- IL PAPA CHE S’IMPROVVISA DIFENSORE DEI NOMADI “DISPREZZATI SUI BUS DI ROMA” S’È CHIESTO DI COSA VIVONO ‘STI DISGRAZIATI, VISTO CHE IL 95% DI LORO NON LAVORA? NON SARÀ CHE METTONO LE MANI NELLE TASCHE DEGLI ITALIANI?
Monsignor Enrico Feroci, direttore della Caritas diocesana: “Una sana politica di integrazione di rom e sinti passa inevitabilmente attraverso un radicale cambiamento della politica” - E allora perché non mettere a disposizione dei rom i tanti palazzi di cui è proprietaria la Santa Sede?...
Papa Francesco nuovo “paladino” dei diritti dei rom. Una popolazione «troppo spesso costretta a rimanere ai margini della società, e troppe volte vista solo con ostilità e sospetto ». Il richiamo papale arriva nell’udienza ai partecipanti al simposio internazionale svolto in Vaticano su sinti e rom dal Pontificio consiglio dei migranti ed itineranti guidato dal cardinale- presidente Antonio Maria Vegliò, tra i primi a «condividere e a ringraziare il Santo Padre per quanto detto in difesa dei nomadi».
Nella sua denuncia, il Papa parla espressamente di atteggiamenti razzistici che troppe volte colpiscono i rom, anche tra i romani. E a questo proposito cita anche una sua esperienza quando negli anni passati veniva nella Capitale. «Mi ricordo tante volte qui a Roma — ha raccontato Bergoglio parlando a braccio — sul bus quando salivano alcuni zingari, l’autista diceva “guardate i portafogli”: questo è disprezzo per un’intera popolazione che è da sempre scarsamente coinvolta nelle dinamiche politiche, economiche e sociali del territorio».
Pur precisando che «anche il popolo zingaro è chiamato a contribuire al bene comune, ma con adeguati itinerari di corresponsabilità, nell’osservanza dei doveri e nella promozione dei diritti di ciascuno. Senza integrazione gli zingari sono vittime di nuove schiavitù. E la mancanza di lavoro, di alloggi, e di scolarizzazione, oltre ad essere tra le prime voci disattese nella difesa dei diritti umani dei nomadi», secondo il pontefice possono solo creare nuove forme di ghettizzazione.
«Ringraziamo il Papa», commenta Djana Pavlovic, vice presidente della Federazione Roma e Sinti insieme, tra i primi ad elogiare il richiamo papale, ma con una precisazione: «Non per polemizzare, chiediamo al Pontefice di non utilizzare il termine zingari. Nessun dubbio, è ovvio, sulla volontà di usare questa parola con un’accezione positiva, ma noi preferiamo essere chiamati rom».
Per Pavlovic comunque «il Papa è da ringraziare perché ha sottolineato una situazione drammatica, riportata in tutti i rapporti sulle condizioni di vita del popolo rom e sinti, con una disoccupazione al 95%, un tasso di mortalità infantile elevatissimo e con il solo il 3% della popolazione rom che supera il 60esimo anno di vita».
Parole condivise da tutte quelle istituzioni, ecclesiali e laiche, che a Roma da anni sono impegnate in difesa dei nomadi, una presenza di circa 8 mila persone nei campi e di circa 3 mila nelle case. «Una sana politica di integrazione di rom e sinti passa inevitabilmente attraverso un radicale cambiamento della politica», sostiene monsignor Enrico Feroci, direttore della Caritas diocesana.
«Non si può parlare di integrazione se, ad esempio, il Comune costringe 1200 nomadi ad andare oltre il Raccordo anulare in campi improvvisati senza servizi e collegamento — accusa monsignor Feroci — non ci può essere integrazione se si parla dei nomadi solo in termini di paure e di sicurezza, e si fa cadere la colpa di chi tra loro delinque su tutta una popolazione. Dimenticando che ladri e delinquenti purtroppo esistono ovunque, anche tra i politici. Occorre quindi cambiare approccio e politica pensando a dare loro lavoro, istruzione, case».
