ACTA APOSTATICAE SEDIS : come, cambiando un po' qua e un po' la, si può cambiare tutto...

martedì 4 marzo 2014

Non solo sale.. ma dignità e onestà..!


“Se anche il sale perde il suo sapore…”

Copio e incollo questo ottimo pezzo dell’amico Andrea Cavalleri non senza un minimo di delusione: se anche le suore che gestiscono librerie cattoliche sono così…. distratte (non mi viene inmente altro termine) cari amici, dobbiamo proprio rimboccarcii le maniche e scendere in campo, altro che continuare a delegare altri!
-oOo-

Una libreria “cattolica”

Andrea Cavalleri11 Febbraio 2014
Mi segnalano che c’è qualcosa di strano nella vetrina di un negozio delle Edizioni Paoline.
Non faccio il nome dell’informatore, per risparmiargli il processo dell’inquisizione, che, ormai immancabilmente, colpisce chi difende l’ortodossia cattolica. Vado dunque a constatare di persona, il 6 febbraio, alla libreria di via Albani a Milano e comprendo.
Il negozio ha due vetrine, la prima espone in primo piano almeno 50 titoli sulla shoah. La seconda distribuisce generosamente gli argomenti, tutti tratti dalla più vasta categoria «cosa centra?» ovvero come combinare i cavoli con la merenda secondo l’analogia di proporzionalità.
Ecco alcune fotografie eloquenti.


Come si può notare vi è una sovraesposizione ossessiva di libri sull’argomento. Si tratta, nella quasi totalità, di testi di fiction privi di qualunque valore storico-scientifico, redatti da autori ebraici.
E questo nel migliore dei casi, poiché si è scoperto che esistono anche degli autori falso-ebraici, che si sono finti tali per vendere qualche copia in più dei loro lacrimevoli feuilleton (in effetti, vista la qualità degli originali, l’uno vale l’altro).
paoline

Al centro in primo piano troneggia la conversazione di Camon con Primo Levi sul tema: «Se c’è Auschwitz può esserci Dio?». È il testo in cui Levi afferma che Dio va archiviato e, al suo posto, gli ebrei devono pensare a costruire un grande Israele politico, che sarebbe a dire una sorta di vitello d’oro (giusto per ricordare i contenuti che una libreria cattolica deve premurarsi di diffondere).
È di questi giorni l’articolo di Marcello Veneziani, apparso su «Il Giornale», in cui sottolinea come la shoah sia stata imposta dai mezzi di comunicazione con una dimensione religiosa, tale da farla percepire come nuovo Calvario dell’uomo moderno, in sostituzione della croce di Cristo.
Non fa meraviglia che a spingere in questa direzione siano i rabbini sionisti, come Neusner, o Ovadia Yosef (quello che alla radio israeliana ha detto che i goym, cioè tutti i non ebrei, sono asini creati da Dio per servire gli ebrei). Un po’ più meraviglia desta il fatto che questa linea venga sostenuta attivamente da una libreria intitolata all’apostolo delle genti, quel san Paolo che, per fare un solo esempio fra i tantissimi, ha scritto: Ora quanto a me, fratelli, se io predico ancora la circoncisione, perché sono perseguitato? Allora lo scandalo della croce sarebbe abolito. Oh, si facessero pur anche mutilare [tagliare non solo il prepuzio, ma tutto quanto vi sta intorno NdA] coloro che vi turbano! (Ga 5, 11-12)
Questo brano, esegetico e profetico, mostra come, sin dalle origini, circoncisione e croce avessero sviluppato una inconciliabilità radicale, e ci lascia immaginare un san Paolo che tempera la punta ai fulmini, bramoso di saettarli nel posteriore di quei burocrati dell’editoria che portano indegnamente il suo nome.

Spostandosi verso la seconda vetrina ci si può accorgere che quella non era la libreria ebraica, ma forse qualcos’altro. Ma cosa?

Tre libri su Mandela, tra Galileo, Van Gogh, un libro sulle capacità della mente, Sun Tzu e una storia dei Concili ecumenici, capitata evidentemente per caso. Lì accanto Al Gore (un ossequio all’ecologismo non lo nega nessuno) e un testo sulla razionalità della religione, che però non parla deipraeambula fidei (non sia mai!), ma del significato sociologico della [di una generica NdA] religione nel mondo moderno.
Entrando provo a curiosare tra gli scaffali per scoprire cosa si nasconde dietro l’esibizione esterna. E, in effetti, anche dentro abbondano i testi che chiunque si aspetterebbe di trovare alle Edizioni Paoline: Scalfari, l’imprescindibile Vito Mancuso, Napolitano e le ultime novità al passo con i tempi. Infatti non manca un libro di Itzhak Yoram Gutgeld, consulente, con passaporto israeliano, di Matteo Renzi, il nuovo leader del PD (partito radicale di massa).

