Alcune chiose al frate FI nuovo corso intervistato da Radiospada
Apro le chiose di EP che seguono, in ordine all'intervista al frate
felice dalle idee come minimo un po' confuse e in un contesto kafkiano,
con la riflessione di un lettore: come mai i Camilliani, tanto per
fare un esempio, non sono stati commissariati? Scandalo per milioni di
euro, sostituzione di persona, sequestro di persona, superiore generale e
compagni in galera e nessuno fa niente? Vogliamo parlare delle suore
eretiche americane proaborto ? Vogliamo parlare delle scandalose messe
yoga dei Camaldolesi ? E nessuno fa o dice nulla? Poi sei o sette frati
si lamentano per il breviario in latino e scatta il commissariamento?
Siamo alla farsa... questa "gente anonima" non merita neppure un
pernacchio... sono solo dei poveracci rinnegati e fanno pena, anzi anche
un tantinello schifo !
Possono farci tutta la pena e lo schifo che vogliamo (riferito, più che
alle persone, alle loro idee e comportamenti); ma sta di fatto che il
papa ascolta loro e non i fedeli dell'ala tradizionale. Di altro non
pare gli importi un bel niente: di fatto gli interessa solo il "lío" che
piace a lui. Mentre invece il "lío" che infanga la Chiesa, quando non è
addirittura ben accolto, non sembra neppure sfiorare il Soglio che, nel
frattempo, ha perso molta della sua sacralità...(MG)
Leggo su Radio Spada l'intervista a un frate ribelle normalista e non posso non permettermi qualche chiosa.
Tolti i "non so, non mi risulta" (che costituiscono più della
metà dell'intervista), c'è un dato che torna molto spesso: il rifiuto di
pregare il breviario in latino, "che non si capisce". L'intervistato dà
l'impressione che il commissariamento sia stato per buona parte
edificato su quel rifiuto.
Il breviario tradizionale in latino è oggettivamente "più lungo" (le ore
canoniche sono nove salmi ciascuna, contro i "due salmi e un cantico"
del breviario postconciliare). La questione del "latino che non si
capisce" è del tutto strumentale perché chi prende i voti è tenuto a
recitare il breviario ogni giorno: dopo qualche mese a recitare
preghiere in latino tutti i giorni a tutte le ore canoniche il latino
finisce per diventare la tua seconda lingua. Lo assorbi anche se non
capisci, così come i giovani di oggi padroneggiano i termini "week-end",
"meeting", "smartphone". Il latino diventa parte del tuo esprimerti
anche se sei analfabeta. Chi si lamenta di "non capire il latino" sta
infatti dicendo che lo detesta, che non ha alcuna intenzione di usarlo,
tanto meno di comprenderlo. Sta cioè opponendo un rifiuto capriccioso.
Si pensi poi al fatto che le canzonette chiesastiche moderne si
accordano bene col breviario Novus Ordo ma suonano del tutto fuori luogo
se allegate al breviario tradizionale.
Insomma, viene il legittimo sospetto che quei frati "ribelli al
breviario tradizionale" da un lato temono di dover pregare di più (cfr.
l'excusatio non petita delle "5 ore di preghiera al giorno") e
dall'altro si rifiutano di lasciar fuori le canzonette parrocchiali
fastidiosamente in voga nelle comunità religiose Novus Ordo. Sono
convinto che questo sia uno degli inconfessati obiettivi dei frati
"ribelli al breviario tradizionale": l'ostentato omologarsi all'andazzo
ecclesiale per sentirsi "à la page".
Del resto l'onestà delle intenzioni di un frate che si rifiuta di
pregare col "breviario tradizionale in latino" più volte al giorno è
ancor meno credibile di quella di un laico che rifiuta la "messa
tradizionale in latino" nelle domeniche e feste comandate.
Vorrei poi far presente che l'emettere i voti, nella vita religiosa,
significa rinunciare ad ogni pretesa nei confronti dell'Ordine che ti ha
accolto. Emettendo i voti, sottometti anche la tua volontà a quella del
superiore. Se il superiore vuole che tu preghi col "breviario
tradizionale in latino", tu o ubbidisci o vai via (così come già avviene
nella direzione opposta quando ti impongono il Novus Ordo). E se "vai
via" non è per gusto del superiore ma è per ubbidienza ai voti che hai
liberamente emesso: il superiore prende atto che sei talmente debole da
non poter continuare ciò che desideravi. La tua santità passa attraverso
le virtù cristiane e l'unico caso in cui non devi ubbidire è quello in
cui il superiore ti comanda di compiere un peccato. Devi avere idee ben
strane in testa, se pensi che il "breviario tradizionale in latino" ti
renda impossibile la santità (mentre ha accompagnato alla santità
tantissime anime, a cominciare quelle che trovi elencate nel santorale e
nelle memorie e feste del breviario stesso).
