ACTA APOSTATICAE SEDIS : come, cambiando un po' qua e un po' la, si può cambiare tutto...

giovedì 4 dicembre 2014

«Indossa il velo», e la Croce!

Il segno di Maria. Negli Usa la terza «Giornata nazionale per riportare il velo nelle chiese»

«Indossa il velo» è il titolo della campagna promossa negli Usa da Latin Mass Society per riportare questo bellissimo segno della tradizione cristiana nelle chiese. L'8 dicembre sarà la terza Giornata nazionale, in cui si chiede alle donne di ogni età di manifestare con questo segno la propria fierezza di essere cattoliche e mariane.

Qui a fianco un video prodotto dalla stessa Latin Mass Society per la Giornata. Sotto la spiegazione del significato del velo cristiano, oggi quasi scomparso in Europa occidentale, ma ancora vivo in molte lande cattoliche (molti ricorderanno le immagini di tante donne velate in Corea del Sud, durante il viaggio apostolico del Papa), proposto tempo fa da Messa in Latino.  

di don Alfredo Morselli
Il Codice di Diritto Canonico del 1917 prescriveva alle donne di tenere il capo coperto in Chiesa, soprattutto al momento della Santa Comunione. Nel nuovo Codice non c’è traccia di questa disposizione e ormai questa antica e venerabile usanza è caduta nel dimenticatoio; eppure essa era fondata su una disposizione dello stesso Apostolo San Paolo. Ma, tra l’esegesi razionalista moderna, che tende a storicizzare tutte le disposizioni particolari (“roba d’altri tempi...”), e il famigerato luogo comune per cui “l’uomo di oggi” non sarebbe più in grado ci capire certe cose, anche la consuetudine, per le donne, di coprire il capo in chiesa, è andata perduta.

Per non parlare poi di molte suore, che, un tempo ben vestite (chi non ricorda i cappelloni delle Figlie della Carità di San Vincenzo de’ Paoli?), oggi espongono il ciuffo, per andar di pari passo con chi ha gettato tonaca e coletto bianco alle ortiche (e qui, visti i magrissimi risultati estetici, avendo tolto il velo, c’è assai spesso da stenderne subito un altro, questa volta pietoso, come si suol dire). Ma guai se ci limitassimo a rimpiangere i tesori che ci hanno scippato: dobbiamo cercare, con l’aiuto della Madonna, anche per questo caso, le ragioni della Tradizione: e allora leggiamo le parole dell’Apostolo, e vediamo come alcuni Padri della Chiesa le hanno interpretate. Dalla prima lettera di S. Paolo Apostolo ai Corinzi: [11,3] "Voglio però che sappiate che di ogni uomo il capo è Cristo, e capo della donna è l'uomo, e capo di Cristo è Dio. [4] Ogni uomo che prega o profetizza con il capo coperto, manca di riguardo al proprio capo. [5] Ma ogni donna che prega o profetizza senza velo sul capo, manca di riguardo al proprio capo, poiché è lo stesso che se fosse rasata. [6] Se dunque una donna non vuol mettersi il velo, si tagli anche i capelli! Ma se è vergogna per una donna tagliarsi i capelli o radersi, allora si copra.[7] L'uomo non deve coprirsi il capo, poiché egli è immagine e gloria di Dio; la donna invece è gloria dell'uomo. [8] E infatti non l'uomo deriva dalla donna, ma la donna dall'uomo; [9] né l'uomo fu creato per la donna, ma la donna per l'uomo. [10]Per questo la donna deve portare sul capo un segno della sua dipendenza a motivo degli angeli. [11] Tuttavia, nel Signore, né la donna è senza l'uomo, né l'uomo è senza la donna; [12] come infatti la donna deriva dall'uomo, così l'uomo ha vita dalla donna; tutto poi proviene da Dio. [13] Giudicate voi stessi: è conveniente che una donna faccia preghiera a Dio col capo scoperto? [14] Non è forse la natura stessa a insegnarci che è indecoroso per l'uomo lasciarsi crescere i capelli, [15] mentre è una gloria per la donna lasciarseli crescere? La chioma le è stata data a guisa di velo. [16] Se poi qualcuno ha il gusto della contestazione, noi non abbiamo questa consuetudine e neanche le Chiese di Dio".

