ACTA APOSTATICAE SEDIS : come, cambiando un po' qua e un po' la, si può cambiare tutto...

martedì 28 ottobre 2014

Papa Brosio lo scomunicherà?

Anagni. Questione Medjugorje: il vescovo Loppa controbatte a Paolo Brosio


“Ma le pare che Bernadette o i poverelli di Fatima oggi andrebbero in giro a fare incontri pubblici, magari con tanto di biglietto”? 

Non ha avuto molti peli sulla lingua Lorenzo Loppa, vescovo della diocesi Anagni-Alatri, nel tornare sulla vicenda della lettera scritta ai fedeli di Fiuggi per “vietare” la partecipazione agli incontri organizzati con veggenti che si rifanno alla Madonna di Medjugorje. 


Una posizione che aveva destato molto scalpore. Tra l’altro, originando la replica piccata di Paolo Brosio, noto giornalista televisivo da tempo devoto della Madonna di Medjugorje. “ Ringrazio Brosio - ha detto oggi Loppa - che non conosco ma che ha detto di pregare per me. Ho rispetto per lui, per la Madonna di Medjugorje e per i veggenti. Dico solo che non c’è nulla di provato riguardo al suo culto e dunque, secondo me, non possono essere legittimate iniziative su una questione del genere. Poi, se il Papa dovesse legittimare questa cosa, prometto che mangerò la mia lettera davanti a tutti. Ma al momento le cose stanno così”. Loppa ne ha approfittato per togliersi qualche sassolino dalla scarpa, soprattutto in tema di spettacolarizzazione della religione. “Quando girano tanti soldi c’è sempre qualche pericolo. Guardate Fatima; nonostante la rilevanza del fenomeno, in quel santuario si respira un’aria di povertà che non vedo in altre zone. Non si possono organizzare eventi di tipo religioso andando in giro a proporre biglietti. Non si può sfruttare una cosa del genere”.

Paolo Carnevale

26 ottobre 2014

http://www.anagnia.com/italia/anagni/2014/10/26/anagni-questione-medjugorje-il-vescovo-loppa-controbatte-a-paolo-brosio

        Breve dissertazione sui presunti carismatici e profeti contemporanei. Il caso Ironi Spuldaro e Medjugorje

