Una fede (non più) sicura....
Gentili lettori,
Ho dato nuove risposte nel post "Ricevo,
rispondo".
Che dire? Sono disorientato e meravigliato. Da un lato, però, sono
grato a questa signora che mi ha fatto ricordare quanto lontane siano le
posizioni dei singoli cristiani odierni rispetto alla fede tradizionale.
Non dico che sono fortunato e gli altri no. Dico che i
grandi testimoni della fede del passato oggi rimarrebbero allibiti. Infatti,
qui non si tratta solo di una cultura (o di culture) differenti da un tempo.
Si tratta di un cambio sostanziale nel Cristianesimo stesso.
Ci troviamo davanti ad una creatura "teoricamente" unita al suo
passato ma in realtà totalmente dissociata da esso.
Un tempo quella odierna l'avrebbero chiamata eresia (o
eresie). Oggi la chiamano "visione pluralistica",
"ricchezza", "splendore", "carisma". Sta di fatto
che, definita in un modo o in un altro, è divenuta un cibo in cui la
prospettiva divina d'altri tempi è completamente evaporata, divenendo una
filosofia umana tra le tante.
A tal proposito, mi sembra importante riportare le ultime
battute del mio dialogo con la Trifletti. Rispondendole le ricordavo una cosa
elementare:
Se la cultura non crede più "alle idee chiare e
distinte", il cristiano ci crede ancora perché non ha questioni puramente
umane. Ad esempio, l'idea chiara e distinta che Cristo è risorto perché di
questo ne hanno avuto esperienza i suoi apostoli rimane. Nessuno la può toccare
in nome di nulla altrimenti è vana la nostra fede, come dice san Paolo!
Se non si distingue bene il piano umano dal piano divino
(che s'interseca con l'umano) si umanistizzerà il Vangelo e lo si svuoterà
facendolo soccombere anche alle più disperate e vuote filosofie.
Molti sono a questo punto. È forte un sospetto che col
passare del tempo diviene sempre più certezza: nel Cristianesimo attuale
pochissimi sanno quale sia il piano divino! Non credono più che il
Cristianesimo abbia una prospettiva divina! Ma è ancora Cristianesimo, questo?
Viceversa, chi sceglie la Tradizione non si pone con la
maggioranza perché ha acquisto possibilità che altri non hanno. Ed è solo
questo l'importante.
Senza la Tradizione, invece, assume sempre più forza la
domanda di Cristo: "Quando il Figlio dell'uomo tornerà sulla terra troverà
ancora la fede?".
Non mi sembra si possa aggiungere molto di più!
http://traditioliturgica.blogspot.de/2014/01/una-fede-non-piu-sicura.html
http://traditioliturgica.blogspot.de/2014/01/una-fede-non-piu-sicura.html
Ricevo, rispondo.
La chiesa di santa Maria Assunta (Udine).
Un'architettura volutamente antitradizionale
La chiesa di santa Maria Assunta (Udine). Un'architettura volutamente antitradizionale |
Una Chiesa "giovane" aperta a tutti coloro che non
si accontentano di facili rassicurazioni appoggiandosi ad una Chiesa ormai troppo
vecchia, incapace di rinnovarsi e di ascoltare il mondo. E' necessario
modificarsi e non per adeguarsi, ma per accogliere e capire, per non rimanere
prigioneri delle "tradizione", per non rimanere prigionieri della
propria rigidità e presunzione. E' necessario modificarsi anche quando siamo
convinti che la nostra visione sia la migliore. Il dubbio è proprio di chi vive
utilizzando mente e cuore. Il dubbio e la fede devono coesistere per poter
veramente accogliere e non solo tollerare. La Chiesa Casa di Santa Maria
Assunta è stata, ed è ancora, un'idea e una realtà luminosa. Spero che
l'esperienza vissuta non venga distrutta da persone poco lungimiranti.
Giuseppina Trifletti
Gentile signora Trifletti,
mi è giunto il suo sintetico commento e, ad una prima
lettura, ero semplicemente tentato di cestinarlo ma sarebbe stato troppo
facile. Le sue, sono brevi frasi, oggettivamente degli slogan che vogliono imporsi e non
chiedono al prossimo che di essere accolte. Leggendole sembra tutto molto
facile e semplice ma siamo proprio sicuri che sia così? Siamo sicuri che questa
sia un'analisi e una “ricetta” giusta?
Forse alcuni lo crederanno e ripeteranno come un refrain
quanto lei dice! D’altronde, lei stessa deve aver sentito queste cose da
qualche parte…
Ammetto che, di primo acchito, le sue frasi possono fare
colpo e sono convinto che qualcuno si complimenterà pure con lei!
