ACTA APOSTATICAE SEDIS : come, cambiando un po' qua e un po' la, si può cambiare tutto...

giovedì 1 maggio 2014

Lettera a Papa Francesco

VIENI E VEDI: Lettera a Papa Francesco

Pubblichiamo la Lettera a papa Francesco che la Tavola Pellegrini Medioriente gli ha inviato in questo tempo di attesa e preparazione della sua visita che, in particolare, lo vedrà sostare il 25 maggio a Betlemme.
VIENI E VEDI: Lettera a Papa Francesco
Carissimo Papa Francesco, pace e bene!
Da molti anni ormai, in comunione di fede e di amicizia con le comunità ed i presbiteri del Patriarcato Latino di Gerusalemme, ci rechiamo più volte all’anno in Terra Santa, per vivere l’esperienza autentica del pellegrinaggio biblico, spirituale, e di comunione con tutti i fratelli: cristiani, ebrei e musulmani.
Grande è la gioia di sentirci accolti con colore e fraternità dai fratelli e sorelle delle nostre comunità cristiane nella “Tenda di Abramo” da cui impariamo la spiritualità dell’accoglienza; Abramo infatti è “il primo eroe dell’ospitalità, del diritto d’asilo. Perché i problemi dell’inizio dell’umanità sono anche quelli della fine, specialmente quello del carattere sacro del diritto di asilo e quello del rispetto dello straniero” (Louis Massignon).

Non possiamo però nasconderLe la nostra attenzione per quei fratelli e sorelle che tanto soffrono a causa dell’occupazione militare della loro terra. Sofferenza che non trova il giusto spazio nei media, per cui rimane pressoché nascosta alla stessa opinione pubblica israeliana.
Ciò ci ha spinti a scriverLe prima del Suo arrivo a Betlemme e a Gerusalemme Est, “Territori Palestinesi Occupati” di fatto, come è stato riconosciuto più volte dall’ONU.
Sappiamo che entrambi i popoli non vivono in pace: quale differenza, tuttavia -tra il popolo palestinese e quello israeliano – nella quotidianità della vita, nelle possibilità di concepire un presente ed un futuro degni, nel poter andare e venire fuori dai propri confini … Tutto questo non possiamo tacerlo!
Come credenti e come presbiteri amiamo ricordare la “radice santa” del cristianesimo, quell’Israele di Dio di cui Paolo scrive con passione: “quando essi ancora non eran nati e nulla avevano fatto di bene o di male – perché rimanesse fermo il disegno divino fondato sull’elezione non in base alle opere, ma alla volontà di colui che chiama” (Rm 9,11).
Ma, come ricorda Kairos Palestina, il Documento del cristiani di Terra Santa del 2009,: “alla luce degli insegnamenti della Scrittura, la promessa della terra non è mai stata un programma politico ma piuttosto il preludio ad una salvezza universale e l’inizio del compimento del regno di Dio sulla terra” (2.3). Per questo ci scandalizza che “alcuni teologi occidentali abbiano cercato di trovare una legittimazione biblica e teologica all’ingiustizia che è stata imposta al popolo palestinese” (Kairos 2.3.3.).
Nessuna giustificazione biblica o teologica potrà mettere in ombra la responsabilità di chi occupa la terra palestinese con le armi, con le colonie illegali, con la requisizione arbitraria di acqua e terra, con il famigerato muro costruito illegalmente sulle loro terre, con le strade loro interdette, e con i tanti checkpoint. In questa situazione le persone sono impossibilitate a vivere con dignità, e spostarsi in casa loro; intere famiglie vengono terrorizzate con punizioni collettive e con arresti arbitrari, con incursioni notturne nelle case e con l’abbattimento delle stesse e scoprono le loro colture avvelenate, assieme alle bestie e alle fonti d’acqua …
Nella scia di quanto fecero Papa Giovanni Paolo II e Benedetto XVI, Le chiediamo sommessamente:
A Betlemme esiga di vedere il muro di separazione che da 10 anni i palestinesi sono costretti ad attraversare, oltrepassando il checkpoint principale che ad oggi sembra un confine di Stato arbitrario e definito illegale nel 2004 dalla Corte Internazionale di Giustizia.
Al checkpoint di Betlemme, scenda dall’auto per stare per qualche minuto con chi ogni giorno, per ore, subisce l’umiliazione delle impronte da mostrare: anziani, bambini, uomini e donne. Ascolti le storie di chi vive murato in casa propria, e subisce l’umiliazione e la pena di vivere isolato, controllato nei movimenti, e privato della libertà di decidere della propria vita: non soltanto povero, ma impoverito!
Incontrando le autorità palestinesi e i profughi di Dheisheh faccia espliciti riferimenti alle odiose e sempre più insopportabili realtà delle colonie-insediamenti, e chieda di incontrare i testimoni di queste violazioni, come Daoud Nassar che con la sua famiglia ha fondato la Tent of Nations. Nella sua casa circondata da colonie illegali, Daud è esempio di “cristiano nonviolento” impegnato a non odiare i vicini e che con evangelica fermezza chiede rispetto e giustizia, per non essere cacciato (da coloni e soldati) da quella terra che appartiene alla sua famiglia da generazioni. Alzi la Sua voce autorevole per dare voce alle tante esperienze di cittadini e gruppi ISRAELIANI che denunciano le responsabilità del loro stato e operano coraggiosamente per difendere i diritti dei palestinesi.
Noi saremo con Lei nella preghiera corale che coinvolgerà le nostre comunità, e siamo certi che il Dio della pace, che nel suo Figlio amato ha pianto su questa terra nel sofferto desiderio di pace, donerà finalmente la pace per la Terra del Santo – benedetto Egli sia!
2 Aprile 2014
I FIRMATARI
Bizzeti padre Paolo sj, Padova – Direttore del Centro Giovanile Antonianum e accompagnatore spirituale di Terra Santa
Marcazzani don Sergio, Verona – Accompagnatore spirituale di Terra Santa
Nandino don Capovilla, Venezia – referente nazionale di Pax Christi Campagna Ponti e non muri
Previdi don Emanuele, Verona – Accompagnatore spirituale di Terra Santa
Sandrin padre Iuri sj, Bologna – Accompagnatore spirituale di Terra Santa
Signoretto don Martino, Verona – Docente di Sacra Scrittura e accompagnatore spirituale di Terra Santa
Sinibaldi don Raimondo, Vicenza – Direttore Ufficio Pellegrinaggi Diocesi di Vicenza e accompagnatore spirituale di Terra Santa
Urbani don Gianantonio, Vicenza – Accompagnatore spirituale di Terra Santa
Viali don Giacomo, Vicenza – Accompagnatore spirituale di Terra Santa
Benedetti Matteo, Verona – Accompagnatore spirituale di Terra Santa
Compri Emanuela, Verona
Concina Lino, Padova
http://www.bocchescucite.org/vieni-e-vedi-lettera-a-papa-francesco/

