E’ “Sinodo-Concilio”, si tuìtta. C’è aria di Gaudium et Spes
La Relatio del card. Erdo anticipa una svolta più profonda dell’immaginabile
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Roma. Altro che semplice Sinodo consultivo. L’assemblea in corso nell’Aula nuova, a due passi dalla congregazione per la Dottrina della fede, pare sempre di più un Concilio Vaticano III. A dirlo sono i padri sinodali, cardinali e vescovi, commentando con tutti i crismi dell’ufficialità la Relatio post disceptationem letta di primo mattino dal cardinale Péter Erdo, relatore generale. Relazione che navigati osservatori americani hanno definito un “earthquake”, un terremoto (ieri il sito del Nyt apriva sui “segnali di maggior tolleranza verso i gay”). Non si parla più di legge naturale, “termine fondamentale ma incomprensibile a chi sta fuori dalla chiesa”, spiega mons. Bruno Forte, segretario speciale: meglio usare l’espressione “ordine della creazione”. “Questo è un Sinodo-Concilio, si discute di temi nuovi”, tuìtta all’ora di pranzo il padre sinodale Antonio Spadaro S.I., direttore della Civiltà Cattolica.
ARTICOLI CORRELATI Dispute dure sull’ostia da meritare La fede non si decide ai voti Non criticavamo il Papa, ma l’aria malsana di Kasper. Parla Fessio, S.I.Mons. Forte osserva che “molti padri, dopo aver ascoltato la Relatio, abbiano detto di avvertire lo spirito della Gaudium et Spes”. Il cardinale Luis Antonio Tagle, presidente delegato dell’assemblea, evoca “lo Spirito del Concilio Vaticano II, la sua atmosfera”. Il cardinale cileno Ricardo Ezzati Andrello racconta di momenti di “commozione” tra i padri. Il testo letto da Erdo ha la forza di anticipare una svolta pastorale ben più profonda di quanto ci si potesse immaginare all’apertura dell’assemblea. Sabato scorso, l’arcivescovo di Dublino, mons. Diarmuid Martin, aveva preparato il terreno, facendo intendere che la discussione si stava incanalando lungo i sentieri indicati otto mesi fa da Walter Kasper, quelli di uno “sviluppo della dottrina” che andasse a toccare inevitabilmente la prassi. E infatti, ha detto Erdo, “nel Sinodo è risuonata chiara la necessità di scelte pastorali coraggiose”, così come è avvertita “l’urgenza di cammini pastorali nuovi, che partano dall’effettiva realtà delle fragilità familiari”. E’ finita l’epoca del “tutto o niente”. La chiesa apre ai divorziati risposati, prospettando il via libera al riaccostamento alla comunione dopo un periodo di cammino penitenziale valutato caso per caso, e si interroga su quanto Ratzinger in qualità di prefetto del Sant’Uffizio prima, e poi da Papa, aveva chiarito, e cioè la distinzione tra comunione spirituale e sacramentale. Al Sinodo, “non pochi padri” si sono domandati come sia possibile negare la comunione sacramentale se è possibile quella spirituale. Domanda posta da Kasper nella sua relazione. Le ragioni indicate a suo tempo da Benedetto XVI non bastano, quindi “è stato sollecitato un maggior approfondimento teologico”.
