ACTA APOSTATICAE SEDIS : come, cambiando un po' qua e un po' la, si può cambiare tutto...

giovedì 18 dicembre 2014

Orfani in cerca di padrino


Stravolgono Pio XI per giustificare Kasper

L'obiettivo chiaro è giustificare la comunione ai divorziati risposati in vista del prossimo Sinodo sulla famiglia. Come fare? Dimostrando che anche nel recente passato la dottrina è "evoluta" così che quello che prima era proibito poi è stato ammesso. Ed ecco che il sedicente teologo Gianni Gennari - che su Avvenire quotidianamente fa il guardiano dell'ortodossia e su altri giornali fa "l'innovatore" - sostiene (clicca qui) che l'enciclica "Casti Connubii" del 1931 vieti assolutamente quei metodi naturali che verranno invece promossi da Pio XII ed esaltati da Paolo VI. Peccato che sia una palese menzogna.
- PIO XI CONDANNO' I METODI NATURALI? FALSO
   di Giorgio Carbone
Un articolo di Vatican Insider attribuisce all'enciclica Casti Connubii ciò che neanche poteva essere scritto: nel 1931 i metodi naturali non erano ancora stati messi a punto. E in ogni caso Paolo VI e Giovanni Paolo II sono perfettamente in linea con quanto sancito da Pio XI.
- SULLA CONTRACCEZIONE NESSUN CAMBIAMENTO
di Renzo Puccetti
Sostenere che Pio XII abbia cambiato la dottrina stabilita da Pio XI in fatto di metodi naturali per la regolazione della fertilità è una menzogna. La tesi sostenuta dal sedicente teologo Gianni Gennari è la stessa di chi si è da sempre opposto alla Humanae Vitae, e che oggi si rispolvera per cercare di giustificare eventuali cambiamenti dottrinali.
di Giorgio Carbone e Renzo Puccetti18-12-2014
http://www.lanuovabq.it/it/articoli-stravolgono-pio-xi-per-giustificare-kasper-11261.htm

 frutti DEL CONCILIO VATICANO II



IL SELFIE DEL CARD. COTTIER SU CHIESA E STRASCICHI DEL CONCILIO VATICANO II.





Esce oggi il libro-intervista di Monica Mondo al cardinale George Cottier, già Prefetto della Casa Pontificia, dal titolo Selfie. Dialogo sulla Chiesa con il teologo di tre Papi (Cantagalli, Siena, pp. 140).

Le domande che l’intervistatrice rivolge al cardinale sono molte, spaziano in molti campi, e certamente le risposte che il cardinale dà non piaceranno sempre a tutti, tanto “a destra” quanto “a sinistra”. Ma le parole dette e scritte restano; ovviamente tutte, nessuna esclusa, al di là dei gusti e delle sensibilità. Tra quelle dette e scritte dal cardinale vi sono anche quelle riguardanti il Concilio Ecumenico Vaticano II, che, per gentile concessione dell’editore Cantagalli, proponiamo qui in anteprima. Nel libro il card. Cottier ne pronuncia anche altre di parole sul Concilio, anche quelle finirà che non piaceranno a tutti, ma quelle che scegliamo di proporre qui sono certamente di grande aiuto per tutti.

Monica Mondo: Non solo i lefebvriani, sono in tanti a dolersi che per avvicinare la gente a Dio si sia perduto il senso del sacro, il gusto della Bellezza, la ricchezza della tradizione.

Card. George Cottier: Di fatto la maniera un po’ anarchica con cui si sono applicate le direttive del Concilio non è stata sempre felice, soprattutto in alcuni Paesi. Ad esempio la riforma liturgica in tanti casi non e stata fatta bene e molta gente ne e rimasta turbata. Alcune iniziative di sacerdoti erano nello spirito del ’68 piu che in quello del Concilio. Troppe volte e mancato il rispetto del popolo di Dio che doveva essere preparato e accompagnato.
Spesso le idee del Concilio hanno avuto una pessima realizzazione. Questo vale per la musica, l’architettura. Si e pensato che fosse un lusso avere delle belle chiese, e cavalcando un pauperismo alla moda si sono al loro posto fatti dei centri polivalenti che somigliavano a dei garage più che a dei luoghi di preghiera. Invece del gregoriano, dei polifonici, dei canti della tradizione popolare sono arrivate le schitarrate che copiavano i cantautori impegnati. Al fondo c’era e c’è ancora un’idea sbagliata della propagandata partecipazione dei laici. Soffriamo tanto della debole presenza di laici cattolici in ambienti decisivi per la vita delle nostre società, come la medicina, il diritto, la politica, l’economia… Il posto proprio dei laici non è la paraliturgia. L’aiuto dei laici è legittimo, e si spiega in parte con la crisi del sacerdozio. Clericalizzare la gente non e il miglior modo per liberare la Chiesa dal clericalismo.




