Preti di strada, giullari di corte
Quattro preti di strada, ovvero di moda e in voga, sono stati reclutati dalla tivù per predicare il Vangelo.
“Il vento è cambiato”, dice uno dei quattro, don Vinicio Albanesi,
che aggiunge: “Speriamo che duri”. Il nuovo corso incoraggiato
dall’attuale vescovo di Roma, Papa Francesco, impegna la Rai ed è perciò
che lo spazio televisivo della domenica sarà affidato esclusivamente a
operatori religiosi impegnati nel sociale. Dio ce ne scampi, con don
Albanesi, a spiegare l’Evangelo, ci saranno anche don Luigi Ciotti, don Maurizio Patriciello (quello della Terra dei Fuochi) e don Gino Rigoldi.
Naturalmente non è una grande rivoluzione
– il lancio della presunta novità è solo una ruffianata – perché
giustappunto, questi cosiddetti “preti di strada”, la cui capacità
mediatica è più che potente, sono stati sempre in tivù, invitati
ovunque, ospiti prediletti di Fabio Fazio e moltiplicati quindi
nell’enfasi retorica dell’ideologicamente corretto che li ha proclamati
testimoni dell’unico verbo a tutti loro caro, il pensiero unico.
di Pietrangelo Buttafuoco
© Foglio Quotidiano (27/11/2014)
Pubblicato da kattolika
https://anticattocomunismo.wordpress.com/2014/11/27/preti-di-strada-giullari-di-corte/
Padre Lombardi e Padre Spadaro, il portavoce e lo spin doctor di Papa Francesco
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Uno gioca con la difesa che più alta non si può. “Votato” all’attacco come fosse un supplemento dei suoi voti religiosi. Pressing di risposte che anticipano le domande e lanci lunghi di audaci dichiarazioni, a verticalizzare subito il dibattito. Insomma Zeman in versione ecclesiastica, se mai quest’ultimo avesse pensato di farsi prete.
L’altro invece tiene il libero fisso dietro ai terzini. Un Trapattoni meditativo e mimetico, sempreverde nel passaggio delle stagioni e dei pontefici, nonostante i settant’anni compiuti, intramontabile sul Colle Vaticano, dove giunse due decadi fa, dopo essere stato un giovane CT della nazionale, cioè la provincia italiana dei Gesuiti. Ligio alla regola per cui, a voler sopravvivere in panchina, conta non prendere goal. Pazienza se poi la melina risulta leziosa.
Padre Federico Lombardi e Padre Antonio Spadaro, direttori della Sala Stampa della Santa Sede e della prestigiosa rivista Civiltà Cattolica, portavoce il primo e spin doctor il secondo di Papa Francesco, offrono la prova di quanto siano diversi, se non opposti, due odierni campioni del vivaio di Sant’Ignazio, sebbene usciti dalla stessa scuola spirituale. Ma non calcistica e antropologica. Tanto meno geografica, venendo dalla cima e dalla punta dello stivale: il Piemonte e la Sicilia.
Quando scende in campo al desk delle conferenze, Lombardi scruta i giornalisti con l’occhio del centrale, che dal cuore dell’area intuisce i possibili sbocchi della manovra, posizionandosi sulla traiettoria e riservandosi un intervento di precisazione, qualora il compagno di turno, seppure fasciato dalla porpora di capitano, lisci la risposta o lasci margine a nuovi affondi. A dispetto dei toni pacati Padre Federico non lesina le entrate decise, dure se occorre. Senza sudditanze psicologiche. Ai limiti del politicamente corretto, tra il buffetto pedagogico e lo sgarbo gerarchico nei confronti del superiore, cardinale o vescovo. Come i pretoriani che non avevano eccessive attenzioni per i senatori, nell’intento di proteggere il principe.