Breve dissertazione sui presunti carismatici e profeti contemporanei. Il caso Ironi Spuldaro e Medjugorje
Presunta benedizione e/o folkloristica effusione di un certo spirito
Ritroviamo la parola Carismi 16 volte nelle lettere di san Paolo ed una volta in 1Pietro (4,10). In alcuni casi viene presentata la traduzione (significato generico) di grazioso dono, pertanto possiamo estendere la riflessione anche alla Grazia santificante, come per esempio in Romani 6,23. Oggi la parola è talmente inflazionata, usata a sproposito, che talvolta suscita in alcuni casi derisione, mentre in altri tristezza.
Posta questa breve premessa, allarmati anche dalle tante innovative e temerarie traduzioni della Bibbia che circolano nelle librerie cattoliche ed in alcuni luoghi (clicca qui), la parola Carisma possiede uno speciale significato, ovvero indica un dono soprannaturale concesso ad una persona per vantaggio del prossimo, questo affinché si diffonda correttamente il Vangelo, si edifichi il Corpo Mistico di Cristo. Il Carisma, difatti, è concesso a vantaggio della Chiesa (Cf. 1Cor 12,7; Ef 4,12), non a giovamento di se stessi, ecco perché il sommo san Tommaso parla di «gratia gratis data». Si legge nella Summa Theologiae: «[…] poiché la grazia è ordinata appunto a ricondurre l’uomo a Dio, quest’opera si compie con un certo ordine, in maniera che alcuni ritornano a Dio mediante altri. Di qui i due tipi di grazia. C’è una grazia che ricongiunge l’uomo direttamente con Dio: ed è la grazia (santificante, o gratum facies). C’è poi un’altra grazia, mediante la quale un uomo aiuta l’altro a tornare a Dio. E questo dono viene chiamato grazia gratis data, poiché si tratta di una facoltà superiore alla natura, nonché ai meriti personali: ma poiché non viene concessa per la santificazione di chi la riceve, bensì per cooperare all’altrui santificazione, non viene chiamata grazia santificante. Di essa così parla l’Apostolo: “A ciascuno è stata concessa la manifestazione dello Spirito per l’utilità”, cioè per l’utilità degli altri» (Iª-IIae q. 111 a. 1 co.).
San Paolo ci lascia quattro liste riguardanti i Carismi, ma non ci dice che codesti Carismi sono i soli, né tantomeno ci dice che le varie liste debbano essere concordanti fra loro, dunque egli elenca semplicemente alcuni Carismi così come era opportuno fare. In Romani (12,6-8): «Abbiamo pertanto doni diversi secondo la grazia data a ciascuno di noi. Chi ha il dono della profezia la eserciti secondo la misura della fede; chi ha un ministero attenda al ministero; chi l’insegnamento, all’insegnamento; chi l’esortazione, all’esortazione. Chi dà, lo faccia con semplicità; chi presiede, lo faccia con diligenza; chi fa opere di misericordia, le compia con gioia».
Così viene presentato il video: https://www.youtube.com/watch?v=CEV1RATfa0g
In 1Corinzi 12 enumera nove Carismi prima, dopo ne enumera otto (vv. 8-10); in Efesini 4,11 descrive cinque Carismi. L’enumerazione più lunga la abbiamo in 1Cor 12,4-10: «Vi sono poi diversità di carismi, ma uno solo è lo Spirito; vi sono diversità di ministeri, ma uno solo è il Signore; vi sono diversità di operazioni, ma uno solo è Dio, che opera tutto in tutti. E a ciascuno è data una manifestazione particolare dello Spirito per l’utilità comune: a uno viene concesso dallo Spirito il linguaggio della sapienza; a un altro invece, per mezzo dello stesso Spirito, il linguaggio di scienza; a uno la fede per mezzo dello stesso Spirito; a un altro il dono di far guarigioni per mezzo dell’unico Spirito; a uno il potere dei miracoli; a un altro il dono della profezia; a un altro il dono di distinguere gli spiriti; a un altro le varietà delle lingue; a un altro infine l’interpretazione delle lingue. Ma tutte queste cose è l’unico e il medesimo Spirito che le opera, distribuendole a ciascuno come vuole».
San Paolo informa i cristiani «riguardo ai doni dello Spirito» (1), affinché essi non «restino nell’ignoranza» (Ivi.). Non chiunque riceve i Carismi, ma solo coloro che «Dio li ha posti nella Chiesa» (28), coloro che prima erano pagani e si lasciavano «trascinare verso gli idoli» (2), mentre adesso non lo sono più. Il battesimo, distruggendo il peccato e infondendo una nuova vita «per l’acqua e lo Spirito» (Gv 3,5), significa e opera l’incorporazione dei fedeli in Cristo; fa di essi delle membra di Cristo, viventi in virtù dello Spirito che in loro abita (Cf. Rom 8,9 ss.). L’unità del Corpo mistico proviene pertanto dall’unità dello Spirito, «anima del Corpo della Chiesa» (sant’Agostino). Tutti bevemmo di un unico Spirito, cioè ricevemmo l’effusione dello Spirito Santo (Cf. Gv 7,37 ss.): alcuni vedono in queste parole il semplice effetto del battesimo, in cui si riceve lo Spirito Santo; ma sembra più probabile che san Paolo alluda ad un’altra effusione dello Spirito Santo, a quella che si ha nella cresima, ovvero che parli dell’eucarestia, nella quale, ricevendo il corpo di Cristo, si riceve per ciò stesso anche «lo Spirito di Cristo» (Mons. Garofalo, commento a 1Cor, Bibbia, vol. III, Marietti, p. 443). Secondo alcuni presunti carismatici contemporanei, molto prossimi agli sciamani oppure ai “pastori” protestanti, Gesù Cristo ricevette lo Spirito Santo solo al momento del battesimo. Si capisce che codesta fantasia è inaccettabile, questo per via dell’Unione Ipostatica (San Tommaso d’Aquino, Compendio della Summa Theologiae, III, q. 39).
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Paolo Brosio si commuove per i presunti portenti in un clima dal sapore Pentecostale
