ACTA APOSTATICAE SEDIS : come, cambiando un po' qua e un po' la, si può cambiare tutto...

giovedì 1 maggio 2014

La “canonizzazione” del Vaticano II!


Editoriale del 2 maggio 2014  del settimanale Rivarol






La Domenica di Quasimodo, Francesco ha dunque “canonizzato” in piazza San Pietro, Giovanni XXIII e Giovanni Paolo II, nel corso di una cerimonia alla quale hanno assistito diverse centinaia di migliaia di persone.
«Dichiariamo e definiamo santi i beati Giovanni XXIII e Giovanni Paolo II, e li iscriviamo nell’albo dei santi e stabiliamo che in tutta la Chiesa siano devotamente onorati tra i santi» ha detto solennemente Jorge Mario Bergoglio in latino, subito acclamato dalla folla, mentre le campane suonavano in tutta la città di Roma. In seguito, sono stati portati sull’“altare” due “reliquarii”: uno contenente una piccola fiala di sangue di Giovanni Paolo II, l’altro un lembo della pelle di Giovanni XXIII.


Nella sua omelia, Francesco ha reso omaggio a «due uomini coraggiosi», portatori di «una speranza viva», che hanno «conosciuto delle tragedie, ma non ne sono stati sopraffatti». Per Bergoglio, Roncalli e Wojtyla hanno aiutato a «ripristinare e aggiornare la Chiesa secondo la sua fisionomia originaria».
Non v’è alcun dubbio che “canonizzando” i suoi due predecessori, Bergoglio ha voluto canonizzare il Vaticano II. E questo è così vero che “san” Giovanni XXIII sarà festeggiato ogni anno in tutta la Chiesa conciliare l’11 ottobre, data dell’apertura del Vaticano II e “san” Giovanni Paolo II sarà festeggiato il 22 ottobre, data della cerimonia inaugurale del suo “regno” nel 1978. Le diocesi potranno anche dedicare loro delle chiese. Una prima è stata dedicata a Giovanni Paolo II, il 27 aprile, a Salvador de Bahia, in Brasile. E già nelle chiese, nelle basiliche e nelle cattedrali, in Francia e nel mondo intero, si possono trovare delle candele e dei ceri con l’effige di Giovanni Paolo II, insieme con delle preghiere per chiedere la sua intercessione.

I media ha dato la massima risonanza a questo avvenimento e ne hanno parlato in maniera estremamente favorevole, a riprova che il mondialismo si compiace di questa doppia “canonizzazione” dei due uomini che per la gran parte della loro vita hanno servito la massoneria e il giudaismo internazionale, dedicandosi a distruggere metodicamente il cattolicesimo.
Evidentemente, tutti i potenti di questo mondo erano presenti a Roma in questa Domenica in Albis: si contavano novantotto delegazioni di Stati o organizzazioni internazionali, tra cui ventiquattro capi di Stato e teste coronate – dal re di Spagna al presidente dello Zimbabwe, Robet Mugabe – che dopo la cerimonia hanno sfilato davanti a Francesco. Era presente anche il primo ministro francese, Manuel Valls, che è stato fischiato. D’altronde, questi, il 26 aprile, a Roma, ha decorato il novantenne “cardinale” Etchegaray con la gran croce della Legion d’onore, la più alta onorificenza francese. Logica conclusione tra uomini dello stesso caravanserraglio che servono gli stessi interessi!

