ACTA APOSTATICAE SEDIS : come, cambiando un po' qua e un po' la, si può cambiare tutto...

sabato 11 gennaio 2014

Dominus autem nos benedicat...!

Dio benedica la Santa Madre Russia!

L’ex agente del KGB Vladimir Putin, Presidente della Federazione Russa dal 2000, comincia a collezionare numerosi meriti tra i quali l’aver introdotto il divieto di diffondere pubblicità che sostengono l’aborto e l’uso di sostanze stupefacenti. Grazie a lui la Duma (la camera bassa dell'Assemblea Federale) ha approvato una legge che vieta l’adozione di bambini russi da parte di cittadini di Stati in cui è consentito il matrimonio tra omosessuali e in cui i bambini posso essere affidati a dei semplici single. Lo stesso Putin ha presieduto ad una cerimonia di premiazione delle famiglie numerose russe assegnando a dieci famiglie russe l’“Ordine al Merito dei Genitori”. In particolare, è stata data questa importante riconoscenza civile a una famiglia della regione di Rostov, che ha ben dodici figli. Intervenendo durante la cerimonia di premiazione,Putin ha promesso di lavorare per garantire che le famiglie numerose in Russia siano sempre di più e trovino le condizioni adatte per formarsi.

Sembrano discorsi d’altri tempi, e realmente lo sono. Nel perverso scenario che vede l’Unione Europea profondere i propri sforzi economici e culturali nel costruire una civiltà della morte che si esprime nella “teoria del gender”, nell’omosessualismo di Stato, nel rendere l’accesso all’aborto sempre più semplice e precoce, nel provvedere all’eliminazione eugenetica degli esemplari più deboli, malati o indesiderati tramite l’eutanasia (tutto a spese dei contribuenti), Putin rappresenta lo schiaffo morale al liberalismo relativista e nichilista. La decisione della Russia di tornare sui propri passi appare come una pubblica accusa del regime antiumano europeo e statunitense che trova insopportabile qualsiasi forma di morale tradizionale forte e indomabilePutin, infatti, ha messo mano ad un progetto patriottico su vasta scala che guarda al futuro della nazione e alle reali esigenze non solo economiche ma soprattutto morali del popolo russo, possiamo dire profondamente antropologiche. Lo stesso presidente russo è stato, infatti, protagonista della fine del regime comunista sperimentando sulla propria pelle le tragiche conseguenze di un sistema ateista, materialista e oppressivo che lungi dal cercare il bene dei popoli, li ha sprofondati nel più grande vuoto esistenziale. L’essenza del marxismo, infatti, è la sovversione dell’ordine tradizionale e la fondazione di una società “nuova”, di un mondo “nuovo”, di un “uomo nuovo”. Sfortunatamente l’esito del comunismo, e del socialismo in genere, dal sud-America alla Cina, passando per l’Europa dell’Est, non ha portato a quel paradiso in terra che gli uomini si ostinano a voler affermare liberandosi di Dio. A tal proposito la mossa realmente rivoluzionaria di Putin è stata quella di capire che la resurrezione di un popolo, ancor prima che economica, dev’essere morale e spiritualeEd è da questo presupposto che nasce l’alleanza del governo russo con le “religioni tradizionali russe” ovvero, in primis, con quella Chiesa Ortodossa senza la quale è impossibile anche solo parlare di un’anima russa.

Interessante è anche un recente sondaggio dal quale emerge che in Russia la democrazia è vista sostanzialmente come una frode e che solo il 22% dei cittadini esprime consenso verso questa forma di governo, mentre il 53% è espressamente contrario e il 78% ritiene che sia solo una facciata per mascherare il potere dei ricchi e dei clan più forti (come dargli torto!). Chiamati a scegliere tra «libertà» e «ordine» l’88% degli intervistati sceglie l’ordine. Un altro sondaggio conferma che il 76% dei russi è favorevole a ristabilire la censura sui mass media.