Infine il frate intervistato ammette che il "breviario tradizionale in
latino" non era mai stato "ufficialmente imposto". Ma allora contro cosa
si ribellavano quei frati ribelli? Si ribellavano solo alla
"possibilità" che in "alcune occasioni" avrebbero dovuto usare un
diverso breviario? Ribellarsi ad una "possibilità"?
L'altro argomento "normalista" è che alcuni dei superiori dei
Francescani dell'Immacolata avrebbero sviluppato delle opinioni
deleterie per la vita della congregazione. Sono mere opinioni o incidono
drammaticamente sulla vita dell'Istituto? In che modo impedirebbero la
santità? In che misura rinnegano lo spirito francescano? Non è dato di
sapere: l'intervistato non sembra riuscire a dare nemmeno un esempio. E'
quantomeno umoristico notare come quel frate non abbia letto nulla di
padre Lanzetta (forse preferiva i libri del priore della comunità di
Bose?) e accusi padre Manelli nientemeno che di un "ratzingerismo" ad
oltranza (ohibò)...
Il frate intervistato indica le questioni sotto titoli sempre troppo
generici, senza mai fare un esempio concreto. Per esempio al principio
parla di "problemi sul concetto di Tradizione". Quali? Quando? Chi?
Parla di "dichiarazioni poco prudenti" di alcuni docenti del Seminario.
Quali dichiarazioni? Quale doveva essere la prudenza? In che modo ledono
la formazione e l'Istituto? Non è dato di sapere. Quanto alla
spaccatura nei FFI l'intervistato dice che ci sono "quelli contro il
Commissario" da una parte, mentre dall'altra quelli che "semplicemente
hanno fede nella Chiesa". Cioè i cattivi e i buoni? Come può sostenere
simile affermazione? Neppure un esempiuccio concreto? Aggiunge poi che
"si poteva risolvere, sia pure con un po' di sofferenza, senza fare
macelli": è proprio così difficile dire chi, quando e come? Chi è che
avrebbe dovuto "soffrire": chi ha promosso ma "non ha imposto" il
breviario tradizionale, oppure i frati ribelli che lo rifiutavano? E sul
padre Manelli che "non muove foglia", un esempietto pratico, una
testimonianza personale, niente, nulla?
L'intervistato, in breve, ha dichiarato di non conoscere le questioni. Sulle quali, però, esprime dei giudizi.
Tutto ciò vi fa venire in mente qualcosa?
Siamo proprio sicuri che per distrazione o fretta sia stato incapace di circostanziare almeno uno di quei giudizi?
Quanto alla vita religiosa, la parte più succosa (e più nascosta)
dell'emettere voto di ubbidienza è il trasferire ai propri superiori -
presenti e futuri - tutte le responsabilità delle decisioni della
propria vita. Un frate che lamenta "difficoltà" col breviario è perciò
un ipocrita, un traditore della sua comunità e soprattutto di se stesso.
Un frate che di fronte ad una simile tempesta si premura di dire che in
comunità "si prega ancora 5 ore al giorno" sta solo tentando di
apparire "normale" a qualcosa o a qualcuno.
Il ragionamento sarebbe uguale anche a parti invertite: se un ipotetico
giovane entrasse in una ipotetica congregazione Vetus Ordo e
all'improvviso disgraziatamente si ritrovasse per ubbidienza a dover
usare il Novus Ordo, o ubbidisce o serenamente abbandona l'ordine e
cerca altre strade. L'emettere liberamente voti non prevede il diritto
di lamentarsi.
In che modo il presunto "culto della personalità" costituiva un ostacolo
alla santità personale dei frati che poi si sono ribellati? Perché mai
hanno anteposto la loro idea all'ubbidienza? Perché mai non hanno
serenamente scelto altre strade? La "famiglia" francescana è vastissima,
si possono trovare ovunque comunità di frati in cui vige
obbligatoriamente il Novus Ordo e nessuna considerazione del padre
Manelli e della sua opera: perché non hanno fatto le valigie ma hanno
preferito scatenare un pandemonio?
Sono certo che il frate intervistato risponderebbe a queste domande con
altri giudizi preconfezionati, naturalmente senza dare esempi. A quanto
pare, in quest'epoca moderna non ci si sente obbligati ad usare sempre
la propria intelligenza e a saper rendere ragione della propria
speranza.
forse, può darsi, ma, non so , io non c' ero e se c' ero dormivo .
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