Benedetto XVI, tutto vestito di bianco, era logicamente presente alla cerimonia di “canonizzazione”. È arrivato appoggiandosi ad un bastone ed ha concelebrato la sinassi, piazzandosi alla sinistra dell’altare, ufficialmente, dicono i media, «per non creare confusione col papa regnante». Alla fine della cerimonia, Francesco gli ha stretto calorosamente le mani.
In questa celebrazione erano così riuniti quattro uomini che, ciascuno a suo modo, hanno lavorato alla rivoluzione conciliare e a tutte le riforme destabilizzanti e sataniche che ne sono derivate, sul piano liturgico, dottrinale, pastorale e disciplinare: il massone Roncalli che ha indetto il Vaticano II, col quale si tenne «la rivoluzione in tiara e cappa» auspicata e per la quale aveva lavorato da più di un secolo l’Alta Vendita; gli apostati Wojtyla, Ratzinger e Bergoglio che si sono interamente dedicati alla messa in opera del Vaticano II. Mancava solo Montini, però, ci si assicura, solo per poco, poiché è già stato fatto “venerabile” e dovrebbe essere dichiarato beato nel mese di ottobre.
I modernisti che usurpano il Soglio di Pietro dal 28 ottobre 1958 si “canonizzano” dunque l’un l’altro senza vergogna, non rispettando neanche i tempi e le condizioni già alquanto minimizzate e da loro stessi definite.
Benedetto XVI, infatti, non ha aspettato i cinque anni necessarii dopo la beatificazione (nel 2011) di Giovanni Paolo II, per “canonizzare” Karol Wojtyla, così come non si sono attesi i due miracoli necessarii per Giovanni XXIII. Bisognava far presto. E tutto lascia pensare che Bergoglio, che piace tanto ai media, sarà lui stesso “canonizzato” molto presto dopo la morte, certuni non ne fanno neanche mistero. Per intanto, nelle due prossime sessioni del “sinodo” sulla famiglia si potrebbe fare un grandissimo passo in direzione dei divorziati risposati, che potrebbero comunicarsi (nei fatti questo è già largamente praticato in numerose “parrocchie”), e perfino, si dice, a favore delle “coppie” omosessuali.

Diciamolo chiaramente: queste “canonizzazioni” sono un insulto a Dio e alla Santa Chiesa, una spaventosa blasfemia.
Vi è infatti del santo nella vita e nel pensiero di Roncalli e di Wojtyla?
Il primo, col Vaticano II è all’origine dell’apostasia del clero e dei fedeli un tempo cattolici. Nella sua “enciclica” Pacem in terris, del 1963, egli ha sviluppato un programma tipicamente massonico; ha fatto sua, certo in termini volutamente equivoci, l’eresia della libertà religiosa; al momento della sua “elezione” ha ringraziato i massoni che gli avevano espresso le loro calorose felicitazioni; durante lo svolgimento del Vaticano II ha dato ragione ai vescovi modernisti che si rifiutarono di lavorare sugli schemi preparatorii proposti dalla Curia; si è affrettato ad aumentare il numero dei cardinali, fino ad allora strettamente limitati a settanta, per rendere irreversibile, per mezzo di nomine scelte accuratamente, la presa del potere dei modernisti.
Quanto a Giovanni Paolo II, nel corso del suo interminabile “regno” ha instillato dappertutto, con i suoi viaggi planetarii sempre molto mediatizzati, il suo veleno modernista ed ha profanato tutti i luoghi santi in cui si è recato; durante tutto il suo “regno” ha moltiplicato le eresie e gli atti di apostasia: ha baciato pubblicamente il Corano, il 14 marzo 1999, in occasione della visita di un gruppo di “cristiani” e di maomettani iracheni; in occasione del suo viaggio in Terra Santa, nel marzo del 2000, ha declamato: che San Giovanni Battista benedica l’Islam! Ha ricevuto a più riprese il B’nai B’rith; si è recato nelle moschee e nelle sinagoghe, non per predicarvi Gesù Cristo crocifisso e resuscitato, ma per dire tutto il bene che pensava dei «nostri fratelli maggiori», i Giudei, per ripulire questo popolo dalla bi-millenaria accusa di deicidio; ha moltiplicato le riunioni sincretiste ed ecumeniste come Assisi, dove si sono messi allo stesso livello Gesù Cristo e Buddha e dove si è ripresa tutta la tematica massonica sulla pace che si realizzerebbe a prescindere dalla verità e dalla fede cattoliche.