Interpretando rettamente l’anima russa Putin sta guidando il Paese più vasto del pianeta ad una radicale svolta conservatrice tesa al ritorno all’ordine e alla “tradizione”, recuperando tutti quei valori umani e culturali che settant’anni di regime comunista avevano sradicato dal cuore dei russi a suon di purghe. Ovviamente nel rafforzamento dei valori comuni il nazionalismo e il patriottismo risultano essere collanti molto efficaci soprattutto se l’avversario è uno sfrontato americanismo liberale che si pone quale moralizzatore planetario. Putin protegge i figli dei russi, del suo popolo, e aiuta le madri in difficoltà investendo, contrariamente agli abortisti eurocrati, nell’assistenza delle donne e delle famiglie. Il “Principe” russo incentiva le nascite, investe sulla famiglia, moralizza la società attraverso una lotta serrata alla tossicodipendenza, alla volgarità, alle oligarchie e alla corruzione di stato, sferzando un colpo netto alla cultura lassista e liberale che sta infettando e incancrenendo l’Occidente. Non esita a punire severamente gruppi insolenti e dissacranti quali le tristissime Pussy Riot.

L’estate scorsa in occasione dei 1025 anni dalla conversione del popolo russo Putin ha coraggiosamente affermato: «Se la Russia è diventata una grande potenza non è per uno zar, per una guerra o per un partito politico: il merito, semmai, è del cristianesimo». A tal proposito dichiara il prof. Matteo d’Amico: «nella visione cattolica è chiaro che l’ordine politico ha lo scopo di frenare il male, impedirlo per quanto è possibile, operare come supremo Kathécon. Viceversa, nell’ordine liberale moderno, poiché l’uomo è un quid di buono in sé, scopo del politico sarà proprio l’opposto, sarà liberare l’uomo da qualunque struttura organizzativa che può frenare la libera espansione della sua natura stessa». In definitiva quello che Putin vuole, e noi con lui, è evitare alla radice la perniciosa deriva liberale che si insinua laddove è assente una coscienza umana solida e radicata nella tradizione morale e religiosa.


Ѐ proprio il caso di transitare dal “God bless America” a “Dio benedica la Santa Madre Russia!”, tanto più se il dio degli Stati Uniti è il G.A.D.U., il massonico grande architetto dell’universo. C’è poco da scherzare, con la svolta conservatrice del premier Putin: la Russia sta dando una solenne lezione alle mortifere democrazie liberali occidentali e filo-americane. Che sia proprio Putin il nuovo Catéchon o più in generale la Russia stessa alla quale sono legate le profezie di Fatima? Le premesse sembrano avallare questa tesi. Ad ogni modo, se mi fermo a considerare la figura di Putin sento vieppiù di potermi unire al vecchio nano Balin il quale, indicando il valoroso Thorin Scudodiquercia, dichiara con orgoglio: «Là c'è uno che potrei seguire. Là c'è uno che potrei chiamare Re».
di Isacco Tacconi

Non ci salverà certo Putin!


Se non fosse che metto mano alla fondina ogni volta che leggo titoli tipo "ilweb impazzisce per [nome o fenomeno a vostra scelta]" inizierei questo pezzo scrivendo all'incirca così: "Ilweb (cattolico e "de destra", in tal caso) impazzisce per Vladimir Putin". L'algido presidentissimo russo, che vanta pure il fanclub italiano, è infatti ormai diventato idolo della metà dei miei contatti di Facebook, in particolare di quella parte più cazzutamente antiamerikana.

Perché? Semplice: da Mosca non passa giorno in cui non arrivino (confortanti) notizie sulle prese di posizione del Vladimiro-che-ci-piace – in Italia ci tocca Luxuria, che ce volete fà – riguardo quelli che dalle nostre parti chiamiamo "principi non negoziabili". Solitamente si tratta di sacrosante invettive contro l'ideologia gay, di giustissime difese della famiglia tradizionale e di qualche sparata contro l'Occidente libertino e degenerato. Insomma, quanto basta a noi, reazionari europei brutti e cattivi senza più una guida, per gridare all'uomo della Provvidenza. 
Ma ragazzi, tocca stare in campana. Perché qui, a mio avviso, si sta cadendo in qualche tentazione che, anche se non ho molte primavere alle spalle, mi pare di aver già visto. O almeno studiato.