Aperture anche sul fronte del matrimonio civile e delle convivenze, cogliendone “la realtà positiva”, e delle unioni omosessuali: se è infatti vero “che la chiesa afferma che le unioni fra persone dello stesso sesso non possono essere equiparate al matrimonio fra uomo e donna e che non è accettabile che si vogliano esercitare pressioni sull’atteggiamento dei pastori o che organismi internazionali condizionino aiuti finanziari all’introduzione di normative ispirate all’ideologia di gender”, è altrettanto vero che “si prende atto che vi sono casi in cui il mutuo sostegno fino al sacrificio costituisce un appoggio prezioso per la vita dei partner”. Mons. Forte aggiunge che “gli omosessuali hanno diritti che devono essere difesi e garantiti”, perché questa è “una questione di civiltà”. Aperture talmente ampie che qualcuno, tra i giornalisti, ha chiesto se al Sinodo dell’ottobre 2015 – il cui tema è stato allargato dal Papa e avrà come titolo “La vocazione e la missione della famiglia nella chiesa del mondo contemporaneo” – saranno invitati anche cattolici omosessuali tra gli uditori. La relazione ha, ad ogni modo, fatto discutere. Al termine della lettura, sono intervenuti ben quarantuno padri, molti dei quali hanno “sollevato critiche” e chiesto approfondimenti prima della stesura della Relatio Synodi (sarà votata al termine della settimana). Lo schieramento che ha mostrato maggiore insofferenza al documento presentato ieri è guidato dai nordamericani, i quali contestano anche le aperture sulla comunione ai divorziati risposati: si tratterebbe di “cambiare l’insegnamento di Cristo”. Sono pronti a dar battaglia nei Circuli minores, i cui lavori sono iniziati ieri pomeriggio, e un segnale che cercheranno di apportare modifiche alla Relazione finale è dato dall’elezione del card. Raymond Leo Burke al ruolo di moderatore del primo gruppo in lingua inglese. Eppure, la linea appare tracciata, le resistenze – che ci sono, ma in numero minore rispetto a quanto si pensasse inizialmente – giocheranno le proprie carte in quest’ultima settimana di lavori prima della pubblicazione della relazione finale, alla cui stesura, però, il Papa ha chiamato sei padri assai vicini alle tesi del gruppo novatore, tra cui spiccano il card. Gianfranco Ravasi, il teologo argentino Víctor Manuel Fernández e il preposito dei gesuiti, padre Adolfo Nicolás. Nessun vescovo dall’Africa, nonostante da lì siano giunti i padri più determinati a escludere cambiamenti dell’attuale disciplina. Ma lo spirito, ha chiosato il segretario speciale, Bruno Forte, sta soffiando, “e soffia dove vuole”.
di Matteo Matzuzzi | 14 Ottobre 2014 ore 06:29
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Roma. Altro che semplice Sinodo consultivo. L’assemblea in corso nell’Aula nuova, a due passi dalla congregazione per la Dottrina della fede, pare sempre di più un Concilio Vaticano III. A dirlo sono i padri sinodali, cardinali e vescovi, commentando con tutti i crismi dell’ufficialità la Relatio post disceptationem letta di primo mattino dal cardinale Péter Erdo, relatore generale. Relazione che navigati osservatori americani hanno definito un “earthquake”, un terremoto (ieri il sito del Nyt apriva sui “segnali di maggior tolleranza verso i gay”). Non si parla più di legge naturale, “termine fondamentale ma incomprensibile a chi sta fuori dalla chiesa”, spiega mons. Bruno Forte, segretario speciale: meglio usare l’espressione “ordine della creazione”. “Questo è un Sinodo-Concilio, si discute di temi nuovi”, tuìtta all’ora di pranzo il padre sinodale Antonio Spadaro S.I., direttore della Civiltà Cattolica.
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Speranza contro il pericolo di scisma
Pubblichiamo la traduzione a cura di Mauro Faverzani di un articolo di mons. Rogelio Livieres Plano, già vescovo di Ciudad del Este in Paraguay, uscito sul sito spagnolo Adelantelafe(http://adelantelafe.infovaticana.com/adelante-la-fe/esperanza-frente-al-peligro-de-cisma-articulo-de-monsenor-livieres/)
Nella S. Messa di apertura del Sinodo Straordinario sulla Famiglia, Papa Francesco ha chiamato i Vescovi a collaborare col piano di Dio ed a formare così un popolo santo. Offro queste riflessioni col desiderio di servire il Papa nel modo migliore che io possa.
La Chiesa, fondata sulla roccia di Pietro, si attende dal Sinodo la promozione della famiglia cristiana. Però quel che la Bibbia chiama «il mondo» ha un’aspettativa assai diversa: i media chiedono ogni giorno che la Chiesa «si rinnovi». Un eufemismo, attraverso il quale esigere che benedica e non condanni le deviazioni morali sempre più frequenti – tra gli altri motivi, a causa della loro promozione sistematica fatta dalla stampa e dall’industria dell’intrattenimento.
