ACTA APOSTATICAE SEDIS : come, cambiando un po' qua e un po' la, si può cambiare tutto...

mercoledì 18 giugno 2014

La lucidità di papa Bergoglio


Sembra essere diventato un esercizio quotidiano, forse per permettere a tanti cattolici di tenersi in allenamento circa la vigilanza (cfr. Mt. 24,42; Mt. 25, 13; Mc. 13, 33). Fatto è che dispiace veramente doversi fermare a chiosare il profluvio di inesattezze e di errori che sgorga dal parlare e dall’agire di questo nuovo Papa, venuto dalla fine del mondo.
Ma dal momento che papa Bergoglio usa ad arte i mezzi di comunicazione, perché diffondano, amplificandoli, i suoi convincimenti, non ci resta che assecondarlo, procurandogli così il piacere dell’essere corrisposto.

L’Osservatore Romano ha pubblicato integralmente l’intervista concessa il 13 giugno da papa Bergoglio a Henrique Cymerman per conto del quotidiano di Barcellona La Vanguardia.

All’osservazione del giornalista (La violenza in nome di Dio regna in Medio oriente.), Bergoglio risponde: 

«È una contraddizione. La violenza in nome di Dio non si confà al nostro tempo. È qualcosa di antico. Con prospettiva storica va detto che noi cristiani, a volte, l’abbiamo praticata. Quando penso alla guerra dei Trent’anni, quella era violenza in nome di Dio. Oggi è inimmaginabile, vero? Giungiamo a volte, attraverso la religione, a contraddizioni molto serie, molto gravi. Il fondamentalismo per esempio. Nelle tre religioni abbiamo i nostri gruppi fondamentalisti, piccoli rispetto a tutto il resto.»

E precisa: 

«Un gruppo fondamentalista, anche se non uccide nessuno, anche se non picchia nessuno, è violento. La struttura mentale del fondamentalismo è violenza in nome di Dio.»

Quindi è chiaro che per papa  Bergoglio il “fondamentalismo” ha una sola accezione: quella di pratica della “violenza in nome di Dio”, che, dice lui, è cosa grave e per di più “qualcosa di antico”.
Convincimento, il suo, che rivela una “struttura mentale” che separa nettamente l’“antico”, appartenente alla categoria del “cattivo”, dall’“oggi”, dal moderno, appartenente logicamente alla categoria del “buono”. E sembra essere ritornati a secoli fa, quando improvvisamente, dal Medio Evo all’indietro, tutto divenne inspiegabilmente “buio”, “tetro”, “triste”, a fronte dell’esplosa, nuova e dilagante rinascenza “luminosa”, “ridente”, “gaia”. Inganno mortale che, nato quasi di soppiatto, arrivò a presentarsi come suprema legge dell’esistenza con l’illuminato, appunto, “illuminismo”, fino a radicarsi nella “struttura mentale” degli uomini moderni e perfino dei preti moderni. In questi ultimi, però, produsse inevitabilmente un corto circuito che danneggiò irreparabilmente il normale funzionamento della loro materia grigia: non potevano impunemente catalogare l’“antico” tra il “cattivo”, senza entrare in conflitto con il fondamento del loro stesso credo, costituito da un “antico” che aveva ed ha la pretesa di essere perenne attualità.

Ora, papa Bergoglio è un prete moderno e non poteva sfuggire alle conseguenze di questo corto circuito.
Così, quando il giornalista gli fa notare che “Alcuni dicono di lei che è un rivoluzionario”, Bergoglio risponde:
«Per me la grande rivoluzione è andare alle radici, riconoscerle e vedere quello che queste radici hanno da dire al giorno d’oggi. Non c’è contraddizione tra essere rivoluzionario e andare alle radici. Non solo, credo anche che il modo per compiere veri cambiamenti sia l’identità. Non si può mai fare un passo nella vita se non partendo da dietro, se non so da dove vengo, che nome ho, che nome culturale o religioso ho

Cosa è successo?
È scattato il corto circuito: guai ad essere “fondamentalisti”, bisogna essere “radicali”; guai a seguire l’“antico”, bisogna seguire “ciò che sta dietro”.
Ragionamento senza un briciolo di coerenza, perché è davvero singolare distinguere tra basarsi sul “fondamento” e basarsi sulla “radice”, salvo finire con l’affermare stoltamente che il “fondamento” di alcunché, in questo caso del credo cattolico, è cosa del tutto diversa dalla sua “radice”: il fondamento del credo cattolico… Nostro Signore Gesù Cristo …è cosa del tutto diversa dalla radice del credo cattolico… Nostro Signore Gesù Cristo.

