La notizia della copertina di Rolling stone dedicata a papa Francesco è finita su tutte le testate, creando quel solito effetto "marcia delle pecore " con quasi tutti i media rigorosamente e disciplinatamente allineati a riportare la buona notizia.
di Elisabetta Lo Iacono
Torre dei Venti - Sicuramente in sé lo è: papa Francesco, con il suo stile, sta conquistando le attenzioni di ambienti tradizionalmente disattenti verso la Chiesa, attratti da quegli atteggiamenti così spontanei e immediati, fuori dai tradizionali schemi pontifici e più affini, semmai, a un amato e amabile parroco.
Sin qui tutto bene, piuttosto i motivi di riflessione sono due: uno relativo al contenuto dell'articolo e l'altro, conseguentemente, all'atteggiamento tenuto dai mezzi di informazione. I lettori della rivista americana che hanno desiderato andare al di là di quella copertina, dall'esplicativo titolo "The Times They Are A-Changing" che riprende una delle più celebri canzoni di Bob Dylan, hanno trovato una sconcertante sommatoria di banalizzazioni sulla figura di Francesco, come se fosse un prodotto da commercializzare sul mercato, ad uso e consumo di tutti, senza effetti collaterali.
Un "prodotto" al cui cospetto non reggono quelli concorrenti ed ecco il solito antipatico paragone con papa Benedetto XVI che ha avuto come unica "colpa" quella di essere persona timida e riservata e non certo di aver condotto un "disastroso pontificato" come invece si legge. È ovvio che dinanzi a simili valutazioni, dettate principalmente dall'impatto mediatico, finisce per essere mortificato innanzitutto il messaggio evangelico (lo stesso da sempre e quindi anche con Francesco e con Benedetto) ma anche la figura di un papa che sta apportando un considerevole contributo al cammino della Chiesa.
Un cammino che non procede per salti ma sui passi dei predecessori, verso una continua testimonianza ed evangelizzazione, capace di dare risposte alle domande e alle problematiche dell'uomo di oggi: Francesco dopo Benedetto, Benedetto dopo Giovanni Paolo II, Giovanni Paolo II dopo Giovanni Paolo I, Giovanni Paolo I dopo Paolo VI, Paolo VI dopo Giovanni XXIII e così via, a ritroso nella storia.
A richiamare l'attenzione su questo articolo da giornalisti alle prime armi, privi di curiosità ed estranei alla documentazione, ci ha pensato in maniera decisa padre Federico Lombardi , direttore della Sala Stampa della Santa Sede, che ha rimarcato come quel servizio "si squalifica cadendo nell'abituale errore di un giornalismo superficiale, che per mettere in luce aspetti positivi di papa Francesco pensa di dover descrivere in modo negativo il pontificato di papa Benedetto, e lo fa con una rozzezza sorprendente". Un giudizio senza tentennamenti o mezzi termini, rimarcando anche come "non è questo il modo di fare un buon servizio neppure al papa Francesco, che sa benissimo quanto la Chiesa deve al suo predecessore".
Gli aspetti di riflessione, dicevo, sono due e il secondo è strettamente correlato a questo: la maggior parte dei mezzi di informazione ha "celebrato" l'approdo su Rolling stone senza minimamente entrare nel merito di quanto scritto.
Un'operazione che troviamo invece nelle testate di matrice cattolica, ovviamente attente ai contenuti e pronte a controbattere a questa operazione da mercato dell'usato. La questione impone molte domande, a partire dalla constatazione di come a prevalere sia sempre l'immagine e non la parola attraverso la quale viaggiano gran parte dei contenuti. Il fatto del giorno, dunque, è quella copertina sulla cui soglia si sono arrestate la curiosità ma soprattutto l'amore per la verità.
Ha ragione padre Lombardi quando dice che un simile articolo non rende un buon servizio neppure a papa Francesco: quella sua "rivoluzione gentile", semplificata dai media in gesti e slogan, rischia di banalizzare al massimo la figura di un pontefice che, al pari degli altri, sta portando alle genti la buona novella, sempre la stessa da duemila anni.
di Elisabetta Lo Iacono
Torre dei Venti - Sicuramente in sé lo è: papa Francesco, con il suo stile, sta conquistando le attenzioni di ambienti tradizionalmente disattenti verso la Chiesa, attratti da quegli atteggiamenti così spontanei e immediati, fuori dai tradizionali schemi pontifici e più affini, semmai, a un amato e amabile parroco.