Da questo brano, noi possiamo ben comprendere i motivi per cui S. Paolo consiglia alle donne di tenere il capo coperto durante le azioni liturgiche. I motivi sono, essenzialmente, quattro:
1) La simbologia delle nozze tra Cristo e la natura umana. In chiesa, durante la liturgia, l’uomo e la donna non rappresentano solo se stessi, ma l’uomo – ogni uomo – rappresenta Cristo, lo Sposo: la donna rappresenta il genere umano, la natura umana sposa del Verbo. Possiamo comprendere ciò considerando la natura sponsale della fede (Ti sposerò nella fede e tu conoscerai il Signore – Os 2,22), il contesto generale della liturgia (l’atmosfera in cui la fede è esercitata nel modo più perfetto) e l’esplicito richiamo alle nozze di S. Paolo: E infatti non l’uomo deriva dalla donna, ma la donna dall'uomo; né l’uomo fu creato per la donna, ma la donna per l'uomo - 1 Cor 11, 8-9. Cristo sta all’uomo (maschio e femmina) come l’uomo sta alla donna. Inoltre l’uomo, diversamente dalla donna, è “immagine e gloria di Dio”, non per se stesso, ma in quanto rappresenta Cristo: perciò egli non può stare con il capo coperto, perché in questo modo egli “disonora il suo capo” (11,4) il suo proprio rappresentare Cristo: un uomo con il capo coperto non rappresenta bene Cristo, così una donna con il capo scoperto, non rappresenta bene la natura umana e la Chiesa sposa di Cristo. In questo senso Tertulliano dice: “Poiché io sono l’immagine del creatore, non c’è posto in me per un altro capo (che non sia Cristo)” (Contro Marcione, V, 8, 1).

2) Un segno della sottomissione a Cristo. Una donna con il capo coperto dal velo, ricorda a tutti coloro che sono in chiesa che la natura umana è sposa di Cristo: perciò la donna, in quanto rappresenta la natura umana, deve avere un segno della sua dipendenza sul suo capo (1 Cor 11,10): questo segno della dipendenza è il segno dell’autorità di Cristo nei confronti della sua Sposa, la natura umana. Perciò il Concilio Gangrense chiama il velo memoriale, ricordo della sottomissione. S. Giovanni Crisostomo lo chiama insegna della sottomissione; Tertulliano giogo della sua umiltà (cf. Cornelius a Lapide, ad loc.).

3) Il rispetto del perfetto equilibrio del cosmo. L’edificio della chiesa rappresenta il cosmo, ricolmato della gloria di Dio, specialmente durante la celebrazione della S.Messa (I cieli e la terra sono pieni della tua gloria…). Il cosmo è perfettamente ordinato (Ma tu hai tutto disposto con misura, calcolo e peso - Sap 11,20). Nessuno può dimenticare la presenza, all’interno della chiesa-cosmo, della gerarchia celeste, perfettamente ordinata (Voi vi siete invece accostati al monte di Sion e alla città del Dio vivente, alla Gerusalemme celeste e a miriadi di angeli, all'adunanza festosa… - Eb 12,22). Non è quindi conveniente che in un cosmo perfettamente ordinato qual è la celebrazione liturgica, la ordinata relazione tra Cristo-Sposo e Chiesa-Sposa - la particolare relazione che la celebrazione liturgica ricrea nel modo più perfetto -, non sia mostrata (Per questo la donna deve portare sul capo un segno della sua dipendenza a motivo degli angeli - 1 Cor 11,10)

4) Un segno naturale di umiltà. Ultimo aspetto, ma non di minore importanza: "Non è forse la natura stessa a insegnarci che è indecoroso per l'uomo lasciarsi crescere i capelli, mentre è una gloria per la donna lasciarseli crescere? La chioma le è stata data a guisa di velo" (1 Cor 11, 14-15). È obbligatorio, per le donne, portare il velo in Chiesa? Oggi non più, ma S. Paolo ce ne spiega i sempre validi motivi di convenienza.