Il Concilio si conclude con una solenne Professio Fidei di Paolo VI, che fu pronunciata il 30 giugno 1968, a nome di tutti i pastori e di tutti i fedeli: il testo era tracciato su uno scritto di Maritain, su sollecitazione proprio del suo maestro, il cardinal Journet. Me ne vuole parlare?

Fu il cardinal Journet a ricordare che alla fine di ogni Concilio secondo la tradizione si era sempre fatta una professione di fede, e Paolo VI gli chiese di preparare una bozza. Appena tornato a Friburgo il cardinale scrisse al suo amico Maritain, per avere delle idee. E con sua sorpresa il filosofo gli mando un vero e proprio testo compiuto, che Journet trovo magnifico e invio senza cambiare una virgola al papa. Quando fu reso pubblico Maritain ritrovo il suo scritto, con pochissime modifiche, presentato dal papa come un elaborato personale, e ne fu commosso.

Perché un documento così importante ha avuto scarsa eco, con tutte le celebrazioni per l’anniversario del Concilio?

Ha ricordato la data: eravamo in piena crisi del ’68 e ci fu un rifiuto anche tra i cattolici, tra gli stessi docenti di teologia, perché era troppo legato, secondo loro, alla tradizione della Chiesa. Riaffermava i punti più contestati, come la dottrina mariana nella sua interezza, la verginità perpetua, il dogma dell’Immacolata Concezione e dell’Assunzione, la cooperazione di Maria alla salvezza. C’era in voga l’idea irrazionale di buttare via tutto per ricominciare daccapo, quel testo sembrava troppo conservatore…




Rileggerlo oggi con attenzione attenuerebbe di molto le interpretazioni in senso “progressista” del Concilio che hanno avuto maggior fortuna e hanno creato divisioni. È vero che «Il Concilio virtuale era più forte del Concilio reale», ebbe a dire Benedetto XVI.


Esatto. La gente come ha conosciuto il Concilio? C’erano le relazioni dei vescovi, il lavoro delle commissioni che preparavano i testi di tutte le riunioni, più o meno interessanti, cui i giornalisti non assistevano.
Ogni giorno si emetteva un comunicato stampa, ma non bastava, e così si cercavano informazioni ufficiose, a partire proprio dai vescovi: erano tenuti al segreto, ma non del tutto, su alcune questioni c’erano punti di tensione, e l’uno o l’altro metteva in luce le sue supposte criticità. Ma l’immagine che ne derivava non era affatto oggettiva. Si e cominciato a parlare da allora di “spirito del Concilio”, mentre molti vi hanno inserito desideri personali e sollecitazioni dal popolo di Dio, alcune giuste, altre meno, perché la gente seguiva la secolarizzazione come scotto da pagare per essere al pari con la presunta modernità. E i vescovi non sempre hanno saputo guidare, hanno lasciato fare, e come sempre, quando si apre alle libere iniziative, sono scaturite cose lodevoli e bizzarrie, che hanno turbato non poco le coscienze.

http://www.iltimone.org/32537,News.html
http://muniatintrantes.blogspot.it/2014/12/frutti-del-concilio-vaticano-ii.html

 Il Grande Riformatore: Francesco e la creazione di un Papa radicale

Ha fatto scalpore l'azione, evidentemente arrivata in porto, della Lobby riformista all'interno della Chiesa. Ne abbiamo parlato qui, riprendendo gli echi da La stampa e dai media anglofoni nonché nella traduzione del precedente articolo tradotto da From Rome qui. Sempre da From Rome, pubblichiamo il testo che segue che fa il punto della controversa vicenda. L'originale qui.
Il libro è ora in vendita anche in Italia (Mondadori).