Sin qui tutto bene, piuttosto i motivi di riflessione sono due: uno relativo al contenuto dell'articolo e l'altro, conseguentemente, all'atteggiamento tenuto dai mezzi di informazione. I lettori della rivista americana che hanno desiderato andare al di là di quella copertina, dall'esplicativo titolo "The Times They Are A-Changing" che riprende una delle più celebri canzoni di Bob Dylan, hanno trovato una sconcertante sommatoria di banalizzazioni sulla figura di Francesco, come se fosse un prodotto da commercializzare sul mercato, ad uso e consumo di tutti, senza effetti collaterali.
Un "prodotto" al cui cospetto non reggono quelli concorrenti ed ecco il solito antipatico paragone con papa Benedetto XVI che ha avuto come unica "colpa" quella di essere persona timida e riservata e non certo di aver condotto un "disastroso pontificato" come invece si legge. È ovvio che dinanzi a simili valutazioni, dettate principalmente dall'impatto mediatico, finisce per essere mortificato innanzitutto il messaggio evangelico (lo stesso da sempre e quindi anche con Francesco e con Benedetto) ma anche la figura di un papa che sta apportando un considerevole contributo al cammino della Chiesa.
Un cammino che non procede per salti ma sui passi dei predecessori, verso una continua testimonianza ed evangelizzazione, capace di dare risposte alle domande e alle problematiche dell'uomo di oggi: Francesco dopo Benedetto, Benedetto dopo Giovanni Paolo II, Giovanni Paolo II dopo Giovanni Paolo I, Giovanni Paolo I dopo Paolo VI, Paolo VI dopo Giovanni XXIII e così via, a ritroso nella storia.
A richiamare l'attenzione su questo articolo da giornalisti alle prime armi, privi di curiosità ed estranei alla documentazione, ci ha pensato in maniera decisa padre Federico Lombardi , direttore della Sala Stampa della Santa Sede, che ha rimarcato come quel servizio "si squalifica cadendo nell'abituale errore di un giornalismo superficiale, che per mettere in luce aspetti positivi di papa Francesco pensa di dover descrivere in modo negativo il pontificato di papa Benedetto, e lo fa con una rozzezza sorprendente". Un giudizio senza tentennamenti o mezzi termini, rimarcando anche come "non è questo il modo di fare un buon servizio neppure al papa Francesco, che sa benissimo quanto la Chiesa deve al suo predecessore".
Gli aspetti di riflessione, dicevo, sono due e il secondo è strettamente correlato a questo: la maggior parte dei mezzi di informazione ha "celebrato" l'approdo su Rolling stone senza minimamente entrare nel merito di quanto scritto.
Un'operazione che troviamo invece nelle testate di matrice cattolica, ovviamente attente ai contenuti e pronte a controbattere a questa operazione da mercato dell'usato. La questione impone molte domande, a partire dalla constatazione di come a prevalere sia sempre l'immagine e non la parola attraverso la quale viaggiano gran parte dei contenuti. Il fatto del giorno, dunque, è quella copertina sulla cui soglia si sono arrestate la curiosità ma soprattutto l'amore per la verità.
Ha ragione padre Lombardi quando dice che un simile articolo non rende un buon servizio neppure a papa Francesco: quella sua "rivoluzione gentile", semplificata dai media in gesti e slogan, rischia di banalizzare al massimo la figura di un pontefice che, al pari degli altri, sta portando alle genti la buona novella, sempre la stessa da duemila anni.
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Bella copertina, brutto articolo
Il Francesco di Rolling Stone e qualche incauto tweet vaticano
Annullare subito i retweet alla copertina di Rolling Stone con il santo volto del Pontefice Francesco. A ventiquattr’ore dalla pubblicazione del numero della rivista americana dedicata al Papa, da padre Lombardi arriva l’alt: quell’articolo è di una “rozzezza sorprendente”. Entusiasmo già finito, dunque, anche per quei media più o meno riconducibili alla comunicazione vaticana che martedì avevano dato ampio risalto alla copertina incriminata talmente tante volte da intasare le timeline di Twitter. Dopo Time e New Yorker, un altro riconoscimento al Papa, esultavano, come se a ciò si associasse un rinato fervore religioso tale da riempire le chiese.