In compenso, pochi leggeranno la mia risposta che non ha
slogan à la mode ma solo voglia di riflettere sulla realtà cristiana. Pochi la
leggeranno anche perché invito a ragionare! Ragionare è cosa dura, soprattutto
in Italia in cui un italiano medio passa davanti alla tv il doppio del tempo in
cui studia (quando lo fa)!
Prima di entrare in merito alla questione, vorrei pulire il
campo da facili fraintendimenti: non ho assolutamente nulla né contro lei né
con chi la pensa come lei. Colui che fu il parroco della chiesa di cui lei
intesse le lodi è un uomo autentico che, in quanto tale, merita tutta la stima:
non si nasconde dietro ad un dito e dice chiaramente quel che pensa, a
differenza di molti. E’ un uomo buono e generoso. Lo dico con profonda
convinzione.
Ora facciamo un passo ulteriore con questa precisazione: un
figlio può stimare un padre, anche se ha idee totalmente diverse dalle sue?
Credo proprio di sì. Ebbene, questo si può applicare anche nel presente caso.
Saper amare le persone, anche se non sono come noi, è la
base della vera civiltà. Ed è da questa base che, se è il caso, si può iniziare
a proporre la propria prospettiva all’altro, offrirgli quanto si crede vero, se
alla persona interessa. In caso contrario, non vale neppure la pena iniziare il
discorso (L'ordine di Cristo “Andate ed evangelizzate” rimane sempre vero anche
se oggi non lo si crede più).
Probabilmente a lei non interesserà quanto sto per dirle. Su
questo sono abbastanza sicuro, altrimenti non avrebbe scritto frasi con uno
stile così imperioso. Ciononostante, espongo le mie ragioni poiché credo siano
vere e ben fondate; vere non perché lo dico io, bene inteso, anche se passano
attraverso la mia verifica personale.
Rispondendo a lei, rispondo, una volta per tutte, ad ogni
persona che ha le sue stesse idee e/o perplessità (1).
Inizierò facendo un'analisi puramente razionale al suo
messaggio e al senso che tali parole hanno immediatamente (l'unico senso che un
lettore potrebbe cogliere)!
Procedo frase per frase.
[La mia è] Una Chiesa "giovane" aperta a tutti
coloro che non si accontentano di facili rassicurazioni appoggiandosi ad una
Chiesa ormai troppo vecchia, incapace di rinnovarsi e di ascoltare il mondo.
Prima di tutto vorrei farle notare che non è mai esistita
una Chiesa “giovane”, come non è mai esistita una Chiesa “vecchia”. Questo
genere di catalogazioni sono sociologiche e non spiegano in alcun modo, anzi lo
immiseriscono!, il mistero della Chiesa al quale dovrebbe mirare ogni
cristiano. (2)
Questo ragionamento era addirittura impensabile prima del
XVIII secolo ed è nato con i lumi e la Rivoluzione francese, in riferimento
alla società, per poi, negli ultimi cinquant'anni, applicarsi alla Chiesa. Non
è affatto proprio al Cristianesimo perché tende a deflagrarlo.
Nel Cristianesimo la Chiesa, per quanto vivente nel secolo e
soggetta ad essere offuscata dalle miserie umane, è legata a quanto non è del
tempo, là dove non esiste né vecchio né nuovo. Se si perde questa prospettiva,
uno si costruisce una sua immagine di Chiesa inevitabilmente deformata. Qui la
Chiesa può essere del colore che piace ad ognuno, in effetti, ed è proiezione
dei sogni o degli incubi della psiche umana.
Nel suo schema mentale, pare esistere una “Chiesa giovane”
che, in quanto tale, è “aperta”, e una “Chiesa vecchia” (implicitamente) che,
in quanto tale, è “chiusa” e, per di più, offre "facili rassicurazioni".
A parte il fatto che nella realtà si possono trovare pure
"giovani chiusi" e "vecchi aperti", la Chiesa, sia ieri che
oggi, è sempre rimasta “aperta”: cos’è l’evangelizzazione, se non l’incontro
della Chiesa con il mondo? Quest’incontro non è sempre stato facile né costante
(e ha avuto pure momenti traumatici) ma è sempre esistito!
Come non esiste una “Chiesa vecchia”, così non esiste una
“Chiesa troppo vecchia”, come dice lei. Dentro e fuori la Chiesa ci sono sempre
state persone incapaci di capire gli altri. Ma la Chiesa, in quanto tale, è un
mistero che attinge a Cristo (e all'ineffabilità della sua divinità); non la si
può far automaticamente coincidere con i suoi membri terreni riprovevoli. La
totale coincidenza avviene solo in un caso: davanti ad una Chiesa che ha
tradito la Rivelazione ed è scaduta a puro prodotto secolare; davanti ad una
chiesa eretica. È il ramo secco di evangelica memoria, il fico che non produce
frutti che Cristo maledice e fa rinsecchire.