La prestigiosa Enciclopedia Cattolica, spiega: «Ogni divisione dei Carismi è piuttosto arbitraria; tuttavia si possono comodamente distinguere in doni di governo, doni di insegnamento e di esortazione, doni di assistenza corporale. Posseggono dono d’insegnamento o di esortazione gli apostoli, i profeti, gli evangelisti, i dottori, i glossolali. I quattro primi servono sempre questo ordine. Gli apostoli nominati da san Paolo tra i possessori di Carismi non sono i “dodici”, ma missionari spinti dallo Spirito Santo a fondare nuove comunità cristiane. Debbono essere vescovi. Nella Didaché, 12, 3, è loro proibito di stare più di due giorni in una chiesa già stabilita, o di chiedere danaro. I profeti esortano i fedeli sotto l’ispirazione dello Spirito; posseggono il discorso di sapienza; non è necessario che rivelino cose future (Cf. 1Cor 14,3). I dottori, come dice il nome, hanno una funzione di ordine prevalentemente intellettuale e posseggono il discorso di scienza. Gli evangelisti non sono qui gli autori dei quattro Vangeli, ma quelli che predicavano il Vangelo nelle chiese già stabilite, forse trattando a preferenza i fatti della vita di Gesù Cristo» (Vaticano, ’51, vol. III, col. 794 ss.).
Il dono delle lingue, da non confondere con le tante contemporanee manifestazioni indefinibili, di cui parla san Paolo, è quello di cui goderono gli Apostoli il giorno della Pentecoste. Consiste nel Carisma di essere compresi da gente di diverse lingue, come se essi avessero insegnato nella lingua di ciascuno. Il glossolalo anzitutto parlava di Dio e veniva compreso da alcuni uditori delle varie lingue. Questi poteva rivolgersi solamente a chi era in grado di comprenderlo, ecco perché san Paolo comanda che il glossolalo non parli ad alta voce e non faccia l’isterico, ma si rivolga, opportunamente, solo a chi poteva capirlo (Cf. 1Cor 14).
L’assistenza corporale si distingueva nel Carisma generoso di aiutare il prossimo con l’elemosina ed in quello taumaturgico per guarire i corpi e per operare altri prodigi. 
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Abusiva imposizione delle mani condannata dalla Chiesa
I protestanti di ogni epoca hanno sempre sostenuto che la Chiesa dei primi secoli viveva senza gerarchia ed era diretta solo dai Carismi, ma questa è la consueta fantasia, rilanciata anche dai contemporanei Modernisti, priva di ogni fondamento. «San Paolo, invece, conosce la gerarchia e principalmente l’autorità degli Apostoli, ed egli stesso impartisce regole per l’uso dei Carismi. Gerarchia e Carismi stavano insieme […] secondo il pensiero dell’Apostolo debbano sempre stare insieme nella Chiesa. Infatti alcuni Carismi, come la glossolalia, sono scomparsi […]». (Ivi., col. 795; Cf. .: H. Leclercq, Charismes, in DACL, III, coll. 579-98; B. Maréchaux, Les charismes du Saint-Esprit, Parigi 1921; Rohr, Charismen, in LThK, coll. 838-40; F. Prat, La teologia di san Paolo, I, trad. ital., 7a ed., Torino 1943, nota B. C. Boyer).
Si capisce facilmente perché Dio non concede veri Carismi ad eretici, apostati, infedeli ed ostinati disobbedienti. La Scrittura, difatti, ci parla di «falsi profeti che vengono a voi in veste di pecore, ma dentro son lupi rapaci » (Mt 7,15), che «inganneranno molti» (Mt 24,11); anche di «falsi cristi» che «faranno grandi portenti e miracoli, così da indurre in errore, se possibile, anche gli eletti» (Mt 24,24); di «falsi maestri che introdurranno eresie perniciose» attirando «una pronta rovina» (2Pt 2,1). In 1 Giovanni leggiamo: «[…] non prestate fede a ogni ispirazione, ma mettete alla prova le ispirazioni, per saggiare se provengono veramente da Dio, perché molti falsi profeti sono comparsi nel mondo» (4,1). L’Apostolo dell’amore esorta a non presta fede a questi «falsi profeti», poiché non c’è bisogno di loro: «Colui che è in voi è più grande di colui che è nel mondo» (1Gv 4,4).
Dagli Atti 19 apprendiamo che alcuni soggetti infedeli, definiti «esorcisti ambulanti» (13), presumevano di liberare i posseduti con prodigi, tuttavia il maligno o li aggrediva o si burlava di loro (15-16), questo affinché fosse «risaputo da tutti i Giudei e dai Greci che abitavano a Efeso e tutti furono presi da timore e si magnificava il nome del Signore Gesù» (17). Difatti Dio non conferma con veri segni chi ha «un velo steso sul […] cuore» (2Cor 3,15). 2 Corinzi insegna: «Questi tali sono falsi apostoli, operai fraudolenti, che si mascherano da apostoli di Cristo. Ciò non fa meraviglia, perché anche satana si maschera da angelo di luce» (13-14). Per mezzo di Cristo, difatti, gli Apostoli hanno «ricevuto la grazia dell’apostolato per ottenere l’obbedienza alla fede da parte di tutte le genti, a gloria del suo nome» (Rom 1,5); oltre l’obbedienza, insegna san Paolo «siete schiavi […] del peccato che porta alla morte» (Rom 6,16); mentre «la fama dell’obbedienza» giunge «dovunque […] saggi nel bene e immuni dal male» (Rm 16,19), con «parole ed opere» per «condurre anche i pagani all’obbedienza» (Rm 15,18), «[…] distruggendo i ragionamenti e ogni baluardo che si leva contro la conoscenza di Dio, e rendendo ogni intelligenza soggetta all’obbedienza al Cristo» (2Cor 10,5). La Chiesa «colonna e fondamento della verità» (1Tm 3,15), difatti, insegna «a santificare le (nostre) anime con l’obbedienza […] per amare sinceramente come fratelli […] gli uni e gli altri» (1Pt 1,22).
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Arbitraria approvazione di miracoli mai riconosciuti dalla Chiesa
Spiega l’Aquinate che il «dono delle lingue» fu concesso agli Apostoli che dovevano evangelizzare i popoli della terra per due motivi, ed oggi non c’è più bisogno di tutto ciò. Motivo uno: «perché ne avevano bisogno per farsi comprendere»; motivo due: «perché come la confusione delle lingue fu segno dell’allontanamento del mondo da Dio, così il dono delle lingue doveva essere il segno del riavvicinamento del mondo a Dio». Ecco perché, come scrive sant’Agostino, «pur ricevendosi anche oggi lo Spirito Santo, nessuno parla più le lingue di tutte le genti; perché ormai tutte codeste lingue le parla la Chiesa, dalla quale chi è escluso non riceve lo Spirito Santo» (cf. San Tommaso d’Aquino, Summa Theologiae, II-II, q. 176, a. 1 ad 3). Vi furono rarissime eccezioni.
