Trento, un Concilio che parla ancora oggi
Celebrati solennemente i 450 anni dalla chiusura
Trento, città del Concilio. Qualcosa di più di uno slogan turistico per una terra dove anche le pietre raccontano la storia, soprattutto di quel periodo, il Cinquecento quando l’allora principe-vescovo Bernardo Clesio, ridisegnata la città dal punto di vista architettonico e urbanistico, tanto si era adoperato per dar vita a quel Concilio di cui non vide neppure l’inizio a causa della sua prematura scomparsa nel 1539.
Trento, “sito commodo e libero e a tutte le Nazioni opportuno”, come l’aveva definito papa Paolo III nella Bolla d’indizione. Trento, città-ponte ancora oggi fra cultura germanica e latina, che nel 1964 aveva ricevuto da Paolo VI il mandato, proprio in virtù della sua storia, di farsi promotrice di un nuovo dialogo ecumenico.E ancora Trento, che negli ultimi anni ha visto riportare all’antico splendore gran parte dei suoi cinquecenteschi palazzi e vie, è stata testimone nell’ultimo finesettimana le celebrazioni del 450° anniversario della chiusura dello storico avvenimento (i 400 anni erano stati celebrati da una delegazione in Vaticano alla vigilia della promulgazione della 1° Costituzione del vaticano II, il 3 dicembre 1963).
Un trentino in qualsiasi parte del mondo si trovi, quando varca la soglia di una chiesa cattolica sa che la sua terra è ricordata soprattutto per il Concilio, un evento che appartiene alla Chiesa universale. Lo stesso papa Francesco ha voluto essere spiritualmente presente inviando un suo delegato, il card. Walter Brandmüller, 84 anni, tedesco decano della chiesa di San Giuliano dei Fiamminghi, già docente di storia della Chiesa all’università di Ausburg.
Un evento di comunità, è stato definito alla vigilia: un intreccio fra comunità ecclesiale e civile. Sobrio il calendario degli appuntamenti: un convegno storico-scientifico sul tema ecclesiologico (di attualità oggi in clima di “riforma” della Chiesa e della sua governance), un incontro con le autorità civili e culturali presso il Castello del Buonconsiglio, già residenza dei principi-vescovi, una visita di Brandmüller ai carcerati e la celebrazione solenne, insieme ai vescovi di Trento, Bressan, e di Bolzano-Bressanone, Muser, nella Cattedrale di San Vigilio (che quest’anno ha celebrato gli 800 anni dalla costruzione dell’attuale basilica) ai piedi di quello storico Crocifisso che fu testimone dell’assise conciliare.
Brandmüller, che al Buonconsiglio aveva confessato tutta la sua emozione (“dopo aver trascorso più di 40 anni ad investigare i Concili essere qui a Trento a celebrare i 450 anni del vostro”) ha inteso sottolineare soprattutto quanto di quel Concilio possa ancora oggi essere recepito e ricordato (pensiamo solo all’istituzione dei seminari per la formazione dei preti).
“Sotto l’ispirazione dello Spirito e su sua istanza i padri conciliari si preoccuparono sommamente non soltanto di custodire il sacro deposito della dottrina cristiana, ma che fosse più chiaro all’uomo, così che l’opera salvifica del Signore si diffondesse in tutto il mondo”, aveva scritto papa Francesco nella Lettera di nomina. “Ascoltando il medesimo Spirito la Chiesa anche oggi medita e integra la grande dottrina del Tridentino”. La Chiesa “unico soggetto del popolo di Dio pellegrino sulla terra” riconosce ancora oggi la straordinaria vitalità che derivò negli anni successivi in termini soprattutto di evangelizzazione e spirito missionario, in Asia, nelle Americhe, nelle scienze e nell’arte, ricordava Brandmüller. Del Tridentino, dovremo ricordare quel la “risposta di fede che respingeva l’oscuro pessimismo dell’epoca quando l’uomo moderno era ormai diventato un enigma a se stesso”. E’ la fede che ha guidato quello sparuto gruppo di vescovi che nel 1545 davano inizio ai lavori (nessuno dalla terra di Germania), prima paralizzati dagli avvenimenti che sembravano sul punto di travolgerli e poi docili all’ascolto della Parola.
“Con lo stesso spirito di fede e colmi di gratitudine, concludeva Brandmüller, apriamoci alla speranza che anche il Vaticano II possa finalmente portare i suoi frutti di pienezza”. Non ultimo riscoprire il concetto di Chiesa quale emerge dalla Lumen gentium per superare la “deprecabile mondanizzazione della Chiesa e farla ritornare come l’ha voluta il suo Signore”.
Un tema quello della Chiesa (irrisolto fino al Vaticano II) sempre ricordato da un altro storico, il trentino mons. Iginio Rogger, oggi 94enne (direttore del Museo diocesano e per oltre 40 anni docente di storia della Chiesa e liturgia) che del Tridentino è ancora oggi uno dei maggiori studiosi.
MARIA TERESA PONTARA PEDERIVATRENTO
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