Gesù nel Volto Sacro di Manoppello: Veronica, Sindone, mistero millenario
Il volto di Gesù Cristo nel ritratto di Manoppello |
Qui dal 1506 viene custodito questo velo che, si dice, sia proprio quello che ha asciugato il sangue e il sudore dal viso di Gesù mentre stava salendo al calvario e che, da allora, siano rimaste impresse le sue fattezze proprio in quel piccolo sudario improvvisato.
Si tenga presente che del volto di Gesù Cristo esistono varie reliquie, la più nota essendo quella conservata nella Basilica di San Pietro.
Nel ritratto di Gesù conservato a Manoppello, si può vedere chiaramente un viso maschile, con capelli lunghi e barba, similare a tutte quelle immagini di Cristo che siamo abituati a vedere. L’immagine, visibile da entrambe le parti, sarebbe acherotipa, cioè non disegnata o dipinta da mano umana.
Ma è possibile che questo velo sia davvero quello dellaVeronica, la donna che secondo la tradizione cattolica asciugò il volto di Cristo? (C’è anche un’altra spiegazione al nome Veronica, un misto di latino e greco: Vera Eikon, la vera immagine).
Secondo il gesuita padre Heinrich Pfeiffer sì, come ha raccontato a Piergiorgio Greco del Il Sussidiario.net:
“ La Sindone e il Volto Santo di Manoppello sono una sfida alla ragione umana. I due volti sono assolutamente identici, combaciano perfettamente, la sovrapposizione è 1 a 1. Dirò di più, i due reperti si leggono insieme: dalla loro sovrapposizione sono stati riconosciuti particolari importanti del volto di Gesù, come la barba, i capelli, le ferite e via dicendo. L’uno, in altri termini, ha bisogno dell’altro per essere letto”.
Questa ipotesi è stata portata avanti anche da suorBlandina Pschalis Schloemer, che ha effettuato indagini approfondite sul telo, dimostrando che il volto della Sindone è sovrapponibile a quello di Manoppello, l’unica differenza sta che in quest’ultima gli occhi e la bocca di Gesù sono aperti, al contrario di quella di Torino. Secondo padre Heinrich Pfeiffer,
“ in realtà non possiamo proprio affermare con sicurezza che il volto di Torino abbia gli occhi chiusi perché dipende dalle aspettative che noi abbiamo guardando quel volto: se pensiamo che sia di un morto li vediamo chiusi, se pensiamo che sia in un vivente li possiamo anche vedere aperti. È solo una nostra interpretazione”.
Comunque anche la Veronica di Manoppello, come la Sindone, non risultano dipinti, ma realizzati con una tecnica ancora non decifrata che li porta ad essere uno dei misteri della fede più profondi della storia del cattolicesimo. Il volto sacro di Manoppello, la Sindone di Torino, insieme al Sudario di Oviedo in Spagna e la cuffia a Cahors in Francia, rimangono le reliquie più potenti, quelle che hanno avvolto il corpo di Cristo dopo la morte.
Proprio su questi veli è stata fatta un’ulteriore scoperta, come rivela padre Pfeiffer:
“ Su tutti i teli e non escludo anche a Manoppello come potrebbero dimostrare studi ulteriori, è stato rintracciato sangue del gruppo AB positivo, dunque con grande probabilità della stessa persona”.
Un mistero che continua ad affascinare e ad avvicinare moltissimi credenti.
di Maria Benedetta Errigo
http://www.blitzquotidiano.it/opinioni/maria-benedetta-errigo-opinioni/il-volto-sacro-di-manoppello-veronica-gesu-1861219/
*riforma liturgica
Il desolante spettacolo della odierna liturgia nella Chiesa
(di Francesca Croci) Abbiamo raccolto una documentazione fotografica per vedere in che misura nell’era postconciliare il Santo sacrifico della Messa continui a rappresentare il cuore della vita della Chiesa. I risultati di quest’indagine sono desolanti. Le oltre 500 foto fin qui raccolte, a cui è stata dedicata una sezione speciale del sito conciliovaticanosecondo.it, ci offrono un impressionante quadro della decadenza liturgica e spirituale in cui è immersa oggi la Chiesa.Se queste celebrazioni eucaristiche, contrarie non solo alle norme liturgiche antiche e recenti, ma allo spirito di preghiera e di adorazione sono il culmine della vita cristiana, si può immaginare in che condizioni spirituali siano coloro che le frequentano. Queste immagini dimostrano anche che il Novus ordo celebrato secondo le indicazioni del Messale di Paolo VI è un’idea platonica, che si realizza in ben poche chiese e parrocchie. Le 500 foto andrebbero moltiplicate per 100 o per 1000 per dare un’autentica immagine della Chiesa odierna, in cui gli esperimenti liturgici sono la regola, la fedeltà alle rubriche l’eccezione. Non mancano documenti della suprema autorità che ricordano la necessità di considerare la Messa come un atto divino e non come un evento umano plasmato dalla creatività del prete (o del suo consiglio pastorale), ma queste raccomandazioni cadono regolarmente nel vuoto. Non ci troviamo di fronte solo a una crisi liturgica o a un crollo della fede, ma anche ad una profonda crisi di governo.
Finché gli abusi liturgici saranno tollerati e alcune volte anche incoraggiati dai Vescovi, non c’è da aspettarsi che la situazione possa migliorare. Davanti a tanto sfacelo, non resta che continuare a insistere perché sia tutelato il diritto dei sacerdoti e dei fedeli alla Messa di sempre. La Messa secondo il Rito romano antico, oggi detta “straordinaria”, rappresenta infatti un’oasi nel deserto liturgico e spirituale del nostro tempo. L’unica speranza di uscire dalla crisi religiosa contemporanea sta nella sorprendente rinascita di gruppi e comunità religiose che si mantengono fedeli alla dottrina e alla liturgia della Chiesa. La principale ragione della persecuzione a cui i fedeli alla Tadizione sono sottoposti è proprio il loro successo.
I novatori, che oggi occupano i vertici delle gerarchie ecclesiastiche, sanno bene che se si lascia alla Tradizione libertà di vivere e di espandersi, essa attirerà un numero sempre maggiore di fedeli e di vocazioni. Tutti gli altri spettacoli che si allestiscono intorno ai nostri altari sono destinati a svuotare le chiese e i seminari. Piantiamo i due alberi e giudichiamoli dai frutti….
Sono questi i buoni frutti della riforma liturgica?
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