La Chiesa di sempre (né nuova né vecchia) non offre
"facili rassicurazioni" ma, se è fedele al Vangelo e conforme alla
sua Tradizione, fa "lavorare" il cristiano nella pratica ascetica.
Ciò dice ancora qualcosa o si attiva un altro "specchio deformante"
per cui l'ascesi è scambiata con pratiche sado-masochistiche che un Umberto Eco
collocherebbe e confinerebbe volentieri in ogni monastero medioevale?
Lei, non facendo tali distinzioni e introducendo la
dicotomia “nuovo” contro “vecchio”, porta inevitabilmente acqua al mulino di
chi disprezza la Chiesa. Chi disprezza è impotente a veder l’azione di Cristo
in essa e, di conseguenza, misconosce l’immagine trascendente di essa che è
sempre possibile incontrare, anche se di rado.
In Oriente si dice che la Chiesa la si incontra nei Santi,
poco importa che siano rari. Da noi questo non si dice affatto e non è un caso!
Non è neppure un caso che laicisti e amici cattolici degli
stessi non s’interessino assolutamente a questa prospettiva appiattendo tutto
ad una questione puramente umana.
Invece, non ci si dovrebbe mai stendere sullo stesso piano
degli altri (che alternativa offriremo loro?) e non si dovrebbe per nulla
soffrire di complessi d'inferiorità credendosi impotenti a capirli. Non di rado
sono loro a non poter capire il Cristianesimo e quest’ultimo non può svendere
le sue cose sante e assumere vesti non sue. Parrebbe come certe donne in età
che si vestono come teen-agers!
Con il mondo il semplice dialogo non basta mai! Ci vuole,
come affermano nel monachesimo orientale, la Grazia. Senza questo dono
dall'alto, impetrato con la preghiera, non si può capire, non ci si può davvero
incontrare e ognuno girerà indefinitivamente attorno a se stesso.
Da parte nostra non facciamoci troppe fisime mentali. Per
fare un esempio-limite, è inutile raccappricciarsi di non poter comprendere un
drogato. Dovremo scendere al suo livello assumendo la droga?
Certamente la Chiesa – nei suoi rappresentati – deve saper
ascoltare il mondo ma non può mai adeguarsi ad esso, pena la riduzione di se
stessa ad un’entità prettamente sociologica, prodotta dal tempo e dalla storia.
Oggi molti settori ecclesiali si sono senz'altro fin troppo
adeguati snervando e rendendo impotente ogni possibile approccio spirituale. E
senza approccio spirituale non esiste alcuno spirito autenticamente ecclesiale.
E' necessario modificarsi e non per adeguarsi, ma per
accogliere e capire, per non rimanere prigionieri delle "tradizione",
per non rimanere prigionieri della propria rigidità e presunzione.
Il suo secondo asserto è profondamente contraddittorio. Ne
spiego il perché. Lei rifiuta l’adeguamento e con questo siamo d’accordo. L’ho
appena affermato! Nello stesso tempo, spara a zero contro la tradizione (che
protegge dall'adeguamento). Questo non mi sta bene perché, inoltre, spara sul
mucchio senz'alcuna distinzione e insegna a fare lo stesso.
È fin troppo facile considerare tutto il passato come
“tradizione” senza distinguere in esso elementi marginali e forse criticabili da
elementi fondanti. È fin troppo facile prendere tutto questo e buttarlo a mare.
Lo fece pure Lutero il quale, poi, non poté far altro che creare una sua “nuova
tradizione”! È il destino di ogni rivoluzionario...
Chi crede di poter buttare a mare la tradizione (per
inventarsene una a suo uso e consumo) manifesta un pressappochismo che non
nasce da una vera conoscenza (di ciò che è la Chiesa) ma pare mosso da
un'ideologia e, temo, da parecchia presunzione!
Lei critica il mio post sull’architettura sacra dove,
senz'alcuna polemica, individuo semplicemente un modo di costruire che “di
proposito” si allontana dal linguaggio tradizionale. Al posto di questo
linguaggio c'è un altro linguaggio di tipo secolarizzato. Ciò è evidentissimo
ed è fieramente sostenuto dagli stessi promotori di tale chiesa. Cos’è questo,
se non un adeguamento al pensiero moderno più radicale? Ecco la contraddizione!
In definitiva da un lato lei dice “Bisogna rifiutare l’adeguamento”, poi i suoi
stessi presupposti (e l’ambiente che lei ama) promuovono l’adeguamento più
radicale! È una bella contraddizione e sono gli stessi fatti a mostrarlo. Non
bisogna adeguarsi ma bisogna combattere la tradizione (che protegge
dall'adeguamento). È lei che lo dice.
