Francesco entro un anno sarà fatto dimettere”.
Chiacchiericcio. Ma a furia di chiacchierare non si sa mai dove si va a
finire.
E infatti, a dire il vero, qualcosa di più questo prete mi dice:
«Per informazioni molto attendibili
posso dirti qualche cosa che ti prego di non diffondere (…) questo
pontificato non durerà più di un anno. Non lo ammazzeranno, tranquillo…
Francesco finirà destituito attraverso una destituzione mascherata da
rinuncia. Proprio così: un anno e ci ritroveremo con due pontefici
cosiddetti “emeriti” (…)».
E così mi spiega il perché e il per come, che chiaramente non vi riporto (inutile che mi chiedete, come mi chiederete, in privato: non ve lo dico uguale!).
Ma per consolarvi di questa sorta di
coitus interruptus, vi riporto solo due altre notiziole (se tali possono
dirsi) tratte da quella stessa “confessione” ma anche confermate da
altra fonte.
Il papa emerito sequestrato?
Senza che io abbia fatto nomi,
il mio interlocutore tira in ballo Messori, sapendo di colpirmi nei
“sentimenti”: «Il buon Messori pare a volte giocare all’informato, ma di
fatto non lo è … Mi spiego: ricordi quando scrisse che Benedetto XVI
avrebbe potuto ritirarsi in un monastero in Baviera o in altre parti
d’Europa? Antonio… Antonio… oggi più che mai Benedetto XVI non può
mettere piede fuori dal Vaticano. Non può … se a bordo di un’auto si
avvicinasse coi suoi accompagnatori a una delle tre porte di uscita del
Vaticano, la gendarmeria non lo lascerebbe uscire fuori. Così è,
credimi: così è (…)».
E qui pure me ne spiega il motivo,
il perché e il per come. Che non posso e non voglio dirvi (ripeto:
inutile che mi scrivete mail, non rispondo!), non mi conviene. Ma un
particolare extra, tutto tecnico, canonistico, decontestualizzato
diciamo, ve lo voglio riferire per carità cristiana, e poi ultimamente
se ne stanno facendo scudo quei cani sdentati e spelacchiati dei
sedevacantisti travestiti da “cattolici”.
Mi dice il reverendo interlocutore:
«La quaestio canonica non è affatto risolta, per nulla! Si è solo
scelto di non trattarla. Peraltro, l’atto di rinuncia non è chiaro e
soprattutto non ricorrono i requisiti richiesti. E il Romano Pontefice,
sebbene autorità suprema, non può inventare requisiti che non esistono o
non spiegare con chiarezza estrema il suo gesto, perché l’ufficio non
gli appartiene e non può creare figure nuove atte a contraddire la
tradizione e soprattutto a condizionare i suoi successori».
Poi, costui pure, al pari di altri preti e
figuri romani, alcuni dei quali “ben introdotti a corte”, mi dice,
lasciando il mio animo immoto dal momento che per me era un ri-scoprire
l’acqua calda: «Dietro l’atto di rinuncia di Benedetto XVI si va
delineando sempre più del torbido: alla rinuncia è stato costretto da
lotte interne all’ultimo sangue e da alcune agguerrite fazioni disposte a
sputtanare la Chiesa nel peggiore dei modi, come abbiamo avuto saggio
nell’ultimo anno del suo pontificato».
La rinuncia nulla (e cenni all’affaire Francescani dell’I.)
Poi si affronta il discorso tutto canonistico
sulla non troppo vexata quaestio della “costrizione”. Che anche qualora
fosse indiretta, «non solo rende nullo l’atto di rinuncia, molto di
più: rende nulla l’elezione del suo successore». A proposito di cosa lo
dica, è bene non volerlo approfondire.
Questo prete mi confida dopo un po’
(la cosa è accaduta mesi addietro, ripeto): «Sono stato però cercato e
ho avuto contatti con personalità del mondo ecclesiale inimmaginabili
(…) mi hanno affidato per più volte degli incarichi di massima
riservatezza (…)».
Siccome so che ben conosce d’ufficio
la vicenda dei Francescani dell’Immacolata, ne approfitto pure per fare
domandare a proposito delle loro ultime traversie. Risposta: «Non è
stato possibile salvarli perché dietro, a macchinare contro di loro,
c’erano agguerriti più che mai i gesuiti che si sono visti fare in pezzi
dai loro teologi i loro idoli».
«Accontentati di questi miei vaghi accenni», conclude.
Ma poi, dopo avermi vanamente lusingato sulle “qualità” della mia
penna, passa a una sorta di minaccia: «Cerca di darmi ascolto: tutto
quello che oggi puoi scrivere sul tuo sito su Francesco, domani, molto
presto, potrebbe tornarti indietro come un boomerang, perché questo
pontificato farà storia, indubbiamente storia, ma non immagini neppure
quale genere di storia».
“Vaghi accenni”, dice. Che se
sarà il caso, presto, approfondiremo con le “deduzioni”, diciamo così,
di un giovane prete “interno” fin poco fa e da qualche tempo mezzo
“esterno” le Mura. Vedremo se sarà conveniente farlo.
Molti vescovi “stanno sondando il terreno”
«L’episcopato tace, ma il malumore dei
vescovi è a un livello che mai s’era visto prima. Tacciono e aspettano
il momento opportuno per fare ciò che in coscienza molti intendono
fare», e ha proseguito nello spiegare. Ma noi non preseguiremo.
Dimenticavo un’altra cosa, che
m’ha detto riferendosi a un fatto e a un nome precisi (di critiche
giornalistiche “mirate” e “velate”), e non vi dico né l’uno né l’altro
per ovvie ragioni:
«[quelle] Sono le prime avvisaglie,
sondano il terreno. Intanto cominciano a mandare avanti i caporali e i
sergenti, poi, al momento opportuno, vedrai come salteranno fuori
agguerriti e determinati i generali».
Cosa abbia rivelato il “sondaggio” del terreno non
è dato sapere. Si sa però che ultimamente il papa ha corretto diversi
tiri gobbi che aveva in precedenza fatto. Ma qua non è questione di
“teologia”, è questione di equilibri di potere interni.
Appunto: col chiacchiericcio,
chiacchiera chiacchiera non si sa mai dove poi si va a finire. Nulla mai
è completamente vero. Ma nulla è neppure mai completamente falso. Non è
forse il demonio colui che ad arte sa mescolare verità a menzogna (e
per i giornalisti: illazione) per destabilizzare, confondere, rendere
tutti nemici?… per “sondare il terreno”?
Alla fine di questa “confessione”, il
mio interlocutore mi dice: «Mi raccomando, non mi fare scherzi: non
pubblicare nulla di quel che t’ho detto».
Le ultime parole famose. Come potete constatare.
Nessun commento:
Posta un commento
Nota. Solo i membri di questo blog possono postare un commento.