Anche alcuni presunti prodigi che potrebbero sembrare buoni, in realtà sono una manifestazione, seppur celata, di iniquità. Teologicamente si può parlare di «superstizione», poiché in materia di religione il vizio consiste nel non rispettare il giusto mezzo secondo certe circostanze. Infatti il culto divino si può prestare a chi si deve, cioè al vero Dio, «però in maniera indebita», e questa è la prima specie di superstizione (cf. San Tommaso d’Aquino, Summa Theologiae, II-II, q. 92). La Rivelazione e la Chiesa ci insegnano che in contesti ostinatamente prossimi alla superstizione, all’esoterismo, all’occultismo, all’eresia, all’infedeltà, alla disobbedienza ordinaria, ecc ... piuttosto che di reali guarigioni si deve parlare di «potenza di satana, con ogni specie di portenti, di segni e prodigi menzogneri, e con ogni sorta di empio inganno per quelli che vanno in rovina perché non hanno accolto l’amore della verità per essere salvi. E per questo Dio invia loro una potenza d’inganno perché essi credano alla menzogna e così siano condannati tutti quelli che non hanno creduto alla verità, ma hanno acconsentito all’iniquità» (2Ts 2,9 ss.).
La storia della Chiesa dimostra che è molto difficile riconoscere i veri dai falsi carismi. Secondo la dottrina tomistica il vero carismatico ripugna sinceramente di esibirsi, aborrisce la pubblicità, è subordinato pienamente al giudizio ed ai provvedimenti della Gerarchia, non specula (cf. San Tommaso d’Aquino, Summa Theologiae, I-II, q. 111, a. 1; III, q. 7, a. 7).
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Presunta effusione di un certo spirito usando un oggetto che crea confusione simbolica
L’imposizione delle mani è quel gesto usato da Gesù, dagli Apostoli e dai primi missionari evangelici per guarire gli infermi, è prescritto nella celebrazione della Messa, nell’amministrazione di alcuni Sacramenti, ed è materia di Cresima e dell’Ordine (Cf. Mt 9,18; 19,13; Mc 10,16; Lc 4,14; 13,13; At 6,6; 8,19; 1Tm 5,22; Cf. Dizionario del Cristianesimo, E. Zoffoli, Sinopsis, Roma, 1992). In numerose confessioni protestanti - es. Pentecostali si fa solamente pericoloso abuso dell’imposizione delle mani da parte dei laici, e si presume di effondere lo Spirito Santo senza avere Ordine. Negli stessi contesti si crede che Gesù abbia ricevuto lo Spirito Santo solo al momento del Battesimo e che possa esistere un battesimo di spirito, privilegiato solo per alcuni. Tutto è pura fantasia. «Gesù volle ricevere il battesimo non per essere santificato dalle acque ma per santificare le acque. Quando Cristo fu battezzato lo Spirito Santo discese sopra di lui in forma di colomba per mostrare che tutti coloro che si fanno battezzare ricevono lo Spirito Santo, purché si facciano battezzare con semplicità di cuore, come è simboleggiato dalla colomba. Cristo ricevette il battesimo di Giovanni per approvarlo e per santificare il battesimo; ma non ricevette il battesimo suo, perché non ne aveva bisogno. Cristo ricevette il battesimo all’inizio del suo ministero pubblico per apparire idoneo a insegnare e a predicare e per mostrare che il battesimo rende l’uomo perfetto, come era lui a quell’età. Quando Cristo fu battezzato, i cieli si aprirono per mostrarci che il battesimo è di una virtù celeste ed è la chiave del regno dei cieli. La colomba che apparve si può ritenere una colomba vera, miracolosamente formata, perché le finzioni mal si addicono al Figlio di Dio, che è la stessa verità. Il battesimo ricevuto da Gesù è l’esemplare del battesimo nostro, che viene dato nella virtù e nell’invocazione della Trinità: perciò, a completare l’esemplare, quando Cristo fu battezzato si fece udire anche la voce del Padre» (San Tommaso d’Aquino, Compendio della Summa Theologiae, III, q. 39).
Spiega il Compendio alla Somma Th, Sasso - Coggi (p. 320-321): «Poiché per l’uomo è naturale riconoscere le verità intellettuali per mezzo di effetti sensibili, lo Spirito Santo, per provvedere sufficientemente alla Chiesa, aggiunse al dono delle lingue e al dono del discorso anche il dono dei miracoli, i quali sono effetti soprannaturali che inducono l’uomo alla cognizione soprannaturale delle verità da credersi.  Cose mirabili possono operarle anche i demoni, ma veri miracoli può operarli Dio solo; di essi Dio si serve o per dimostrare la santità di un uomo o per dimostrare la santità della fede che egli predica, e in questo secondo caso un miracolo può essere fatto anche se la persona che predica la fede o invoca Iddio non è santa».
Sebbene sia innegabile un ruolo del miracolo in altre tradizioni religiose, il cui valore storico può essere ricondotto a leggende e/o frodi e allucinazioni, è solo nella Chiesa che esso viene accolto e normato con precise disposizioni canoniche serie e rigorose (Cf. Enciclopedia Cattolica, on-line, V. Miracolo). Il miracolo, secondo il sommo san Tommaso, è contraddistinto da quattro costituenti: - teologico; - oggettivo; - soggettivo; - scopo. «Il miracolo è in definitiva un evento oggettivo ed empirico, inserito in un contesto di vita soggettivo, relazionale e teologico. Questa essenziale duplice natura è ravvisabile anche nell’attuale procedura ecclesiastica che esamina l’autenticità dei miracoli, che coinvolge una commissione di medici (o altri periti) che valutano l’evento come naturale o meno, e una commissione teologica, che ne riconosce il significato spirituale e teologico» (Ivi.). Una volta riconosciuto il significato spirituale e teologico del miracolo, la Chiesa si pronuncia sulla veridicità dell’accadimento, solo dopo, è possibile parlare di miracolo: «[…] al fine di edificare il corpo di Cristo, finché arriviamo tutti all’unità della fede e della conoscenza del Figlio di Dio […] Questo affinché non siamo più come fanciulli sballottati dalle onde e portati qua e là da qualsiasi vento di dottrina, secondo l’inganno degli uomini, con quella loro astuzia che tende a trarre nell’errore» (Ef 4,12-14).
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Sensazionalismo ed inganno tipico dei raduni Protestanti
