Cronache dall’ospedale psichiatrico da campo
pervenuta in Redazione:
Caro Alessandro Gnocchi,
le voglio raccontare una cosa che ho visto domenica in un paesino nella Bassa. Passavo con amici davanti a una Chiesa cattolica, dedicata a San Francesco. Ci siamo avvicinati perché incuriositi da canti e musica a volume molto alto e da un furgoncino parcheggiato proprio di fronte alla chiesa, con una scritta di una “chiesa” evangelica, o presbiteriana-evangelica (non ricordo bene). Nella chiesa – cattolica – di San Francesco si stava concludendo un matrimonio molto folcloristico, con un corteo che stava uscendo dalla chiesa, preceduto da quelle che mi sembravano sacerdotesse (tutte paludate in una veste più o meno amaranto); poi arrivavano gli sposini, anche molto carini da vedere, e poi il folto gruppo di amici. Il tutto in mezzo a canti assordanti. Poi, tutti fuori, fotografie, eccetera. Insomma, nella chiesa – cattolica – di San Francesco si era appena celebrato un matrimonio, ma non certo un matrimonio cattolico. Sono rimasto stranito e con gli amici ho concluso che evidentemente non si trattava di un tempio cattolico. Invece, dopo circa mezz’ora, tornando indietro, siamo ripassati davanti alla chiesa e abbiamo visto i fedeli che entravano per la messa vespertina, cattolica, con prete all’altare, eccetera. A questo punto non so che dire: mi è sembrato che la chiesa, anziché la casa di Dio, dell’unico Dio che conosciamo e la cui parola è custodita dalla Chiesa cattolica (almeno a me hanno insegnato così), fosse un cinema che semplicemente quel giorno proiettava due film diversi. Magari il giorno dopo sarebbe stata usata dai valdesi, o per un rito indù. Che ne so? Io sono rimasto molto scandalizzato. Lei cosa direbbe?
Grazie e tanti auguri per il suo ottimo lavoro
Elio Dellera – Milano
Caro Dellera,
vedo che lei è di Milano e, dove le sorge il dubbio che la chiesa di cui parla non sia più la casa di Dio ma un cinema, potrei cavarmela con una battuta nella sua lingua: più che un cinema direi che quella pare “la cà di matt”. Penso che anche i non lombardi abbiano inteso giusto traducendo “la casa dei matti”, il caro vecchio manicomio che, con tutti i suoi difetti, aveva il pregio di segnare un confine tra normalità e follia. Ma oggi, questa Chiesa fondata su una sua speciale legge Basaglia fa ben di più che abolire i manicomi: insegna come i normali debbano diventare pazzi. Più che un “ospedale campo”, pare un “ospedale psichiatrico da campo”, dove la normalità viene trasformata in follia con dosi massicce di “Corazón”, un farmaco di provenienza argentina.
Caro Dellera, se lei ha più o meno la mia età, ricorderà che da piccoli si giocava con “L’allegro chirurgo”. Nella Chiesa di oggi, invece, si fa sul serio con “L’allegro psichiatra”. Ma, sotto la tenera scorza della misericordia del primario venuto dalla fine del mondo, batte un cuore duro e inflessibile che non ammette pazienti recalcitranti. Su questo punto, il medico è inflessibile: chi non ci sta viene imbrigliato nella camicia di forza. L’elenco dei normali recidivi messi in punizione si allunga giorno per giorno.
Immagino che ora più d’una bell’anima possa gridare all’irriverenza perché “non si può parlare in questi termini del Vicario di Cristo”. Ma mi chiedo, caro Dellera, se non sia più irriverente il Vicario stesso nei confronti di Nostro Signore, quando si presenta in pubblico agghindato da clown con tanto di palla rossa sul naso, quasi fosse una specie di Patch Adams in piena sintonia con la folla e la follia che lo circondano.
Insomma, bisogna riconoscere che questa Chiesa si merita questo Papa, poiché il tracollo non è tutta colpa di Bergoglio. Il terreno era pronto da tempo. La sistematica applicazione del modernismo codificata dai documenti del Vaticano II ha fatto molto in questo senso. L’inversione dei valori per cui la follia ha preso il posto della normalità è merce comune da tempo e glielo dimostro con un piccolo aneddoto. Più o meno un anno fa, passando davanti a un palazzetto dello sport, mio suocero guardò l’edificio con un certo turbamento e poi domandò se fosse una chiesa. Capisce? Non più una chiesa scambiata per un palazzetto dello sport, ma un palazzetto dello sport scambiato per una chiesa. Aggiungo, senza timore di svelare segreti di famiglia, che mio suocero era già preda di un Alzheimer galoppante, giusto per mostrare il terreno su cui trova compimento l’inversione dei valori.