«Il Pontefice richiama giustamente sia istituzioni ecclesiastiche che civili ad essere più attente ai diritti dei Rom. Ma è un problema che riguarda anche altre categorie — ricorda Giulio Russo, presidente di Focus-Casa dei diritti sociali — come i senza casa e gli sfrattati».
«Il Papa ha difeso una popolazione disprezzata, poco amata, guardata con sospetto, vessata. Una popolazione nomade da sempre tra noi, ma costretta a nascondersi», ragiona Paolo Giani, da 25 anni responsabile degli aiuti a rom e sinti della Comunità di S. Egidio. «Tanti giurano di non essere razzisti, ma sui rom avvertono che esistono problemi e diffidenze. È un atteggiamento — sottolinea Giani — che nasce solo dalla mancanza di conoscenza del popolo nomade».
Papa Francesco nuovo “paladino” dei diritti dei rom. Una popolazione «troppo spesso costretta a rimanere ai margini della società, e troppe volte vista solo con ostilità e sospetto ». Il richiamo papale arriva nell’udienza ai partecipanti al simposio internazionale svolto in Vaticano su sinti e rom dal Pontificio consiglio dei migranti ed itineranti guidato dal cardinale- presidente Antonio Maria Vegliò, tra i primi a «condividere e a ringraziare il Santo Padre per quanto detto in difesa dei nomadi».
Nella sua denuncia, il Papa parla espressamente di atteggiamenti razzistici che troppe volte colpiscono i rom, anche tra i romani. E a questo proposito cita anche una sua esperienza quando negli anni passati veniva nella Capitale. «Mi ricordo tante volte qui a Roma — ha raccontato Bergoglio parlando a braccio — sul bus quando salivano alcuni zingari, l’autista diceva “guardate i portafogli”: questo è disprezzo per un’intera popolazione che è da sempre scarsamente coinvolta nelle dinamiche politiche, economiche e sociali del territorio».
Pur precisando che «anche il popolo zingaro è chiamato a contribuire al bene comune, ma con adeguati itinerari di corresponsabilità, nell’osservanza dei doveri e nella promozione dei diritti di ciascuno. Senza integrazione gli zingari sono vittime di nuove schiavitù. E la mancanza di lavoro, di alloggi, e di scolarizzazione, oltre ad essere tra le prime voci disattese nella difesa dei diritti umani dei nomadi», secondo il pontefice possono solo creare nuove forme di ghettizzazione.
«Ringraziamo il Papa», commenta Djana Pavlovic, vice presidente della Federazione Roma e Sinti insieme, tra i primi ad elogiare il richiamo papale, ma con una precisazione: «Non per polemizzare, chiediamo al Pontefice di non utilizzare il termine zingari. Nessun dubbio, è ovvio, sulla volontà di usare questa parola con un’accezione positiva, ma noi preferiamo essere chiamati rom».
Per Pavlovic comunque «il Papa è da ringraziare perché ha sottolineato una situazione drammatica, riportata in tutti i rapporti sulle condizioni di vita del popolo rom e sinti, con una disoccupazione al 95%, un tasso di mortalità infantile elevatissimo e con il solo il 3% della popolazione rom che supera il 60esimo anno di vita».
Parole condivise da tutte quelle istituzioni, ecclesiali e laiche, che a Roma da anni sono impegnate in difesa dei nomadi, una presenza di circa 8 mila persone nei campi e di circa 3 mila nelle case. «Una sana politica di integrazione di rom e sinti passa inevitabilmente attraverso un radicale cambiamento della politica», sostiene monsignor Enrico Feroci, direttore della Caritas diocesana.