La seconda parte della sua frase suona quasi come un diktat
sovietico. Lei afferma che la tradizione è una prigione e porta le persone ad
essere rigide e presuntuose. Con questa affermazione lei… corre il rischio di
essere realmente presuntuosa! Ne è cosciente?
Facciamo un poco di chiarezza.
In primo luogo: cosa intendiamo per tradizione? Quali
inquietudini appaiono alla sua mente, davanti a chi indica semplicemente che
certe costruzioni ecclesiastiche entrano in moduli tradizionali e altre no?
Questo, purtroppo, mi fa ricordare le idiosincrasie del
Cattolicesimo progressista il quale deve avere molto patito, un tempo, quando
la gerarchia ecclesiastica insistendo sul dogma, sulla tradizione e sulla
disciplina promuoveva, parallelamente, il “confino” per i dissidenti (in tempi
peggiori c’era pure il rogo a dissuadere gli indisciplinati).
No, se lei è una persona intelligente deve disfarsi di
questi vecchi fantasmi e muoversi in una nuova prospettiva non più animata da
bipolarismi in perenne guerra tra loro, altrimenti è prigioniera di un
pericoloso meccanismo psicologico. Anch'io ho conosciuto quest'assurda
prigionìa! Ma d’altronde se si fa influenzare da certa stampa, i miei sono
consigli vani. Parlo di quella stessa stampa che agita ad arte certi fantasmi
(tradizione = brutto, cattivo e chiuso; progressista = bello, buono e aperto).
Il tutto per costringere la Chiesa ad … “adeguarsi” al secolo ossia a
secolarizzarsi!
E c'è da dire che ci sono proprio riusciti!
Tradizione non significa dettagli secondari, almeno per me,
ma appellarsi ad un linguaggio e a contenuti didattici il cui scopo è quello di
conformare le persone al Vangelo (non a stracciarlo in alcune parti per
accomodare l'uomo moderno o sostenere le ideologie del cattolico radical-chic).
La Tradizione anche se si lega al nostro tempo, non è per niente inutile o
opzionale! La Tradizione sono le basi sulle quali – con la Sacra Scrittura – si
appoggia la Chiesa. La Tradizione stabilisce un'identità e, in questo senso, un
vincolo. Ma se è vista come una prigione, allora è giusto che chi la riconosce
come tale ne esca. Tuttavia non ne deve uscire prima di averla veramente capita
e non per “sentito dire”, magari dalla stampa anticlericale. Sono convinto che,
se inizia veramente a capirla, non la abbandonerà più! (Il problema è che oggi
almeno l'80 per cento del clero non ha per nulla le idee chiare su cosa sia la
Tradizione, l'alto clero pure! Come faranno i poveri laici?).
La fedeltà è sempre stata premiata. Un uomo non può che
essere felice della fedeltà della propria moglie. Un religioso che ossequia la
Tradizione (rettamente intesa) manifesta fedeltà. Chi può mai pensare a lui
come ad un essere rigido e presuntuoso? Che, forse, la fedeltà sia ora divenuta
sinonimo di rigidità? Allora "evviva il libero amore", come nel '68!
Che quanto conforma al Vangelo (nel caso di una Tradizione
autentica) sia prodotto umano e presunzione? Come si può ragionare in un modo così umiliante per la
ragione, oltre che per la propria fede?
La tradizione è pure un modo di vivere. Ad esempio è
tradizione nella Chiesa essere modesti, vestire modestamente, fare discorsi
modesti e non… presuntuosi! Si noti che anche questo non appartiene al
giovanilismo attuale (che punta altrove!). Ma se la Chiesa lo abbandona (e i
cristiani di ogni orientamento oramai lo hanno ampiamente fatto) chi mai
offrirà un'uscita alla prigione dell'orgoglio umano? Ma lei dice che è la
tradizione ad essere una prigione! Se è convinta di questo, la prego
sentitamente di fare un’altra scelta e non chiamarsi più cristiana! La
applaudirò per la sua autentica coerenza.
E' necessario modificarsi anche quando siamo convinti che la
nostra visione sia la migliore. Il dubbio è proprio di chi vive utilizzando
mente e cuore. Il dubbio e la fede devono coesistere per poter veramente
accogliere e non solo tollerare.
Trovo la prima frase talmente irrealistica e impraticabile
che può essere affermata, come l'ossimoro "ghiaccio bollente", ma non
può essere assolutamente vissuta da alcuno in nessun tempo.
Infatti, non esiste chi modifica o si allontana da quanto
ritiene il meglio, a meno di non trovare qualcos’altro di maggiore qualità.
