ACTA APOSTATICAE SEDIS : come, cambiando un po' qua e un po' la, si può cambiare tutto...

sabato 18 ottobre 2014

deutsche marx & holland tulip

Due visioni delle cose

Nette divisioni nella chiesa, lo dice il novatore Marx

Nuovi testi in vista: un messaggio e il documento finale. Si va al voto

Il cardinale Reinhard Marx (foto LaPresse)
Roma. Parla il cardinale Reinhard Marx, arcivescovo di Monaco e Frisinga nonché capo dei vescovi tedeschi. E’ lui a intervenire nel consueto briefing quotidiano in Sala stampa, e lo fa il giorno dopo la pubblicazione delle relazioni dei circoli minori che emendano e in parte riscrivono il documento che il cardinale Péter Erdö aveva letto lunedì scorso a chiusura del dibattito generale. Marx sta con Kasper, e lo dice senza nascondersi nel diplomaticamente corretto che spesso s’è visto in queste due settimane di lavori. Lui, dopotutto, aveva già annunciato che al Sinodo avrebbe portato le firme dei pastori di Germania a sostegno della rivoluzione nella prassi pastorale in direzione delle proposte illustrate a febbraio dal cardinale Kasper.
“Qui bisogna prendere sul serio le situazioni delle persone, bisogna riconoscere ciò che c’è di evangelicamente buono nelle situazioni anche laddove non c’è la sacramentalità della relazione”. E poi, “non è che tutto è o bianco o nero”. C’è anche il grigio, le sfumature che nella società di oggi non è possibile ignorare. Smentisce la vulgata che quella dei divorziati risposati desiderosi di riaccostarsi all’ostia sia una facezia, un problema “che occupa solo una pagina e mezza dell’Instrumentum laboris”, come aveva chiosato il cardinale Lorenzo Baldisseri, tre giorni prima dell’inizio dell’assemblea: “In Germania è un tema importante, coinvolge molte persone e tanti cattolici praticanti tedeschi pongono questa domanda. Qui da noi se ne discute da ben prima che fosse eletto Francesco”.

ARTICOLI CORRELATI A Lovanio tira aria di Concilio. Proprio come cinquant’anni fa Kasper: “Sono scioccato, mai parlato di africani”. Ma l’audio finisce online La controffensiva degli ortodossiFavorevole, Marx, lo è anche sull’apertura alle coppie omosessuali: “E’ necessario l’accompagnamento spirituale per tutti. Se c’è una relazione omosessuale fedele per trent’anni, non si può dire che non è niente”. Certo, “non significa che è tutto a posto”, ma “la pastorale deve lavorare proprio su questo. L’esclusione non è la lingua della chiesa”. Sono temi su cui la discussione sinodale s’è infiammata, e Marx lo ha ammesso, parlando di “tensioni” e di “momenti di grande effervescenza”. Ci sono punti di vista diversi, ha riconosciuto, e per farsene un’idea basta leggere le relazioni dei circoli minori.

“Si tenta di cambiare la dottrina”

Il porporato tedesco ha riconosciuto l’importanza dell’apporto dei padri africani e latinoamericani al confronto, e proprio un esponente di punta dell’Africa, il cardinale Robert Sarah, già segretario di Propaganda fide e ora presidente del Pontificio consiglio Cor Unum, è intervenuto sui lavori in corso nell’Aula nuova. La sua posizione è netta nel ribadire che “il matrimonio cristiano è sacramento”, un dono, “e quando Dio dà questo suo dono è irreversibile. Dio non può rinnegare se stesso. Il matrimonio è indissolubile”. Rispetto alle frasi sulle unioni omosessuali contenute nella Relatio letta lunedì dal cardinale Erdo, Sarah le definisce “un tentativo per fare pressione sulla chiesa e farle cambiare la dottrina. Mai si è voluto giudicare la persona omosessuale, ma i comportamenti e le unioni omosessuali sono una grave deviazione della sessualità”. Il punto fondamentale, osserva il porporato guineano, è che “quelli messi in atto da determinati governi e da determinate organizzazioni sono tentativi di contrastare la concezione di famiglia naturale, fondata sul rapporto uomo-donna. E la chiesa non può tacere di fronte a questo”.

Il caos creato dalla relatio post disceptationem poteva essere evitato, aggiunge Sarah: “Ha destato sorpresa generale che sia stato diffuso un testo – che peraltro rispecchia solo parzialmente la discussione in aula – destinato a essere discusso ed elaborato in vista di un documento definitivo che deve essere approvato dai padri sinodali. Qualcuno vuole forse destabilizzare la chiesa e minarne le basi?”. La sessualità, spiega il porporato, “non è un fatto culturale, ma è un fatto naturale”. Quest’oggi sarà diffuso il Messaggio, alla cui stesura hanno lavorato il cardinale Gianfranco Ravasi e il teologo argentino Víctor Manuel Fernández. Nel pomeriggio, i padri saranno chiamati a votare, placet o non placet, la Relatio Synodi. Il testo completo è atteso per l’inizio della prossima settimana.
di Matteo Matzuzzi 
© FOGLIO QUOTIDIANO
http://www.ilfoglio.it/articoli/v/122018/rubriche/vaticano/sinodo-nette-divisioni-nella-chiesa-lo-dice-il-novatore-marx.htm