Dice l’Aquinate: «[…] il Signore parla dei miracoli che avverranno al tempo dell’Anticristo; e a detta dell’Apostolo, “la venuta di costui avrà luogo per opera di Satana, con ogni virtù e segni e prodigi bugiardi”. In proposito sant’Agostino scrive: “Ci si può domandare se questi segni e prodigi sian detti bugiardi perché egli ingannerà i sensi dei mortali con dei fantasmi, così da sembrare che faccia quello che non fa; oppure perché, pur essendo veri prodigi, essi porteranno alla menzogna”. Veri però son detti, perché si tratterà di cose vere: come i maghi del Faraone produssero vere rane e veri serpenti. Ma queste cose non saranno dei veri miracoli; perché avverranno per la virtù di cause naturali, come abbiamo spiegato nella Prima Parte. Invece il compimento dei miracoli che si attribuisce a uno dei carismi, avviene per la virtù di Dio, e a vantaggio degli uomini» (IIª-IIae, q. 178 a. 1 ad 2); «Il compimento dei miracoli è attribuito alla fede per due motivi. Primo, perché è ordinato a confermare la fede. Secondo, perché deriva dall’onnipotenza di Dio, sulla quale la fede si appoggia» (IIª-IIae, q. 178 a. 1 ad 5).
Spiega perché molti imbroglioni - o superbi, o isterici, o soggetti ingannati dal maligno - sembrano fare miracoli: «Tra i miracoli ce ne sono alcuni che non sono veri miracoli, ma giochi d’immaginazione, con i quali l’uomo viene ingannato così da vedere quello che non è. Altri invece son fatti veri, ma non hanno vera natura di miracoli, perché sono compiuti mediante la virtù di cause naturali. E questi due tipi di miracoli possono essere compiuti dai demoni, come sopra abbiamo detto. Invece i veri miracoli non possono essere compiuti che dalla virtù divina: è Dio infatti che li compie a vantaggio degli uomini. E ciò per due motivi: primo, per confermare la verità predicata; secondo, per mostrare la santità di una persona, che Dio vuol proporre come esempio di virtù. Nel primo caso, i miracoli possono essere compiuti da chiunque predichi la vera fede, o invochi il nome di Cristo: e questo lo possono fare talora anche gli iniqui. E quindi anch’essi possono compiere miracoli di questo genere. Ecco perché, commentando quel passo evangelico, “Non abbiamo noi profetato nel tuo nome...?”, San Girolamo afferma: “Profetare, compiere miracoli e cacciare i demoni, talora non si deve al merito di chi lo fa: ma si deve all’invocazione del nome di Cristo, affinché gli uomini onorino Dio, per la cui invocazione si compiono sì grandi miracoli”. Nel secondo caso i miracoli possono essere compiuti solo dai santi; la cui santità viene dimostrata dai miracoli che vengono compiuti, sia durante la loro vita, sia dopo la morte, o da loro stessi, o da altri. Si legge infatti nella Scrittura, che “Dio operava miracoli per mano di Paolo: al punto che prendevano asciugatoi e grembiuli stati sul corpo di lui e li mettevano sui malati, e sparivano le loro infermità”. E in tal senso niente impedisce che un peccatore possa fare dei miracoli con l’invocazione di un Santo. Ma questi miracoli non sono fatti da lui; bensì da quelli per la cui glorificazione vengono compiuti. […] I miracoli sono sempre testimonianze vere di ciò che son chiamati a confermare. Perciò i malvagi che insegnano una falsa dottrina non compiono mai veri miracoli a conferma di essa: sebbene talora siano in grado di compierli a gloria del nome di Cristo, che essi invocano, e in virtù dei sacramenti che amministrano. Invece gli iniqui che insegnano la vera dottrina, possono fare talora dei veri miracoli a conferma di essa, ma non quali testimonianze della propria santità. Di qui le parole di sant’Agostino: “È diverso il modo di far miracoli per i maghi, per i buoni cristiani, e per i cattivi cristiani: i maghi li compiono in virtù di patti privati con i demoni; i buoni cristiani in virtù della giustizia pubblica; e i cattivi cristiani mediante i segni di questa giustizia”. Come dice bene sant’Agostino, “il dono dei miracoli non è conferito a tutti i santi, perché i deboli nella fede non cadano nel pericolosissimo errore di credere che codesti prodigi sono superiori alle opere buone, con le quali si acquista la vita eterna”» (IIª-IIae, q. 178 a. 2 co.; ad 3; ad 4).
Ecco perché è fondamentale il giudizio della Chiesa. Senza il discernimento dell’Istituzione preposta alla salvaguardia delle anime, al massimo si può parlare di «realtà viva [che] oper(a) con uno strumento morto, come l’uomo col bastone» (IIª-IIae, q. 178 a. 2 ad 2). Nulla di più! Giudizio che, per esempio, a Medjugorje non hanno mai voluto accettare (clicca qui), precipitando nel baratro dello scisma de facto, dove l’Istituzione è costantemente vituperata dall’abuso di religiosi disobbedienti, disuniti dal Governo, e di laici creduloni, sovente ingannati, ed in cerca del sensazionale o del beneficio soprattutto di ordine pratico; dove il Magistero della Chiesa e tutti i Decreti legislativi passano in secondo piano, surclassati dai «venti di dottrina» e dalle pratiche pentecostali di odierni aruspici; dove si divulgano migliaia di testi dichiaratamente nemici dell’Imprimatur; dove divampa un’esegesi grossolana, prossima all'eresia, ed offensiva per i Padri e per la Chiesa stessa (clicca qui); ecc…. In questa dinamica, anche le tante conversioni, permesse dalla misericordia di Dio per iniziare un vero cammino di fede, restano cristallizzate nel rozzo costume neo-pagano e nella medesima empia dottrina, nella più insidiosa prossimità alla divinazione, in un habitat fatto di tanta ambizione e dimentico dei principali doveri cristiani. «Extra ecclesiam nulla salus»!
Che fare? Prendere coscienza umilmente dei tanti errori che come pestilenza minano la fede (Cf. Pascendi), ringraziare Dio per la grazia della conversione ricevuta e per le eventuali ulteriori grazie (attuali), rientrare nei ranghi della fede cattolica, così come è previsto dal documento veramente ecumenico «Mortalium Animos», e cominciare a studiare il Catechismo Maggiore, impegnandosi ad esercitare le virtù cristiane, quantomeno negli intenti.
Pubblicazione a cura di Carlo Di Pietro (clicca qui per leggere altri studi pubblicati)