IL REAL IN CROCE - I TIFOSI IN RIVOLTA CONTRO L’ACCORDO TRA IL CLUB E LO SPONSOR DI ABU DHABI: “NON TOGLIETECI LA CROCE - CAMBIERANNO ANCHE IL NOME DI RONALDO, CRISTIANO, IN MUSULMANO?”

Un gruppo cattolico sta raccogliendo firme contro l’accordo tra Florentino Perez e la banca di Abu Dhabi, sul web infuriano le polemiche contro la dirigenza: “La decisione della società significa disprezzare i cristiani perseguitati nel mondo, le radici cristiane dell’Europa” - Il precedente del Barcellona...

Gian Antonio Orighi per “la Stampa

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No allo stemma del Real Madrid senza croce. Enraizados (Radicati), un gruppo cattolico, sta raccogliendo le firme contro l’accordo tra i Meregues e la banca di Abu Dhabi Nbad (sponsor della squadra spagnola) che prevede il lancio negli Emirati Arabi Uniti di una credit card con lo scudo del club, ma senza il simbolo della cristianità.

La ragione della cancellazione? Non ferire i fedeli di Allah. In una settimana, gli osservanti hanno già raccolto 2 mila adesioni, mentre sul web si è scatenata la polemica. «Toglieranno anche la corona per sostituirla con un turbante?»; «Cambieranno il nome di Ronaldo, Cristiano, in Musulmano?», attaccano i tifosi del Bernabeu.

Il Real Madrid, fondato nel 1902, è nato senza croce. Ma nel 1920 il re Alfonso XIII, grande fan dei Merengues (Meringhe, così soprannominati per il dolce che ha lo stesso colore delle magliette del club), concesse il titolo onorifico di Real alla squadra, che da allora esibisce nello stemma la corona borbonica, che culmina con una croce. La II Repubblica, proclamata nel 1931 dopo la cacciata di re Alfonso XIII, l’abolì insieme alla corona. Il dittatore Franco, cattolicissimo e grande ammiratore del club, le restaurò nel ’41.
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Da allora, la croce aveva sempre svettato senza polemiche, anche con giocatori maomettani come Benzema. «So che ogni partita si vive lì con speciale emozione e che il vincolo con gli Emirati Arabi Uniti è sempre più forte – ha commentato Florentino Pérez, presidente del Real, sulle cui magliette non a caso c’è la pubblicità della linea aerea degli Emirates -. Vogliamo che il Real Madrid continui a conquistare il cuore dei suoi fan. E desidero che questa alleanza di 3 stagioni possa trasformarsi in qualcosa di permanente».
LOGO REAL SENZA CROCELOGO REAL SENZA CROCE

Pérez sogna un parco tematico dei Merengues ad Abu Dhabi, il Real Madrid Resort Island (hotel di lusso, installazioni sportive e campo da calcio in riva al mare), un investimento da 1 miliardo di dollari al momento fermo, ma che Nbad ha promesso di riattivare (utile annuo stimato di 50-60 milioni). Enraizados, però, snobba i petrodollari. E sul suo sito attacca: «Il Real Madrid usa uno stemma differente a seconda di dove va. Se gioca in Europa, la corona ha la croce. Se invece lo fa negli Emirati, non ce l’ha. Insomma, sono più importanti i soldi che la storia del club».

E ancora: «Chiediamo a Pérez di rettificare. Questa decisione significa disprezzare i cristiani perseguitati nel mondo, le radici cristiane dell’Europa». Ma un precedente già esiste: nelle magliette del Barcellona vendute nei Paesi Arabi è sparita la croce di San Giorgio dallo scudo. E vanno a ruba.

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