ACTA APOSTATICAE SEDIS : come, cambiando un po' qua e un po' la, si può cambiare tutto...

lunedì 17 marzo 2014

Pensiero incompleto..


Quale Chiesa vuole papa Francesco? Nella già sterminata letteratura che riguarda il pontefice
venuto “dalla fine del mondo” si trova di tutto, eppure spesso questa domanda fondamentale viene aggirata. Lo stesso Bergoglio ama far sapere di non avere un progetto, di coltivare “un pensiero
incompleto”. Ciò corrisponde sia alla sua indole sia alla formazione gesuitica che ne segna pensiero e azione.

Eppure la direzione di marcia di questo papato è visibile. Ed era stata preannunciata ai
cardinali elettori poco prima che entrassero in conclave dallo stesso futuro papa, nel suo ispirato
discorso sul “mistero della Luna”: come il nostro satellite non brilla di luce propria ma solare, così la Chiesa non è autocentrata ma deve riflettere il Vangelo.
Questo filo rosso, chiave di lettura della pastorale secondo Francesco, è reso palese dall’esortazione apostolica Evangelii Gaudium, il “manifesto” del papa argentino. A rintracciarlo, interpretarlo e illustrarlo con felice originalità e cognizione di causa contribuisce Il progetto di Francesco (Emi) il libro-intervista curato dal vaticanista Paolo Rodari, a colloquio con Víctor Manuel Fernández, il rettore della Pontificia Università Cattolica Argentina elevato nel maggio scorso ad arcivescovo da papa Francesco. Con il quale Fernández coltiva un’antica consuetudine. Fu lui stesso, fra l’altro, ad aiutare Bergoglio nella stesura del documento finale di Aparecida (2007), il testo fondativo della Chiesa latinoamericana, che sei anni dopo, nella sorpresa quasi generale, porterà il suo figlio più illustre alla massima responsabilità ecclesiastica.
Come scrive Rodari nell’introduzione citando un amico vescovo, «per Bergoglio prima dei princìpi e della loro difesa viene il kerygma, ovvero l’annuncio della buona notizia che è il Vangelo».
Insomma, «insistere troppo sui princìpi non serve e può essere controproducente». Nell’intervista,
Fernández ricorda il criterio della “gerarchia delle verità” — proposto dal Concilio Vaticano II, ma spesso trascurato da Giovanni Paolo II e da Benedetto XVI — per cui non è opportuno né utile insistere sui precetti morali, in modo ossessivo e con approccio dottrinario, perdendo di vista “il
cuore del messaggio di Gesù Cristo”: il Vangelo. Questo vale in particolare per l’enfasi che i recenti predecessori di Francesco hanno posto su ciò che attiene al sesso e alla famiglia, dove
l’insegnamento della Chiesa e la prassi dei credenti sono massimamente divergenti. Insomma, una cosa è il dogma della Santissima Trinità, altra la questione della comunione ai divorziati.
Al fondo, è il peccato del clericalismo che ha maggiormente estraniato la Chiesa dal mondo, i
pastori dalle pecore. Il Vangelo è messo in secondo piano, ricorda Fernández citando il papa,
«quando si parla più della legge che della grazia, più della Chiesa che di Gesù Cristo, più del papa che della parola di Dio» (Evangelii gaudium, 38). L’arcivescovo è esplicito contro chi vuole
considerare le istituzioni ecclesiastiche quasi come una “dogana” presso la quale si controlla il
deposito immutabile della dottrina. Al contrario, la Chiesa “in uscita”, in “missione permanente” sa che «la dottrina non può essere la prospettiva unica ed esclusiva dalla quale deve partire la nostra riflessione iniziale,perché ci sono delle altre visioni complementari che possono accompagnare ed arricchire lo sguardo della fede», a partire dalla “situazione dei poveri”.
A papa Francesco spetta nientemeno che il compito di “convertire la Chiesa” prima che perda del
tutto contatto con la realtà della condizione umana, congedandosi dal suo gregge per ridursi al
carrierismo e al mondanismo. Solo un uomo come Bergoglio, “risolto” e felice del mestiere che fa, poteva oggi tentare questa impresa. Rodari e Fernández hanno il merito di raccontarci, con
profondità e passione, l’avvio di un percorso che in ogni caso non lascerà il cattolicesimo come l’hatrovato.
Il progetto di Francesco di Víctor Manuel Fernández con Paolo Rodari (Emi, pagg. 144 euro 10,90)
Conversazione su Francesco
di Lucio Caracciolo
in “la Repubblica” del 17 marzo 2014
http://www.finesettimana.org/pmwiki/uploads/Stampa201403/140317caracciolo.pdf

2 commenti:

  1. Cominciasse a meditare di darsi una risposta, perchè, forse non lo sa, dalla Chiesa dipendono le sorti del mondo intero. Non tira buona aria, soprattutto ora che è tornata la guerra fredda. E siccome la Vergine ha legato la Chiesa alla Russia e alla situazione politica, cominciasse a fare chiarezza e dica cosa vuole fare. Fossi il Papa, per esempio, comincerei a consacrare la Russia al Cuore Immacolato.

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  2. purtroppo, nonostante i molti che si nascondono dietro un dito, credo sia sin troppo chiaro dove vuole andare Bergoglio: alla demolizione della Chiesa. Costui è malvagio, malvagio, malvagio! Questo Bergoglio è un lupo travestito da agnello!

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