ACTA APOSTATICAE SEDIS : come, cambiando un po' qua e un po' la, si può cambiare tutto...

domenica 23 marzo 2014

peccato che conduce alla morte

Il senso del peccato

Da quando Papa Francesco è salito al soglio pontificio mi sembra che sul mondo stia roteando un velocissimo e devastante tornado. Mi riferisco sia al mondo cattolico che a tutto il resto. Quello che mi preoccupa di più però è il mondo dei cattolici perché il resto non è da prendere in considerazione per quanto riguarda giudizi, pregiudizi ed inclinazioni (solo perchè, non essendo cattolico, non ha nulla da insegnarci in materia di Dottrina e di morale). Mi preoccupa, leggendo qua e là, constatare come non tutti coloro che si reputano cattolici siano poi in reale sintonia con la Dottrina Cattolica ed il Magistero della Chiesa e lo sgomento mi coglie ancor di più quando non lo sono i consacrati, a partire dal sacerdote, per arrivare su in cima alla scala gerarchica. Mi preoccupa che, il resto del mondo, strumentalizzi le parole del Santo Padre per cercare di scardinare la morale dalla coscienza bimillenaria della Cristianità- che ha costruito la storia del mondo - ma anche il senso della legge naturale inscritta nel cuore di ogni essere umano sia esso credente e non. Mi preoccupa che anche parte dei cattolici, cosiddetti praticanti, facciano lo stesso, approvando scelte e comportamenti, stigmatizzando chi non lo fa, che sono contrarie alla legge di Dio, in preda ad una follia buonista, prendendo come spunto le parole e gli atteggiamenti del Santo Padre. Ma cosa sta succedendo? Stiamo forse perdendo la ragione? Non credo. Credo invece che abbiamo perso il senso del peccato, tutto qui. Tutto qui? E' questo il punto nevralgico, il punto centrale, il punto focale, il punto! Il peccato inteso come condizione che ci allontana da Dio, che ci fa vivere senza la Sua Grazia, che pone un grande ostacolo fra la terra ed il Cielo, che ci obbliga a strisciare piuttosto che a volare. Si continua a far confusione tra peccato e peccatore e per cercare di salvare il peccatore, si salva anche il suo peccato. Il Santo Padre non ha mai detto questo! Egli, è vero, parla di accoglienza, di misericordia, di bontà, di gioia, ma parla anche di confessione, dunque anche di peccato e di ritorno a Dio, di sacramenti, di salvezza e dannazione eterna. Accogliere il fratello peccatore non vuol dire acconsentire e giustificare il suo peccato; metterlo di fronte al suo peccato vuol dire usargli misericordia ed amarlo e non giudicarlo. Accettare la sua condotta di vita peccaminosa vuol dire, non amarlo, non volere il suo bene, illuderlo ed aprirgli la porta verso la dannazione eterna. Il Santo Padre ha detto:'Chi sono io per giudicare?' Ma cosa vuol dire veramente questa domanda? E' vero che non dobbiamo né abbiamo la capacità di giudicare i nostri fratelli, perchè non siamo capaci di guardare nel cuore e nella mente, però le azioni sì, queste vanno giudicate, pesate, vagliate per riconoscere il peccato e bandirlo!
 
Riconoscere il peccato, una condotta malvagia, non vuol dire allontanare ed odiare chi li commette, anzi, in questo modo, si cerca di allentare e recidere le briglie che stringono, nella morsa della morte, la sua anima, si cerca di aiutarlo a diradare la nebbia oscura che ottenebra la sua mente e che gli fa perdere ogni capacità di discernimento. Un salmo recita 'Misericordia e verità s'incontreranno' è questo il messaggio che il Santo Padre cerca di far capire al mondo intero. Non ha nessuna intenzione di cambiare la Dottrina ed il Magistero della Chiesa, non potrebbe farlo, non ne è il padrone, ma solo il Santo Custode! Sulla carità, che si può considerare l'altra faccia della misericordia, il Santo Padre Benedetto XVI ha scritto un'Enciclica ed il messaggio che ha voluto lasciarci è quello che la Santa Madre Chiesa ci propone da duemila anni, quello di Gesù che amava (ha dato la sua vita per questo) le pecorelle smarrite ma si scagliava contro il loro peccato, quante volte ha detto: ' La tua fede ti ha salvato, và e non peccare più'?

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