E questo corto circuito, inevitabile, conduce gioco forza allo stravolgimento della dottrina e alla distruzione dell’intelligenza.
Come si può, infatti, essere cattolici senza essere fondamentalisti? Senza attenersi al fondamento dell’insegnamento di Cristo, senza attenersi alla radice del nostro credo?
Solo un’intelligenza non più se stessa, offesa da un formidabile corto circuito, può immaginare che si possa essere seguaci di Cristo prescindendo da Cristo.
Eppure, papa Bergoglio, a ben vedere, parte da un dato oggettivo, che non possiamo non condividere: 
«Nelle tre religioni abbiamo i nostri gruppi fondamentalisti, piccoli rispetto a tutto il resto.»

È vero, almeno per quanto riguarda il Cristianesimo, i fondamentalisti rappresentano un piccolo gruppo rispetto a tutti gli altri! Ma questo non è un merito del Cristianesimo attuale, ma la prova che i cristiani hanno perso la fede, compreso il loro capo, che lo si chiami “papa” o “vescovo di Roma”.
E hanno perso la fede perché hanno già perso il bene dell’intelletto, arrivando a credere e ad affermare le cose più strampalate: 

«Un gruppo fondamentalista, anche se non uccide nessuno, anche se non picchia nessuno, è violento. La struttura mentale del fondamentalismo è violenza in nome di Dio.»

Violenza contro nessuno e contro niente… ma violenza in nome di Dio!
Cos’è questo discorrere pseudo intelligente, se non il risultato di un corto circuito mentale? Se non la prova che si è rinunciato ad usare il cervello per affidarsi alla mera ripetizione a pappagallo dei più stolti luoghi comuni antireligiosi e anticattolici messi in circolo dai nemici di Dio?
Essere fondamentalmente cattolici, essere fedeli alla radice dell’insegnamento di Cristo, essere totalmente fedeli agli insegnamenti di Cristo, sarebbe una “violenza in nome di Dio”!
Violenza a che? Solo alle tentazioni che ci vogliono distogliere da Cristo e ci vorrebbero convincere che seguire Cristo sarebbe un errore, un fondamentalismo. E dovevamo aspettare 2014 anni per sentire dalla bocca di un papa che l’essere fondamentalmente cattolici è cosa da evitare.

E sono questo corto circuito della mente e questa rinuncia all’intelligenza, che hanno generato le cause e gli effetti della profonda crisi che affligge la Chiesa cattolica a partire dal Vaticano II; senza queste premesse non potevano nascere la Messa avvelenata, l’ecumenismo, la libertà religiosa, la dignità umana, il dialogo, l’indifferentismo e, infine, un papa che nega il richiamo alle fondamenta della vera religione di Dio.

Un papa che si perde in apostasie da quattro soldi come questa:
Il giornalista: «Un anno fa mi ha detto che «dentro ogni cristiano c’è un ebreo».
Il Papa:
«Forse sarebbe più corretto dire che «lei non può vivere il suo cristianesimo, non può essere un vero cristiano, se non riconosce la sua radice ebraica». Non parlo di ebreo nel senso semitico di razza, ma in senso religioso. Credo che il dialogo interreligioso debba approfondire questo punto, la radice ebraica del cristianesimo e la fioritura cristiana dell’ebraismo. Capisco che è una sfida, una patata bollente, ma si può fare come fratelli. Io recito tutti i giorni l’ufficio divino con i salmi di Davide. I 150 salmi li ripetiamo in una settimana. La mia preghiera è ebraica, e poi ho l’eucaristia, che è cristiana.»

