Il ruolo unico e irripetibile del Papa, istituito da Cristo stesso. L’equivoco sempre più profondo del rapporto con gli Ebrei. Una legittima aspirazione alla pace può avere come prezzo la confusione dei fedeli?
di Paolo Deotto
Scrivo queste riflessioni come semplice fedele, come cattolico che, non foss’altro per ragioni anagrafiche, ha fatto in tempo a studiare il catechismo sul serio, né mi permetto di “giudicare il Papa”. Ma posso ben giudicare determinati gesti.
Il baciamano da sempre è un gesto di sottomissione, di riconoscimento dell’autorità superiore della persona a cui baciamo la mano. Sorvolo sul baciamano che si usava un tempo fare alle signore e che alcuni, per fortuna, ancora usano. Il baciamano che alcuni inveterati cattolici tradizionalisti, come il sottoscritto, fanno al prete, è un segno di rispetto per quelle mani consacrate. Così, per inciso, mi è capitato più d’una volta di incontrare preti che hanno ritratto la mano, quasi con fastidio per il gesto evidentemente non gradito. Glissons.
La foto del Papa che bacia la mano di alcuni sopravvissuti all’Olocausto mi ha lasciato turbato e rattristato. Il Papa è il Vicario di Cristo. È la più alta autorità che esista sulla Terra. È, direi rammentando i miei giovanili studi di Dottrina dello Stato sulla legittimazione dell’Autorità, l’unica Autorità che è senza dubbio legittima, perché è l’unica il cui potere deriva direttamente da Cristo stesso.
Tempo fa, in occasione di una delle prime telefonate del Papa, mi capitò di scrivere alcune righe sull’Autorità e sugli aspetti anche formali che questa deve avere, per conservarsi tale e per non generare equivoci. Il Papa, dal momento che diviene tale, con la nomina da parte dei Cardinali riuniti in conclave e con l’accettazione della stessa, non è più un qualsiasi sacerdote di Santa Romana Chiesa. È il Vicario di Cristo e ogni suo gesto non può non essere consono a questa regalità che, gli piaccia o meno, porta su di sé come enorme responsabilità. Soprattutto non riesco ad accettare gesti che, al di là delle intenzioni che li hanno generati, hanno come effetto quello di abbassare quell’Autorità, di compiere un gesto che non esalta l’umiltà della persona, ma che porta il Vicario di Cristo a un livello per cui è alto il rischio che nei fedeli si smarrisca il concetto stesso della regalità di Cristo. Nostro Signore, dolce e umile di cuore, non ha mai nascosto la Sua reale natura e di sé stesso ha detto molto chiaramente: “Io sono la Via, la Verità, la Vita” (Gv 14, 6).
Come può, chi rappresenta Nostro Signore, fare un gesto di sottomissione? Così facendo, quale messaggio trasmette ai fedeli?
E qui si apre un altro capitolo. Chi ha la pazienza (o la disgrazia) di leggermi sa che sono nipote (da parte del nonno materno) di ebrei. L’ho scritto più volte. Due miei prozii, residenti in Germania, furono deportati e non tornarono mai più. Mio nonno, che viveva in Italia, dovette vivere nascosto per due anni, nel periodo 1943-45, per salvarsi, e la sua unica colpa era di essere ebreo. Nessuno nega la vergogna della persecuzione antisemita, ma questo non può giustificare un gesto che è oggettivamente di sottomissione, da parte del Vicario di Cristo, verso persone che oltretutto vivono nell’errore. Sembra che questo argomento ormai sia tabù, ma non possiamo scordarci che l’unico modo per amare realmente gli Ebrei è cercare di convertirli, né il discorso vale ovviamente solo per gli Ebrei, ma per chiunque non sia nella Fede cattolica. “Chiunque vuol essere salvo, deve anzitutto mantenersi nella Fede cattolica”. Questo lo ha detto Sant’Atanasio.
