Nella guerra ideologica e dottrinale, le suore americane su posizioni vivaci ed eretiche
Avevano stappato bottiglie di champagne, le suore della Leadership Conference of Women Religious (Lcwr), l’associazione che raggruppa quasi l’ottanta per cento delle religiose statunitensi, quando avevano saputo dell’elezione di Bergoglio. Erano passati pochi minuti dall’habemus Papam che già spiegavano a giornali e televisioni che con Francesco sarebbe stato possibile “inaugurare una nuova filosofia” che sanasse finalmente il vulnus rappresentato dall’ineguaglianza tra uomo e donna.
Suor Theresa Kane, in passato leader delle suore finite sotto osservazione vaticana per le loro posizioni non in linea con il Magistero romano – tra le accuse mosse due anni fa dalla congregazione per la Dottrina della fede c’è quella di “andare oltre Gesù” – si domandava perché non si potessero aprire le porte del sacerdozio alle donne: “Si continua a dire che Maria è stata molto importante, ma poi non si guarda mai alla donna su un piano di uguaglianza rispetto all’uomo”. Per farlo, c’è un solo modo: “Porre sul tavolo la questione delle donne prete, portando così la chiesa nel Ventunesimo secolo. Sarebbe un’esperienza meravigliosa”. Il Papa, però, ha già fatto sapere che il tema non è né sarà all’ordine del giorno: è un capitolo chiuso, aveva rimarcato Francesco nella lunga e celebre intervista aerea di ritorno da Rio de Janeiro, spiegando che la discussione si era già esaurita sotto il pontificato di Giovanni Paolo II. Ma a suor Theresa poco importava: “Giovanni Paolo II è morto”, replicava. Negli ultimi mesi, la disputa tra Roma e la Lcwr era proseguita sottotraccia: poche apparizioni sui media, nessun comunicato, interviste cancellate, marce in pantaloncini corti e scarpe da ginnastica posticipate. L’ordine di tenere un basso profilo era partito dall’arcivescovo di Seattle, Peter Sartain, cui compete la sorveglianza sull’adeguamento degli statuti della conferenza ai dettami del Vaticano. A rompere quel silenzio, ora, è direttamente l’ex Sant’Uffizio, con un documento ufficiale pubblicato sul sito internet del dicastero. Firmatario dell’atto è il prefetto, il cardinale Gerhard Ludwig Müller, che il 30 aprile ha incontrato a Roma i vertici della Lcwr. Dopo i convenevoli di rito e l’auspicio che il dialogo possa continuare nel miglior modo possibile, il porporato tedesco è passato a elencare uno dopo l’altro – spesso ripetendoli per chiarire meglio il concetto – i capi d’imputazione, primo fra tutti quello di non rispettare il programma di riforme proposto da Roma. Anzi, di mettere in atto comportamenti che saranno letti come “aperte provocazioni” non solo nei confronti della Santa Sede ma anche dell’episcopato americano. L’esempio citato è relativo alla decisione delle suore ribelli di conferire il loro prestigioso premio annuale alla consorella Elizabeth Johnson, teologa alla Fordham University di New York (retta dai padri gesuiti), passata alla storia per il suo “In cerca del Dio vivente”, libro del 2007 messo all’indice dalla commissione dottrinale dell’episcopato degli Stati Uniti in quanto sostenitore di posizioni vicine all’eresia. La teologa, infatti, fa trapelare qualche dubbio sul dogma della Trinità, si mostra non convinta dell’unicità salvifica di Cristo – a suo giudizio, la Verità è conoscibile solo sommando il meglio dei vari credo, dall’induismo al buddhismo, dal cristianesimo alla religione islamica – e ha parecchio da dire anche in merito alla creazione così come narrata dalla Genesi. A difesa della teologa criticata dai vescovi statunitensi e da Müller per “la gravità degli errori dottrinali contenuti nei suoi scritti”, s’è alzata la voce del cardinale Walter Kasper. Secondo il porporato già allievo di Hans Küng e incaricato da Francesco di aprire il dibattito tra cardinali – preludio al Sinodo – sulla famiglia e il matrimonio, ha osservato che la condanna di Elizabeth Johnson “non è una tragedia e il tutto si supererà”. Dopotutto, ha aggiunto Kasper, “anche san Tommaso d’Aquino fu condannato dal suo vescovo. Per cui la teologa è in buona compagnia”. E comunque, ha detto ancora il presidente emerito del Pontificio consiglio per la promozione dell’Unità dei cristiani, se è vero che forse le suore americane hanno commesso qualche errore, è altrettanto vero “che anche la congregazione per la Dottrina della fede deve cambiare un po’ la sua mentalità”. Troppo rigida e poco flessibile, a suo dire.
La decisione di premiare suor Elizabeth è stata presa senza consultare mons. Sartain, al quale – spiega Müller – spetta per disposizione vaticana l’ultima parola su iniziative del genere. Per evitare che in futuro si ripetano episodi del genere, d’ora in poi i programmi delle varie manifestazioni e convention della Lcwr dovranno passare al vaglio del delegato vaticano. Anche i materiali da distribuire ai vari incontri, dalle brochure ai depliant, ha precisato il custode della fede. Non si sa mai, visto che dando un’occhiata ai relatori dei precedenti convegni “viene da domandarsi se la Lcwr abbia veramente la capacità di sentire cum Ecclesia”. L’associazione delle religiose ha sempre contestato il rapporto dell’ex Sant’Uffizio, negando di “voler andare oltre la chiesa e oltre Gesù Cristo”. Un’accusa, questa, “priva di fondamento”, secondo i vertici della Lcwr, ma che Müller ha ripetuto: “E’ un linguaggio duro che può sembrare eccessivo alle orecchie di migliaia di persone, ma è necessario”. Si riferiva, il prefetto, a tutti quei problemi “così centrali e fondanti che per discuterli non c’è altra strada che costituire un movimento lontano dal centro ecclesiale della fede in Gesù Cristo”. Tradotto, si tratta di questioni sulle quali il dibattito è ammesso solo collocandosi fuori dalla chiesa.
E ci sono andate vicino, le sorelle capitanate all’epoca da suor Florence Deacon, quando due anni fa invitarono all’assemblea annuale Barbara Marx Hubbard, autrice della concezione della evoluzione cosciente che Müller ha ribadito essere antitetica alla rivelazione cristiana. Propugnare tali tesi, ha osservato ancora il porporato, non fa altro che “condurre a errori fondamentali sull’onnipotenza di Dio, l’incarnazione di Cristo, la realtà del peccato originale, la necessità della salvezza e la natura definitiva dell’azione salvifica di Cristo nel mistero pasquale”. Teorie che rendono quasi irrilevanti le altre accuse a suo tempo mosse alla Lcwr dal Vaticano: ambiguità circa aborto, contraccezione ed eutanasia e rifiuto che a celebrare la messa possa essere solo un sacerdote maschio.
Verrà giorno, infatti, in cui non si sopporterà più la sana dottrina, ma, per il prurito di udire qualcosa, gli uomini si circonderanno di maestri secondo le proprie voglie, rifiutando di dare ascolto alla verità per volgersi alle favole.
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