«Riconoscere la radice ebraica»? Ma come si fa a sciorinare amenità del genere? Anche senza bisogno di andare in seminario si capisce con estrema semplicità che il Cristianesimo è fondato sulla storia del “popolo eletto” da Dio a depositario delle sue leggi; e qualunque ragazzino apprende fin dal Catechismo che Gesù di Nazareth è nato in Palestina, appartiene alla stirpe di Davide ed è a Gerusalemme che è stato inchiodato sulla croce fino alla morte per volontà del popolo ebraico.
Altro che riconoscere la radice ebraica! Nostro Signore Gesù Cristo era ed è un figlio del “popolo eletto”, Inviato dal Padre per redimere gli impenitenti Ebrei, che non lo hanno riconosciuto, Messia del “popolo eletto” che lo ha rifiutato, Messia che decise di trasferire l’elezione agli altri popoli, che lo hanno accolto e che sono divenuti i depositarii della Nuova Alleanza fra Dio e il “suo popolo”.
Altro che riconoscere la radice ebraica! Nostro Signore Gesù Cristo è venuto per confermare la Legge e i Profeti e per sancire la Nuova ed Eterna Alleanza col Suo Sacrificio, consumato da Sé stesso in modo cruento per mano degli Ebrei e consumato dai suoi ministri in modo incruento per mezzo del sacerdozio sacro di cui è il Capo. Fin dall’inizio gli Apostoli confermarono tutta le Legge, e i Profeti, e i Salmi, normando il Vangelo della salvezza da annunciare in tutto il mondo.
Altro che riconoscere la radice ebraica! La Chiesa di Cristo, nella sua liturgia e nella sua pratica della Fede, ha fatto sua tutta l’eredità del “popolo eletto”, sancendone la continuità attraverso la sequela di Cristo e i Suoi precetti e i Suoi comandi e i Suoi insegnamenti.
Altro che riconoscere la radice ebraica! La Chiesa cattolica è il Vero Israele di Dio, l’eredità dei figli di Dio, dei veri credenti, che Dio ha trasferito dalla Palestina al mondo, da Gerusalemme a Roma.
Altro che riconoscere la radice ebraica! Non sono i Salmi che fondano l’essere cattolici, ma è l’essere cattolici che comporta la preghiera dei Salmi; non il Vecchio Testamento che fonda il Nuovo Testamento, ma è il Nuovo Testamento che rinnova e conferma il Vecchio Testamento; non è la radice ebraica che fa fiorire l’Eucarestia, ma è l’Eucarestia che fa rivivere la “vera” radice ebraica, la quale, senza l’Eucarestia, è solo un ramo secco destinato alle fiamme.

Per papa Bergoglio, invece: “La mia preghiera è ebraica, e poi ho l’eucaristia, che è cristiana.” Il che è semplicemente stolto, perché quella che lui chiama “preghiera ebraica” è semplicemente la “preghiera di Cristo” che è tutt’uno con l’Eucarestia che è Cristo stesso. Senza Cristo non c’è Eucarestia, e senza Eucarestia non c’è preghiera, né ebraica né di altro genere. Riconosciuta l’Eucarestia, per ciò stesso si è riconosciuta tutta la Legge e i Profeti, tutto ciò che un tempo era la Vecchia Alleanza e che da Cristo in poi è la Nuova ed Eterna Alleanza.
Se un cattolico, e a maggior ragione un papa, non sa queste cose, non solo non ha capito niente della “radice ebraica”, ma soprattutto non ha capito niente del Cattolicesimo, cioè di se stesso, di ciò che è e di ciò che dobbiamo essere secondo la volontà del Nostro Salvatore, Gesù Cristo Nostro Signore.

Come non ha capito che ogni riconoscimento della “radice ebraica” è tutt’uno col riconoscimento di Nostro Signore Gesù Cristo, chiunque non riconosca Cristo, per ciò stesso disconosce la “radice ebraica”, foss’anche un individuo annoverato oggi tra gli Ebrei, i quali, senza il riconoscimento di Cristo, sono rimasti senza più radici e, come dice San Paolo, rami secchi recisi dal tronco; e l’unico rapporto che si possa stabilire con i rami secchi è di buttarli al macero.