Gli Ebrei non hanno mai riconosciuto Gesù Cristo come Figlio di Dio e come Redentore. Quindi,se non si convertono, il loro destino è l’inferno. Ora, parliamoci con franchezza: il Papa che bacia la mano a degli Ebrei – ma lo stesso discorso vale per il baciamano a chiunque altro professi una falsa religione – non fa che perpetuare un equivoco pericolosissimo, quello per cui il rispetto ovviamente dovuto a tutti e la “libertà religiosa” si traducono in un sincretismo di fatto e nell’abbandono del dovere di apostolato.
Il sincretismo di fatto non può che portare confusione nei fedeli. L’abbandono del dovere di apostolato si traduce in una mancanza di carità verso il prossimo. Infatti, quale gesto di amore più grande posso fare verso il mio prossimo, se non indicargli la via della salvezza eterna? E questa via esiste al di fuori dell’unica vera Fede, quella professata dalla Chiesa cattolica? La risposta è no, altrimenti non si capirebbe più perché la Chiesa sia stata istituita da Nostro Signore stesso.
Queste considerazioni mi portano a farne altre, sul tema della pace. Nessuno, che sia sano di mente, può sostenere che la guerra sia una bella cosa. Lo stato di guerra in alcune parti del mondo, come il Medio Oriente, sembra sia una malattia inestirpabile. Naturalmente dobbiamo fare tutto il possibile perché i conflitti tra i popoli (ma sarebbe più giusto dire “i conflitti tra chi domina i popoli”) non si risolvano con le armi. Ma l’iniziativa, apparentemente così bella, della preghiera “in comune” tra i rappresentati di diverse religioni, non ci riporta nell’equivoco del sincretismo?
Come facciamo a parlare di rappresentanti di “diverse religioni”, quasi che la religione fosse un qualsiasi bene di consumo, su cui operare una scelta, tenendo conto di quello che mi piace di più, che ha il miglior prezzo, eccetera?
Se il prezzo della pace è indurre nell’errore circa il bene maggiore, la salvezza eterna, non siamo caduti in una Chiesa che fa le attività di tante organizzazioni pacifiste, dimentica di quale sia la sua vera missione? E poi, mi si consenta, quale pace duratura si potrà mai avere tra gli uomini, se non si afferma la regalità di Cristo?
Il santo Padre Pio ebbe a dire che Dio avrebbe liberato l’umanità dal flagello della guerra se ci fosse stato nel mondo un solo giorno senza aborti. Questo mi porta a fare un’ultima considerazione: leggo che il Papa ha definito la Shoah “un abisso di male”. Verissimo. E poi ha aggiunto: un male che “mai era avvenuto sotto la volta del cielo”.
Ogni giorno nel mondo vengono uccisi, nell’indifferenza generale, milioni di bimbi col crimine dell’aborto. Nella sola Italia,siamo al ritmo di trecento omicidi pro die. Santità, nel mondo continua ad avvenire un male orribile, nell’indifferenza, nel cinismo, nell’appannamento delle coscienze. Con tutto il rispetto per la sofferenza del popolo ebraico, il male continua ad avvenire sotto la volta del cielo e ha superato tragicamente,e di gran lunga, anche le cifre terribili dell’Olocausto.
Quale pace si potrà mai creare, in un modo così intriso di peccato e in cui la Chiesa sembra che non voglia più convertire chi non riconosce Nostro signore Gesù Cristo, figlio di Dio e Redentore dell’umanità?
Credo nessuna. Faremo tante belle iniziative di pace. Pace provvisoria, destinata prima o poi a sfociare in nuove guerre, in nuove sofferenze, inevitabile guiderdone per un’umanità che vuole vivere senza Dio. Che è solo Uno. Uno e Trino.
Qui chiudo e ripeto: non voglio fare considerazioni teologiche, non sono il mio mestiere. Queste sono solo le riflessioni di un cattolico qualunque, di un povero peccatore, che però è certo di ciò che disse Sant’Atanasio: “Chiunque vuol essere salvo, deve anzitutto mantenersi nella Fede cattolica”. Il resto è aria fritta.
