Da suonatore itinerante a primo violino. Carriere in ascesa nella Chiesa in discesa libera
La sortita di Bianchi contro Riscossa Cristiana in realtà non ha nulla di sorprendente. Soprattutto perché, al di là delle ragioni personali, essa si inserisce nel più ampio quadro delle forze che, agendo da tempo per la demolizione del cattolicesimo a partire dal concilio e dalle sue distorsioni di fondo, ora si manifestano anche in via ufficiale. Per chi si attarda ancora a non voler riconoscere tale realtà, questa potrebbe essere l’occasione buona per rassegnarsi a prenderne atto e magari cominciare ad agire di conseguenza.
di Patrizia Fermani
Bianchi si è collocato su questo sfondo, insieme alla sua ormai famosa comunità di Bose (Bose con l’umlaut come propone un lettore di Riscossa?) o di “base”, come l’ha chiamata con sensibilità teologica Giuliano Ferrara, per via evidentemente della reductioad unum di tutte le varietà religiose e presunte tali che vi si praticano. Entrambi sono stati al centro di una nutrita critica da parte dei pochi che non affollavano le performances del “priore” nelle sale di tutti i club borghesi sempre per definizione culturalmente à la page, nonché dei centri di c.d. cultura cattolica diocesana o parrocchiale che fosse. Ma a queste critiche il nostro non ha mai risposto. Non ce n’era bisogno proprio perché il suo cattolicesimo alternativo si inseriva perfettamente fra le varie forme deviate partorite dal postconcilio e che erano in contrasto soltanto con quello ufficiale del Magistero pontificio oltreché, ovviamente, con la Sacra Scrittura.
Tuttavia nei suoi confronti, come nei confronti di tutte le anomalie germogliate in seno o nei dintorni della chiesa di base, si è verificata quella che Amerio ha chiamato icasticamente “la desistenza dell’autorità”. Chi sarebbe potuto intervenire, ha lasciato fare. Quindi c’è stata una chiesa alternativa ufficiosa e una chiesa ufficialmente ortodossa, ma inerte.
Con l’avvento di Bergoglio le cose in un certo senso si sono chiarite. La lenta erosione del papato cominciata dal Concilio, e frenata formalmente solo dagli ultimi pontefici, ha preso corpo nel piano di demolizione preannunciato per fatti concludenti dal nuovo eletto la sera stessa della elezione: la scelta del nome mai osato e non previsto dalla tradizione, il rifiuto dei simboli, la benedizione chiesta al popolo, ecc.
Ma la abolizione del papato è inscindibile dalla abolizione del cattolicesimo. E questo è il punto. Si sente continuamente dire che Bergoglio, fra tante stranezze e fra tante parolibere, non ha mai fatto pronunciamenti tali da mettere in discussione i dogmi, e quindi sarebbe ancora al riparo da quella eresia che i malevoli gli vanno attribuendo fra la malcelata soddisfazione dei sedevacantisti di ogni risma. Ma ahimè, bisogna guardare al metodo e il metodo come sappiamo può identificare il sistema che lo determina o lo giustifica secondo i criteri teorizzati dal Segretario fiorentino.
Bergoglio parla per aforismi mirati. “Parla a suocera per dire a nuora” secondo la imperdibile versione di un detto antico fornitaci dall’indimenticabile Di Pietro. Manda messaggi sempre per fatti concludenti, come quello lanciato appunto dalle Logge Vaticane, non si inginocchia là dove ognuno deve proclamare la propria sottomissione, abolisce la verità del credo cattolico nella straordinaria Confessione di Caserta. Qui lo sforzo di proclamare la fine della Chiesa cattolica apostolica e romana e di convincere della bontà di questo esito si è tradotto in una immagine di straordinaria forza espressiva, queIla del poliedro le cui facce devono dialogare armoniosamente fra loro, in barba alla geometria euclidea e alla logica aristotelica. Per non dire del popolo di Dio che andrà libero da ogni legge là dove lo porta il cuore. Insomma la chiesa apparentemente alternativa predicata dal Bianchi è stata promossa alla chiesa ufficialmente alternativa (a Cristo) che è quindi diventata, in questo senso, anche ufficialmente “ortodossa”.
Ma Bergoglio parla anche soprattutto per interposta persona, che sia Kasper o Galantino, de Aviz o Maradiaga, Forte o Bregantini, Baldisseri e ora Bianchi. Infatti se Bianchi si risente e non si è risentito prima è perché adesso c’è bisogno di creare, con le buone o con le cattive, i diversamente uguali della nuova poliedrica religione universale varata a Caserta. Quelli che non intendono stare al gioco vanno eliminati o dispersi. E nei confronti di quanti non possono essere commissariati perché non incardinati nella organizzazione ecclesiastica non rimane che tentare la intimidazione per via giudiziaria.
Certo, per uno che proprio in virtù dei fatti che gli sono stati attribuiti dai suoi critici ha iniziato una brillante carriera anche negli uffici ecclesiastici, sarà difficile dimostrare di essersi sentito diffamato. Ma in ogni caso, prima di tutto è importante mostrare le proprie credenziali e avvertire che, cambiato il direttore d’orchestra, il suonatore itinerante è stato promosso a primo violino. Che tutti stiano avvertiti. Infatti, anche uno che ha manifestato tenacemente per tutta la vita un sano disprezzo verso la gerarchia, può ora vestire con profitto e autorità i panni curiali. Anzi forse potrà puntare a farsi prete; perché, non si sa mai, anche il cardinalato può avere il suo fascino…e domani..chissà…
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