Anche se tutti, noi no
Perché il Foglio s’interessa pazzamente al sinodo? Perché prendiamo molto seriamente la pastorale di Francesco e le tesi di Kasper contro chi (come noi) non vuole il divorzio nelle sacrestie di un mondo transumanista
Papa Francesco (foto LaPresse)
Siamo pazzi per il sinodo, come avete visto. Da tempo. Facciamo anche gli scoop pubblicando i rapporti secretati di Kasper ai cardinali, e i testi che poi formano il libro dell’opposizione a Kasper. Facciamo di tutto, tranne che occuparci dei camerieri dei palazzi apostolici e degli appalti per la riverniciatura del Vaticano, che lasciamo ad altri. Nei prossimi giorni inauguriamo una collana sbrigliata, non teologica, intitolata: la mia famiglia. Papa e vescovi discutono della famiglia? Ecco la nostra.
Perché siamo pazzi è semplice. Altro che articolo 18, rispettabile battaglia simbolica, roba che vale nello scorcio dei decenni. Qui è roba forte, che vale nello scorcio di molti secoli. Il divorzio nella chiesa cattolica. La santificazione del secondo matrimonio. Con tutto quello che ne consegue. E, più importante ancora, è il perché e il per come ci si arriva, se ci si arrivi, sotto la sorveglianza e sotto l’impulso di un grande gesuita che potrebbe rimettere a nuovo la chiesa, una Ong piuttosto influente nel mondo dello spirito e della materia, o anche chiuderla per restauro.
ARTICOLI CORRELATI Grandi cambiamenti ma anche no, Francesco e i suoi fratelli incerti Il divorzio nella chiesa. Una soluzione swiftiana Il vangelo non è pansessualista Risposarsi a dispetto dei santi Vescovi controPubblichiamo oggi un documentato attacco alla teologia del divorzio e del desiderio, di cui è autore uno dei teologi del papato di s. Giovanni Paolo II, il Pontefice combattente che firmò la Familiaris consortio nel 1980, dove si ribadiva che un cattolico il quale desideri la comunione sacramentale (l’ostia) non deve risposarsi, più altre novità e modernità relative alla natura della famiglia, all’assistenza spirituale e misericordiosa che comunque la chiesa continua a dispensare a tutti, e un accenno della teologia del desiderio e del corpo, ma secondo prassi e dottrina della chiesa di Cristo, di s. Paolo, di s. Agostino (gli ultimi due oggi sarebbero detti sessuofobi). Pubblichiamo anche (in seconda pagina, in spagnolo, si capisce benissimo) l’ennesima, e bella, e pericolosa, intervista del cardinale Kasper al quotidiano spagnolo la Nación, firmata dalla giornalista amica di Bergoglio, Elisabetta Piqué.
Dice. Ma a voi che ve ne importa di come fa l’amore, procrea e si sposa la gente, che poi sarebbe l’essenza della famiglia? Lo dicono in tanti, che non capiscono. Molti laici. Molti cattolici progressisti o anche solo realisti, i quali affermano che il matrimonio pre-esiste alla chiesa di Cristo, è istituzione canonizzata dopo la sua fondazione, e dunque è giuridicamente e profeticamente modificabile, seguendo i segni dei tempi, e i sacramenti seguiranno, come l’intendenza. Se ci aggrappiamo alla nostra coscienza cosiddetta liberale, importa niente di come si comportano gli altri, finché rispettano gli imperativi categorici di Kant e non danno troppa noia. A parte l’aborto volontario, che è un assassinio nella cattedrale della maternità corporale, tutto il resto non dovrebbe riguardare i liberali occidentalisti, che accettano il patchwork familiare così come viene. Fatto è che Kant considerava il matrimonio “commercium sexuale”, uno scambio di diritti dell’uno sul corpo dell’altro, punto. Noi laici devoti oscurantisti, postkantiani, pensiamo che ci sia qualcosa di più oltre la linea di confine che separa il diritto e la società viva, la coscienza e la prassi degli esseri umani razionali. I cattolici si appellano alla fede e alla dottrina, che ne è parte essenziale poiché ne dice le ragioni, profezia o no. Noi richiamiamo la ragione nuda, assistita dalla speranza e dalla letteratura, che dice qualcosa del mondo: e critica la centralità del sesso, della sessualizzazione panica dei rapporti umani, la scomparsa del matrimonio all’insegna dell’amore romantico o sentimentale, la scomparsa dell’educazione dei figli, della promessa e del futuro, l’ingegneria genetica diffusa, l’eugenetica, la noncuranza per l’altro dissimulata sotto le spoglie della libertà individuale, e le teorie del gender, che eliminano la natura, anche intesa non materialisticamente, e la soppiantano con i risultati delle tesi di laurea delle filosofe femministe di Berkeley, Ca. sull’identità sessuale indifferenziata all’origine, formata poi dalla cultura. Kasper avrebbe ragione se si trattasse di fare incontrare la chiesa e un mondo normale, umano invece che potenzialmente transumanista, un mondo temperato, in cui si scalda la libertà al fuoco della misura e della proporzione. Ma non è così. I vecchi della chiesa non hanno fatto fuoco e fiamme, sebbene i vecchissimi padri avessero intuito tutto in materia di concupiscenza, su come fa l’amore la gente, perché la gente ha sempre fatto l’amore nella stessa maniera (basti vedere i “modi” dell’amore disegnati da Giulio Romano o leggere Ariosto e Tasso), ma solo adesso desidera che la sua maniera, il pansessualismo e l’omomorfismo negatore della differenza, diventi legge della chiesa e dello stato. A noi non sta bene. Se sua eminenza desidera così, con l’aiuto del Papa, sia così, così sia. Noi no. Io no.
© FOGLIO QUOTIDIANO
Nessun commento:
Posta un commento
Nota. Solo i membri di questo blog possono postare un commento.