«Non si può parlare di integrazione se, ad esempio, il Comune costringe 1200 nomadi ad andare oltre il Raccordo anulare in campi improvvisati senza servizi e collegamento — accusa monsignor Feroci — non ci può essere integrazione se si parla dei nomadi solo in termini di paure e di sicurezza, e si fa cadere la colpa di chi tra loro delinque su tutta una popolazione. Dimenticando che ladri e delinquenti purtroppo esistono ovunque, anche tra i politici. Occorre quindi cambiare approccio e politica pensando a dare loro lavoro, istruzione, case».
«Il Pontefice richiama giustamente sia istituzioni ecclesiastiche che civili ad essere più attente ai diritti dei Rom. Ma è un problema che riguarda anche altre categorie — ricorda Giulio Russo, presidente di Focus-Casa dei diritti sociali — come i senza casa e gli sfrattati».
«Il Papa ha difeso una popolazione disprezzata, poco amata, guardata con sospetto, vessata. Una popolazione nomade da sempre tra noi, ma costretta a nascondersi», ragiona Paolo Giani, da 25 anni responsabile degli aiuti a rom e sinti della Comunità di S. Egidio. «Tanti giurano di non essere razzisti, ma sui rom avvertono che esistono problemi e diffidenze. È un atteggiamento — sottolinea Giani — che nasce solo dalla mancanza di conoscenza del popolo nomade».
Matteo Salvini Vs Papa Francesco sui rom: "Sui bus di Roma dicono 'Occhio al portafogli"? Chissà perché". La rete: "Se li prenda in Vaticano" (FOTO)
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"Papa Francesco si lamenta perché, quando lui prendeva l'autobus a Roma e salivano degli zingari, gli autisti dicevano ai passeggeri 'Attenti al portafoglio'. Chissà come mai...". Matteo Salvini non è uno che ha peli sulla lingua (o sulla tastiera), ma se si tratta del Papa usa toni più edulcorati. Il leader della Lega Nord sulla sua pagina facebook ha risposto al Pontefice che, parlando ai cappellani dei rom nel corso di un incontro nella Sala Clementina organizzato dal Pontificio Consiglio della Pastorale per i Migranti e gli Itineranti, aveva detto: "Quando prendevo il bus a Roma e salivano degli zingari, l'autista spesso diceva ai passeggeri: 'Guardate i portafogli'. Questo è disprezzo, forse è vero, ma è disprezzo". Salvini ha quindi aggiunto: "Caro Pontefice, con tutto il rispetto che ti è dovuto, io comunque dico... buon lavoro agli autisti!".
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Il leader del Carroccio non è entrato nel merito delle questioni sollevate da Papa Bergoglio, che aveva parlato dei rom come di persone "ai margini della società", soffermandosi sulle cause di emarginazione e in genere delle persone "meno tutelate", quelle che vengono colpite "indistintamente" dalle "piaghe del tessuto sociale". Né lo hanno fatto i tanti utenti che hanno commentato il post sulla pagina facebook di Salvini: "Se li tenga nel Vaticano se li vuole", è la sintesi delle reazioni al leader della Lega. E via così, con commenti razzisti: "Se gli zingari vengono disprezzati è evidente che se lo meritano. Io li insulto sempre quando li trovo ai semafori (cioè sempre)".
"Rispetto il Pontefice, ma faccio presente che molti rom oltre che rubare minacciano e se je rode te la menano pure. E non venitemi a dire che sono pecorelle smarrite", scrive un utente. "Se gli zingari sono ladri mica è colpa dell'autista che avvisa la gente", aggiunge un altro. E poi: "Iniziasse a occuparsi dei preti pedofili anziché interessarsi di tutte le cose che non lo riguardano"; "Gli zingari sono persone inutili"; "Papa Francesco si è scordato il settimo comandamento, non rubare. Con tutto il rispetto che gli è dovuto io dico che mi ha rotto i cog...ni". Qualcuno ci va giù pesante: "Gli zingari sono una vera piaga dell'umanità, rifiutano persino l'idea del lavoro in quanto fatica e il loro unico scopo di vita è parassitare non disdegnando il furto". E infine: "Ormai questo papa non è il vescovo di Roma ma dei rom".
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