Giovanni Paolo II, nella «foresta sacra» del Togo, si è inchinato «davanti ad una zucca disseccata e ripiena d’acqua e di farina di mais», ed ha pregato «per la prima volta con gli animisti» che invocavano la «potenza dell’acqua» (Cfr. La Croix del 23 agosto 1985 eL’Osservatore Romano dell’11 agosto 1985). In occasione di un viaggio in India, il 2 febbraio 1986, ha anche ricevuto dalle mani di una santona indù il segno del Tilak; e nel corso dello stesso viaggio, tre giorni più tardi, a Madras, per mano di una donna ha ricevuto l’imposizione delle «sacre ceneri» di una vacca. Il 17 novembre 1980, a Magonza, in un’allocuzione rivolta ai rappresentanti della comunità ebraica della Germania Federale, Karol Wojtyla ha dichiarato che «la Vecchia Alleanza non è mai stata revocata», affermazione che rompe di netto con l’insegnamento bi-millenario secondo cui la Chieda cattolica è il Nuovo Israele (la cosiddetta teologia della sostituzione), e che sarà ripresa e solennizzata nel preteso Catechismo della Chiesa Cattolica (paragrafo 121).
Dopo Paolo VI, Giovanni Paolo II ha anche fatto pressione sugli Stati cattolici perché non professassero più la vera religione come religione di Stato (fu il caso della Spagna, dell’Italia, del Vallese, del Cile, dell’Irlanda e della Colombia, Cfr. L’Osservatore Romano del 20 e 21 febbraio 1984). Nel 1993 il Vaticano ha riconosciuto lo Stato d’Israele, e nel corso del suo “regno” Giovanni Paolo II ha fatto suo il dogma della Shoah (fu anche il primo occupante il Soglio di Pietro ad autenticare esplicitamente e a sacralizzare questa credenza) ed ha partecipato attivamente all’impostura sacrilega della religione dell’“Olocausto”, che ritiene che l’avvenimento centrale e il culmine della storia non sarebbe più la Morte di Cristo sul Golgota e la Sua Resurrezione il terzo giorno, ma la morte dei sei milioni di Ebrei nelle camere a gas hitleriane durante la Seconda Guerra mondiale, così che il popolo Giudaico sarebbe divenuto una specie di Cristo collettivo messo a morte dall’intera umanità, che avrebbe preso il posto di Cristo morto per i peccati degli uomini.

Non si finirebbe mai, prove alla mano, di enumerare tutte le dichiarazioni eretiche, scandalose, e tutti gli atti di apostasia di Giovanni Paolo II che, l’11 dicembre 1983, in un tempio luterano a Roma, ha affermato che bisognerebbe «rifare il processo di Lutero»; che, nel nuovo Codice di Diritto Canonico, promulgato il 25 gennaio 1983, ha tolto la scomunica ai massoni; che, in certi casi, nelle funzioni ortodosse e protestanti, ha permesso che ci si potesse comunicare; che ha capovolto i fini del matrimonio, sviluppando così negli sposi una mentalità contraccettiva. Il 12 marzo 2000, prima Domenica di Quaresima, a San Pietro a Roma, davanti ad un candelabro a sette braccia acceso da Josepf Ratzinger, Giovanni Paolo II ha condannato 2000 anni di cattolicesimo, pronunciando una requisitoria contro la Chiesa, accusata di ogni male: di aver fatto le Crociate, di aver maltrattato le donne e i poveri, di non essere stata gentile con i non cattolici e in particolare con gli Ebrei, ecc. ecc. In occasione di un viaggio in Israele, il 26 marzo 2000, accompagnato dai rabbini, ha deposto un messaggio nel Muro del Pianto, in cui ha chiesto ancora perdono ai Giudei in nome della Chiesa.

