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giovedì 27 febbraio 2014

Difficile est satiram non scribere!


 Benedetto XVI scrive a Tornielli. Ma non è una cosa seria

Merita  soffermarsi su questo puntuale commento di Vigiliae Alexandrinae

Oggi, 26 febbraio 2014, il quotidiano La Stampa pubblica un articolo del vaticanista Andrea Tornielli che spiega perché Benedetto XVI "non è più Papa".
In realtà il lettore si aspetterebbe la pubblicazione di una lettera di Ratzinger allo stesso Tornielli dal momento che proprio in prima pagina al virgolettato "Vi spiego perché non sono più Papa" segue la firma di Benedetto XVI  (a mo' di articolista) e due citazioni che sembrerebbero alludere alla pubblicazione del testo integrale.
Niente di tutto ciò. La lettera non si trova. C'è soltanto l'articolo di Tornielli che riassume la vicenda della rinuncia papale dell'11 febbraio dello scorso anno e riporta tre scarne citazioni di una lettera con cui Benedetto XVI risponderebbe alle domande di Tornielli in merito alla validità e alla effettività della propria rinuncia (il condizionale è d'obbligo perché del testo della missiva Tornielli fa intravedere solo due ritagli: l'intestazione: "Benedictus XVI Papa emeritus. Città del Vaticano 18-2-2014 Egregio Signore Sig. Andrea TORNIELLI" e il congedo: "Spero di aver risposto in modo chiaro e sufficiente alle Sue domande Suo nel Signore Benedetto XVI").
È da notare la chiosa al secondo ritaglio: "La calligrafia minuta nella firma autografa è una caratteristica di Ratzinger", quasi una perizia calligrafica. Ma non vogliamo né possiamo produrre controprove. Può però essere qui interessante soffermarsi sui tre frammenti della "lettera a Tornielli".

Il primo enuncia la tesi di tutto l'articolo:
"Non c'è alcun dubbio - scrive l'Emerito al Vaticanista - circa la validità della mia rinuncia al ministero petrino. Unica condizione della validità è la piena libertà della decisione. Speculazioni circa la invalidità della rinuncia sono semplicemente assurde"
Proviamo a fermarci e a pensare per un solo momento Benedetto XVI che scrive a Tornielli per dirgli di essere d'accordo con Socci e di dubitare della validità delle proprie dimissioni. E poi passiamo al secondo frammento dell'epistola. Qui si fa riferimento a un'altra lettera di Benedetto XVI, questa volta ad Hans Küng (un signore che da Tübingen si era seriosamente augurato la morte di Giovanni Paolo II per il bene della Chiesa e che ora manda cartoline al Papa Emerito vecchio amico/nemico di scorribande conciliari), nella quale lo stesso Benedetto XVI afferma di "essere legato da una grande identità di vedute e da un'amicizia di cuore a Papa Francesco". Poiché i soliti maligni (Socci tra loro?) hanno insinuato che l'epistola a Küng possa essere un apocrifo, l'Emerito conferma tutto e scrive a Tornielli:
"Il prof. Küng ha citato letteralmente e correttamente le parole della mia lettera indirizzata a lui"
In quel "prof. Küng" c'è tutto il germanico rigore accademico che tutti conoscono nel Prof. Ratzinger. Il terzo frammento in realtà è dei tre l'unico a contenere la vera notizia. Molti si sono domandati perché un ex Papa continui a vestirsi da Papa. Chi si è attardato in speculazioni teologiche (più o meno ciò che ha fatto Joseph Ratzinger per una vita), avrebbe fatto meglio chiedere a un sarto o alla guardarobiera:
"Il mantenimento dell'abito bianco e del nome Benedetto - ci ha scritto - è una cosa semplicemente pratica. Nel momento della rinuncia non c'erano a disposizione altri vestiti. Del resto porto l'abito bianco in modo chiaramente distinto da quello del Papa. Anche qui si tratta di speculazioni senza fondamento".
Difficile est satiram non scribere!

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