La Chiesa, tuttavia, non venne fondata per sancire quanto preteso dal mondo, bensì per insegnare ciò che Dio vuole da noi e per accompagnarci nel cammino verso la santità. Perché è nella volontà di Dio, che tutto sa e che non può ingannare né essere ingannato, che troviamo l’autentica pace e la vera felicità. Né la Dottrina della fede, né la pratica pastorale – conseguenza di tale Dottrina – sono il risultato del consenso dei sacerdoti, quand’anche questi siano Cardinali o Vescovi.
Fin dalle origini del Cristianesimo, gli Apostoli ed i loro successori subirono pressioni ad opera delle potenti élites religiose e politiche, affinché travisassero la Verità e la missione evangelica che avevano ricevuto da Cristo. Invece d’inchinarsi di fronte ad altri dei, tuttavia, ci diedero una testimonianza di fedeltà incondizionata alla Verità, versando il proprio sangue. Perché «bisogna obbedire a Dio piuttosto che agli uomini» (At 5, 29). In questi giorni mi è di conforto pensare all’esempio di sant’Atanasio. E’ stato espulso non una, ma cinque volte dalla sua Diocesi, a causa delle macchinazioni dei suoi confratelli Vescovi ariani, con i quali non era «in comunione», proprio perché voleva promuovere «la fede cattolica ed apostolica», come recita la preghiera eucaristica I, il Canone Romano.
Benedire e accettare «ciò che tutti chiedono» non è né misericordia, né amore pastorale. Piuttosto è pigrizia e convenienza, poiché stiamo rinunciando ad evangelizzare e ad educare. E’ anche rispetto umano, poiché c’importa più quel che diranno piuttosto che vivere profeticamente nell’obbedienza a Dio. Già san Benedetto riassunse, in un’altra epoca pure segnata da grande confusione, il principio di vita eterna dell’obbedienza: «La mia parola si rivolge ora a te, chiunque tu sia, che, avendo deciso di rinunciare alla tua propria volontà, impugni le fortissime e valorose armi dell’obbedienza…», «… in modo che tu possa tornare mediante la solerzia dell’obbedienza a Colui dal quale ti sei allontanato per l’ignavia della disobbedienza» (Regola, Prologo).
All’interno della Chiesa – e recentemente ad alcuni dei suoi più alti livelli – «soffiano venti nuovi» che non sono però dello Spirito Santo. Lo stesso Cardinale Prefetto della Congregazione per la Dottrina della Fede, tra gli altri, ha criticato il tentativo utopistico di apportare modifiche sostanziali nella pratica pastorale, senza con ciò intaccare anche la Dottrina cattolica sulla famiglia. Senza giudicare le loro intenzioni, che presumo essere le migliori, e con la tristezza di doverli citare per nome, poiché sono di pubblico dominio, il card. Kasper e la rivista gesuitica “Civiltà Cattolica” sono attivi promotori di tale confusione. Quel che un tempo era proibito come una grave disobbedienza contro la legge di Dio, ora potrebbe esser benedetto nel nome della Sua misericordia. Giustificano l’ingiustificabile per mezzo di sottili interpretazioni dei testi e degli eventi storici. Ma coloro che conoscono veramente queste materie hanno ridotto in polvere tali sofismi. Non dimentichiamo ciò che ci ha assicurato il Signore: «I cieli e la terra passeranno, ma le mie Parole non passeranno» (Mt 24, 35).
Accogliamo la straordinaria opportunità che ci offre il Sinodo di riaffermare in modo positivo ciò che la Chiesa sempre ed ovunque ha creduto sul tema della famiglia ed ha messo in pratica nella Sua disciplina. Questo ci impone, nel medesimo tempo, di difendere la Verità da coloro che stanno dividendo e confondendo il popolo di Dio. La situazione è gravissima ed io non sono il primo a far notare che disgraziatamente ci troviamo di fronte al pericolo di un grande scisma. Esattamente ciò che il Signore e la Santissima Sua Madre hanno profetizzato nel corso delle apparizioni riconosciute ed approvate dall’autorità della Chiesa.