Abbondano poi i libri educativi, sulla famiglia e i saggi psicologici, tra cui noto a caso «Essere un po’ depressi fa bene» (sicuramente al portafogli dello psicanalista).
Una cura particolare è dedicata ai bambini. Quindi catechismo, Vangelo illustrato, vite dei piccoli santi? Ma no! Non c’è traccia di questo passato fossile e inattualizzabile, i contenuti con cui i bambini vanno istruiti e i fini a cui devono essere educati sono ben altri! (vedere la foto sotto).
Cosa avrà mai in comune questo guazzabuglio di argomenti, esisterà un minimo comun denominatore che esprima la logica delle proposte della libreria? Con una felice intuizione scopro che esiste un principio che collega tutto: l’ossequio al pensiero politically correct. Ma siamo punto e a capo, infatti l’espressione ha un significato vago e sfuggente. Pertanto, per capire cosa significhi politically correct, devo addentrarmi in una ricerca enciclopedica di definizioni, sempre insoddisfacenti, poiché lunghe imprecise e tortuose.
Alla fine ne scopro una che funziona benissimo, ma siccome viviamo nel secolo delle sigle (fatte per annegare l’evidenza in una palude di caratteri tipografici) anche questa non sfugge alla regola: wma. Cosicché mi tocca sfogliare indici e legende prima di pervenire, finalmente, all’interpretazione risolutiva: with masonic assent.
Beh, adesso è chiaro.
(sempre all’interno: capolavori del politically correct)
(Infine un po’ di teologia dell’ONU)

Il libro al centro infatti annuncia «Paradiso per tutti», il che significa che il Paradiso dovrebbe rientrare nell’elenco dei diritti dell’uomo, a valore vincolante universale. E se Qualcuno non fosse d’accordo e si riproponesse di mandare qualche anima all’inferno, quel Qualcuno dovrebbe stare ben attento, perché potrebbe essere fatto oggetto di una «missione umanitaria».
Finalmente, dopo aver girovagato tra gli scaffali, viene il momento di parlare col personale. Chiedo chi è il responsabile, mi viene risposto «suor Giusi». Allarmata dalla mia macchina fotografica, l’anziana suora mi chiede in cosa può essermi utile. Dopo i convenevoli vengo al dunque e le chiedo se non pensa che i testi in vendita non dovrebbero essere coerenti con la missione cristiana della casa editrice. Risponde che questa libreria ha un’ubicazione particolare, che l’unico ente religioso vicino è il P.I.M.E., per il resto scuole, uffici, passanti. Pertanto bisogna cercare di attirare i clienti stuzzicando la loro curiosità, oltretutto c’è la crisi e si vende quel che si può. «Ha visto, vero, che non abbiamo solo testi religiosi, ma anche narrativa e saggistica varia, ha visto che abbiamo anche libri di altre religioni e altre culture?» (Ho visto, ho visto).
Mi informo se quei libri devono essere acquistati dal negozio o sono in conto-deposito, per fortuna è la seconda e almeno il negozio non deve finanziare direttamente i nemici della Chiesa.
A quel punto suor Giusi deve occuparsi di un lavoro di manutenzione e concludo il discorso con l’altra signora del negozio. E torno alla carica col mio argomento: non pensa la signora che una libreria qualificata come «cattolica», anche occupandosi di testi non religiosi, dovrebbe proporre libri ispirati a valori cristiani, che possano fare un po’ di bene?
Un conto è vendere un conto è consigliare, mi risponde con enfasi, ma è chiaro che se un cliente le chiede un libro cattolico lei gli dà la Bibbia (bontà sua! Pensava invece di dargli le Upanisad?). Del resto, ribadisce, si possono offrire anche testi differenti, che possono innescare un dialogo (con chi? Credo che gli unici a dialogare mentre leggono un libro siano gli schizofrenici con personalità multiple) o suscitare una critica. Ma, ribatto io, considerando il grave stato di ignoranza religiosa diffuso tra i cattolici, lei non pensa che se offre loro del veleno questi lo berranno invece di analizzarlo?
La signora alza le braccia ed esclama «Questi sono problemi dei cattolici!» (come a far intendere che sono cose che non la riguardano. Chissà, forse è di un’altra religione di cui esiste qualche lieve traccia in negozio…) «Del resto oggi l’indice non c’è più». «Peccato, peccato…» commento io. E qui finisce la nostra breve intervista.
Persone cattive, ignoranti, in malafede? Sembra proprio di no, la faccenda è ancora più triste: indifferenti, assuefatte, vendono un libro come venderebbero una risma di carta.
Però non vorrei indurre il lettore a un pessimismo eccessivo: infatti farei un torto alla verità se non dicessi che una bella parete, che occupa circa un sesto del negozio, sorregge una robusta libreria che ospita la patristica e i classici della Chiesa. Quindi, a patto di ossequiare la religione olocaustica e il pensiero politicamente corretto, purché in modo discreto e alla chetichella, si possono persino vendere dei libri aderenti all’ortodossia del Magistero.
In conclusione, voglio ringraziare il cielo che… anzi no, per non far torto alla giustizia bisogna ringraziare i protagonisti della grazia ricevuta, dunque riprendo…
… in conclusione, cari lettori, ringraziamo insieme il B’nai B’rith, l’Anti Defamation League, il Congresso Mondiale Ebraico, il Grande Oriente, tutte le logge coperte, il Lucis Trust, lo UARR, le sette New Age, la Società Teosofica e quanti inopinatamente tralasciassi, dunque, ribadisco, ringraziamo tutti costoro, perché, per loro generosa concessione, in una libreria cattolica è ancora possibile vendere qualcosa di cattolico.

Andrea Cavalleri
03 Mar, 2014Alberto MediciSpiritualità

Nessun commento:

Posta un commento

Nota. Solo i membri di questo blog possono postare un commento.