A Lovanio tira aria di Concilio. Proprio come cinquant’anni fa

Chiede la rivoluzione il vescovo di Anversa, possibile successore del moderato Léonard a Bruxelles
di Luca Gilli |

Il cardinale di Anversa Johan Bonny
A molti è noto il ruolo dell’episcopato belga durante il concilio Vaticano II: il cardinale Suenens di Malines-Bruxelles ne fu uno dei moderatori e passò alla storia come il portabandiera delle posizioni più progressiste. Dietro figure come Suenens si muovevano teologi che ne ispiravano le idee più avanzate. Tra loro il domenicano Edward Schillebeeckx, all’epoca professore a Nimega, ma formatosi a Lovanio, che oggi è di nuovo in fermento. Nei giorni scorsi la persona più corteggiata non è stata il cancelliere ex officio dell’università, il vescovo “ratzingeriano” di Bruxelles mons. André Léonard, ma il ben più agguerrito mons. Johan Bonny di Anversa. Il presule fiammingo ha pubblicato un documento esplosivo, dal titolo low profile “Attese di un vescovo diocesano” (1 settembre), in cui chiede di rivedere la dottrina cattolica sulla comunione ai divorziati risposati.

ARTICOLI CORRELATI Kasper: “Sono scioccato, mai parlato di africani”. Ma l’audio finisce online La controffensiva degli ortodossi Nette divisioni nella chiesa, lo dice il novatore Marx Non è il sesso degli angeli, bellezzaA Lovanio si vocifera che sarà mons. Bonny a prendere l’eredità del conservatore Léonard. Dato che quest’ultimo non ha nemmeno ricevuto la berretta cardinalizia da papa Francesco (fatto decisamente inedito per un primate del Belgio), non è affatto insolito che siano in molti a pensare che il suo successore avrà un orientamento teologico radicalmente opposto rispetto alla linea blandamente ratzingeriana che mons. Léonard si era sforzato (senza molto successo) di introdurre a Bruxelles. Quel che è certo è che la facoltà di teologia di Lovanio simpatizza assai con le proposte più «aperte » e ne è in larga parte l’ispiratrice. Bonny inizia la sua analisi partendo da un sondaggio che l’università di Lovanio ha condotto tra religiosi, persone impegnate in parrocchia e cristiani praticanti riguardo a quanto costoro attendono da Roma. Il settimanale Tertio, nel pubblicarne i risultati, ha scritto che l’80 percento dei contattati è a favore del secondo matrimonio per i divorziati, il 75 percento non ha problemi con l’omosessualità, il 72 percento non vede nulla di male nella convivenza prematrimoniale. Invece di tuonare contro la deriva relativista dei cristiani occidentali, come fa il suo confratello di Bruxelles, Bonny si sforza di capire e sostiene che il primato della coscienza nel giudicare l’eticità di un atto non può essere mai sottovalutato. “L’Europa del Sud tollera molto più del Nord Europa l’idea che ci sia uno scollamento tra la legge e la pratica” scrive il vescovo Bonny, con una ironia del tutto involontaria. “Per di più, nell’Europa del Sud, mi pare, queste devianze dalla norma ideale non hanno bisogno di essere regolate ; si preferisce trovare una soluzione a livello locale. Il Nord Europa non riesce a comportarsi così. Anche ciò che è meno positivo deve essere incanalato in sentieri legali e, perciò, deve essere regolamentato”. Ma qual è la categoria teologica che giustifica questa « regolamentazione » della pratica di dare la comunione ai divorziati risposati? Secondo Bonny, i documenti ecclesiastici sono stati finora troppo urtantiper la sensibilità di alcuni, perché si basano sull’idea di legge naturale, che classifica certi atti come intrinsecamente buoni o intrinsecamente cattivi, “indipendentemente dal contesto, dall’esperienza di vita o dalla nostra storia personale”. La chiave del ragionamento di Bonny è tutta qui: noi, cristiani del 2014, siamo parte della storia e della tradizione ecclesiastica come lo furono i profeti, Cristo, i padri della chiesa e tutti i papi prima di noi. Abbiamo quindi pieno titolo per ridefinire le categorie morali con le quali orientare la prassi pastorale.

Tale « ridefinizione » non può che abbandonare la legge naturale, perché il ‘contesto’ è cambiato. Un lettore lovaniense non può che notare, dietro questa terminologia, la ‘teologia’ di Lieven Boeve, fino alla scorsa estate decano della facoltà di teologia di Lovanio ed oggi nominato dai vescovi fiamminghi a capo dell’associazione cattolica delle scuole superiori. Nelle sue pubblicazioni Boeve si interroga su due fatti: la societa in cui viviamo è completamente secolarizzata e il pensiero che ispira l’uomo di oggi è post-metafisico. Boeve ignora che la fine della metafisica è un dogma proprio della filosofia continentale, che ben pochi filosofi analitici condividerebbero. La soluzione proposta da Boeve a questo problema è la ricontestualizzazione: la fede diventa feconda solo se si confronta con il contesto nel quale i cristiani si trovano a vivere. Boeve, però, sembra non chiedersi che accade alla fede se essa deve ricontestualizzarsi in un contesto che la nega. E nemmeno il vescovo di Anversa pare porsi questa domanda.
© FOGLIO QUOTIDIANO

1 commento:

  1. altro che ministri di Dio...altro che Spirito Santo......altro che predicare purezza retta via....si sono tramutati in virtù di una falsa misericordia senza pentimento negli emissari di satana!!!!!

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