Contro coloro che sono desiderosi di «ridisegnare» i consensi e di manipolare le statistiche, come se il popolo di Dio stesse chiedendo ciò che in realtà gli si vuole imporre con la forza di un’autorità abusiva, ricordiamo che la Chiesa non vive, né viene definita a partire dalle opinioni degli uomini e dei tempi che cambiano, bensì da ogni Parola che esce dalla bocca di Dio. La storia degli esiti cui si giunse, imponendo a tutto il popolo cattolico lo scisma della Chiesa d’Inghilterra, assieme alla testimonianza del martirio di san Giovanni Fischer e di san Tommaso Moro, rappresenta una lezione che oggi val molto la pena approfondire.
Preghiamo per il Papa, per i Cardinali ed i Vescovi, affinché tutti noi siamo disposti a versare il nostro sangue in difesa e per la promozione della famiglia contro le tempeste dell’inganno e dell’idolatria di una pretesa libertà sessuale dell’uomo davanti a Dio. Non ci dobbiamo ingannare, né allontanarci dalla fede e dalla pratica morale che Gesù Cristo ci ha insegnato. Sappiamo che il mondo ha odiato Nostro Signore. Il servitore non può esser da più del suo padrone. Il mondo ci perseguiterà, anche invocando falsamente il nome di Dio. E gli ecclesiastici, che parlano come il mondo vuole, verranno applauditi ed amati, «poiché sono dei loro», non di Dio.
Sinodo, così la Chiesa apre a divorziati e omosessuali
13 - 10 - 2014Matteo Matzuzzi
Nessuna linea ufficiale emerge dalla Relatio post disceptationem letta in apertura della undicesima congregazione generale dal cardinale Peter Erdo, Relatore Generale del Sinodo sulla famiglia.
I padri non hanno ancora votato – lo faranno sulla Relatio Synodi, che sarà diffusa al termine delle due settimane di lavori –. Molto, però, s’intravede dal testo che chiude e ricapitola i contenuti essenziali del dibattito della prima fase dell’assemblea. E tutti i segnali vanno nella direzione di aperture forti, anche verso le coppi omosessuali, le quali hanno “diritti che vanno difesi e garantiti”, ha detto in conferenza stampa il segretario speciale del Sinodo, monsignorBruno Forte.
I TEMI PRINCIPALI
La Relazione è divisa in tre parti: l’ascolto, lo sguardo su Cristo, il confronto. E’ stato ribadito come “l’individualismo esasperato che snatura i legami familiari” finisca per “considerare ogni componente della famiglia come un’isola, facendo prevalere in certi casi l’idea di un soggetto che si costruisce secondo i propri desideri assunti come un assoluto”. Come già era emerso durante i briefing ufficiali, un’attenzione particolare l’hanno avuta “i contesti culturali e religiosi che pongono sfide particolari”. In particolare, si è molto discusso di poligamia, matrimoni per tappe e matrimoni combinati.
“DOTTRINA VA PROPOSTA INSIEME ALLA MISERICORDIA”
La direttrice che sembra prevalere è quella di puntare alla situazione particolare delle persone, con la Chiesa che “avverte la necessità di dire una parola di speranza e di senso”. E ancora, “occorre accogliere le persone con la loro esistenza concreta, saperne sostenere la ricerca, incoraggiare il desiderio di Dio e la volontà di sentirsi pienamente parte della Chiesa anche di chi ha sperimentato il fallimento o si trova nelle situazioni più disparate. Questo esige che la dottrina della fede, da far conoscere sempre di più nei suoi contenuti fondamentali, vada proposta insieme alla misericordia”. Non ci si può limitare, è stato detto, “a un annuncio meramente teorico e sganciato dai problemi reali delle persone”.
