allo “sfratto papale”: pensione in attico da 700 metri
Il porporato, che il 2 dicembre terminerà il suo ultimo incarico di camerlengo di Santa Romana Chiesa, non lascerà le mura leonine. Il contrario di quanto vorrebbe Francesco, che critica la volontà dei cardinali di continuare a vivere nei sacri palazzi, una volta finito il "lavoro" presso la Curia romana. Il tutto per conservare la loro forte influenza
Nuova tegola per Tarcisio Bertone. Dopo l’ennesimo scandalo finanziario, Papa Francesco vuole che l’ex Segretario di Stato lasci il Vaticano ma il porporato, che il 2 dicembre prossimo compirà ottant’anni e lascerà la sua ultima carica, quella di camerlengo di Santa Romana Chiesa, resiste al tentativo di “sfratto papale”. In questi primi quindici mesi a Roma Bergoglio ha notato la tendenza, abbastanza diffusa tra i cardinali della Curia romana che vanno in pensione, di rimanere a vivere dentro le mura della Città leonina o comunque in appartamenti vaticani nel centro di Roma. Dimore di diverse centinaia di metri quadrati, scelte accuratamente alla vigilia delle dimissioni, ristrutturate e arredate in totale contrasto con lo stile sobrio predicato ma soprattutto vissuto daPapa Francesco che, dal momento della fumata bianca, vive in un bilocale di 70 metri quadrati al secondo piano di Casa Santa Marta. Bertone, invece, trascorrerà la pensione in un “modesto” attico di 700 metri quadrati.
Una tendenza, quella di rimanere a vivere in Vaticano dopo le dimissioni, che Bergoglio non ha per nulla compreso. Il Papa, pur non apprezzando la scelta di non tornare nel paese natale per trascorrere gli anni della pensione, critica la volontà dei cardinali che, terminato l’incarico nellaCuria romana, continuano a vivere nei sacri palazzi per conservare la loro forte influenza. In questo modo per Bergoglio è molto difficile scardinare il potere curiale ed “evitare – come ha detto ai nuovi cardinali – abitudini e comportamenti di corte: intrighi, chiacchiere, cordate, favoritismi, preferenze“. Non a tutti i fedelissimi del Papa, però, piace che Bergoglio continui a vivere a Casa Santa Marta. Secondo alcuni autorevoli membri del suo staff, infatti, Francesco, vivendo in quello che egli stesso ha definito il suo “convitto”, è troppo esposto alle “chiacchiere” dei visitatori di passaggio che lo avvicinano nella hall dell’albergo vaticano o nelle Messe quotidiane nella cappella di Santa Marta. E sempre secondo i suoi più stretti collaboratori, Bergoglio rimane spesso turbato dalle notizie che gli confidano gli ospiti occasionali della struttura.
Per questo il presidente del Governatorato vaticano, il cardinale Giuseppe Bertello, membro del “G8” del Papa, ha recentemente proposto a Francesco di condividere con lui il suo enorme appartamento di servizio all’ultimo piano dell’edificio che governa lo Stato della Città del Vaticano, alle spalle della Basilica di San Pietro. “Tu resta a vivere lì da solo che io resto a Santa Marta“, gli ha risposto senza possibilità di replica il Papa. Non è solo l’attico ad aver convinto il Papa cheBertone dovrebbe lasciare il Vaticano, ma sono soprattutto le continue esternazioni del porporato salesiano a suscitare imbarazzo nello staff di Francesco.
Bergoglio ha voluto chiarirlo lui stesso nella conferenza stampa tenuta con i giornalisti del seguito papale sul volo che lo ha riportato da Tel Aviv a Roma. A chi gli chiedeva degli scandali finanziari che stanno avvenendo sotto il suo pontificato in Vaticano, il Papa ha risposto facendo sue le parole di Gesù nel Vangelo: “‘È inevitabile che ci siano gli scandali’. Siamo umani, peccatori tutti. E ci saranno, ci saranno. Il problema è evitare che ci siano in più!”. Francesco pensava anche al “pranzo dei vip”, costato 18mila euro, che si è tenuto sulla terrazza della Prefettura degli affari economici il 27 aprile scorso per consentire a 150 ospiti illustri di godere della visione della Basilica Vaticana e di piazza San Pietro durante la canonizzazioni di Giovanni XXIII e Giovanni Paolo II.
Un evento nell’evento che contrasta totalmente con quella “Chiesa povera e per i poveri” auspicata da Bergoglio. La posizione del Papa è chiara: “Gli affaristi li conosciamo bene! E li abbiamo visti nelle comunità parrocchiali o diocesane, nelle congregazioni religiose, alcuni benefattori della Chiesa, tanti, eh! Si pavoneggiavano di essere proprio benefattori e alla fine, dietro il tavolo, facevano i loro affari”. Sul volo papale Francesco, però, non ha voluto sorvolare sull’ultimo scandalo finanziario che ha coinvolto Bertone, ovvero i 15 milioni di euro dati dallo Ior alla Lux Vide di Ettore Bernabei.
“Io vorrei dire una cosa – ha risposto il Papa – nella domanda che lei ha fatto, ha menzionato quell’affare dei 15 milioni. È una cosa che è allo studio, non è chiara quella cosa. Forse potrebbe essere vero, ma in questo momento non è definitivo, quel problema: è sotto studio, per essere giusto”. Un’affermazione che non contrasta, come invece qualche osservatore ha sostenuto, con la dichiarazione rilasciata qualche settimana prima dal portavoce vaticano padre Federico Lombardi: “Non vi è in corso alcuna indagine di carattere penale da parte della magistratura vaticana a carico del cardinale Tarcisio Bertone“. Come ha chiarito direttamente Francesco, infatti, non si tratta di un’indagine penale, ma di una “indagine papale”.
Twitter @FrancescoGrana
pe giracce je serve na bicicletta...
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