I conviventi cattolici e Papa Francesco
La notizia che papa Francesco sposerà in San Pietro il 14 settembre prossimo delle coppie, tra cui anche delle coppie di conviventi con figli, rientra nella ormai lunga lista di novità del pontificato di papa Bergoglio. Si tratta di una novità di tipo "pastorale" e non "dottrinale", dato che né la coabitazione né il sesso prematrimoniale sono impedimenti canonici (cioè per la legge della chiesa cattolica) al matrimonio. Ma è una novità non di poco conto, dato il ruolo che il matrimonio ricopre nella cultura cattolica e nel dibattito pubblico sui rapporti tra religione e politica, e tra tradizione della chiesa e modernità morale.
Alcuni cattolici benpensanti hanno già alzato il sopracciglio, vedendo in questa decisione del papa di sposare anche queste coppie di conviventi (cioè nella decisione del papa di fare quello che moltissimi preti in tutto il mondo già fanno) un segnale di debolezza della chiesa verso la cultura del disimpegno affettivo, della precarietà relazionale, e in definitiva del libertinismo sessuale. Da questo alcuni arrivano a trarre conclusioni circa la decadenza dell'occidente, l'avanzata dell'Islam e la fine del mondo civile. Il "cattolicesimo d'ordine" di questo tipo in Italia è più tipico di una certa generazione, quella dei baby boomers o anche prima, nati e cresciuti in un mondo in cui tra la fine degli studi e l'inizio di un lavoro stabile passavano giorni o settimane o mesi, e non anni o decenni come adesso. Era un'epoca in cui lo sposarsi era una scelta: se non obbligata (come in certi film: basti pensare all'epoca di Sedotta e abbandonata), era una scelta naturale, ed era una scelta (specialmente quella di sposarsi in chiesa) che non sempre diceva qualcosa della scelta di fede cristiana dei nubendi.
In un paese come gli Stati Uniti, invece, questo tipo di cultura è ancora largamente influente e specialmente nella chiesa americana. È molto forte il cattolicesimo benpensante per il quale un certo tipo di cultura matrimoniale costituisce l'elemento dirimente per l'adesione alla chiesa. Il matrimonio di questi giovani cattolici militanti americani avviene spesso molto presto (spesso durante l'università), non ammette convivenza né tantomeno esperienze di sesso prematrimoniale. Predicatori ossessionati dalla decadenza dei costumi incitano i giovani a sposarsi presto, onde evitare le tentazioni del sesso prematrimoniale.
È una reazione comprensibile all'innegabile tendenza, corrente in molte scuole americane e nella cultura dei mass media, a vedere nel sesso un'attività sportiva come le altre, se non peggio. Da questo punto di vista, l'America che arriva sugli schermi in Italia è un'America patinata e pura: la violenza in America è quella delle armi da fuoco ma anche della violenza sessuale epidemica. Ma quello che gli ideologi del matrimonialismo cattolico americano ignorano (o fingono di ignorare) è che sposarsi a vent'anni un secolo fa era naturale: oggi è molto diverso. Spingere oggi un ventenne americano al matrimonio significa ostinarsi a "naturalizzare" (sposarsi all'età della maturità sessuale per evitare il sesso prematrimoniale) qualcosa, il matrimonio, che è un'istituzione tanto "naturale" quanto "sociale". Non è un mistero infatti che i matrimoni decisi in giovane età, al fine di "non bruciare" di castità (per usare il linguaggio di san Paolo), sono i matrimoni più a rischio - in un paese come l'America dove ci si sposa molto ma anche si divorzia molto di più che nel resto del mondo occidentale. Le convivenze prematrimoniali sono (anche) uno dei modi di colmare la crescente distanza tra indole naturale e natura sociale dell'istituzione matrimoniale: ed è una cosa che molti cattolici in Occidente hanno capito benissimo. La questione è se si voglia prendere atto della realtà, oppure fingere che la realtà di molti milioni di persone sia un accidente che non ci dice nulla delle difficoltà dell'essere umani.
Non stupisce che papa Francesco sia un papa difficile da comprendere per molti cattolici americani: è un papa che prende atto della realtà sociale, che cerca di incidere su realtà esistenziali concrete e non ideali, che sa distinguere tra moralità e moralismo, e che non ha pazienze per le ipocrisie, tantomeno per quelle ammantate di devozione. A partire da queste diverse idee sulla pastorale del matrimonio, è evidente l'importanza cruciale del Sinodo dei vescovi sulla famiglia dell'ottobre prossimo, e il ruolo di primo piano che vi giocheranno gli americani - come anche gli "americanisti" di casa nostra: ogni riferimento al Foglio di Giuliano Ferrara è puramente voluto.
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