L’ATTENZIONE PER I DIVORZIATI RISPOSATI
Uno dei punti su cui più s’è insistito, la scorsa settimana, è stato quello della gradualità. A tal proposito, Erdo ha chiarito che “in ragione di tale legge, si tratta di leggere in termini di continuità e novità l’alleanza nuziale, nell’ordine della creazione e in quello della redenzione”. Riguardo il matrimonio naturale – la cui “consistenza propria e il valore” vanno ribaditi – “alcuni si domandano se sia possibile che la pienezza sacramentale del matrimonio non escluda la possibilità di riconoscere elementi positivi anche nelle forme imperfette che si trovano al di fuori di tale realtà nuziale, a essa comunque ordinate”. E’ necessario, si legge, “un discernimento spirituale riguardo alle convivenze e ai matrimoni civili e ai divorziati risposati”, tutte fattispecie cui la “Chiesa si volge con rispetto”, benché “partecipino alla sua vita in modo incompiuto e imperfetto”. L’importante, ha sottolineato Erdo, è “apprezzare più i valori positivi che custodiscono, anziché i limiti e le mancanze”.
“COGLIERE LA REALTA’ POSITIVA DEI MATRIMONI CIVILI”
Non pochi interventi hanno messo in rilievo che “una dimensione nuova della pastorale familiare odierna consiste nel cogliere la realtà dei matrimoni civili e, fatte le debite differenze, anche delle convivenze”. Infatti, “quando l’unione raggiunge una notevole stabilità può essere vista come un germe da accompagnare nello sviluppo verso il sacramento del matrimonio”. E comunque, “una sensibilità nuova della pastorale odierna consiste nel cogliere la realtà positiva dei matrimoni civili”.
“NECESSITA’ DI SCELTE PASTORALI CORAGGIOSE”
Quanto al capitolo più controverso (separati, divorziati non risposati o risposati), “nel Sinodo è risuonata chiara la necessità di scelte pastorali coraggiose”, a cominciare da “cammini pastorali nuovi che partano dall’effettiva realtà delle fragilità familiari, riconoscendo che esse, il più delle volte, sono più subìte che scelte in piena libertà”. Circa “la possibilità di accedere ai sacramenti della penitenza e dell’eucaristia, alcuni hanno argomentato a favore della disciplina attuale”, mentre “altri si sono espressi per una maggiore apertura a condizioni ben precise”. In ogni caso – ed è questa la linea che sembra prevalere – “l’eventuale accesso ai sacramenti” dovrebbe essere “preceduto da un cammino penitenziale sotto la responsabilità del vescovo diocesano e con un impegno chiaro in favore dei figli”. Nessuna generalizzazione, dunque, ma una possibilità “frutto di un discernimento attuato caso per caso, secondo una legge di gradualità che tenga presente la distinzione tra stato di peccato, stato di grazia e circostanze attenuanti”.
COMUNIONE SACRAMENTALE E COMUNIONE SPIRITUALE
Interessante, poi, notare come “non pochi padri sinodali” abbiano sposato uno degli interrogativi posti con più forza dal cardinale Walter Kasper nella relazione teologica tenuta in concistoro, lo scorso febbraio: “Se è possibile la comunione spirituale, perché non poter accedere a quella sacramentale?”.
ATTEGGIAMENTO NEI CONFRONTI DELLE PERSONE OMOSESSUALI
Infine, in merito all’atteggiamento nei confronti delle persone omosessuali – ribadito che per la Chiesa le unioni tra persone dello stesso sesso non possono essere equiparate al matrimonio fa uomo e donna – il cardinale Erdo ha detto che “non è accettabile che si vogliano esercitare pressioni sull’atteggiamento dei pastori o che organismi internazionali condizionino aiuti finanziari all’introduzione di normative ispirate all’ideologia del gender”. Inoltre, si afferma che “il mutuo sostegno fino al sacrificio costituisce un appoggio prezioso per la vita dei partner”, e in ogni caso “la Chiesa ha un’attenzione speciale verso i bambini che vivono con coppie dello stesso sesso, ribadendo che al primo posto vanno messi sempre le esigenze e i diritti dei piccoli”.
