Un parroco della diocesi di Modena toglie l'altare al popolo.
Le reazioni della rivista Diocesana a questa iniziativa.
Il Parroco di S. Michele Arcangelo di Montale Rangone (Provincia e Arcidiocesi di Modena) ha restaurato ottimamente la sua chiesa settecentesca e ha effettutato una "rivoluzione" coraggiosa e degna di lode, che testimonia la sua serietà e convinzione religiosa! Ha eliminato l’altarino posticcio “coram populo".
Le
spiegazioni di questa scelta è stata inviata dall'impavido parroco
al settimanale dell'Arcidiocesi di Modena “nostro Tempo” che
l'ha pubblicata sul numero 45 del 15 dicembre 2013 a pag.16.
La Redazione del periodico loda l’articolo perché ricorda i tre poli di celebrazione del Novus Ordo e insiste sul fatto oggettivo che la preghiera eucaristica è orientata.
La Redazione del periodico loda l’articolo perché ricorda i tre poli di celebrazione del Novus Ordo e insiste sul fatto oggettivo che la preghiera eucaristica è orientata.
Ammette
che si tratta di cosa del tutto lecita e legittima (non viola cioè
alcuna norma, nè canonistica nè liturgica) ma si domanda se sia
opportuno celebrare coram
Deo dopo
50 anni di celebrazione verso il popolo.
E sentite questa: afferma poi che celebrando verso il popolo si contempla l’Eucaristia.
E sentite questa: afferma poi che celebrando verso il popolo si contempla l’Eucaristia.
Queste
ultime motivazioni sono inconsistenti sia perchè 50 anni sono
troppo pochi per stabilire una consuetudine liturgica. sia perchè
il motivo dell’orientamento della preghiera eucaristica non è
-con rispetto parlando- l’Eucaristia (che viene contemplata anche
nella posizione tradizionale), ma il valore simbolico del
crocefisso sull'altare (verso cui è rivolto il sacerdote), e
maggior più quello del "sole che sorge".
Infine,
una domanda maliziosa sorge spontane: perché questa improvvisa
devozione eucaristica, quando in moltissime chiese (nuove e antiche)
il Tabernacolo è relegato negli angoli più oscuri e defilati?
Davvero
i modernisti non hanno argomenti seri.
I nostri complimenti al parroco modenese, e un incoraggiamento a non cedere ad eventuali pressioni curialesche che dovessero a breve arrivare
I nostri complimenti al parroco modenese, e un incoraggiamento a non cedere ad eventuali pressioni curialesche che dovessero a breve arrivare
Roberto
*
Parroco
in provincia di Modena elimina l'altare al popolo,
e la rivista diocesana non condanna l'iniziativa ma
pone i soliti vani e insulsi interrogativi sull'opportunità di celebrare coram Deo
e la rivista diocesana non condanna l'iniziativa ma
pone i soliti vani e insulsi interrogativi sull'opportunità di celebrare coram Deo
"Nella
sua chiesa non c'è l'altare al popolo".
"Gesù, nell'ultima cena guardava in faccia i suoi Apostoli e non voltava loro le spalle"
"il Concilio ha detto di dire la messa verso la gente"
Sono queste le frasi che più frequentemente vengono ripetute da persone che a loro volta le hanno sentite dire dai preti e le hanno fatte proprie senza riflettervi sopra.
"Gesù, nell'ultima cena guardava in faccia i suoi Apostoli e non voltava loro le spalle"
"il Concilio ha detto di dire la messa verso la gente"
Sono queste le frasi che più frequentemente vengono ripetute da persone che a loro volta le hanno sentite dire dai preti e le hanno fatte proprie senza riflettervi sopra.
FACCIAMO
UN PO’ DI CHIAREZZA.