Papa Francesco su Rolling Stone, la parodia “satanista” (foto)
ROMA – Papa Francesco libera una colomba che viene aggredita. E poi Papa Francesco, sempre lui, che finisce in copertina di Rolling Stone, come se fosse una rock star. E ora, immancabile, arriva la parodia.
A crearla è il blog satirico Spinoza, con un fotomontaggio destinato a far discutere. Nella copertina modificata di Rolling Stone c’è un Papa Francesco sorridente con in mano una colomba decapitata. Colomba che il Papa ha appena morso, come testimoniano le gocce di sangue sul suo vestito.
Francesco in modello Ozzy Osbourne, insomma. E qualcuno, anche su Facebook dove il montaggio è finito, non ha gradito.
http://www.blitzquotidiano.it/foto-notizie/papa-francesco-su-rolling-stone-la-parodia-satanista-foto-1779600/Oltre la copertina di Papa Francesco su Rolling Stone
30 - 01 - 2014Pietro Di Michele
Cambiano i Papi, ma dall’altra parte del Tevere la comunicazione rimane sempre la stessa. Arrivano consulenti d’oltreoceano, specialisti del settore, ma la sostanza è che certi imbarazzi sono duri a mollare la presa sul colonnato del Bernini. Ricapitoliamo per il lettore non informato o poco attento: due giorni fa la celebre rivista Rolling Stone (nella sua edizione americana) dedica la copertina a Papa Francesco.
L’ECO SUI SOCIAL NETWORK
Immediatamente, i social network impazziscono: da Facebook a Twitter è stato tutto un copincollare la cover, ritwittare la notizia, emozionarsi per l’accaduto. Wow!, dopo Time e il New Yorker, pure Rolling Stone si accorge che “le cose stanno cambiando”. Sì, questo era il titolo impresso sotto il volto di Bergoglio.
Immediatamente, i social network impazziscono: da Facebook a Twitter è stato tutto un copincollare la cover, ritwittare la notizia, emozionarsi per l’accaduto. Wow!, dopo Time e il New Yorker, pure Rolling Stone si accorge che “le cose stanno cambiando”. Sì, questo era il titolo impresso sotto il volto di Bergoglio.
MALIZIA ED EUFORIA VATICANA
Dalla Sala stampa vaticana, nessun commento ufficiale. Ben venga che il Pontefice sia esaltato dai media americani, non sempre teneri nei confronti della Chiesa cattolica romana. Ci sono scandali che non si dimenticano tanto in fretta, quindi la malizia (da parte loro) è sempre in agguato. Anche giornali e riviste autonome ma che di materia ecclesiastica si occupano quotidianamente si sono fatte coinvolgere per un po’ dal clima euforico (Famiglia Cristiana, tanto per citare un esempio).
Dalla Sala stampa vaticana, nessun commento ufficiale. Ben venga che il Pontefice sia esaltato dai media americani, non sempre teneri nei confronti della Chiesa cattolica romana. Ci sono scandali che non si dimenticano tanto in fretta, quindi la malizia (da parte loro) è sempre in agguato. Anche giornali e riviste autonome ma che di materia ecclesiastica si occupano quotidianamente si sono fatte coinvolgere per un po’ dal clima euforico (Famiglia Cristiana, tanto per citare un esempio).
IL RETRO-COPERTINA IGNORATO
Qualcuno, però, ha pensato che forse sarebbe stato opportuno non fermarsi alla bella copertina, ma andare a leggere ciò che il giornalista aveva scritto per giustificare cover e titolo. Ed è lì che il lettore scrupoloso è stato colto da un tremore alle mani. In quel testo, infatti, c’era di tutto e di più, un concentrato di insulti e volgarità nei confronti di Joseph Ratzinger, Papa emerito e predecessore di Francesco.
Qualcuno, però, ha pensato che forse sarebbe stato opportuno non fermarsi alla bella copertina, ma andare a leggere ciò che il giornalista aveva scritto per giustificare cover e titolo. Ed è lì che il lettore scrupoloso è stato colto da un tremore alle mani. In quel testo, infatti, c’era di tutto e di più, un concentrato di insulti e volgarità nei confronti di Joseph Ratzinger, Papa emerito e predecessore di Francesco.
