Quanto fastidio dà Pell...
C'è chi cerca, in Curia, di delegittimare il sincero porporato australiano, capo della Segreteria delle Finanze, sottolineando il suo carattere brusco e diretto. Anche per i suoi interventi al Sinodo sulla famiglia. Ma forse ci sono altri motivi...
Adesso che la partenza del card. Burke dalla Segnatura è stata formalizzata, togliendo forza a una delle voci più sincere e indipendenti della Chiesa romana, in Curia parlano di una manovra strisciante per delegittimare il card. Australiano George Pell, capo della nuova Segreteria finanziaria ed economica, e anch’egli, come Burke, persona senza peli sulla lingua.
Se ne sono accorti al Sinodo, quando il porporato australiano è sbottato con forza contro la Segreteria, che stava suggerendo l’ipotesi di una votazione ad alzata di mano, invece che segreta sui testi. E ha continuato a parlare, anche a microfono spento, prima che glielo riaccendessero, esclamando: “Ci deve essere trasparenza! Ciascuno si deve poter esprimere come vuole!”. Uno scambio di opinioni certo non molto ovattato, che ha raggiunto il suo apice quando, di fronte all’ipotesi di gestire tutta la situazione con un comunicato, tramite la Sala Stampa, Pell si è lasciato scappare un “Non ci fidiamo della comunicazione”, o qualche cosa di analogo. A quel punto è scattato un applauso, con molti Padri sinodali che parlavano tutti insieme.
Come poi è andata a finire, con la votazione, i tre articoli “sensibili” sotto il quorum dei due terzi, e l’atto di imperio del Papa che ha voluto, facendo violenza al regolamento, farli pubblicare egualmente, lo sappiamo. Ma il comportamento coraggioso ed evangelico di Pell (sì-sì, no-no) ha dato armi a chi già di suo e per altri motivi non amava la persona, e forse, soprattutto il ruolo di responsabile quasi unico delle finanze e dell’economia, e adesso cerca di farlo passare per un esagerato e un esagitato. Anche se, in teoria, la sua franchezza non dovrebbe dispiacere a chi raccomanda ai preti di non essere clericali. Ma tant’è…
E certo di amici il ruolo di Pell non gliene ha procurati, a partire dai responsabili dei dicasteri economici del Vaticano, che la volontà del Papa ha svuotato di potere reale. Ma sta accadendo una cosa singolare. In base al “Motu Proprio” di papa Francesco, emanato nel febbraio di quest’anno, avrebbero dovuto passare sotto la gestione della Segreteria per l’Economia sia la sezione finanziaria della Segreteria di Stato (che gestisce, secondo alcuni una massa di capitali vicina per importanza a quella dello IOR) sia l’ufficio del personale della Segreteria di Stato. Ma ancora, a oltre otto mesi dalla pubblicazione del Motu Proprio, il passaggio di questi due settori vitali non è avvenuto. Probabilmente con un certo stupore e perplessità da parte del cardinale australiano, esponente di una cultura pragmatica ed efficace. Un contropelo di primo grado per i morbidi curialismi…
SAN PIETRO E DINTORNI | Marco Tosatti |
CEI: no a Forte Vice Presidente
La Conferenza Episcopale Italiana ha eletto oggi pomeriggio il nuovo Vice Presidente per il Centro Italia. E' monsignor Mario Meini, vescovo di Fiesole, che è stato preferito con 140 voti contro 60 a Bruno Forte, l’arcivescovo di Chieti-Vasto e Segretario speciale del Sinodo sulla Famiglia.
La Conferenza Episcopale Italiana ha eletto oggi pomeriggio il nuovo Vice Presidente per il Centro Italia. E' monsignor Mario Meini, vescovo di Fiesole, che è stato preferito a Bruno Forte, l’arcivescovo di Chieti-Vasto e Segretario speciale del Sinodo sulla Famiglia.
Il nuovo Vice Presidente è stato protagonista di un “duello” con un nome di spicco della Chiesa, quello dell’arcivescovo di Chieti-Vasto Bruno Forte. Bruno Forte il 14 ottobre 2013 è stato nominato segretario speciale della III Assemblea generale straordinaria del sinodo dei vescovi che si è svolto dal 5 al 19 ottobre 2014. Durante le cronache sinodali il suo nome è salito alla ribalta come quello dell’autore effettivo della discussa Relatio post disceptationem, in cui si è mostrato apprezzamento per i matrimoni civili, le convivenze more uxorio e le unioni omosessuali.
