"Il Card Kasper al Concistoro: un po’ confuso?"
Prendo un articolo di Simon De Cyrene apparso qualche ora fa sul blog Crocevia.
Introduce molto bene la Conferenza "segreta" del Card. Kasper. C'è poco
da aggiungere, dico solo che un'ipotetico cedimento per far fronte ad
un problema pastorale, nella pratica vuol dire seppellire
definitivamente il Sacramento stesso, e chi fa da anni corsi e pratiche
matrimoniali lo sa bene! Sarebbe una catastrofe! Penso solo al lavoro
sporco che i giornalisti (quelli che avrebbero fatto l'"altro Concilio")
potrebbero fare di questa "falsa" misericordia pensata dal Card.
Kasper. Già la DIGA (sacramento del Matrimonio) è danneggiata da spinte
mondane ed egoistiche e diaboliche, una breccia seppur minima provocherà
una reazione negativa e disgregatrice su tutta la famiglia umana! Dio
ci scampi!
Sul “ Il Foglio “ di oggi è apparsa l’integralità dell’introduzione presentata dal Car. Kasper ai partecipanti dell’ultimo Concistoro seguita anche da un’analisi del Prof. R. de Mattei.
La prima parte di questo discorso, che copre i capitoli da 1 a 4
inclusi, è assolutamente magnifica ed ineccepibile: sarò sicuramente di
parte, ma tanti concetti a noi chiari sono stati espressi con bellissima
e grande profondità: ad esempio, cosa sia il matrimonio nel progetto di
Dio, la necessità della fede, la relazione tra Gesù e Chiesa e il
matrimonio. Consiglio tutti i nostri utenti di leggere e di meditare
questo testo bellissimo e che, davvero, ben merita il complimento di “teologia fatta a ginocchio” dal Santo Padre!
Purtroppo a cominciare dal capitolo 5, mi son un po’ cascate le braccia per le ragioni seguenti:
1) Tutta questa bella meditazione sul Matrimonio nei primi
quattro capitoli non è mai utilizzata nella riflessione della seconda
parte: quasi come le due parti fossero state scritte separatamente
in due tempi diversi con due finalità diverse. Non si parlano fra di
loro.
2) Visto che il problema che il cardinale ha voluto trattare,
è la riammissione dei divorziati risposati alla tavola di comunione è
molto strano che il Card. Karper faccia l’economia di stabilire quale
sia la relazione tra la Santa Eucaristia ed il Santo Matrimonio:
quest’analisi manca assolutamente nel suo discorso e , purtroppo,
impedisce il Cardinale di affrontare con totale e piena serietà
intellettuale la problematica contemplata e ciò ha come conseguenza di
non dargli gli strumenti adatti per analizzare il problema e proporre
soluzioni.
3) Ad esempio, egli afferma: “ Poiché il matrimonio , in
quanto sacramento ha carattere pubblico, la decisione della sua validità
non può essere lasciata ad una valutazione soggettiva della persona
coinvolta.” Ma viene poi con una proposta seguente: “ci si
domanda se la via giudiziaria debba essere l’unica via per risolvere il
problema o se non sarebbero possibili altre procedure più pastorali e
spirituali” . Ma qui il Cardinale è in contraddizione con se
stesso: infatti se il sacramento ha avuto carattere pubblico, la
dichiarazione che non sia mai avvenuto deve anche esso rivestire un
carattere pubblico, dove viene espresso il giudizio della Chiesa sulla questione, ma appunto esprimere un giudizio di ragione vuol dire essere “giudiziale” anche se con l’uso di forme allegerite. D’altro canto, e da un punto di vista epistemologico,
voler solo tener conto dell’opinione di un membro della coppia
separata circa la validità del proprio matrimonio per poi farlo
ratificare “spiritualmente e pastoralmente” da un “penitenziere” corrisponderebbe a voler dare valore oggettivo a sentimenti soggettivi , e questo
è fondamentalmente errato, in quanto non può essere un opinione
personale il fondamento di un giudizio oggettivo: un penitenziere non
pratica la cartomanzia. Se si andasse lungo questa via, la Chiesa
sarebbe più relativista di tutti i peggior relativisti laicardi in giro
sul nostro pianeta.