ALLARGATO IL TEMA DEL SINODO 2015
In apertura di congregazione, il cardinale Lorenzo Baldisseri, segretario generale del Sinodo dei vescovi, aveva annunciato il tema dell’Assemblea ordinaria che si terrà dal 4 al 25 ottobre del prossimo anno: “La vocazione e la missione della famiglia nella chiesa del mondo contemporaneo”.
http://www.formiche.net/2014/10/13/sinodo-la-chiesa-apre-ai-divorziati-agli-omosessuali/
09 Ottobre 2014
di Camillo Langone | 09 Ottobre 2014 ore 06:30
Lo attaccano tutti. I sodomiti organizzati, gli omosessualisti di potere, i conformisti da social e da bar, gli anti-italiani di destra, di centro e di sinistra, finanche il segretario del partito che ha il mio voto ma non la mia stima (Salvini). Contro di lui soffia pure lo spirito del sinodo, attraverso la bocca del capo dei gesuiti che nell’intervista al Corriere ha deposto la tipica doppiezza del suo ordine, non più necessaria nel presente trionfo dell’apostasia, affermando che la parola di Dio “è un’idea astratta”. Mi ha insegnato René Girard che quando contro qualcuno si coagula una unanimità violenta quel qualcuno è vittima sacrificale, capro espiatorio, figura di Cristo. Quel qualcuno oggi si chiama Angelino Alfano.
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http://www.ilfoglio.it/articoli/vr/121713/rubriche/index.htm
Antonio Spadaro: nessuna condanna per i gay che «si donano». Uso di contraccettivi «secondo coscienza». Si a comunione agli adulteri che «hanno sofferto»
Antonio Spadaro (Messina, 6 luglio 1966) gesuita del postconcilio, scrittore e “teologo” italiano, attuale direttore della rivista La Civiltà Cattolica, interrogato sul “sinodo” non risparmia proiettili di modernismo all’intervistatore di turno.
È il 13 ottobre 2014, dice: «[…] in aula si avverte una grande libertà di spirito nell’affrontare tutti i temi, anche quelli più spinosi», anche quelli eretici e condannati dalle Costituzioni divine. Aggiunge: «Il
Sinodo non è un vertice di intellettuali, ma una riunione di pastori
calati nella realtà della Chiesa, desiderosi di far sì che la
misericordia di Dio abbracci ogni aspetto della famiglia»; così
ammettendo che, prima di questo “deicida” e fantomatico “sinodo”, la
Chiesa, per mezzo dei suoi pastori, impediva alla misericordia di Dio di
abbracciare ogni aspetto della famiglia. È evidente. Se oggi sentono
l’esigenza di dire questo, vuol dire che qualcosa deve cambiare; vuol
anche dire che lo Spirito Santo, secondo loro, avrebbe atteso 2.000 anni
(quasi) prima di “consentire” alla Chiesa di aprire alla misericordia
di Dio a tutti i tipi di “famiglie”. I Santi, i Papi, i predicatori e
gli educatori del passato avrebbero, dunque, sbagliato o dormito.
Quanto
allo scontro ideologico fra Gerhard Mueller e Bruno Forte, tutti e due
stipendiati dal Vaticano, due posizioni differenti all’interno dello
stesso calderone di modernismo, come nel gioco delle tre carte, Spadaro
riflette: «Sta […] emergendo il cuore dei pastori. Stiamo
vivendo una dinamica aperta di discernimento. Ascoltando, inoltre, si
modificano le posizioni». Credo che, essendo emerso già da
secoli il cuore del «buon Pastore», l’intera discussione sia
intrinsecamente inutile e nociva per l’evangelizzazione.
