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lunedì 17 marzo 2014

Gli offri un dito, si prende la mano!?


Ecco la ricetta Kasper in vista del Sinodo sulla famiglia

Ecco la ricetta Kasper in vista del Sinodo sulla famiglia

Il Sinodo straordinario sulla famiglia aprirà i lavori il prossimo ottobre, ma il dibattito attorno ai temi in agenda ferve già da tempo. Dopo il concistoro dello scorso febbraio in cui i cardinali hanno iniziato ad affrontare la questione della famiglia e del matrimonio, la discussione ha assunto una dimensione ancor di più pubblica. Il più presente sui media è il cardinale Walter Kasper, teologo di rango e cresciuto alla scuola di Tubinga. E’ a lui che Papa Francesco aveva affidato il compito di tenere l’ouverture in vista del Sinodo, cioè di tenere una relazione introduttiva sulla famiglia davanti ai porporati. Chiara la richiesta di Bergoglio: porre domande senza dare risposte.
A questo ci penseranno i Sinodi. Così ha fatto Kasper, benché nel suo lungo intervento si colgano anche le possibili soluzioni agli interrogativi posti.


“LA BELLEZZA CONVINCE, NON I COMANDAMENTI IMPOSTI”
E per chiarirlo ancora meglio, il cardinale tedesco ha spiegato la situazione a Famiglia Cristiana, intervistato da Annachiara Valle: “I comandamenti di Dio vogliono aiutare a trovare la libertà, la felicità. Dobbiamo spiegare questo – nota Kasper. Ed è un insegnamento che possiamo offrire, ma non imporre. Io credo che dobbiamo mostrare la bellezza della famiglia, la bellezza della vita cristiana. La bellezza convince, non i comandamenti imposti all’altro”.
“OGNI PECCATO PUO’ ESSERE PERDONATO”, DICE KASPER
Il porporato, già presidente emerito del Pontificio consiglio per la Promozione dell’unità dei cristiani, va oltre e chiarisce che “non è possibile una soluzione unica perché le situazioni sono molto diverse. Ci vogliono discernimento, prudenza e saggezza per aiutare queste persone. Mi chiedo, ad esempio, cosa fare con una donna abbandonata dal marito con dei bambini che ha una nuova situazione, magari con altri figli. Ha fallito il primo matrimonio, non ha potuto realizzare ciò che ha promesso davanti a Dio, alla chiesa e agli uomini. Ma adesso non può ritornare nella prima situazione e anche abbandonare la seconda sarebbe una nuova colpa. Eppure – si domanda ancora Kasper – se fa ciò che può fare, se vive una buona vita cristiana, se educa i suoi figli nella fede, le si può negare l’assoluzione del peccato? Ogni peccato può essere perdonato se il peccatore lo chiede”. Il concetto è chiaro ed era già stato ribadito dal cardinale nei giorni precedenti lo svolgimento della relazione davanti ai confratelli, nell’Aula nuova del Sinodo: “Davanti a Dio, non è possibile che esista una situazione in cui uno si trovi immerso in una buca senza via d’uscita. Questo è contro la misericordia di Dio. Non ci sono peccati che non possono essere perdonati”.
“NON POSSIAMO FARCI GUIDARE DA UN’ERMENEUTICA DELLA PAURA”
Lo stesso porporato, in un intervento a corredo della relazione reso noto qualche giorno fa sull’Osservatore Romano, sottolineava che “ci sono grandi aspettative nella Chiesa” e benché “non possiamo rispondere a tutte le attese”, qualcosa andrà fatto: “Se ripetessimo soltanto le risposte che presumibilmente sono state già da sempre date, ciò porterebbe a una pessima delusione. Non possiamo farci guidare da un’ermeneutica della paura”. In virtù di tali considerazioni, proseguiva dunque Kasper “sono necessari coraggio e soprattutto franchezza biblica. Se non lo vogliamo, allora non dovremmo tenere alcun Sinodo sul nostro tema”.
PER MUELLER, “PASTORALE E DOTTRINA SONO LA STESSA COSA”
Una posizione che fa discutere. Già nei giorni immediatamente successivi al Concistoro, il cardinale Gerhard Ludwig Mueller, prefetto della congregazione per la Dottrina della fede, aveva implicitamente (senza mai citare il testo di Kasper) contestato la linea teologica del presidente emerito del Pontificio consiglio per l’Unità dei cristiani. Diceva, Mueller, che “la pastorale non può mai essere slegata dalla dottrina. Pastorale e dottrina sono la stessa cosa: Cristo in qualità di pastore e Cristo come maestro sono sempre la stessa persona”.

16 - 03 - 2014Matteo Matzuzzi


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