Neppure la scienza modifica le sue asserzioni se ritiene che siano, al momento,
le migliori. La scienza vive “alla giornata”, ossia se domani scopre qualcosa
di meglio, una nuova energia, ad esempio, conforma il mondo scientifico attorno
alla nuova scoperta. Non abbandona “quanto ritiene meglio” assumendo
indifferentemente qualsiasi altra cosa! Pure nella vita quotidiana è così, pure
al supermercato e pure… in campo religioso! Gli emissari dello zar, quando
scoprirono il culto liturgico di santa Sofia a Costantinopoli, lo preferirono a
quello di ogni altra parte del mondo cristiano di allora. Lo ritennero il
“migliore”. Da allora i russi hanno la liturgia bizantina e fanno bene a
conservarla. In questo sono ben coerenti!
Lei stessa non abbandonerebbe quello che crede
“religiosamente migliore”. Per questo – ne sono certo! – non abbandonerà mai il
suo mondo per raggiungere il mio! E infatti lo critica! Dunque dovrei essere
proprio io a farlo, io che ho delle ragioni provate da una vita, io che dovrei
buttare tutto nel fiume Lete per osservare il suo diktat? Mi dispiace: NO!
E veniamo alla sua apologia del dubbio. Nelle cose puramente
umane è normale dubitare. La stessa scienza prova i suoi modelli e pone
costantemente dei dubbi.
Per quanto riguarda la Rivelazione il dubbio semplicemente
non ha senso. Per questo san Paolo, citando a sua volta l’Antico Testamento,
dice: “Abramo ebbe fede in Dio e ciò gli fu accreditato come giustizia” (Rom
4,3). Non dice “Abramo ebbe fede ma pure dubitò e gli fu accreditato come
giustizia".
Nel celebre passo evangelico dell’annunciazione la Vergine
chiede “com’è possibile?”, perché all’inizio considera le cose solo umanamente.
Poi, però, crede e accetta. Il Vangelo dice che è stata avvolta di Spirito
santo, il che significa entrare in ineffabile comunicazione con una realtà
Altra, averne percezione sperimentale. Qui non esiste più il dubbio e, a
fortiori, neppure la fede in senso stretto: è uno sperimentare per aver
provato!
La Tradizione (quella che per lei pare essere una prigione!)
la celebra come la Madre dei credenti: “Beata tu che hai creduto”. Non dice
“Beata tu che hai creduto ma pure
dubitato”.
Questo è il Vangelo. Poco importa che gli uomini (o, come
sembra, l’attuale papa) affermino il contrario dipingendo la Vergine come una
che si è sentita tradita da Dio sotto la Croce e che quasi lo malediva! Qui
siamo ben oltre il semplice dubbio ed entriamo nella blasfemìa pura ... (3).
Chi ha fede (4) si affida (è l’etimo stesso della parola), senza
sopprimere l’uso della ragione, ovviamente. Epperò si affida! Per questo nella
Chiesa sono sempre esistite le auctoritates e lo stesso insegnamento. Con il
dubbio sistematico ogni insegnamento perde mordente e senso e quindi non c'è
necessità di educazione. È proprio questa la cultura giovanilista con cui si
canta: "We don't need no education" (Pink Floyd). Ma così non si va
da nessuna parte!
Conscio di questo, san Benedetto (o chi per lui) al tramonto
dell'impero romano occidentale scriveva nella Regula: “Ausculta filii…”. La
regola si apre con “Ascolta figlio”, non con “ascolta e pure dubita, o
figlio!”.
L' "ascolta" della Regula non fa che echeggiare l'
"ascolta" che si trova molte volte nella Bibbia: "Ascolta,
Israele e metti in pratica", non "Ascolta, Israele e dubita"!
(cfr. Dt 6, 3).
Per questo la fede non può coesistere con il dubbio e,
spesso, il dubbio è stato visto come una vera e propria tentazione contro la
fede. Ma, secondo lei, bisogna avere e dubbio e fede altrimenti non si accoglie
il prossimo e lo si tollera soltanto.
Quest'affermazione apodittica sottende qualcosa d'insidioso:
chi ha fede non sa accogliere il prossimo?? Ecco una nuova bordata (e non da
poco!) contro l’atteggiamento tradizionale della Chiesa! Mi scusi, ma questi
criticabilissimi concetti me li aspetterei dalla penna di Scalfari (che di
Cristianesimo non ci capisce un'acca e, come dice un mio amico intellettuale,
“pare abbia il cervello in aseo”), non da chi si pensa cristiano!
Che ne è di tutte quelle realtà che hanno gravitato attorno
alla Chiesa, delle associazioni benefiche, degli orfanotrofi, degli ospedali,
delle scuole? Chi ha fede non sa accogliere (e sovvenire) il prossimo? Pure la
città più teocratica della storia del Cristianesimo, Costantinopoli, aveva a
fianco di santa Sofia l’ospedale Sanpson! Costantinopoli trasformò il monastero
Sanpson in Ospedale.