1) La tentazione geopolitica
Vi cede solitamente il giovane cattolico con una sana passione politica e un'altrettanto sana voglia di capire il mondo contemporaneo, ma che nei fatti riduce la storia a una grande partita di Risiko. Muovi il carroarmato lì, destabilizza lo scenario mediorientale là e si pensa di avere capito tutto. Secondo colui che cede a tale tentazione, l'Atlantismo senza se e senza ma è stata una grande presa per il culo (cosa su cui sono anche d'accordo, volendo) e dobbiamo ora ciecamente buttarci sotto le ali dell'aquila bicipite, scolarci qualche bicchierino di vodka e confidare nel grande progetto di un'Eurasia forte e unita. Il bello è che spesso il suddetto ragazzo era probabilmente, fino a pochi anni fa, un teocon che tifava Bush e leggeva la Fallaci e che ora ha solamente cambiato "blocco" in cui riporre le proprie speranze. Un "tradimento" comprensibile, vista la piega che gli Usa hanno preso grazie a Mr. Obama.


2) La tentazione dell'uomo forte (o della Provvidenza)

Ragazzi, io pure vorrei San Luigi IX redivivo che mi guida alla crociata. Ma la realtà è ben diversa, e mi dice che di capi di Stato timorati di Dio che chiamano quotidianamente il Papa per avere consigli non ce ne sono all'orizzonte. Quindi va bene apprezzare alcune politiche di questo Putin e diquesta Russia, va bene anche denunciare i gravi pericoli causati dalle maledette primavere arabe foraggiate dagli americani. Va bene anche mettersi la foto di Kim-Jong-Il come avatar per cazzeggiare. Ma da qui a sfilare in piazza per Assad o a flirtare con nazimaoisti, rossobruni e nazionalbolscevichi di ogni risma ce ne passa. 
Ah, qualcuno poi si ricorda la fine che fanno solitamente gli uomini della Provvidenza?

3) La tentazione dei "fatimari"
Premessa:
Dicesi fatimista: colui che crede fortemente nel messaggio di Maria Vergine a Fatima e che pensa che dalle sue parole e dalla devozione al Suo Cuore Immacolato dipenda il futuro di questo mondo.
Dicesi fatimaro: colui che qualsiasi notizia vagamente buona arrivi da Mosca inizia a blaterare di conversione della Russia intera e di apocalisse imminente.
Caro fatimaro: guarda che alle bellissime dichiarazioni di Putin non sta mica corrispondendo un avvicinamento tra l'ortodossia e il Vaticano, ossia un veroecumenismo. Anzi: verso la Sede di Pietro noto ancora ostilità, antipatia, spocchia, complici anche i numerosi tradimenti che i nostri sacerdoti ormai da decenni compiono nei confronti della Tradizione e del Magistero. Dove la vedi quindi questa conversione imminente? Piuttosto, noto un fenomeno contrario: la conversione, o almeno l'incuriosito avvicinamento, alla Chiesa Ortodossa da parte di alcuni cattolici disorientati, che vi scorgono una sorta di fortezza immune alla modernità, al contrario della Roma dei Papi decadente e corrotta. Un po' lo stessa tentazione che sta portando alcuni occidentali a convertirsi all'Islam, con la differenza che almeno gli Ortodossi sono cristiani e che il loro clero non ha infranto la successione apostolica. Magra consolazione.

Ora, visto che a me hanno insegnato che alle tentazioni si resiste, altro che Wilde, come fare a non cadere nei succitati tranelli? Forse semplicemente ricordandosi una cosa: che il cattolico non si innamora. E non parlo degli affetti privati e familiari, ma di quelli del tutto mondani e politici. Il cattolico non ha bisogno di "tifare" per lo statista o per il caudillo, ma di pregare per lui. Il cattolico non ha bisogno di nuove dottrine, tantomeno di quelle economiciste, orizzontaliste e materialiste ("liberali" e "socialisti", ammazzatevi pure tra di voi, a me diverte un casino), ma di trovare le vie migliori per lavorare insieme verso il bene comune. Il cattolico non si è segnato sull'agendina il giorno della fine del mondo.
Ma soprattutto: il cattolico non deve sperare che qualcuno lo venga a salvare, perché quel Qualcuno è già venuto (e ritornerà) e ora la sua salvezza spetta soltanto a lui. Tutto il resto è realpolitik. Che va bene per i politici e che magari a volte dà anche risultati discreti. Ma che per alcuni, da troppo ormai, è diventata una sorta di secondo vangelo.
di Riccardo Facchini

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