Col
“Novus Ordo Missae”, cioè con il Messale riformato dal Papa
Paolo VI e pubblicato nel 1970, la Messa non si celebra più solo
all’altare, ma in tre luoghi distinti: La SEDE, L’AMBONE O
LEGGIO, e L’ALTARE. I tre luoghi corrispondono a tre
momenti diversi da cui derivano posizioni diverse. ( nota 1)
Dalla
SEDE il sacerdote accoglie, saluta, invita, avvisa e soprattutto
guida la preghiera .Pensiamo alla prima parte della messa e alla
parte dopo la Comunione. AL LEGGIO i lettori e il prete
stesso, leggono la Bibbia e il prete dopo il Vangelo predica. Il
diacono o il lettore od anche qualcuno del popolo, propongono le
intenzioni della preghiera dei fedeli.
EVIDENTEMENTE QUANDO
SI E’ IN QUESTI LUOGHI CELEBRATIVI, OCCORRE GUARDARSI E VEDERSI
(non si può predicare né dare avvisi guardando il
muro). Queste parti della celebrazione richiedono una relazione
anche visiva e fisica.
ALL’ALTARE
INVECE IL PRETE PREGA ED OFFRE, in
persona Christi,
cioè come se fosse Gesù, il SACRIFICIO A DIO PADRE. Qui
l’atteggiamento cambia anche fisicamente perché la relazione è
direttamente con Dio. Anche il popolo prega, ma non direttamente,
bensì tramite il sacerdote, tant’è vero che la preghiera
eucaristica la recita il prete solo. La gente la ascolta e si unisce
alla fine dicendo AMEN. Il popolo prega unendo i suoi sacrifici (ma
speriamo anche le sue gioie) al sacrificio di Cristo, ma quella
parte della Messa è essenzialmente sacerdotale. NE DERIVA DUNQUE
CHE SI DEVE ESSERE RIVOLTI AL SIGNORE. Non per
niente c’è anche la risposta all’invito ad elevare i cuori, che
recita :– Sono rivolti al Signore –
Nei
primi secoli, a quelle parole, tutti si voltavano verso il sole,
smettendo così di “guardarsi in faccia” . Il sole o ORIENTE è
simbolo di Cristo. Il Sole entrava dalle porte aperte e in alcuni
luoghi ci si rivolgeva proprio alla porta della chiesa. Poi
si orientò l’altare ad Oriente e tutti, prete e fedeli erano
rivolti a questo stesso punto nel quale si trovava
l’altare. Quando non si potè più costruire tutte le
chiese rivolte ad est, perché il tessuto urbano era già formato e
si doveva costruire dove c’era posto, si stabilì che la Croce
dell’Altare fosse l’oriente spirituale (infatti alla fine del
mondo il Cristo apparirà sulle nubi ad oriente con il suo segno) e
tutti ci si rivolse ad essa.
Se
hai letto pazientemente fino qui, hai capito che non è giusto dire:
“il tal prete dice messa rivolto al muro” ma si deve dire che il
tal prete celebra rivolto al Signore. Ad Dominum o ad Crucem. Avrai
notato anche che Bene detto XVI ha voluto una croce
sull’altare (croce che Francesco ha conservato) per di più con il
crocifisso, non verso la gente ma verso il prete, per
dire che anche celebrando rivolti al popolo, la preghiera
sacerdotale E’ ORIENTATA, rivolta cioè al Signore. Dal
momento che gli atteggiamenti esterni manifestano quelli interni, si
può dedurre che il modo giusto di recitare la Preghiera Eucaristica
o Canone è quella in cui tutti guardano verso uno stesso punto e
cioè alla Croce. Il fatto che da subito si sia pregato così (cioè
per 1950 anni) è un segno di Tradizione Autentica che è imprudente
cancellare. Non è poi vero che Gesù guardasse in faccia i suoi
discepoli nell’ultima cena. Non perché non li abbia guardati,
avendo parlato loro con “il cuore in mano” (cfr. GV.
capitoli 13 – 17) ma perché la disposizione dell’Ultima Cena
non era come l’ha immaginata Leonardo nel suo celebre quadro.