Finalmente
per le “coppie di fatto”, per gli adulteri, ecc… c’è possibilità
secondo lo spirito del peggior relativismo del secolo. Lo apprendiamo da
queste parole del direttore di La Civiltà Cattolica: «La Comunione non sarà né per nessuno, né per tutti, a mio avviso. Serve un discernimento pastorale caso per caso». Credo che i modernisti del postconcilio dovranno rivedere anche il loro già blando CJC (1983) che al can. 915 recitava: «Non siano ammessi alla sacra comunione gli scomunicati e gli interdetti, dopo l’irrogazione o la dichiarazione della pena e gli altri che ostinatamente perseverano in peccato grave manifesto».
Poi inventa di sana pianta la nuova dottrina, così probabilmente adulterando l’esegesi della Scrittura: «C’è una condizione per entrare nel banchetto, dice Gesù: avere la veste nuziale che è l’amore a Dio e al prossimo. Chi divorzia (e poi convive more uxorio) per egoismo non ha la veste per il banchetto. Invece, chi ha sofferto (e poi convive more uxorio) per ciò che è avvenuto probabilmente sì». Abbiamo capito che la sofferenza probabilmente cancella l'ostinato peccato grave manifesto di adulterio. La domanda era, difatti, molto chiara: «[…] dare l'Eucarestia a chi si risposa dopo la rottura del matrimonio?».
Pertanto se io dovessi soffrire molto per un torto ricevuto di
qualsivoglia natura, pur essendo in peccato, casomai anche covando
desideri di vendetta, potrei tranquillamente ricevere l’Eucaristia senza
pentirmi prima; per di più il pubblico scandalo (manifesto, Ivi.) (violazione Comandamento V) dato dall’adulterio sarebbe sanato dalla sofferenza? È come un condono edilizio?
L’illuminato Spadaro, che ricordo è direttore di La Civiltà Cattolica (sic!), sul dibattito nel merito delle unioni contro natura: «si
predilige il discernimento […] piuttosto che una condanna in partenza.
Non è affatto escluso a priori che queste relazioni possano esprimere
sacrificio e donazione, no». Ma il sacrificio non era quello
che proviamo a fare tutti noi cattolici, tutti i santi giorni dello
nostra esistenza, con l’aiuto della Grazia di Dio, per rifuggire il
peccato rispettando i Comandamenti? Possono quindi stare tranquilli
tutti gli omosessualisti perché, se il loro rapporto è «sacrificio e
donazione», il peccato mortale sarà probabilmente sanato e non più
condannabile. Anche i rapinatori di vedove e di pensionati potranno così
continuare nella loro “professione” purché lo facciano con sacrificio e
casomai con laute donazioni alla rivista di Antonio Spadaro.
Se c’è
discernimento fra i coniugi, ci potrà essere anche apertura alla
contraccezione; c’è la libertà di coscienza. Dice il “teologo”
messinese: «Nel momento in cui si valorizza il discernimento non
si può prescindere dalla coscienza che, come diceva il beato Newman, è
‘il primo vicario di Cristo’. Nei contributi dei padri sinodali, dunque,
è stata menzionata così, non come arbitrio, ma come discernimento».
CdP Ricciotti
http://radiospada.org/2014/10/antonio-spadaro-nessuna-condanna-per-i-gay-che-si-donano-uso-di-contraccettivi-secondo-coscienza-si-a-comunione-agli-adulteri-che-hanno-sofferto/
Il cardinale Burke: «Sul Sinodo informazione manipolata»
Così il Prefetto della Segnatura Apostolica in un’intervista con “Il Foglio”: «Non so come sia concepito il briefing ma mi pare che qualcosa non funzioni»
REDAZIONEROMA
L'informazione sui lavori del Sinodo «viene manipolata» perché c'è «un numero consistente di vescovi non accetta le idee di apertura ma pochi lo sanno». Lo sottolinea il cardinale Raymond Leo Burke in un'intervista al `Foglio´ che sarà pubblicata domani e che viene anticipata in parte oggi sul sito internet del quotidiano. Burke ora dice di attendere un «pronunciamento» di Papa Francesco, «che può essere solo in continuità con l'insegnamento dato dalla chiesa in tutta la sua storia».
