Ho oramai una certa età e ricordo alcuni avvenimenti del passato che aiutano a leggere la situazione presente. Due episodi in particolare: nel lontano 1976 sembrava che ci sarebbe stato il «sorpasso», cioè che il Partito Comunista sarebbe diventato la maggiore forza politica italiana, superando la Balena Bianca, la vituperata Democrazia Cristiana. Leggere i giornali, in particolare il Corriere della Sera, sembrava leggere la cronaca di una vittoria scontata. Il clima euforico per la certezza della sconfitta della DC, e con questo della scomparsa della influenza politica della Chiesa sulla società italiana, sembrava l’orizzonte mentale e culturale dominante. Poi, il giorno dopo la storica votazione, la constatazione della fine di quella previsione, è stato come la fine di un incubo, la percezione del termine di un assedio che avrebbe cambiato radicalmente la storia.
Il secondo episodio riguarda il referendum sulla legge 40, a proposito della fecondazione assistita. Anche qui tutti i giornali davano per scontata la vittoria del sì, e tutti i maître à penser sembravano già esultare per il fallimento dei consigli della Chiesa cattolica, rilanciata dai pulpiti e dal tam-tam artigianale della rete, fallimento che si è rivelato un sogno impossibile. Così la legge 40 è rimasta in vigore, salvo poi essere smantellata da una magistratura che ha fatto, del proprio potere, il criterio supremo per la guida del Paese.
Tra questi due episodi il più grave mi pare il secondo, per le conseguenze antidemocratiche che poi si sono realizzate. Quello che era stato deciso dal popolo sovrano è stato distrutto da un potere mediatico e giudiziario che ha agito incurante della posizione dei più.
Ora un accenno al recente Sinodo sulla famiglia. Avete presente il clima che si è respirato in questi giorni? La Chiesa apre ai gay, alle unioni omosessuali… La Chiesa dà l’eucaristia a divorziati risposati… Anzi, la Chiesa apre finalmente alla abolizione della indissolubilità del matrimonio… e altre amenità. Non solo, ma, mentre i testi delle relazioni rimanevano segreti, le interviste dei vari Tornielli, Spadaro & Co ai vari Kasper, Forte & Co impazzavano nei vari mezzi di comunicazione sociale, dando l’impressione di una autentica svolta nella concezione della Chiesa cattolica.
E poi? E poi la doccia fredda delle cose dette dal Papa nell’omelia conclusiva, con la Relazione del Sinodo e con le indicazioni del «gradimento» dei singoli articoli votati dalla assemblea (dove molto poco è approvato all’unanimità e le affermazioni più controverse hanno maggioranze risicate). È vero, anche su quello che ha detto il Papa si sono fatte censure e mutilazioni, ma nel complesso non si è visto quello che le previsioni davano per certo.
Allora? Credo che le strade saranno diverse. Quella dei cosiddetti «novatori», che in realtà sono rimasti sconfitti nella loro pretesa di dare un colpo alla dottrina e alla pratica consolidata, con il trucchetto di distinguere tra pastorale (creativa, ovviamente) e dottrina (immutabile e comunque lasciata in ombra, tra le mani di coloro che la vorrebbero usare come clava senza misericordia sul capo dei peccatori).
Mentre coloro che vogliono essere fedeli alla Chiesa hanno di fronte un cammino arduo ed importante, che sarà certo un andare contro corrente e sarà sostenuto dalla fede e dall’amore alla Chiesa, spesso ostacolato da tanti «fratelli» più amici del mondo e del potere che della verità.
Si dovrà dare voce alla verità (facendo capire che non solo non è contraria alla misericordia, essendone condizione, né, tantomeno, si tratta di ideologia, bensì di realismo evangelico) usando e creando tutti i mezzi e le occasioni immaginabili e possibili. Il web, i rapporti personali, le omelie (per chi è sacerdote), le lettere ai giornali, le telefonate alle radio (per esperienza so che se si è tenaci e precisi si viene ascoltati o interpellati…), insomma, tutto ciò che può contribuire a dare voce a ciò che per noi è più caro.
Così sarà possibile evitare che il Sinodo dei media si imponga sul Sinodo della Chiesa. E forse ci sarà per tutti una nuova stagione di fede.
Il secondo episodio riguarda il referendum sulla legge 40, a proposito della fecondazione assistita. Anche qui tutti i giornali davano per scontata la vittoria del sì, e tutti i maître à penser sembravano già esultare per il fallimento dei consigli della Chiesa cattolica, rilanciata dai pulpiti e dal tam-tam artigianale della rete, fallimento che si è rivelato un sogno impossibile. Così la legge 40 è rimasta in vigore, salvo poi essere smantellata da una magistratura che ha fatto, del proprio potere, il criterio supremo per la guida del Paese.
Tra questi due episodi il più grave mi pare il secondo, per le conseguenze antidemocratiche che poi si sono realizzate. Quello che era stato deciso dal popolo sovrano è stato distrutto da un potere mediatico e giudiziario che ha agito incurante della posizione dei più.
Ora un accenno al recente Sinodo sulla famiglia. Avete presente il clima che si è respirato in questi giorni? La Chiesa apre ai gay, alle unioni omosessuali… La Chiesa dà l’eucaristia a divorziati risposati… Anzi, la Chiesa apre finalmente alla abolizione della indissolubilità del matrimonio… e altre amenità. Non solo, ma, mentre i testi delle relazioni rimanevano segreti, le interviste dei vari Tornielli, Spadaro & Co ai vari Kasper, Forte & Co impazzavano nei vari mezzi di comunicazione sociale, dando l’impressione di una autentica svolta nella concezione della Chiesa cattolica.
E poi? E poi la doccia fredda delle cose dette dal Papa nell’omelia conclusiva, con la Relazione del Sinodo e con le indicazioni del «gradimento» dei singoli articoli votati dalla assemblea (dove molto poco è approvato all’unanimità e le affermazioni più controverse hanno maggioranze risicate). È vero, anche su quello che ha detto il Papa si sono fatte censure e mutilazioni, ma nel complesso non si è visto quello che le previsioni davano per certo.
Allora? Credo che le strade saranno diverse. Quella dei cosiddetti «novatori», che in realtà sono rimasti sconfitti nella loro pretesa di dare un colpo alla dottrina e alla pratica consolidata, con il trucchetto di distinguere tra pastorale (creativa, ovviamente) e dottrina (immutabile e comunque lasciata in ombra, tra le mani di coloro che la vorrebbero usare come clava senza misericordia sul capo dei peccatori).
Mentre coloro che vogliono essere fedeli alla Chiesa hanno di fronte un cammino arduo ed importante, che sarà certo un andare contro corrente e sarà sostenuto dalla fede e dall’amore alla Chiesa, spesso ostacolato da tanti «fratelli» più amici del mondo e del potere che della verità.
Si dovrà dare voce alla verità (facendo capire che non solo non è contraria alla misericordia, essendone condizione, né, tantomeno, si tratta di ideologia, bensì di realismo evangelico) usando e creando tutti i mezzi e le occasioni immaginabili e possibili. Il web, i rapporti personali, le omelie (per chi è sacerdote), le lettere ai giornali, le telefonate alle radio (per esperienza so che se si è tenaci e precisi si viene ascoltati o interpellati…), insomma, tutto ciò che può contribuire a dare voce a ciò che per noi è più caro.
Così sarà possibile evitare che il Sinodo dei media si imponga sul Sinodo della Chiesa. E forse ci sarà per tutti una nuova stagione di fede.
domenica 19 ottobre 2014
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