Scrivo queste riflessioni come semplice fedele, come cattolico che, non foss’altro per ragioni anagrafiche, ha fatto in tempo a studiare il catechismo sul serio, né mi permetto di “giudicare il Papa”. Ma posso ben giudicare determinati gesti.
Il baciamano da sempre è un gesto di sottomissione, di riconoscimento dell’autorità superiore della persona a cui baciamo la mano. Sorvolo sul baciamano che si usava un tempo fare alle signore e che alcuni, per fortuna, ancora usano. Il baciamano che alcuni inveterati cattolici tradizionalisti, come il sottoscritto, fanno al prete, è un segno di rispetto per quelle mani consacrate. Così, per inciso, mi è capitato più d’una volta di incontrare preti che hanno ritratto la mano, quasi con fastidio per il gesto evidentemente non gradito. Glissons.
La foto del Papa che bacia la mano di alcuni sopravvissuti all’Olocausto mi ha lasciato turbato e rattristato. Il Papa è il Vicario di Cristo. È la più alta autorità che esista sulla Terra. È, direi rammentando i miei giovanili studi di Dottrina dello Stato sulla legittimazione dell’Autorità, l’unica Autorità che è senza dubbio legittima, perché è l’unica il cui potere deriva direttamente da Cristo stesso.
Tempo fa, in occasione di una delle prime telefonate del Papa, mi capitò di scrivere alcune righe sull’Autorità e sugli aspetti anche formali che questa deve avere, per conservarsi tale e per non generare equivoci. Il Papa, dal momento che diviene tale, con la nomina da parte dei Cardinali riuniti in conclave e con l’accettazione della stessa, non è più un qualsiasi sacerdote di Santa Romana Chiesa. È il Vicario di Cristo e ogni suo gesto non può non essere consono a questa regalità che, gli piaccia o meno, porta su di sé come enorme responsabilità. Soprattutto non riesco ad accettare gesti che, al di là delle intenzioni che li hanno generati, hanno come effetto quello di abbassare quell’Autorità, di compiere un gesto che non esalta l’umiltà della persona, ma che porta il Vicario di Cristo a un livello per cui è alto il rischio che nei fedeli si smarrisca il concetto stesso della regalità di Cristo. Nostro Signore, dolce e umile di cuore, non ha mai nascosto la Sua reale natura e di sé stesso ha detto molto chiaramente: “Io sono la Via, la Verità, la Vita” (Gv 14, 6).
Come può, chi rappresenta Nostro Signore, fare un gesto di sottomissione? Così facendo, quale messaggio trasmette ai fedeli?
E qui si apre un altro capitolo. Chi ha la pazienza (o la disgrazia) di leggermi sa che sono nipote (da parte del nonno materno) di ebrei. L’ho scritto più volte. Due miei prozii, residenti in Germania, furono deportati e non tornarono mai più. Mio nonno, che viveva in Italia, dovette vivere nascosto per due anni, nel periodo 1943-45, per salvarsi, e la sua unica colpa era di essere ebreo. Nessuno nega la vergogna della persecuzione antisemita, ma questo non può giustificare un gesto che è oggettivamente di sottomissione, da parte del Vicario di Cristo, verso persone che oltretutto vivono nell’errore. Sembra che questo argomento ormai sia tabù, ma non possiamo scordarci che l’unico modo per amare realmente gli Ebrei è cercare di convertirli, né il discorso vale ovviamente solo per gli Ebrei, ma per chiunque non sia nella Fede cattolica. “Chiunque vuol essere salvo, deve anzitutto mantenersi nella Fede cattolica”. Questo lo ha detto Sant’Atanasio.