San Francesco, che certamente non dubitava!, è giunto ad
incontrare un sultano mussulmano (ovviamente per convertirlo!). Questa per lei
è “mancanza di accoglienza”, di “comprensione del prossimo”? Dunque per essere
accoglienti e comprensivi bisogna mettere tra parentesi la propria fede.
È solo questo l'insegnamento che se ne può trarre.
Se si mette tra parentesi la fede il prossimo non è più
tollerato ma finalmente accolto. Questa è la sua tesi! Ma se si fa così non si
può divenire, addirittura, come colui che si vuole incontrare? Così se
s'incontra un agnostico, si può divenire agnostici, se s'incontra un indù, si
può divenire indù, se s'incontra un protestante, si può divenire protestanti,
ecc.
Sfido chiunque a provarmi il contrario e, d’altronde,
l’esodo senza sosta del mondo Cattolico in direzione di “altro” è sotto i
nostri stessi occhi!
Vede, posso accogliere chiunque, rispettarlo (parlo di
rispetto, non di tolleranza!), volergli sinceramente bene, ma quando la
situazione mette in pericolo la fede che dovrei amare profondamente, la
tradizione mi consiglia di fuggire: “Che vantaggio ha infatti l’uomo se
guadagna l’intero mondo ma perde la propria anima?” (Mt 16,26). Lo ha mai
considerato questo passo alla luce di quanto sto dicendo?
Se faccio il contrario è ovvio che non amo assolutamente
quanto dico di amare e m'inganno da solo. Il mondo mi darà sicuramente la sua
ricompensa e, allora, è possibile che non l'avrò da Dio, come ricorda il passo
evangelico. Su queste cose è importante avere le idee chiare!
La Chiesa Casa di Santa Maria Assunta è stata, ed è ancora,
un'idea e una realtà luminosa. Spero che l'esperienza vissuta non venga
distrutta da persone poco lungimiranti.
Una persona, in base alla sua esperienza, può valutare
positivamente un ambiente. Generalmente ognuno di noi ritiene positivo
l’ambiente in cui esiste una buona interazione tra gli individui che lo
compongono, in cui si condivide un ideale, in cui, come si dice: “Si è uniti, si
fa comunità familiare”. Colui che fu promotore della realtà che lei cita ha
interessanti doti umane e, in questo, è stimabile. Preferisco una persona così
a mille untuosi clericali che si sciacquano la bocca di dogmi ma poi hanno il
cuore freddo: conoscono tutto sui pedalini del papa (Ratzinger) ma poi se gli
chiedi l'edizione di una Bibbia cadono dalle nuvole (vedasi su internet un
certo forum)! Evidentemente per loro il Cristianesimo è centrato sui pedalini
papali, non sulla Rivelazione (la cui testimonianza scritta è la Bibbia)!
Appurato questo, passiamo alla questione religiosa. Un
adolescente come può vivere in un ambiente nel quale ogni certezza religiosa è
messa in dubbio? Evidentemente male, se cerca orientamento e riferimenti
stabili. Anche perché ci sono adolescenti che cercano almeno un centimetro
quadrato sul quale appoggiare i propri piedi stabilmente. Tutto in loro cambia,
che ci sia almeno qualcosa che gli dia sicurezza! Come l'adolescente, anche
l'uomo maturo ha bisogno di una "casa" dove dormire sonni tranquilli
altrimenti è uno zingaro senza fissa dimora. Lei stessa ha bisogno di chiamare
la Chiesa con il termine di casa: ha bisogno di un tetto sotto la testa, di una
sicurezza!
Viceversa, nell’ambiente che lei mi cita vigeva (e forse
vige ancora) lo stile di mettere a soqquadro determinate tradizioni a sostegno
della fede. Non parlo di dettagli ma di fondamenti.
A parte la questione prettamente religiosa, le persone di
questo luogo erano e forse sono ancora amabilissime. Ma una persona va in
chiesa per condividere ideali sociali (magari con ispirazione religiosa), per
fare unità di corpo con gli altri o per altro? Non ci va, soprattutto!, per
aprire il proprio sguardo interiore oltre le nostre contingenze terrene (e con
questo illuminare il proprio quotidiano)? Cristo è un rivoluzionario che fa
comunità contestatarie o è Dio che invita anche e soprattutto a guardare oltre
la storia (il mio Regno non è di questo mondo!)? (5)
D'altronde, com’è possibile intuire che la Chiesa ha una
profondità spirituale (poiché Cristo è Dio) se s’inizia mettendo tutto in
dubbio (sia cose discutibili, sia cose che non si dovrebbe discutere)?