POVERI CRISTI - SUL WEB SPUNTANO LE FOTO DI DUE UOMINI CROCIFISSI IERI IN SIRIA DAL GRUPPO JIHADISTA ISIS, CHE SI VANTA DELL’OPERA E SI CONGRATULA SU TWITTER - E’ SOLO IL PRIMO MASSACRO DOPO PASQUA A RAQQA, DOVE ANCHE I CRISTIANI TREMANO (L’OCCIDENTE DOVE GUARDA?)

Qui la piccola comunità cristiana rimasta ha ricevuto l’ultimatum: devono pagare tasse e sottostare alle regole del gruppo islamico estremista, se vogliono salvarsi. Hanno tre scelte: convertirsi all’Islam, accettare le restrizioni o morire….

da www.dailybeast.com
Tra le tante forme di massacro che si usano in Siria, la crocifissione appare la più brutale. Un revival di tortura che indica il rapido declino nelle profondità dell'abisso.
Uno dei crocifissi ieri a RaqqaUNO DEI CROCIFISSI IERI A RAQQA
Sotto la foto di un corpo crocifisso, apparsa sul Twitter del gruppo jihadista, si legge: «Ecco una delle sette persone giustiziate oggi a Raqqa da ISIS». ISIS è il gruppo islamico estremista ripudiato da al Qaeda. L'uomo è appeso in piazza, cola sangue e accanto c'è un bambino.
Secondo crocifisso a raqqaSECONDO CROCIFISSO A RAQQA
La seconda foto riporta l'altra crocifissione. Anche qui un ragazzino è accanto al corpo martoriato di un uomo. Non sono chiari i motivi per cui sono stati uccisi. Non si capisce se le vittime siano pro-regime o membri di altri gruppi anti-Assad che vogliono il controllo del territorio. Le foto sono postate sul web sia da chi vuole denunciarne la brutalità, sia da chi ne va fiero. I jihadisti si congratulano per l'opera.
Raqqa è stata la prima provincia siriana persa da Assad. Nel 2013 il gruppo estremista ISIS ci ha piantato la sua bandiera. Qui la piccola comunità cristiana rimasta ha ricevuto l'ultimatum: devono pagare tasse e sottostare alle loro regole, se vogliono salvarsi. Hanno tre scelte: convertirsi all'Islam, accettare le restrizioni o morire.
Le esecuzioni di ieri non sono le prime. Sono solo le prime dopo Pasqua. Il mese scorso hanno crocifisso un uomo accusato di furto. Giustizia sommaria e metodi barbari che servono a mantenere obbediente la popolazione. Sono immagini che disturbano l'Occidente anche per la loro risonanza biblica, ma per i musulmani residenti è sopratutto una affermazione di potere e un avviso.

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