Gli Ebrei non hanno mai riconosciuto Gesù Cristo come Figlio di Dio e come Redentore. Quindi,se non si convertono, il loro destino è l’inferno. Ora, parliamoci con franchezza: il Papa che bacia la mano a degli Ebrei – ma lo stesso discorso vale per il baciamano a chiunque altro professi una falsa religione – non fa che perpetuare un equivoco pericolosissimo, quello per cui il rispetto ovviamente dovuto a tutti e la “libertà religiosa” si traducono in un sincretismo di fatto e nell’abbandono del dovere di apostolato.
Il sincretismo di fatto non può che portare confusione nei fedeli. L’abbandono del dovere di apostolato si traduce in una mancanza di carità verso il prossimo. Infatti, quale gesto di amore più grande posso fare verso il mio prossimo, se non indicargli la via della salvezza eterna? E questa via esiste al di fuori dell’unica vera Fede, quella professata dalla Chiesa cattolica? La risposta è no, altrimenti non si capirebbe più perché la Chiesa sia stata istituita da Nostro Signore stesso.
Queste considerazioni mi portano a farne altre, sul tema della pace. Nessuno, che sia sano di mente, può sostenere che la guerra sia una bella cosa. Lo stato di guerra in alcune parti del mondo, come il Medio Oriente, sembra sia una malattia inestirpabile. Naturalmente dobbiamo fare tutto il possibile perché i conflitti tra i popoli (ma sarebbe più giusto dire “i conflitti tra chi domina i popoli”) non si risolvano con le armi. Ma l’iniziativa, apparentemente così bella, della preghiera “in comune” tra i rappresentati di diverse religioni, non ci riporta nell’equivoco del sincretismo?
Come facciamo a parlare di rappresentanti di “diverse religioni”, quasi che la religione fosse un qualsiasi bene di consumo, su cui operare una scelta, tenendo conto di quello che mi piace di più, che ha il miglior prezzo, eccetera?
Se il prezzo della pace è indurre nell’errore circa il bene maggiore, la salvezza eterna, non siamo caduti in una Chiesa che fa le attività di tante organizzazioni pacifiste, dimentica di quale sia la sua vera missione? E poi, mi si consenta, quale pace duratura si potrà mai avere tra gli uomini, se non si afferma la regalità di Cristo?
Il santo Padre Pio ebbe a dire che Dio avrebbe liberato l’umanità dal flagello della guerra se ci fosse stato nel mondo un solo giorno senza aborti. Questo mi porta a fare un’ultima considerazione: leggo che il Papa ha definito la Shoah “un abisso di male”. Verissimo. E poi ha aggiunto: un male che “mai era avvenuto sotto la volta del cielo”.
Ogni giorno nel mondo vengono uccisi, nell’indifferenza generale, milioni di bimbi col crimine dell’aborto. Nella sola Italia,siamo al ritmo di trecento omicidi pro die. Santità, nel mondo continua ad avvenire un male orribile, nell’indifferenza, nel cinismo, nell’appannamento delle coscienze. Con tutto il rispetto per la sofferenza del popolo ebraico, il male continua ad avvenire sotto la volta del cielo e ha superato tragicamente,e di gran lunga, anche le cifre terribili dell’Olocausto.
Quale pace si potrà mai creare, in un modo così intriso di peccato e in cui la Chiesa sembra che non voglia più convertire chi non riconosce Nostro signore Gesù Cristo, figlio di Dio e Redentore dell’umanità?
Credo nessuna. Faremo tante belle iniziative di pace. Pace provvisoria, destinata prima o poi a sfociare in nuove guerre, in nuove sofferenze, inevitabile guiderdone per un’umanità che vuole vivere senza Dio. Che è solo Uno. Uno e Trino.
Qui chiudo e ripeto: non voglio fare considerazioni teologiche, non sono il mio mestiere. Queste sono solo le riflessioni di un cattolico qualunque, di un povero peccatore, che però è certo di ciò che disse Sant’Atanasio: “Chiunque vuol essere salvo, deve anzitutto mantenersi nella Fede cattolica”. Il resto è aria fritta.
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