Erano sdraiati su cuscini e appoggiati su un fianco attorno ad una
bassa mensa semicircolare, con un lato libero per servire il cibo.
Il posto d’onore era all’estremità destra e non al centro. Su
questo argomento ci sono studi approfonditi (nota 2) di
cui uno raccomandato e con prefazione di Benedetto XVI . C’è
anche un mosaico a Ravenna in S. Apollinare nuovo del 520
circa. Dunque molto antico.
Allora
non è vero che i fedeli vedevano ciò che il prete faceva
all’altare: Lo sapevano , perché nella fede cristiana non ci sono
segreti, la Verità e la Salvezza sono per tutti, ma non lo
vedevano. Nelle liturgie orientali ancor oggi il prete
celebra al di là della parete dell’Iconostasi e in quella Romana
che è la nostra, anche quando in rari casi il celebrante era
rivolto al popolo, i fedeli non vedevano nulla per via
dell’elaborata struttura attorno all’altare o per la sua
distanza od elevatezza. Insomma l’altare verso
il popolo, anche quando raramente c’è stato, non era quello che
intendiamo noi oggi.
Mi
sono dilungato troppo ma l’argomento non è concluso essendo
vastissimo. Mi preme venire ALLE
LEGGI
CHE OGGI SONO IN VIGORE su
questa materia.
1
In nessun documento del Concilio Vat.II c’è scritto di “voltare
l’altare o di abolire del tutto la lingua latina, anzi si dice di
conservarla anche se occorre dare più spazio alle lingue parlate.
(cfr SC n.36)
2
Dire tutta la Messa verso il popolo non è un
obbligo. (cfr. Congregazione per il culto divino 25
sett. 2000)
3
L’ordinamento generale del Messale Romano (edizione
III aprile 2000) dice ai nn. 298 - 299 che
l’altare deve essere fisso attaccato al pavimento e staccato dal
muro per potervi facilmente girare attorno e celebrare rivolti
verso il popolo, la qual cosa è conveniente realizzare, ovunque
sia possibile. (nota 3) Normalmente l’ altare sia
fisso e dedicato.
Da
questa ultima indicazione si deduce che dove
ci sono altari antichi o artistici, che vanno
a tutti costi mantenuti, non si collochino tavoli davanti ad essi ma
dato che l’altare deve essere unico si usi per la liturgia
eucaristica quello monumentale.
Strettamente
collegati a questo argomento, ce ne sono altri due e cioè dove e
come vadano collocati la Croce e i Candelieri ed il modo
di accostarsi alla santa Comunione. Ma di essi potremo parlare
un’altra volta.
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NOTE:
1 questo
uso, non è stato inventato dal nulla. Anche nell’antico rito alla
Messa Pontificale o prelatizia il Vescovo o prelato stava al Trono
fino al Credo compreso e le letture venivano proclamata dalla
balaustra e dopo la Comunione si tornava al trono o al faldistorio
2 Rivolti
al Signore l’orientamento nella preghiera
liturgica di Uwe Michael Lang edizioni Cantagalli con
prefazione di Joseph Ratzingher- Tournés vers le Seigneur di Klaus
Gamber Editions Sainte-Madeleine
3 le
parole “ovunque sia possibile” in molti ambienti furono
interpretate come un irrigidimento, quasi fosse un obbligo
generale erigere altari di fronte al popolo. Tale
interpretazione venne respinta dalla Congregazione per il
culto divino il 25 sett. 2000 che dichiarò come la parola “expedit”
cioè “è desiderabile”, non comportasse un obbligo ma
fosse un semplice suggerimento (cfr: Rivolti al Signore, opera
citata nella nota 2, nella prima pagina della prefazione all’opera
stessa, scritta da Joseph Ratzingher)
http://blog.messainlatino.it/2014/01/un-parroco-della-diocesi-di-modena.html
Pubblicato
da don
Luciano Micheli
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