In quest'ambiente ho sentito dire (da chi “conta”) che lo
Spirito santo è la coscienza umana. Si può mai dire una cosa del genere??? Se è
questo lo "splendore" a cui lei fa riferimento, non ne abbia a male,
ma glielo lascio tutto!
Il fatto è che, davanti a realtà del genere, all’inizio ero
disarmato e confuso. Non avevo alcun mezzo e termine di paragone. Poi, pian
piano, ho capito che questo tipo di Cristianesimo non è altro che un
"nuovo cristianesimo" (in verità molto umanistizzato) che non ha e
non vuole avere a che fare con quello tradizionale. È un’altra cosa proprio
perché ha voluto – coscientemente o meno – fare una cesura con il passato, una
cesura netta. Lei stessa, non a caso, spara a zero contro la tradizione (senza
neppure fare una seppur minima distinzione)! Più chiaro di così?
Mi spiego ancor meglio: questa è una Chiesa parallela dentro
una grande Chiesa (che ha diverse altre Chiese parallele!). La cosa non mi
scandalizza più e non lancio anatemi. La accetto, ne prendo atto con
tranquillità. E' questa la realtà.
Quello che mi permetto di chiedere è una cosa sola:
l’onestà.
Quando uno fa una realtà troppo originale, deve iniziare a
chiamarla “la mia chiesa”, una chiesa che, in quanto tale, si distingue da
altre realtà storiche (o forse raggiunge quelle della Riforma, chissà!).
Quello che m'infastidisce non è avere a che fare con
protestanti (o iper-protestanti): sono pure amico di qualche luterano oltre che
di un mussulmano.
Quello che m'infastidisce è colui che simula e dissimula,
dice sì e poi nega radicalmente; dice che non si deve svendere e poi, pur di
non subire il complesso di sentirsi "vecchio", svende alla grande; è
contro il relativismo a parole e poi, pur di avere una vita sociale, diviene il
re dei relativisti.
L'ho notato anche nelle sue affermazioni.
Uno psicologo, davanti a chi afferma una cosa e poi pratica
il suo opposto, sarebbe molto perplesso e potrebbe parlare di problematiche
comportamentali. Atteggiamenti del genere non sono una cosa sana ma, ammesso
che sia questo il suo caso, assai certamente non è neppure "colpa"
sua. L'importante è prenderne coscienza e porvi rimedio in qualche modo.
Vede, ho conosciuto cattolici divenire protestanti, frequentare sinagoghe, andare in
India divenendo discepoli di santoni indù, divenire mussulmani. Ho visto
qualche prete condividere le idee più balzane e indossare pure collane indiane
per scacciare il malocchio. Tutti costoro avevano certamente messo il dubbio
nella loro fede (secondo una certa volgata friulanista, ogni popolo è detentore
di valori autentici e quindi perché non mettere il dubbio nella propria fede in
nome dei valori del popul?). Tutto bene se non che, ad un certo punto, il
dubbio ha scacciato la fede.
Tutti costoro sono molto più onesti perché, almeno, hanno
fatto chiarezza nella loro vita e nelle relazioni attorno a loro. È stato
onesto pure il prete con la collana indiana: ha lasciato tutto e ora vive
felice e contento in Brasile con tanto di moglie e numerosi figli!
Vede, non vorrei parerle duro e, se così le sembro, le
chiedo scusa.
Deve capirmi: ci ho messo veramente molti anni per
comprendere che certe posizioni utopistiche non portano a nulla. Si prende in
giro gli altri e, quel che è peggio, ci si prende in giro da soli! Queste sono
affermazioni apodittiche e contraddittorie che, nella realtà, non possono stare
in piedi e che, applicate in campo religioso, portano la religione a
sciogliersi in pura antropologia. Non è un caso che nel suo ambiente sia stato
detto che "lo Spirito santo è la coscienza dell’uomo"!
Lungo i secoli la fede cristiana è passata in innumerevoli
lavaggi culturali; si è incontrata, scontrata, fusa nelle culture,
contrariamente alle sibilanti favole dei vari Scalfari! Oggi è arrivata ad una
sorta di impasse essendosi talmente umanistizzata da aver svuotato se stessa:
non ha più senso parlare di Paradiso, Grazia e Timore di Dio. Chi lo fa è un
tradizionalista, un “vecchio”.
Io, invece, credo che se perdiamo anche questo, abbiamo
perso tutto ed è quanto vedo succedere oggi. Anche Lutero parlava di grazia,
pur intendendola a modo suo. Oggi questo termine è praticamente sparito dalle
labbra dell’attuale papa. E siccome i superiori modellano gli inferiori o prima
o poi, a cascata, ciò si constaterà ovunque.
Ecco perché la Tradizione resta vincolante, oggi più che
mai: è un servizio al Vangelo, una custodia al Vangelo, non una dittatura come
dice chi non la capisce. La Tradizione ricorda ancora che certe libertà non
sono possibili.