Anche Spadaro in quanto gesuita è per definizione un soldato della guardia ma sui generis, dato che a volte non mostra riguardo nemmeno all’imperatore. Nato a Messina, reca in dote nel DNA un temerario istinto a inoltrarsi tra Scilla e Cariddi, non resistendo al fascino della provocazione dialettica e della interpretazione azzardata, dell’attraversamento stretto e del ragionamento al limite: “Molti mi chiedono qual è il progetto del Papa? Sembrerà un paradosso, ma penso non lo sappia nemmeno lui”, ha dichiarato a Limes. Nessuno spin doctor, portavoce ombra o responsabile di gazzetta, nella storia della comunicazione istituzionale, si era mai espresso in questi termini sul proprio leader. In gergo si chiama libertà di svariare, concessa soltanto ai fantasisti, a rischio di compromettere gli equilibri e sperando che inventino la giocata vincente.
Ma è durante il recente Sinodo sulla famiglia, battagliato fino all’ultimo, che i due portavoce, ufficiale e ufficioso, hanno potuto dare il meglio di sé, rappresentando in modo emblematico la propria visione. Di vita e di gioco. E raccontando partite diverse.
Lombardi la sera di sabato 18 ottobre, dopo la votazione sul documento conclusivo, si è presentato ai cronisti con l’aria soddisfatta e la sintesi rapida del dirigente che va di fretta, perché il pullman sta per partire e i giornali devono chiudere. Motore acceso e rotative avviate già. Spiegando che si tratta di una vittoria importante, sebbene manchi ancora la qualificazione, non avendo raggiunto i due terzi dei suffragi: come dire per differenza reti. La squadra forse si è persa un po’nei frangenti critici, sfilacciandosi, ma nell’insieme manifesta una tenuta incoraggiante, al termine di due settimane culminate in un “meraviglioso” discorso di Francesco, ha sillabato con emozione, cambiando solo l’aggettivo che ai tempi di Benedetto era “sublime”. Lasciando trasparire che al dunque, per come si era messa, è andata di lusso. Quindi ci si può stare. Prima finisce meglio è. Buttando la palla in tribuna con un sospiro di sollievo. Alle 19,54.
Spadaro invece non ci sta e torna in moviola nel numero di novembre di Civiltà Cattolica, ripassando il filmato e prendendosi tutto il tempo, poiché “il gioco”, esordisce, “oggi più che mai si è fatto complesso”. In tale scenario per la Chiesa non esistono partite impossibili né “porte proibite”. Compito del sinodo era conseguentemente di “plasmare” il collettivo e imprimere lo slancio. Rinunciando al difensivismo e senza confondere il ruolo di “roccia” del Pontefice, garante dell’unità, con quello di “argine” alle novità. Distinzione che tradotta in linguaggio tattico indica squadra corta e compatta, certo, ma non arretrata. Sulla base di queste premesse, abbiamo assistito a un gioco “dinamico” ma “non sempre lineare”, “veloce” a tratti ma privo dei novanta minuti nelle gambe. Capace di aggredire i problemi, ma frenato dall’ansia di finire offside, oltre la linea della dottrina. Più che allentata, nei passaggi nevralgici la formazione è parsa spezzata in maniera “anomala”, non tanto in attacco quanto in copertura e disimpegno, come mostra il mancato raggiungimento dei 2/3 sui paragrafi “che in realtà mettevano a tema non la possibilità che i divorziati risposati accedano ai sacramenti, ma semplicemente la certificazione del fatto che di questo si è parlato nel Sinodo”. Un modo asettico e incisivo per segnalare che una parte dello spogliatoio rifiuta tout court di adattarsi agli schemi del’allenatore.