Altro che “è una sfida, una patata bollente, ma si può fare come fratelli”.
Né una sfida, né una patata bollente, ma un ossequio alla realtà oggettiva: a partire dalla venuta di Nostro Signore Gesù Cristo, i veri Ebrei, il vero “popolo eletto”, gli unici destinatarii dell’eterna Alleanza con Dio, sono i seguaci di Cristo, siamo noi cattolici che apparteniamo alla Sposa di Cristo e per ciò stesso a Cristo stesso. E tutti coloro che si riconoscono in Cristo divengono figli di Dio e quindi fratelli, e tutti coloro che non si riconoscono in Cristo non sono figli di Dio e quindi non sono fratelli… come si può “fare con loro come fratelli”, se non lo sono? Per diventarlo devono prima riconoscere il Figlio di Dio, il Messia inviato dal Padre.
Ma papa Bergoglio non segue questo elementare filo logico, convinto com’è che essendo “la mia preghiera ebraica”, a suo modo egli sia un “ebreo”… che avrebbe “l’eucarestia” come un sovrappiù, tanto per arricchire il suo essere “ebreo”.
Se un cattolico, e a maggior ragione un papa, ha una concezione così superficiale dell’Eucarestia, è evidente che non è cattolico.

E la concezione superficiale dell’Eucarestia comporta inevitabilmente la concezione superficiale del vicariato di Cristo, del papato.
Alla domanda: “Cosa pensa della rinuncia di Benedetto XVI?» Papa Bergoglio risponde: 

«Papa Benedetto ha compiuto un gesto molto grande. Ha aperto una porta, ha creato un’istituzione, quella degli eventuali Papi emeriti. Fino a settant’anni fa non c’erano vescovi emeriti. Oggi quanti ce ne sono? Ebbene, dato che viviamo più a lungo, giungiamo a un’età in cui non possiamo continuare a occuparci delle cose. Io farò lo stesso, chiederò al Signore di illuminarmi quando giungerà il momento e che mi dica quello che devo fare, e me lo dirà sicuramente.»

Ora, che papa Benedetto abbia “creato un’istituzione” è cosa dedotta del tutto gratuitamente da papa Bergoglio, poiché nella Chiesa di Cristo non si crea un’istituzione per un gesto personale di un papa, prescindendo da Cristo stesso. Al pari della stessa Chiesa, ogni sua istituzione dev’essere fondata su Cristo, sulla legge divina, e non risulta in alcun modo che Cristo abbia istituito un “papato a tempo”, per di più dipendente dallo stato di salute o dalla valutazione personale del designato. Nel caso di papa Benedetto si è trattato di una decisione personale di Ratzinger, la quale di per sé non comporta alcuna “istituzione”. Papa Bergoglio, invece, è convinto che ogni decisione personale di un papa possa “creare un’istituzione”, il che, non solo è cosa infondata, ma è cosa stolta, poiché si può rinunciare ad esercitare una funzione che si è scelta, ma non una funzione per la quale si è stati “chiamati”, e chiamati da Dio stesso. E se il Codice di Diritto Canonico prevede la possibilità della rinuncia, con l’implicito presupposto della eccezionalità, non per questo si “crea un’istituzione”, semmai si crea un precedente, e un precedente pericoloso per la concezione del papato. Tanto pericoloso che, come adombra papa Bergoglio, fra non molto avremo un secondo “papa emerito”, con grande gioia di tutti coloro che, anche tra i cattolici moderni, vedono il papato come una mera istituzione umana.
Già l’invenzione del vescovo che va in pensione, fu una cosa che ridusse a niente il vescovato, umanizzandolo e banalizzandolo, adesso col pensionamento del papa si completa l’opera… in attesa di mandare in pensione Cristo stesso con l’ecumenismo. Fra non molto avremo così tre papi, sancendo in modo definitivo che il Vaticano II è stato davvero l’89 della Chiesa: la distruzione del regime tradizionale, di derivazione divina, e l’affermazione del regime democratico, di derivazione umana… un bel passo in avanti verso lo sprofondamento della Chiesa nella palude dello Stige, anticamera della città di Dite.


Cardinali e Papi nella Palude dello Stige - Giovanni di Paolo (XV secolo)

di Giovanni Servodio

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