Chi le vuole le prenda ma non dica che il suo è un
“Cristianesimo” migliore, abbia almeno questa decenza.
Costui dica, inoltre, che ha creato una nuova Chiesa ed avrà
la mia stima in quanto uomo veramente onesto.
Gentile signora,
le auguro buon anno e le cose migliori per la sua vita!
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(1) Fare questa risposta ha causato in me non poca pena.
Tutti capiranno che è fin troppo semplice scrivere tre frasi apodittiche con le
quali rovesciare tutto. E' difficile, invece, riportare le cose in ordine. E'
come la stanza dei giocattoli: un bambino ci mette un istante a fare caos ma la
mamma ci mette molto di più a fare ordine. Questa risposta mi ha costato fatica
e molto tempo. Tutti capiranno che non posso rispondere a piacimento ad ognuno
che, in un minuto di tempo, esprime il proprio caos spirituale e/o mentale.
Nella vita ho anche altro da fare!
(2) Se vogliamo essere ancor più precisi, non esiste neppure
una "Chiesa antica" ma la Chiesa nell'Antichità Cristiana, non esiste
una "Chiesa medioevale" ma la Chiesa nel Medioevo, non esiste una
"Chiesa rinascimentale" ma la Chiesa nel Rinascimento, ecc. Le prime
definizioni potrebbero sottendere un soggetto che cambia sostanzialmente a
seconda delle epoche. Le seconde, invece, pongono l'accento sull'unico soggetto
Chiesa, pur nel volgere dei tempi e delle mode. Identicamente non si dovrebbe
dire "La Chiesa romena" o "La Chiesa greca" o "La
Glesie furlane" ma soltanto "La Chiesa in Romania" o "La
Chiesa in Grecia" o "La Chiesa in Friuli". Se non si fa così
l'elemento etnico prevale sull'identità unica e sostanziale della Chiesa,
offuscandola.
Prestate attenzione che nelle lettere paoline san Paolo non
invia le sue lettere a "cristiani corinziani" ma "τῇ ἐκκλησίᾳ τοῦ
Θεοῦ τῇ οὔσῃ ἐν Κορίνθῳ" "alla Chiesa di Dio che è in Corinto" (2
Cor 1,1). Non è questione di dettagli ma di essenze ben chiare a san Paolo e
completamente offuscate nella nostra epoca.
(3) Vorrei fare notare che l'atteggiamento della signora
Trifletti si trova confortato perfino dalle più alte sfere cattoliche. Pare che
papa Bergoglio abbia ultimamente affermato: "Le nostre certezze possono
diventare un muro, un carcere che imprigiona lo Spirito santo". Voi capite
che un'affermazione apodittica del genere, se si rivolge a chi ha un concetto
tradizionale di Cristianesimo (come pare il papa sottenda), oltre ad essere
ingiusta verso la saldezza nella fede testimoniata dal sangue dei martiri,
invita a sposare la fede con il dubbio,
come la Trifletti vigorosamente sostiene. La confusione, dunque, è giunta fino
al soglio papale. Ma che genere di "magistero" può essere quello di
chi non ha chiari neppure questi concetti-base?
(4) Precisiamo, come fatto in qualche altra parte di questo
blog, che una cosa è la fede, un'altra il fideismo. Per fede si accoglie la
Rivelazione. Per fede si accetta il dogma della Trinità e la divino-umanità di
Cristo. Il fideismo, invece, è parente prossimo della superstizione e accoglie
ciecamente dettagli assolutamente privi di importanza sui quali la Chiesa non
ha mai obbligato a credere, dettagli visti come cose fondanti e indispensabili.
Inutile dire che oggi o c'è la presenza massiva della
"fede-dubbio" (come nella Trifletti) o la presenza del fideismo di
marca superstiziosa. L'equilibrio stabilito dalla tradizione è raro a
riscontrarsi proprio perché la tradizione è rifiutata o totalmente ignorata! La
"fede-dubbio" giunge velocemente a partorire i suoi mostri: la
Trinità è una definizione di Dio che non convince più l'uomo moderno, la
Madonna non è Vergine, Cristo non è Dio, ecc. Piccolo appunto: non è un caso
che, per "fede-dubbio", nella parrocchia osannata dalla Trifletti non
si sia mai recitato il Credo niceno costantinopolitano durante le messe
domenicali.
(5) Se si legge il pensiero e la vita di san Giovanni
Crisostomo si scopre un equilibrio armonioso tra la sensibilità sociale e lo
slancio spirituale. "Purtroppo" anche lui è espressione di quella
Tradizione che per la signora Trifletti
è una prigione, una cosa "troppo vecchia"....
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