Video di questa adunata pericolosissima per l'integrità della fede e per l'unita della Chiesa

Video di un consueto raduno Protestante e pseudo carismatico

Facilmente si presta il fianco a caricature e derisioni

        Viaggi a Medjugorje

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Che i fedeli o i sacerdoti abbiano il divieto di partecipare a pellegrinaggi a Medjugorje per andare a vedere i “veggenti” o la “Gospa”  è cosa nota e documentata. Da ultimo, in una missiva del 28 ottobre scorso Mons. Vigano, facendo espresso riferimento a quanto statuito dalla Congregazione per la Dottrina della Fede e dal Prefetto Mons. Muller ha espressamente avvertito: “Come è ben consapevole, la Congregazione per la Dottrina della Fede ha in atto un processo di investigazione circa gli aspetti dottrinali e disciplinari del fenomeno Medjugorje. Per questa ragione, la Congregazione ha affermato che, a riguardo della credibilità delle “apparizioni” in questione, tutti dovrebbero accettare la dichiarazione, datata 10 Aprile 1991, dai Vescovi della ex Repubblica di Jugoslavia, che asserisce: “Sulla base delle ricerche compiute, non è possibile affermare che si tratti di apparizioni o rivelazioni sovrannaturali”. Ne segue, pertanto, che il clero e i fedeli non hanno il permesso di partecipare ad incontri, conferenze o pubbliche celebrazioni nelle quali la credibilità di tali “apparizioni” venisse considerata come garantita[1].
Si badi bene: la Congregazione investiga sia sugli aspetti dottrinali che su quelli disciplinari. Medjugorje non è quindi solo un problema di dottrina, ma anche ed in primis di obbedienza: se anche infatti all’esito degli approfondimenti della Santa Sede le apparizioni dovessero rivelarsi genuine, ciò non toglie che, finora, la devozione ad esse è stata condotta in spregio della prudenza che la Chiesa raccomanda e dell’obbedienza che alla Chiesa è dovuta.

Ciò premesso, è interessante notare come sia fiorente il necessario prevedibile annesso del fenomeno iugoslavo: i pellegrinaggi. Ora, non si vuol porre la questione in termini di mero business perché potrebbe anche darsi che la gran parte dei viaggi siano organizzati in modo tale da coprire appena le spese e che dunque nessuno ci lucri su; e perchè in ogni caso la questione è ben più seria. Il termine in cui inquadrare questo aspetto è il medesimo in cui inquadrare tutta la vicenda, ossia quello della disobbedienza.
E’ chiaro che la Chiesa non ha vietato né mai potrebbe vietare di andare pregare la Madonna, in Iugoslavia come in Australia, in Cile come a Loreto: la preghiera può aver luogo ovunque, e se un gruppo di pellegrini organizzati vuole andare a pregare la Vergine in conformità a quanto insegna il Magistero, può farlo ove ritenga e Roma non potrebbe porre alcun veto. Esistono diversi luoghi di pellegrinaggio mariano ove la Madonna non è mai apparsa (ad esempio, ad Oropa[2] o a Pompei[3]), cui affluiscono annualmente decine di migliaia di fedeli; per contro, ci sono siti ove l’apparizione della Vergine è acclarata dalle Autorità ecclesiastiche ma non registrano altrettante visite (ad esempio, il Lambro[4] o, in Francia, Pontmain[5]).