Procedendo a queste pseudo-canonizzazioni, la Chiesa conciliare ha completato la sua rivoluzione. Dopo aver creato un nuovo sacerdozio, una nuova ecclesiologia, una nuova Messa (1969), un nuovo Catechismo (nel 1968 con Pierres Vivantes [Pietre Viventi, un Catechismo francese] e nel 1992 col preteso Catechismo della Chiesa Cattolica), dei nuovi sacramenti, delle nuove comunità, una nuova Via Crucis (1991), un nuovo Rosario (2002) con l’introduzione dei «misteri luminosi», un nuovo Codice di Diritto Canonico (1983), un nuovo rito di ordinazione episcopale e presbiteriale (1968), un nuovo Battesimo (1969), un nuovo matrimonio (1969), una nuova Cresima (1971), una nuova Estrema Unzione (1972), un nuovo calendario liturgico (1969), dei nuovi Olii Santi (1970), un nuovo Padre Nostro (1966), un nuovo Credo (dove «consustanziale al Padre» è stato sostituito con «della stessa natura del Padre» [traduzione francese del Credo]), era logico che questa Chiesa si inventasse nuovi santi.
Bisogna infatti rendersi conto che, a partire dall’“elezione” del rosacrociano Roncalli e più ancora a partire dalla “promulgazione” del Vaticano II, noi abbiamo a che fare con una nuova Chiesa, con una contro-Chiesa.
D’altronde, i settatori del Vaticano II non hanno abbondantemente parlato di “nuova Pentecoste”? Ora, la Pentecoste è considerata come il giorno della nascita ufficiale della Chiesa cattolica, parlare quindi di “nuova Pentecoste”, se le parole hanno un senso, significa affermare che si fonda una nuova Chiesa, un’altra istituzione.
Certo, questa Chiesa conciliare continua a chiamarsi cattolica (ed è qui che la manovra è di un’abilità diabolica, per ingannare la maggior parte dei fedeli, e questo funziona ancora oggi), ma essa non ha più niente di cattolico, né la dottrina, né i sacramenti, né l’apostolicità, né la santità. In che, infatti, Giovanni XXIII e Giovanni Paolo II hanno vissuto le virtù cristiane in maniera eroica, loro che non si sono stancati d’accompagnare e di favorire la secolarizzazione, la laicizzazione di quel mondo un tempo cristiano?

Si obietta spesso che, se Giovanni Paolo II fu manchevole sul piano dottrinale, quanto meno fu conservatore sul piano morale. Si tratta solo di un’illusione in più.
In effetti, quando il dottor Do chiese asilo politico al nunzio apostolico a Parigi, dopo essere stato condannato alla fine del 1997 alla prigione dura per le sue manifestazioni contro il massacro in grande scala degli innocenti per mezzo degli aborti, il Vaticano lo trattò ignominiosamente e gli chiese di smammare all’istante. E i “prelati” e i “pontefici” conciliari non hanno mai esitato a dare la Comunione ai Capi di Stato e di governo e ad altri uomini pubblici che avevano votato le leggi che hanno depenalizzato l’aborto. Si tratta dunque di un’impostura in più.
Quanto al ruolo di Giovanni Paolo II nel crollo del comunismo, anche qui occorre guardare in faccia la realtà: egli ha semplicemente accompagnato la rivoluzione voluta e orchestrata da Gorbaciov, che è consistita nel riavvicinare l’URSS e i paesi del blocco sovietico all’Occidente post-cristiano, secondo i piani mondialisti. D’altronde, chi può pretendere seriamente che la situazione del mondo, dell’Europa, dell’Occidente, della Cristianità, sia migliorata dopo la caduta dell’impero sovietico? Esattamente il contrario, si è assistito al rafforzamento della repressione, in particolare contro il revisionismo storico, alla lotta accanita e decuplicata contro i nazionalismi e la morale naturale, ad una accelerazione del processo d’invasione dei paesi bianchi, ad una penetrazione ogni giorno maggiore dell’Islam in Europa, ad una tirannia sempre più impietosa esercitata dalla finanza internazionale e dal suo braccio armato, il giudaismo politicamente organizzato.