Al primo scrutinio nessuno dei candidati ha ottenuto il quorum necessario per l’elezione a Vice Presidente. Ma al ballottaggio mons. Meini ha ottenuto 140 suffragi, contro 60 di Bruno Forte. Mons. Meini, toscano, è nato a Legoli di Peccioli il 17 novembre 1946. Ha compiuto gli studi ginnasiali nel Seminario Minore di Volterra e quelli liceali e teologici nel Pontificio Seminario Regionale "Pio XII" di Siena. Ha conseguito il Dottorato in Teologia presso la Pontificia Università Gregoriana di Roma.
È stato ordinato sacerdote per la diocesi di Volterra il 27 giugno 1971. Eletto vescovo di Fiesole il 13 febbraio 2010, ha fatto il suo ingresso in diocesi il 18 aprile 2010. Attualmente è membro della Commissione della Conferenza episcopale italiana per la cultura e le comunicazioni sociali. Nella Conferenza episcopale toscana è delegato per la pastorale della Famiglia, membro della Commissione episcopale per la Facoltà teologica.
FRANCESCO, LE VOCI PIÙ CRITICHE CONTRO IL PAPA
10/11/2014 Il cardinale americano Leo Burke, prefetto della Segnatura apostolica, è finito patrono del Sovrano militare Ordine di Malta, titolo onorifico che viene riservato ai cardinali a fine carriera.Ma quanti sono davvero gli oppositori di Bergoglio?
Il più loquace dei rigoristi, il leader dei conservatori all’ultimo Sinodo dei vescovi, cioè il cardinale americano prefetto della Segnatura apostolica Leo Burke, è finito patrono del Sovrano militare Ordine di Malta, titolo onorifico che viene riservato ai cardinali a fine carriera. Ma Burke di anni ne ha appena 62 e la decisione di Bergoglio rientra nello spoil system che si era annunciata dopo il Sinodo.
Ma quanti sono gli oppositori di papa Francesco? E’ difficile fare la conta dei tutti gli ostruzionismi alla linea del pontefice. Gli oppositori veri e propri sono pochissimi e Burke era il più noto. Alcuni giorni fa in un’intervista al periodico spagnolo “Vida Nueva” aveva addirittura avvisato che la Chiesa è “senza timone”, salvo poi correggere due giorni fa in un colloquio con il portale cattolico internazionale Aleteia che non si riferiva al papa e che lui non ha mi voluto essere oppositore di Bergoglio. Ma Burke ha il pregio di dire le cose chiare e ad Aleteia non ha esitato di parlare di rischio di scisma dopo il Sinodo straordinario sulla famiglia.
Eppure gli oppositori veri e propri sono pochissimi e sono “marginali”, come ha sostenuto alcuni giorni da il vescovo di Diarmuid Martin. La conta non è facile e qualcosa si potrà sapere alla fine del turbinio di assemblee episcopali che si sta svolgendo in giro per il mondo. Il tema di quasi tutte è il punto dopo il Sinodo sulla famiglia. Ci sono vescovi molto critici, come mons. Thomas Tobin, vescovo di Providence negli Stati Uniti, che ha attaccato frontalmente il papa e ha anche fatto dell’ironia sui risultati del Sinodo, dove non hanno vinto i progressisti: “Tranquilli, Dio è ancora al suo posto”.
Negli Stati Uniti critico è anche il vescovo di Filadelfia Charles Chaput, che ha parlato di “confusione” e poi ha in parte smentito le sue affermazioni. In Curia si dissimula e si fa ostruzionismo. I più critici sono certamente il prefetto della Congregazione della dottrina della fede Gherard Mueller e il cardinale “ministro dell’economia” George Pell. Hanno detto con chiarezza e in più di un’occasione che sulla famiglia le aperture di Bergoglio non vanno bene. In realtà in Curia si aspetta la riforma degli uffici centrali della Chiesa e le discussioni teologiche e pastorali sui risultati dei Sinodo non preoccupano.
Per la fine del mese è in programma una riunione plenaria dei capidicastero, dove si parlerà di accorpamenti e di fusioni di Pontifici Consigli e probabilmente di Congregazioni. E poi all’inizio di dicembre torna a riunirsi il Consiglio dei Cardinali. Per capire chi sta con Francesco e chi non ci sta bisogna aspettare. Ma potrebbe essere anche essere un inutile esercizio. Come ha spiegato il cardinale Walter Kasper pochi giorni fa in una conversazione alla Catholic Univcersity og America a Wasghington, al Papa argentino “ non si possono applicare logori schemi”: “Non è un liberal, ma un radical, nel senso che va alla radice delle cose e dei ragionamenti”. E andare alla radice significa andare al Vangelo e sbaragliare, come spiega Kasper “l’atmosfera cupa che si era posata sulla Chiesa come una muffa”
Nessun commento:
Posta un commento
Nota. Solo i membri di questo blog possono postare un commento.