ACTA APOSTATICAE SEDIS : come, cambiando un po' qua e un po' la, si può cambiare tutto...

mercoledì 5 febbraio 2014

QUESTIONARIO SVIZZERO A' LA CARTE:

Questa mattina 3 febbraio a Berna sono stati presentati dai vescovi svizzeri i primi risultati della consultazione sulla famiglia in vista del Sinodo. Circa 25mila le risposte. Sì ai sacramenti ai divorziati risposati, sì al riconoscimento e alla benedizione delle coppie omosessuali. Chi ha risposto vuole in maggioranza  che la Chiesa modifichi urgentemente la dottrina sulla famiglia e receda da norme ritenute elveticamente troppo rigide e lontane dalla realtà quotidiana dei cattolici.

 Ne avevamo riferito diffusamente nell’articolo “Svizzera: il questionario della famiglia à la carte” pubblicato in questo sito il 18 dicembre (rubrica: Svizzera). Vi si leggeva che – in vista del Sinodo di ottobre sulla famiglia - la Conferenza episcopale elvetica, tramite lo strumento tecnico dell’Istituto socio-pastorale di San Gallo, aveva chiesto ai cattolici rossocrociati (ed anche a partner familiari di altre confessioni e religioni o non credenti) di rispondere a un questionario particolare, che andava molto al di là del già controverso originale vaticano. Questa mattina 3 febbraio a Berna sono stati presentati i primi risultati (già però molto significativi) emersi dall’esame delle circa 25mila risposte. Tali risultati sono di per sé non certo inattesi: grande maggioranza per i sacramenti ai divorziati risposati, maggioranza meno ampia ma consistente (60%) per il riconoscimento e la benedizione delle coppie omosessuali.
Molto duro, categorico, è il passo del comunicato – redatto dall’Istituto sangallese - laddove si parla delle prospettive per la Chiesa nell’ambito della pastorale della famiglia. Traduciamo dal francese:
“Se si paragonano questi risultati critici verso la Chiesa con il desiderio fondamentale di vivere un partenariato, un matrimonio e una famiglia aventi anche una dimensione ecclesiale e religiosa, si constata l’urgente necessità di rivedere le norme della dottrina della Chiesa sulla famiglia e la pastorale ad esse correlata.
Bisogna che la Chiesa la smetta di attribuire un valore assoluto a certe norme e direttive di fronte alle esperienze e situazioni di vita concreta della gente. Quando la Chiesa esige che i cattolici seguano incondizionatamente e senza critiche le norme concrete e le direttive di comportamento che essa dà,  la Chiesa nuoce al suo desiderio di trasmettere alla gente gli aspetti più centrali ed essenziali del suo messaggio”.  Ci viene qui spontaneo e irresistibile pensare – e ci scusiamo per l’eventuale irriverenza - al “Tana! Liberi tutti!”.
I vescovi presenti alla conferenza-stampa erano il presidente della Conferenza episcopale Markus Büchel, il vicepresidente Charles Morerod, il membro del Comitato di presidenza Denis Theurillat. Hanno evidenziato che la dottrina non va cambiata nei principi essenziali, ma applicata in modo flessibile laddove esistano situazioni concrete tali da richiederlo. Il che, ci si permetta di osservarlo, è come cercare di assestare un colpo al cerchio e una alla botte. In ogni caso, se così fosse, la conseguenza sarebbe prevedibilmente il sorgere di gravi incertezze dottrinali tra non pochi fedeli. Ndr: che fine farebbe la concezione evangelica dell’indissolubilità del matrimonio?
Primi risultati, con tendenze consolidate
. Entro i termini di fine dicembre sono pervenute 23.636 risposte individuali, per tre quarti via internet (Ndr: che affidabilità scientifica dare a tali risposte?). A gennaio ne sono giunte altre 1300 circa.
. Età media di chi ha risposto: 54 anni (NdR: un dato tutt’altro che irrilevante, che la dice lunga sullo stato della Chiesa in Svizzera), per il 47% uomini, il 53% donne. Circa due terzi hanno figli.
. Il 92% di chi ha risposto è membro della Chiesa cattolica romana, il 95% risiede nella Confederazione..
. Circa l’87% ha risposto in tedesco, circa il 9% in francese, il resto in italiano. Da tali percentuali emerge una sovrarappresentanza dell’etnia alemannica, comportando ciò una maggiore presenza di risposte cosiddette ‘progressiste’. Circa 5mila i questionari rientrati dal canton Zurigo, quasi 4mila dal canton San Gallo, quasi 2mila dal canton Lucerna, quasi 1500 dal canton Argovia: in questi quattro cantoni di lingua tedesca si è raccolta metà dei questionari. Negli altri 19 l’altra metà, con Friburgo (cantone bilingue francese-tedesco) che è al di sotto di quota 700, il Vallese (altro cantone bilingue francese-tedesco) sotto quota 600. Il Ticino (unico cantone di lingua italiana, cui va aggiunta la piccola parte dei Grigioni italofoni) è sotto quota 500. Si deve ancora notare come tra chi ha risposto non ci siano comunque differenze clamorose a seconda dell’età, del sesso e dell’etnia.
. In genere tra chi ha risposto si nota un’ “apertura di spirito” riguardo a religione e fede, ma “non certo“un’adesione incondizionata alla dottrina della Chiesa su famiglia, matrimonio e sessualità”.
. Si legge nel comunicato: “Si riscontra un consenso molto ampio nelle testimonianze di incomprensione e di rifiuto della dottrina ufficiale che non autorizza i divorziati risposati a ricevere i sacramenti. La grande maggioranza dei cattolici (NdR: dei cattolici che hanno partecipato alla consultazione) si attende dalla Chiesa anche il riconoscimento e la benedizione di tali coppie.” A gran voce chi ha risposto chiede di “abolire la pratica giudicata discriminatoria e mancante di carità cristiana riguardo ai divorziati risposati. Tale pratica è respinta da chi ha risposto per ragioni religiose che si riferiscono esplicitamente al messaggio cristiano”.
. Circa il 60% di chi ha risposto appoggia la richiesta di riconoscimento e benedizione delle coppie omosessuali: “Qui però non c’è un consenso molto ampio e la polarizzazione è forte”. Tuttavia occorre trovare una difficile mediazione, si dice nel comunicato.
. A proposito di contraccezione il testo è categorico: “Il divieto di metodi artificiali di contraccezione è molto lontano dalla pratica e dalle idee della grande maggioranza dei cattolici”.
. Vengono infine criticati i corsi ecclesiali pre-matrimoniali, “che aiutano poco”, così come il sostegno che la Chiesa offre a chi è in crisi.
A ciascuno le proprie riflessioni. 

di GIUSEPPE RUSCONI – www.rossoporpora.org – 3 febbraio 2014


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