La dottrina o il caos
Il cardinale Walter Brandmüller (nomina di B-XVI) contro il disordine provocato dalla “poca chiarezza” nell’insegnamento cattolico. “Dottrina di fede e prassi pastorale possono essere distinte, sì, ma non scisse”
colloquio con Walter Brandmüller a cura di Matteo Matzuzzi in “Il Foglio” del 27 marzo 2014
A colloquio con il Foglio, il cardinale Walter Brandmüller, eminente storico della chiesa medievale e moderna e per lunghi anni presidente del Pontificio comitato di Scienze storiche, interviene nel dibattito su matrimonio e famiglia che sarà oggetto dei due sinodi in programma il prossimo ottobre e l’anno prossimo. Un “caos” alimentato anche da chi, tra le file dell’episcopato mondiale, ha detto che l’insegnamento della chiesa cattolica in fatto di morale non è più adeguato ai tempi e che ormai crea solo confusione tra i fedeli più o meno assidui di messe domenicali e confessionali. E’ il caso, ad esempio, del giovane vescovo di Treviri, mons. Stephan Ackermann. “Ma che cosa vuol dire?”, s’interroga perplesso il cardinale Brandmüller:
“L’affermazione dell’eccellentissimo vescovo di Treviri suscita domande e mi pare che occorra fare una distinzione. Il presule parla semplicemente di ‘insegnamento’, e potrebbe avere ragione se si riferisse al modo di motivare, spiegare e insegnare la dottrina della chiesa. Avrebbe però torto se volesse dire che la dottrina della chiesa non è più adeguata ai tempi. Infatti, cambiano le domande e le questioni a seconda dei mutamenti socio-culturali, ma la risposta della chiesa in ogni momento della storia non può toccare il depositum fidei una volta e per sempre valido”. Dopotutto, si tratta “del tesoro dal quale il buon padrone della famiglia tira fuori nova et vetera”. Per rispondere alle “forti attese radicate tra i fedeli” che auspicano aggiornamenti in fatto di insegnamento morale cattolico, il cardinale Walter Kasper ha prospettato una soluzione che riaffermi l’intangibilità della dottrina, ma consenta interventi sulla prassi pastorale. Dottrina e prassi su due binari separati, dunque, schema già criticato dal prefetto dell’ex Sant’Uffizio, il cardinale Gerhard Ludwig Müller e che non trova concorde neppure il nostro interlocutore: certo, “è necessario distinguere tra la dottrina di fede e la prassi pastorale. Distinguere sì, ma non scindere. Ogni prassi pastorale che voglia essere autentica deve ispirarsi e reggersi sulla verità di fede. E’ vero – nota ancora lo studioso creato cardinale da Benedetto XVI nel 2010 – che la realtà sociologica della famiglia non è più quella dei nostri nonni. Ma ciò che mai può essere sottoposto al mutamento storico è la natura stessa, la sostanza della famiglia che nasce dal matrimonio sacramentale tra uomo e donna”. La pastorale, dice ancora Brandmüller, “deve rispondere alla domanda su come spiegare meglio questa realtà per far sì che la si viva più autenticamente nelle circostanze d’oggi”.
Dubbi anche sulla corrente di pensiero secondo cui la chiesa nel corso della sua storia ha sempre
sostenuto che, fermo restando il principio una fides, esistono molti modi per viverla e sperimentarla:è vero, spiega il presidente emerito del Pontificio comitato di Scienze storiche, “esistono tanti modi di vivere ed esprimere la fede. Ma questi sono legittimi solo in quanto non contraddicono la dottrina della fede formulata dalla chiesa. E’ sempre essenziale la convergenza tra dottrina e vita”. Il problema è la mancanza di chiarezza circa il significato dell’insegnamento cattolico, osserva il porporato: “In più di venticinque anni di attività pastorale – parallelamente alla mia carriera universitaria – ho fatto il parroco in campagna”. Ebbene, “dopo l’anno fatale 1968, non ho più dovuto pronunciare la fin allora consueta lettera pastorale sul ‘sacro sacramento del matrimonio’ prescritta per la seconda domenica dopo l’Epifania”. Non era più prevista, non è stata più preparata,“e ciò è emblematico per comprendere quella situazione”.
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