Boccata d'aria fresca
«Papa Francesco? Una boccata d'aria fresca per la Chiesa». A parlare è lo storico e giornalista inglese John Dickie, in Italia per il suo nuovo documentario, «Sacro Denaro», in onda lunedì 17 novembre alle 21.00 su History (canale 407 di Sky) e dedicato agli scandali finanziari che hanno recentemente coinvolto il Vaticano.Un'inchiesta in piena regola la sua, che lo ha portato a definire la Chiesa «una delle più grandi società mondiali»: da un lato guida spirituale per milioni di cristiani di tutto il pianeta, dall'altro istituzione «opaca», di cui denunciare i peccati.
Peccati che lo studioso ritiene ancora lontani dall'essere espiati, nonostante la radicale attività di rinnovamento portata avanti dal nuovo Papa : «è un ottimo inizio, ma resta molto da fare per rendere le riforme un sistema, e il rischio di tornare indietro c'è», ha dichiarato.«Francesco invoca l'ideale di una Chiesa povera, ma è uno slogan vuoto di senso», ha affermato senza mezzi termini, «innanzitutto perché la Chiesa è ricca, e poi perché se fosse povera sarebbe un disastro, non potrebbe mantenere tutto il suo apparato di persone e cose: basterebbe solo che fosse trasparente, ma - ha aggiunto - la trasparenza è un valore tramandato dall'Illuminismo e si sa che la Chiesa ha sempre avuto problemi a metabolizzare le lezioni dell'Illuminismo». Appropriazione indebita, riciclaggio, corruzione, bancarotta fraudolenta, abusi sessuali: sono questi i temi su cui «Sacro Denaro» si concentra.E dunque soldi, sesso, corruzione, potere: una ricetta sicura per il successo, «anche se non so per chi, se per noi o per il Vaticano», ha commentato ironico. Appassionato del nostro Paese fin dall'Università («ho studiato un anno qui, subendo il fascino dell'Italia come gli intellettuali del Grand Tour», ha rivelato) e poi divenuto esperto della storia italiana (suoi il documentario «Mafia Bunker» e i libri «Cosa Nostra», «Onorate società» e «Mafia Republic», ndr), di una cosa è però certo, ossia che questa sua ultima indagine, facendo luce sulle «relazioni pericolose» tra Chiesa e finanza, ha fatto emergere «storie sbalorditive».«Ci sono ampie nicchie di opportunità per i corrotti: perché la Chiesa ha pochi anticorpi contro la corruzione. E il sesso è uno dei motivi principali per la sua vulnerabilità a questo problema», ha spiegato. Un esempio è il caso delle appropriazioni indebite che negli ultimi cinque anni hanno coinvolto l'80% delle parrocchie statunitensi: «Sono state sottratte le offerte dei fedeli», ha raccontato, «del resto la tentazione è forte, perché spesso è una sola persona, un prete o qualcuno scelto dalla Chiesa, a raccogliere donazioni e firmare assegni».Il documentario svela meccanismi occulti grazie a indagini approfondite, rese sullo schermo con un linguaggio semplice e diretto («raccolgo la sfida di portare le conquiste delle scienze sociali al grande pubblico», ha detto) e svolte soprattutto attraverso interviste a storici, giornalisti, economisti, avvocati, ma anche a vittime di abusi e a uomini di chiesa. Da questi ultimi però è stato difficile ottenere informazioni: «Gli alti prelati sono un muro di gomma: si comportano come i politici, danno risposte generiche, e molti non ammettono i conflitti interni, né la necessità di una riforma della Chiesa».Il rammarico è non aver trovato molti riscontri proprio qui, nel Paese più vicino al Vaticano: «In Italia si è ancora indietro in materia di trasparenza, non c'è mai stata pressione politica né una vera cultura in questo senso», ha dichiarato, «due esempi: lo Ior, che solo negli ultimi tempi ha iniziato a pubblicare rapporti sui propri conti, dopo le riforme di Benedetto XVI e grazie al lavoro ancora più rigoroso di Francesco. E poi l'enorme patrimonio immobiliare della Chiesa e degli ordini religiosi, la cui entità è impossibile da definire».Nel prossimo futuro, Dickie continuerà a usare la sua lente di ingrandimento per svolgere il duplice ruolo di storico e investigatore. Protagonista ancora una volta l'Italia: «Indagherò le relazioni tra Mafia e Chiesa, ma mi occuperò anche di cucina, cosa che da inglese vi invidio molto»
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