4) Con giustezza, più in là, il Cardinale ricorda che “sarebbe sbagliato cercare la soluzione del problema solo in un generoso allargamento della procedura di nullità del matrimonio”
e ricorda che la CDF ha stabilito nel 1994 che se i divorziati
risposati ben disposti, non possono ricevere la comunione sacramentale,
ma possono bensì ricevere quella spirituale. Ma, chiede il prelato: se ricevendo la comunione spirituale si è una sola cosa con Gesù Cristo perché non si può ricevere quella sacramentale?
Questa domanda mi pone un problema sul modo di pensare del Card.
Kasper in questo frangente: infatti, e lui dovrebbe saperlo meglio di
me, la comunione spirituale non è un atto pubblico come lo è quello
sacramentale, e si riferisce appunto al foro interno che nessuno può
giudicare e che è il luogo del mistero della relazione di ogni anima con
il suo Redentore. Proprio rispetto al problema sollevato dal Cardinale
stesso qualche riga più sù e cioè nel caso di persone che sono convinte
di non essere state sposate validamente in prime nozze, questa
proposta della comunione spirituale è adattata in quanto ad opinione
personale del foro interno corrisponde un desiderio dello stesso foro
interno di comunione spirituale.
Si chiede poi il Card. Kasper: ma a che servono allora i sacramenti?
Mi sembra qui che egli esprimi una confusione: sembrerebbe che nella
concezione del Card. Kasper ricevere i sacramenti rilevi del toccare un
talismano, un’atteggiamento che ho denunziato nel post “Farisaismo Te(cn)ologico” :
egli dimentica che ricevere un sacramento non è un diritto, il che
sarebbe una forma di neo-pelagianismo, ma un dono gratuito dello Spirito
Santo.
5) Purtroppo , il Cardinale si lancia poi su alcune affermazioni
storiche sui Padri della Chiesa perlomeno imprecise e che il prof De
Mattei ha già smontato nel suo articolo: in particolare sugli
insegnamento di Gregorio di Nazanzio e di Basile Magno, e anche quando
cita poi con leggerezza il problema del concilio di Nicea rispetto ai
novazianisti , i quali erano contro un secondo matrimonio dei vedovi.
6) Il Card. Kasper riparte poi in considerazioni che non esiterei a definire, purtroppo, di teologia da bar, chiedendosi se qualcuno che si pentirebbe del fallimento del primo matrimonio non potrebbe essere riammesso alla tavola
della comunione dopo un cammino espiatorio. Ma qui il bravo cardinale
si è scordato qualcosa, che de Mattei ha rilevato con giustezza: il fallimento del matrimonio non è l’oggetto del problema e se uno è stato causa di detto fallimento può sempre a qualunque momento andare a chiedere l’assoluzione. Il problema è quello di vivere stabilmente nell’adulterio del secondo matrimonio.
Certo chiunque può convertirsi e smettere di vivere nell’adulterio. Un
po’ confuso il Card. Kasper? Sembrerebbe di sì: non ha capito che tutta
la problematica è quella di vivere volontariamente in una struttura
oggettiva di peccato e di chiedere l’assoluzione.
E perché il caro Cardinale è confuso? Semplicemente perché ha
voluto prendersi una scorciatoia intellettuale non tanto scusabile a suo
livello: non aver stabilito previamente il legame che unisce non solo
il matrimonio al Dono di Dio alla Chiesa ma anche quello che
lo unisce alla Santa Eucaristia.
Resta da sperare che durante i prossimi Sinodi i Padri saranno capaci
di evitare queste confusioni, elevarsi nelle considerazioni, essere
capaci di contemplare, anche misticamente, cosa il Santo Matrimonio sia
per davvero, evitare le casistiche del Card. Kasper e poi poter venire
con delle vere proposte che rispondano per davvero ai bisogni dei tempi
nostri. Sennò ci troveremo, tra due anni, con il caso della montagna
che partorisce di un topolino.
In Pace
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