Fatta questa precisazione, viene da chiedersi su quali basi alcune agenzie di viaggi o altri soggetti creati appositamente per organizzare pellegrinaggi propongano Medjugorje come destinazione; o, meglio, su quali basi questi operatori assicurino che è possibile assistere all’apparizione della Vergine o parlare con persone vengono definite apertis verbisveggenti”.
E’ superfluo far ferimento a questo o a quell’operatore. La rete è piena di siti che, sotto l’immagine consolante della Vergine ed a prezzi tutto sommato abbordabili propongono pacchetti che comprendono l’irrinunciabile evento apparizione nel programma[6]. Ci sono proposte per Capodanno, con tanto di data ed ora della visione[7], ed analoghe iniziative nelle quali la Gospa si supera quanto a regolarità e frequenza delle manifestazioni, in ispecial modo al compleanno dei “veggenti[8], e sono organizzate tanto da tour operator professionali[9] che da gruppi di fedeli particolarmente coinvolti dal fenomeno[10].
E’ chiaro che tutto questo non è compatibile con le parole della Congregazione per la Dottrina della Fede, né con gli ammonimenti più o meno espliciti che Francesco ha rivolto a coloro che seguono questo tipo di fenomeni[11], pertanto ci si chiede come mai migliaia di fedeli e – quel che è più grave – di sacerdoti continuino a partire per la Iugoslavia credendo che lì appaia la Madonna, violando gli avvisi della Chiesa. E’ proprio la presenza dei preti quella che lascia maggiormente perplessi, se solo si considera che tutto il fenomeno prospera sulla disobbedienza: basti pensare che a Medjugorje girano indisturbate tra i fedeli persone espulse dalle congregazioni religiose cui appartenevano e che purtuttavia vengono ancora indicate come “Padri” o “Frati” e partecipano ai riti che ivi si celebrano. Per una sorta di eterogenesi dei fini, le ripetute precisazioni della Chiesa nel senso che per andare a pregare a Medjugorje è richiesta la partecipazione di un sacerdote hanno concorso a determinare l’afflusso di prelati, i quali con la propria presenza avallano il fenomeno, come avvertiva già nel 2001 Joaquim Navarro Valls nella nota intervista alla Catholic News Service[12]. In altri termini, quella che doveva essere una misura eccezionale tesa ad assicurare maggiore cautela è divenuta al contrario un fattore determinante per l’abbandono di prudenza ed obbedienza in un gran numero di fedeli, molto spesso in assoluta buona fede.
Nessuno vuol dire che un prete – così come un fedele – non possa andare a Medjugorje, ma si devono aver presenti i caveat già richiamati: il prete ha il permesso di accompagnare nella preghiera e nella confessione, ma non di andare dai “veggenti” o tantomeno di qualificarli come tali o assistere alle cosiddette “apparizioni” dandole per vere, poiché questo si pone in contrasto con le direttive della Chiesa, improntate alla prudenza.

Dunque, come si può gestire un fenomeno delicato come questo? Da un lato, non è possibile né sarebbe giusto per la Chiesa vietare i viaggi a Medjugorje o che vi sia l’accompagnamento di un sacerdote: come ha detto Joaquim Navarro Valls nella richiamata intervista, “when Catholic faithful go anywhere, they are entitled to spiritual care, so the church does not forbid priests to accompany lay-organized trips to Medjugorje in Bosnia-Herzegovina, just as it would not forbid them from accompanying a group of Catholics visiting South Africa[13], come a dire che Medjugorje è un posto come un altro. D’altro canto, però, non è possibile ignorare che tale continuo afflusso, oltre a generare un business rilevante, induce a credere nella fondatezza delle apparizioni e delle affermazioni dei “veggenti”, sebbene la Chiesa abbia sempre proibito a chiare lettere di partecipare ad eventi in cui il fenomeno sia dato per vero. Uno dei primi argomenti di coloro che sostengono al veridicità delle apparizioni è infatti il numero notevole di persone che si recano in Iugoslavia, generando così un circolo (virtuoso o vizioso, giudicate voi) per cui “se ci vanno in tanti allora è vero, ma se è vero allora ci vanno ancora più persone” e così via.
Per un sacerdote, andare a Medjugorje dovrebbe essere una seria opera di obbedienza ed affidamento alla Chiesa, piuttosto che a Vicka, Mirjana o alla Gospa: non dovrebbe andare “a vedere i veggenti”, ad “incontrare i frati” che frati più non sono o tantomeno “ad assistere alle apparizioni”, ma a tener viva nei fedeli la posizione della Chiesa mettendoli in guardia sul fatto che, ad oggi, non è possibile credere al fenomeno. E qui forse sta l’inghippo: è chiaro infatti che tutti coloro che vanno a Medjugorje ci vanno perché danno credito ai “veggenti”, e diviene difficile per un fedele non fare altrettanto quando sul pullman o sull’aereo c’è il “Don”. Specie se, come talvolta accade, il Don non vede l’ora di andare a sentire che racconta la Gospa.
 Massimo Micaletti



Il vescovo di Anagni: “Vietata la Madonna di Medjugorje”. Paolo Brosio lo contesta

Monsignor Lorenzo Loppa chiede che sia annullato un incontro con la "veggente" Vicka Ivankovic previsto a Fiuggi tra pochi giorni. La Chiesa non riconosce ufficialmente le apparizioni nonostante decine di migliaia di fedeli si rechino ogni anno nel piccolo paese della Bosnia Erzegovina per venerare la Vergine.