PAPA FRANCESCO VS PAPA BENEDETTO
Una raffica di frasi che non possono non aver creato imbarazzo in Vaticano. A parte che il papato ratzingeriano viene definito “disastroso”, e fin qui tutto sommato siamo nel campo del giudizio soggettivo e legittimo, è il resto a lasciare storditi: Benedetto XVI – si legge – è stato nient’altro che “un tradizionalista cocciuto che pareva dovesse indossare la camicia a righe e i guanti con coltelli al posto delle dita per terrorizzare gli adolescenti nei loro incubi notturni”. Il tutto messo a confronto con “la padronanza di Francesco dell’abilità di sorridere” che sembra “un piccolo miracolo”.
Una raffica di frasi che non possono non aver creato imbarazzo in Vaticano. A parte che il papato ratzingeriano viene definito “disastroso”, e fin qui tutto sommato siamo nel campo del giudizio soggettivo e legittimo, è il resto a lasciare storditi: Benedetto XVI – si legge – è stato nient’altro che “un tradizionalista cocciuto che pareva dovesse indossare la camicia a righe e i guanti con coltelli al posto delle dita per terrorizzare gli adolescenti nei loro incubi notturni”. Il tutto messo a confronto con “la padronanza di Francesco dell’abilità di sorridere” che sembra “un piccolo miracolo”.
GLI INSULTI A RATZINGER
Si usa il Papa attuale, dunque, per denigrare l’emerito. Un giochino facile, soprattutto se si mettono nero su bianco (e tutti insieme) decenni di insulti al “Pastore tedesco” (così, la prima delManifesto del 20 aprile 2005) che prima di diventare Papa era stato il custode della fede cattolica. Padre Federico Lombardi, a ventiquattr’ore dalla pubblicazione della citata copertina, ha rilasciato una dichiarazione che non ammette repliche: “L’articolo di Rolling Stone è un segno dell’attenzione che le novità del Papa Francesco attira negli ambienti più diversi. Purtroppo l’articolo stesso si squalifica cadendo nell’abituale errore di un giornalismo superficiale, che per mettere in luce aspetti positivi di Papa Francesco pensa di dover descrivere in modo negativo il pontificato di Papa Benedetto, e lo fa con una rozzezza sorprendente. Peccato. Non è questo il modo di fare un buon servizio neppure al Papa Francesco, che sa benissimo quanto la Chiesa deve al suo Predecessore”.
Si usa il Papa attuale, dunque, per denigrare l’emerito. Un giochino facile, soprattutto se si mettono nero su bianco (e tutti insieme) decenni di insulti al “Pastore tedesco” (così, la prima delManifesto del 20 aprile 2005) che prima di diventare Papa era stato il custode della fede cattolica. Padre Federico Lombardi, a ventiquattr’ore dalla pubblicazione della citata copertina, ha rilasciato una dichiarazione che non ammette repliche: “L’articolo di Rolling Stone è un segno dell’attenzione che le novità del Papa Francesco attira negli ambienti più diversi. Purtroppo l’articolo stesso si squalifica cadendo nell’abituale errore di un giornalismo superficiale, che per mettere in luce aspetti positivi di Papa Francesco pensa di dover descrivere in modo negativo il pontificato di Papa Benedetto, e lo fa con una rozzezza sorprendente. Peccato. Non è questo il modo di fare un buon servizio neppure al Papa Francesco, che sa benissimo quanto la Chiesa deve al suo Predecessore”.
SAGGIO ANDARE OLTRE LA PREMURA MEDIATICA
Ottimo, nulla da aggiungere. La prossima volta, però, tra consulenti, riviste, portavoce e monsignori vari che con grande scrupolo magari leggono e rileggono ritratti del pappagallo amico del Papa, ci si augura che qualcuno dia una letta (anche veloce, è più che sufficiente) a certi articoli strombazzati come fossero l’enciclica del secolo. E che in realtà altro non sono che fango tirato sulla facciata di San Pietro.
Ottimo, nulla da aggiungere. La prossima volta, però, tra consulenti, riviste, portavoce e monsignori vari che con grande scrupolo magari leggono e rileggono ritratti del pappagallo amico del Papa, ci si augura che qualcuno dia una letta (anche veloce, è più che sufficiente) a certi articoli strombazzati come fossero l’enciclica del secolo. E che in realtà altro non sono che fango tirato sulla facciata di San Pietro.
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