Tutto questo, caro Dellera, per dire che non c’è nulla di strano nella scena a cui lei ha assistito domenica. C’è anzi da scommettere che se lei fosse andato dal parroco e avesse chiesto la celebrazione di una Messa in rito antico sarebbe stato messo alla porta in malo modo. Ma anche questo è logico. Perverso, ma logico: dove regna la follia non può stare la normalità.
Qualche anno fa, con Mario Palmaro, scrivevamo che, prima o poi, bisognerà costituire una congregazione di cristiani di buona volontà che vada in queste chiese per tenere compagnia a Nostro Signore e consolarlo di tanta desolazione e di tanto orrore. Bisogna farlo perché uno scempio di tal fatta è spiegabile solo con lo svanire del senso della presenza reale nell’Eucaristia.
Caro Dellera, si è persa la vera nozione di ciò che è una chiesa. La quale è anche un luogo dove i fedeli si radunano per pregare e partecipare alla liturgia, ma di per sé è un luogo sacro indipendentemente da tale funzione a cui è preesistente. Le chiese anche quando non accolgono dei fedeli che pregano, sono case che pregano da se stesse. I palazzetti dello sport, i cinema, le “cà di matt” non possono farlo e per questo piacciono tanto a quei pastori che, da tempo, hanno smesso di “dire le preghiere” perché è roba da tradizionalisti rigidi e bacchettoni.
Alessandro Gnocchi
Sia lodato Gesù Cristo
Caro Alessandro Gnocchi,
le voglio raccontare una cosa che ho visto domenica in un paesino nella Bassa. Passavo con amici davanti a una Chiesa cattolica, dedicata a San Francesco. Ci siamo avvicinati perché incuriositi da canti e musica a volume molto alto e da un furgoncino parcheggiato proprio di fronte alla chiesa, con una scritta di una “chiesa” evangelica, o presbiteriana-evangelica (non ricordo bene). Nella chiesa – cattolica – di San Francesco si stava concludendo un matrimonio molto folcloristico, con un corteo che stava uscendo dalla chiesa, preceduto da quelle che mi sembravano sacerdotesse (tutte paludate in una veste più o meno amaranto); poi arrivavano gli sposini, anche molto carini da vedere, e poi il folto gruppo di amici. Il tutto in mezzo a canti assordanti. Poi, tutti fuori, fotografie, eccetera. Insomma, nella chiesa – cattolica – di San Francesco si era appena celebrato un matrimonio, ma non certo un matrimonio cattolico. Sono rimasto stranito e con gli amici ho concluso che evidentemente non si trattava di un tempio cattolico. Invece, dopo circa mezz’ora, tornando indietro, siamo ripassati davanti alla chiesa e abbiamo visto i fedeli che entravano per la messa vespertina, cattolica, con prete all’altare, eccetera. A questo punto non so che dire: mi è sembrato che la chiesa, anziché la casa di Dio, dell’unico Dio che conosciamo e la cui parola è custodita dalla Chiesa cattolica (almeno a me hanno insegnato così), fosse un cinema che semplicemente quel giorno proiettava due film diversi. Magari il giorno dopo sarebbe stata usata dai valdesi, o per un rito indù. Che ne so? Io sono rimasto molto scandalizzato. Lei cosa direbbe?
Grazie e tanti auguri per il suo ottimo lavoro
Elio Dellera – Milano
Caro Dellera,
vedo che lei è di Milano e, dove le sorge il dubbio che la chiesa di cui parla non sia più la casa di Dio ma un cinema, potrei cavarmela con una battuta nella sua lingua: più che un cinema direi che quella pare “la cà di matt”. Penso che anche i non lombardi abbiano inteso giusto traducendo “la casa dei matti”, il caro vecchio manicomio che, con tutti i suoi difetti, aveva il pregio di segnare un confine tra normalità e follia. Ma oggi, questa Chiesa fondata su una sua speciale legge Basaglia fa ben di più che abolire i manicomi: insegna come i normali debbano diventare pazzi. Più che un “ospedale campo”, pare un “ospedale psichiatrico da campo”, dove la normalità viene trasformata in follia con dosi massicce di “Corazón”, un farmaco di provenienza argentina.