Il vescovo di Anagni:
in foto: Paolo Brosio sulla collina delle apparizioni di Medjugorje, vicino ad una statua della Madonna.






Nella diocesi di Anagri – Alatri è vietato partecipare ad incontri di preghiera legati ai “fenomeni di Medjugorje”. Lo ha deciso recentemente  il vescovo, monsignor Lorenzo Loppa, che ha comunicato la sua volontà in una circolare inviata a tutti i parroci che ricadono sotto la sua giurisdizione ecclesiastica. Monsignor Loppa chiede espressamente di non partecipare e, se possibile, di annullare un incontro pubblico organizzato con Vicka Ivankovic, “veggente” di Medjugorje, che da oltre trent’anni gira il mondo per incontrare fedeli e che sostiene di vedere la Madonna con cadenza costante. La Santa Vergine, tra l’altro, apparirebbe con una puntualità disarmante nei giorni e negli orari preannunciati da Vicka e dagli altri “veggenti” e questo consente spesso di organizzare dei veri e propri eventi con la presenza di migliaia di persone. Una di queste apparizioni è già prevista per il prossimo 8 novembre a Fiuggi. Il vescovo basa la sua decisione sulla cosiddetta “dichiarazione di Zara” del 10 aprile 1991, pronunciata dalla conferenza episcopale della ex Jugoslavia, in cui si legge che “sulla base delle ricerche sin qui compiute non è possibile affermare che” le apparizioni di Medjugorje siano “apparizioni e fenomeni soprannaturali.”
Monsignor Loppa, dunque, ricorda che “non è consentito al clero e ai fedeli di nessuna Diocesi partecipare a incontri, conferenze o celebrazioni pubbliche per evitare confusione e scandalo” e che i parroci sono obbligati a “rendere pubblica la proibizione di partecipare a tali riunioni e la dissociazione da simili iniziative, che destano sconcerto nei fedeli e non manifestano la comunione con il Vescovo.” La decisione ha fatto velocemente il giro della diocesi e poi di tutta Italia, scatenando le ire di parecchi fedeli. Il più arrabbiato di tutti sembra essere il giornalista e conduttore televisivo Paolo Brosio, tornato alla ribalta negli ultimi anni proprio per la sua conversione ed il suo attaccamento alle apparizioni di Medjugorje. Brosio attacca duramente, sul suo sito web, monsignor Loppa: “Voglio esprimere il mio disappunto perché ritengo che un vescovo di qualsiasi diocesi quando si manifesta la volontà di centinaia o come in questo caso migliaia di laici di pregare dovrebbe essere il primo ad agevolare in qualunque modo il desiderio stesso di preghiera, frutto di una Fede viva, autentica e popolare. – scrive – Ritengo infatti che il pastore di una comunità abbia il dovere di incentivare la preghiera e non di imporre barriere al vento dello Spirito Santo. Se non sbaglio, proprio Papa Francesco ha raccomandato a tutti i vescovi del mondo di aprire le porte della Chiesa per permettere a qualunque forma di preghiera di manifestarsi in piena libertà. La Chiesa che impone divieti ai cenacoli di preghiera non è una Chiesa ispirata dall’azione dello Spirito Santo.” 
Dal 1981 la Madonna apparirebbe a sei veggenti in una località sperduta della Bosnia Erzegovina. I vescovi di Mostar, sotto la cui giurisdizione ricade Medjugorje, hanno sempre sostenuto che le apparizioni sono un falso ma, nonostante ciò, il culto mariano nella zona è letteralmente esploso e decine di migliaia di persone si recano ogni anno a visitare il santuario sorto nei pressi della cittadina, affidato a frati francescani. I Papi che si sono succeduti non si sono ancora espressi in maniera netta sul fenomeno perché le apparizioni sarebbero ancora in corso. Nel 1996, tuttavia, la Congregazione per la Dottrina della Fede, presieduta dall’allora cardinale Joseph Ratzinger, comunicò ufficialmente che “i pellegrinaggi ufficiali a Medjugorje, intesa come luogo di autentiche apparizioni della Vergine, non possono essere organizzati nè a livello parrocchiale, nè diocesano, poichè questo sarebbe in contraddizione con quanto affermato dai vescovi della ex-Jugoslavia.” Lo scorso gennaio è arrivato sul tavolo di papa Francesco il dossier redatto da una commissione internazionale d’inchiesta su Medjugorje presieduta dal cardinale Camillo Ruini e toccherà al pontefice prendere una decisione in merito.
E’ possibile che un giudizio definitivo sia ancora rinviato. Tuttavia, Bergoglio sarebbe scettico sulla veridicità delle apparizioni. Il 14 novembre 2013 il Papa, nel corso della quotidiana omelia tenuta durante la messa mattutina a Santa Marta pronunciò parole inequivocabili: “ci dicono: il Signore è qua, è là, è là! Ma io conosco un veggente, una veggente che riceve lettere della Madonna, messaggi della Madonna. Ma, guarda, la Madonna è madre! E ama tutti noi. Ma non è un capo ufficio della posta, per inviare messaggi tutti i giorni.” Parole che tutti collegarono immediatamente alle apparizioni di Medjugorje, che continuerebbero oggi con una precisione svizzera rispetto agli annunci dei presunti veggenti.


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