Ratzinger e i gatti: una passione nel segno di Zorro
Il fedele amico dell'ex pontefice sta male, ma a consolarlo ora c'è la micia Cortesina
Il fedele amico dell'ex pontefice sta male, ma a consolarlo ora c'è la micia Cortesina
Dunque un papa Ratzinger apparentemente ieratico, che uno s'immagina chiuso nel suo studio, immerso nella lettura delle Sacre Scritture o nell'ascolto di Brama. Ma accanto a lui c'è sempre un gatto e questo rende ragione di una sua profonda sensibilità d'animo, perché nessun animale quanto «la piccola tigre» ha toccato il cuore dei potenti e, tra questi, di famosi uomini di religione. Veniamo dunque a sapere, da un'intervista al suo segretario, padre George, che Zorro, il vecchio gatto di Papa Ratzinger sta molto male ed è in terapia intensiva. A questa cattiva notizia, ne aggiunge subito una più allegra.
La storia delle religioni ci tramanda numerosi personaggi che hanno amato i gatti. Narra la leggenda, o forse la realtà, che sulla veste di Maometto un giorno si addormentò la sua gatta Muezza. Giunta l'ora della preghiera, Maometto indeciso sul da farsi, per non svegliare la gatta, tagliò il pezzo di veste dove essa dormiva. Al ritorno di Maometto la gatta gli andò incontro e per ringraziarlo gli fece tante fusa. Una vera miniera di aneddoti è Gatti di potere di Marina Alberghini, presidente dell'Accademia dei Gatti Magici. Gregorio Magno, nato nel 540 da famiglia aristocratica cui si deve il canto gregoriano, era un religioso puro e andò a vivere in una grotta con il suo gatto.
Morto Papa Pelagio II, fu chiamato fuori dalla spelonca e divenne appunto papa Gregorio I, cui fu poi aggiunto l'aggettivo Magno per quanto fece nel campo dell'arte. Papa Pio VII possedeva un gatto che, quando fu eletto, portò da Imola a Roma facendolo vivere nella sua sterminata biblioteca. Il cardinale Thomas Wolsey, legato pontificio di Papa Leone X, fu chiamato il pacificatore d'Europa e durante i suoi 14 anni di cancellierato aveva un enorme potere e girava sempre accompagnato dal suo gatto Percy. Il gatto Colbert, di Thomas Bradwardine, segretario dell'arcivescovo di Canterbury, assisteva alla messa con il permesso speciale del re. Se si esce poi dall'ambito religioso è impossibile contare il numero degli uomini potenti, famosi che, grazie a una particolare sensibilità d'animo, hanno subito il fascino di quegli occhi che Baudelaire ha definito «d'agata». Nonostante l'enorme carisma che sta dimostrando Papa Francesco e nonostante il nome del santo che parlava con gli uccelli, rimane, in chi ha a cuore il benessere degli animali e della loro «anima», una punta di delusione per una certa sua lontananza, almeno apparente nei loro confronti. Marina Alberghini, qualche tempo fa, mi aveva pregato di riportare una lettera aperta inviata a Papa Francesco. Questa mi sembra l'occasione per pubblicarne un estratto. «Santità, Lei ha preso il nome dal Santo che più ha amato gli animali e l'ambiente, in grande anticipo sui tempi come è sempre dei Genii religiosi. Noi dell'Accademia dei gatti magici, uniti alle associazioni animaliste e agli eroici volontari sparsi sul territorio di un Paese come l'Italia, dove si continua a esercitare crudeltà violenza sugli animali, innocenti creature di Dio, La preghiamo di fare onore al Suo nome spendendo qualche parola anche su questo. La Sua parola è molto ascoltata e certamente avrebbe un riscontro positivo. Sentitamente». Chissà che Papa Francesco non prenda in mano il telefono e faccia una chiacchierata svelando quale è il suo rapporto con gli animali e quale importanza rivestono per lui questi «fratelli di un Dio minore».
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