Tuttavia, bisogna guardarsi dal disperare. Non ci si può beffare impunemente di Dio. E la potenza degli empii ha i giorni contati. Tre giorni prima della sacrilega “canonizzazione” del 27 aprile, una statua odiosa di trenta metri d’altezza, che rappresentava la croce di Giovanni Paolo II e che era stata realizzata in occasione della sua visita a Brescia, in Italia, per celebrare il centenario della nascita di Paolo VI «si è spezzata in maniera improvvisa», secondo Le Parisien, «in maniera inesplicabile», secondo la televisione italiana, e nella sua caduta ha schiacciato un giovane di 21 anni.
È eccessivo vedere in questo accadimento, che le autorità italiane non riescono a spiegare in maniera naturale, un segno del Cielo?
di Jérôme Bourbon

Jérôme BOURBON, jeromebourbon@yahoo.fr

http://www.unavox.it/ArtDiversi/DIV802_Bourbon_Canonizzazione-Vaticano-II.html
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Ho letto con grande interesse il suo ultimo intervento intitolato “Il Concilio è infallibile etc.“. Io sono tra quelli che non credono all’infallibilità delle canonizzazioni. Al momento questa nota è quella prevalente tra i teologi. Ma secondo me hanno ragione i contrari. L’argomento su cui anche noi laici si dovrebbe lavorare nelle discussioni è il seguente: la dichiarazione di santità si basa sul vaglio delle testimonianze di fatto.  Ora, in questo campo è sempre possibile l’errore, di fatto appunto. Presupporre l’infallibilità sarebbe pertanto temerario. Nel caso di specie, c’è un altro argomento, su cui battere: la superficialità e il dilettantismo della procedura inaugurata da Giovanni Paolo II.  Bisognerebbe documentarsi in proposito in modo accurato, invece di strapparsi i capelli in pubblico come mi sembra facciano tanti (almeno nei vari siti). Se la procedura è improntata a criteri lassisti, a maggior ragione c’è la possibilità di sbagliarsi nel valutare l’eroismo delle virtù del candidato. Ora il lassismo di Giovanni Paolo II (un solo miracolo, indagini all’ingrosso) si è accentuato con l’attuale Pontefice: per Giovanni XXIII non c’è neanche il miracolo; ed è sicuro che ci sia per Giovanni Paolo II? Inoltre: in passato la Chiesa respingeva sempre le guarigioni improvvise legate in qualche modo a malattie di origine nervosa o coinvolgenti il sistema nervoso, come il Parkinson etc. Anche oggi si osserva questo criterio? Bisogna fare un accurato paragone tra i criteri del presente e quelli del passato. Insomma, materiale per passare all’offensiva su questo campo ce n’è di sicuro. In realtà i meriti invocati per i due “santi” sono soprattutto “ecumenici”. Adesso tenteranno di far santo anche Paolo VI, il distruttore della Messa e della liturgia cattolica. Oltre che di altre cose.
Il Vaticano II non può poi ritenersi infallibile, in nessun modo.  Non ripeterò qui quanto ho scritto nel mio libro [Unam Sanctamqui], lavorando sulla traccia di mons. Gherardini.  Non è dogmatico, non ha voluto esserlo, le due costituzioni definite “dogmatiche” non dichiarano in realtà nessun dogma. E allora? Si tratta di una infallibilità spuria che i neomodernisti hanno voluto fabbricare all’insegna del mito del Concilio “nuova Pentecoste”.  Una concezione irrazionale, da combattere in modo argomentato.
Non dobbiamo scoraggiarci e lei non si scoraggia di certo.  Ed anzi fa egregiamente coraggio agli altri, lo si vede anche da questo suo ultimo articolo. La situazione generale è sempre più difficile perché mancano i capi, molti dei quali hanno tradito.  Tuttavia la ragione, oltre che la fede, è dalla nostra parte.  Comunque vada a finire, ci battiamo per la bandiera e speriamo di tener duro sino alla fine (la persecuzione di massa in Occidente è sempre più vicina).  Sappiamo che per chi non ha tradito ci sarà un giorno giustizia.
Paolo Pasqualucci

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