Caro Dellera, se lei ha più o meno la mia età, ricorderà che da piccoli si giocava con “L’allegro chirurgo”. Nella Chiesa di oggi, invece, si fa sul serio con “L’allegro psichiatra”. Ma, sotto la tenera scorza della misericordia del primario venuto dalla fine del mondo, batte un cuore duro e inflessibile che non ammette pazienti recalcitranti. Su questo punto, il medico è inflessibile: chi non ci sta viene imbrigliato nella camicia di forza. L’elenco dei normali recidivi messi in punizione si allunga giorno per giorno.
Immagino che ora più d’una bell’anima possa gridare all’irriverenza perché “non si può parlare in questi termini del Vicario di Cristo”. Ma mi chiedo, caro Dellera, se non sia più irriverente il Vicario stesso nei confronti di Nostro Signore, quando si presenta in pubblico agghindato da clown con tanto di palla rossa sul naso, quasi fosse una specie di Patch Adams in piena sintonia con la folla e la follia che lo circondano.
Insomma, bisogna riconoscere che questa Chiesa si merita questo Papa, poiché il tracollo non è tutta colpa di Bergoglio. Il terreno era pronto da tempo. La sistematica applicazione del modernismo codificata dai documenti del Vaticano II ha fatto molto in questo senso. L’inversione dei valori per cui la follia ha preso il posto della normalità è merce comune da tempo e glielo dimostro con un piccolo aneddoto. Più o meno un anno fa, passando davanti a un palazzetto dello sport, mio suocero guardò l’edificio con un certo turbamento e poi domandò se fosse una chiesa. Capisce? Non più una chiesa scambiata per un palazzetto dello sport, ma un palazzetto dello sport scambiato per una chiesa. Aggiungo, senza timore di svelare segreti di famiglia, che mio suocero era già preda di un Alzheimer galoppante, giusto per mostrare il terreno su cui trova compimento l’inversione dei valori.
Tutto questo, caro Dellera, per dire che non c’è nulla di strano nella scena a cui lei ha assistito domenica. C’è anzi da scommettere che se lei fosse andato dal parroco e avesse chiesto la celebrazione di una Messa in rito antico sarebbe stato messo alla porta in malo modo. Ma anche questo è logico. Perverso, ma logico: dove regna la follia non può stare la normalità.
Qualche anno fa, con Mario Palmaro, scrivevamo che, prima o poi, bisognerà costituire una congregazione di cristiani di buona volontà che vada in queste chiese per tenere compagnia a Nostro Signore e consolarlo di tanta desolazione e di tanto orrore. Bisogna farlo perché uno scempio di tal fatta è spiegabile solo con lo svanire del senso della presenza reale nell’Eucaristia.
Caro Dellera, si è persa la vera nozione di ciò che è una chiesa. La quale è anche un luogo dove i fedeli si radunano per pregare e partecipare alla liturgia, ma di per sé è un luogo sacro indipendentemente da tale funzione a cui è preesistente. Le chiese anche quando non accolgono dei fedeli che pregano, sono case che pregano da se stesse. I palazzetti dello sport, i cinema, le “cà di matt” non possono farlo e per questo piacciono tanto a quei pastori che, da tempo, hanno smesso di “dire le preghiere” perché è roba da tradizionalisti rigidi e bacchettoni.
Alessandro Gnocchi
Sia lodato Gesù Cristo
“FUORI MODA”. La posta di Alessandro Gnocchi – rubrica del martedì
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Ogni martedì Alessandro Gnocchi risponde alle lettere degli amici lettori. Tutti potranno partecipare indirizzando le loro lettere a info@riscossacristiana.it , con oggetto: “la posta di Alessandro Gnocchi”. Chiediamo ai nostri amici lettere brevi, su argomenti che naturalmente siano di comune interesse. Ogni martedì sarà scelta una lettera per una risposta per esteso ed eventualmente si daranno ad altre lettere risposte brevi. Si cercherà, nei limiti del possibile, di dare risposte a tutti.
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martedì 4 novembre 2014
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Ogni martedì Alessandro Gnocchi risponde alle lettere degli amici lettori. Tutti potranno partecipare indirizzando le loro lettere a info@riscossacristiana.it , con oggetto: “la posta di Alessandro Gnocchi”. Chiediamo ai nostri amici lettere brevi, su argomenti che naturalmente siano di comune interesse. Ogni martedì sarà scelta una lettera per una risposta per esteso ed eventualmente si daranno ad altre lettere risposte brevi. Si cercherà, nei limiti del possibile, di dare risposte a tutti.
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martedì 4 novembre 2014
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