Per Padre Spadaro, riprendendo il filo iniziale del nostro excursus, l’informazione è quindi un battistrada, che orienta, disbosca, precede. All’occorrenza un bulldozer, che spiana e rimuove. Per Lombardi un carro-attrezzi. Un rimorchio che segue, si adegua, ripara. Con una scorta robusta e duttile di ricambi. Aggiungendo olio al motore e passando la cera sulla carrozzeria. Lombardi è un magnifico tessitore, maestro nell’arte di ricucire con precisione scientifica, che discende da una laurea in matematica e che addolcisce con dosi di sottile autoironia. Spadaro non si fa problemi a disfare, evangelicamente convinto della impossibilità, e inutilità, di applicare nuova stoffa sui vecchi strappi, con l’umorismo tagliente che gli viene dalla predilezione per gli scrittori americani contemporanei.
Non sappiamo se le due facce della medaglia tattica, complementari e contrapposte, rivelino realmente una divergenza o nascondano gesuiticamente una convergenza strategica. Insomma, per rimanere in tema, se rispondano anch’esse a uno “schema” provato a approvato a porte chiuse. Tramandato a memoria nei cromosomi della Compagnia. In ogni caso, l’approccio binoculare del portavoce e dello spin doctor ci consente una visione in profondità, e complessità, delle sfide e dei rischi assunti da Bergoglio in questa fase storica. Inverando il paradosso di Padre Spadaro e consegnandoci per il momento una sola certezza: che la partita del Pontificato è aperta più che mai. Avvincente ma senza vincitori.
http://www.huffingtonpost.it/2014/11/27/padre-lombardi-e-padre-spadaro_n_6232544.html?utm_hp_ref=italy
Papa Francesco apre alla prospettiva del paradiso anche per gli animali e lo fa in un’udienza generale dedicata al tema della vita e della morte. In proposito il Pontefice ha citato l'apostolo Paolo che ad un bambino in lacrime per la morte del suo cane aveva risposto: "Un giorno rivedremo i nostri animali nell'eternità di Cristo".
Papa Francesco: "Andremo in paradiso come gli animali". Così il Pontefice in un'udienza sul tema della vita e della morte
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Papa Francesco apre alla prospettiva del paradiso anche per gli animali e lo fa in un’udienza generale dedicata al tema della vita e della morte. In proposito il Pontefice ha citato l'apostolo Paolo che ad un bambino in lacrime per la morte del suo cane aveva risposto: "Un giorno rivedremo i nostri animali nell'eternità di Cristo".
Anche Giovanni Paolo II in passato aveva adottato una linea simile, affermando che non solo gli uomini e le donne, ma anche gli animali hanno un “soffio divino”. Al contrario Benedetto XVI aveva tenuto una linea più tradizionale, ribadendo la posizione più classica della Chiesa, per la quale "mentre nelle altre creature, che non sono chiamate all'eternità, la morte significa soltanto la fine dell'esistenza sulla terra, in noi il peccato crea una voragine che rischia di inghiottirci per sempre, se il Padre che è nei cieli non ci tende la sua mano".
Il Papa durante l'udienza a piazza San Pietro è poi entrato nel cuore delle "domande antiche" sulla vita dopo la morte. "Ci accorgiamo che la nostra immaginazione ci impedisce di comprendere lo splendore del mistero e sorgono spontanee domande come 'quando avverra' questo passaggio finale? Cosa sarà allora dell'umanità e del creato che ci circonda?" Queste domande, dice il Pontefice, sono domande umane e non nuove, che anche gli apostoli si erano posti
Tuttavia Francesco spiega alla folla che non bisogna avere paura perchè in paradiso "saremo vestiti della gioia e dell'amore di Dio, senza limite, saremo faccia a faccia con lui. E' bello pensare così, dà forza all'anima".
http://www.huffingtonpost.it/2014/11/27/papa-paradiso-animali_n_6230710.html?utm_hp_ref=italy
http://www.huffingtonpost.it/2014/11/27/papa-paradiso-animali_n_6230710.html?utm_hp_ref=italy
Quando leggo certe cose riguardanti i nostri presbiteri capisco perchè il Signore rivolgendosi ai loro predecessori disse :- i pubblicani e le prostitute vi passeranno davanti. - ( San Matteo 21, 28-32 ) jane
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