«Io non so come sia concepito il briefing ma mi pare che qualcosa non funzioni bene se l'informazione viene manipolata - dice il cardinal Burke - in modo da dare rilievo solo a una tesi invece che riportare fedelmente le varie posizioni esposte. Questo mi preoccupa molto perché un numero consistente di vescovi non accetta le idee di apertura, ma pochi lo sanno. Si parla solo della necessità che la Chiesa si apra alle istanze del mondo enunciata a febbraio dal cardinale Kasper. In realtà, la sua tesi sui temi della famiglia e su una nuova disciplina per la comunione ai divorziati risposati non è nuova, è già stata discussa trent'anni fa. Poi da febbraio ha ripreso vigore ed è stata colpevolmente lasciata crescere. Ma tutto questo deve finire perché provoca un grave danno per la fede».
Il Prefetto della Segnatura Apostolica fa presente che «vescovi e sacerdoti mi dicono che ora tanti divorziati risposati chiedono di essere ammessi alla comunione poiché lo vuole Papa Francesco. In realtà, prendo atto che, invece, finora non si è espresso sulla questione».
Critiche alla relazione Erdo dal presidente dei vescovi polacchi
L'arcivescovo Stanisław Gądecki alla Radio Vaticana: «Il nostro scopo pastorale principale è sostenere la famiglia, non colpirla esponendo le situazioni difficili»
MAREK LEHNERTCITTÀ DEL VATICANO
La «relatio post disceptationem», e cioè il punto sulla prima settimana dei lavori del Sinodo dei vescovi sulla famiglia, presentato dal cardinale ungherese Péter Erdő, rappresenta l'«allontanamento dall'insegnamento di Giovanni Paolo II e il frutto delle influenze dell'ideologia antimatrimoniale». Cosi la vede mons. Stanisław Gądecki, presidente dell'episcopato polacco.
L'arcivescovo di Poznań, uno dei quattro padri sinodali polacchi – insieme ai cardinali Zygmunt Grocholewski e Stanislaw Ryłko e all'arvivescovo Zygmunt Zimowski, che ne fanno parte come rappresentanti della Curia romana – ha condiviso le sue impressioni con la sezione polacca della Radio Vaticana.
«Non ha esitato di dire – così si esprime l'emittente – che con questo documento ci si allontana dall'insegnamento di Giovanni Paolo II e perfino che in esso si vedono le tracce dell'ideologia antimatrimoniale». Secondo l'arcivescovo Gądecki, la relazione dimostra che non c'è una chiara visione dello scopo del Sinodo stesso.
«Il nostro scopo pastorale principale è sostenere la famiglia, non colpirla esponendo le situazioni difficili, che esistono, però non costituiscono il nucleo centrale della famiglia e non cancellano la necessità di sostenere le famiglie buone, normali, comuni, che lottano forse non per la sopravvivenza bensì per la fedeltà», ha dichiarato il prelato polacco. A suo parere parlando del matrimonio e della famiglia si sono usati certi criteri che suscitano il dubbio.
«Per esempio il criterio della gradualità. Ma si può veramente trattare il concubinato come gradualità e una via per la santificazione? Durante il dibattito odierno si è sollevato il fatto che la dottrina esposta nel documento ha del tutto omesso il tema del peccato. Come se avesse vinto la visione mondana e tutto fosse imperfezione che porta alla perfezione... Si e anche notato non tanto quello che il documento dice, ma quello che non dice. In pratica esso si esprime sulle eccezioni, mentre qui c'è anche bisogno di esporre la verità. Inoltre i paragrafi che riguardano l'affidamento dei bambini alle coppie dello stesso sesso sono formulate come se vi fosse l'approvazione di una tale situazione. Anche questo costituisce una mancanza del testo che invece di spronare alla fedeltà, al valore della famiglia, sembra accettare tutto cosi com'è. Si ha anche l'impressione che fino ad oggi l'insegnamento della Chiesa fosse senza misericordia, mentre ora comincerà l'insegnamento della misericordia», ha detto l'arcivescovo di Poznań.
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