Il Grande Riformatore: Francesco
e la creazione di un Papa radicale

di Frà Alexis Bugnolo
Il numero di cardinali implicati nello scandalo del patteggiamento di voti potrebbe salire a 30

9 dicembre 2014: Nel mezzo dello scandaloso caso del "Team Bergoglio", in un momento in cui il mondo cattolico è agghiacciato non solo dalle accuse del Dr. Austen Ivereigh nel suo nuovo libro, The Great Reformer (Il Grande Riformatore), ma anche dall'inconsistenza e dalle contraddizioni delle smentite a tali accuse, provenienti dalle fonti più autorevoli: il portavoce ufficiale del Cardinal Murphy-O’Connor e quello del Papa, Padre Federico Lombardi, S. J., è opportuno analizzare le testimonianze fornite dal Dr. Ivereigh nel suo testo.
Dopo aver acquisito una copia cartacea dell'edizione americana del libro, il blog From Rome è ora in grado di farlo; tuttavia, per chiarire le ripercussioni legali e l'affidabilità del testimone, procediamo in modo forense. Ciò richiederà di prendere in considerazione in primo luogo gli atti contestati, quindi la confessione del capo della cospirazione e infine le prove lampanti che supportino l'affidabilità di quanto si può leggere nel libro del Dr. Ivereigh.

Il Decreto Papale che criminalizza il patteggiamento di voti 

Nel decreto papale Universi Dominici Gregis, promulgato da Papa Giovanni Paolo II nel 1996, il patteggiamento di voti è proibito sotto pena di scomunica automatica (vale a dire, immediatamente applicata, senza necessità di dichiararla). Il reato è descritto in questi termini nel testo originale e ufficiale in latino:
81. Cardinales electores praeterea abstineant ab omnibus pactionibus, conventionibus, promissionibus aliisque quibusvis obligationibus, quibus astringi possint ad suffragium cuidam vel quibusdam dandum aut recusandum.
Questa è la traduzione in inglese più adeguata del testo latino secondo il blog From Rome:
81. Let the Cardinal electors, moreover, abstain from all pacts, agreements, promises and any other obligations you like, by which they might be constrained to give or refuse support (suffragium) for anyone (sing. & plural).
[La traduzione della versione inglese – che verte correttamente quella latina – del blog Chiesa e postconcilio è la seguente:
81. Inoltre, i cardinali elettori si astengano da ogni patto, accordo, promessa e qualsiasi altro tipo di obbligazione in ragione di cui siano costretti a dare o rifiutare il loro sostegno (suffragium) a chicchessia (sing. e plur.), N.d.T.]
Per comprendere il senso di questa proibizione, ricordiamo che Papa Giovanni Paolo II rimase personalmente molto scandalizzato dai pettegolezzi che marcarono il conclave in cui egli stesso venne eletto. Per impedire equivoci futuri, stabilì una pena per una pratica molto frequente nel corso di elezioni: il patteggiamento di voti. Questo è, quindi, il motivo per cui nel decreto papale, la UDG, insista che i cardinali elettori procedano in modo religioso e scelgano, dopo molte preghiere, l'uomo che più piaccia a Dio onnipotente e che sia più utile per la Chiesa nell'epoca in cui vivono (cfr. i paragrafi che precedono e seguono il n. 81).
Dunque, il testo latino tramite il quale Papa Giovanni Paolo II descrive le attività proibite contiene parole molto importanti: la prima è ogni, la seconda descrive tali attività: pactionibus, conventionibus, promissionibus (patto, accordo, promessa), e l'ultima stronca definitivamente ogni genere di attività umana che implichi un obbligo morale: aliisque quibusvis obligationibus (e qualsiasi altro tipo di obbligazione).
Consideriamo ora la moralità dell'atto di chiedere l'elezione di un potenziale candidato: innanzitutto, bisogna avere qualche certezza sulla convenienza e sulla volontà del candidato (n. 1: l'accordo e il patto); poi, bisogna cercare persone disposte a patteggiare i voti (accordo e patto) e far sì anche che garantiscano il loro sostegno (n. 2: promessa e patto). Infine, i pianificatori del patteggiamento di voti presentano ai potenziali elettori – a parole o tramite segni – le ragioni per cui un candidato meriterebbe il sostegno o il voto (proposta di accordo) e ottengono parole o segni di accordo (n. 3: accordo e promessa o obbligazione) sul fatto che egli sia considerato degno dei voti degli elettori. Ciascuno di questi tre passi è reso illegale dal Decreto Papale. Dato che quest'ultimo non esclude alcun tipo di obbligazione e, al contrario, li include tutti, tanto quelli più impegnativi – come le promesse fatte sotto giuramento – quanto quelli più leggeri – come ad esempio quelli segnalati da un ammiccamento –, essi sono tutti proibiti.
Si noti che dal momento che il Decreto Papale è generico nella sua proibizione, la promessa di un voto ha lo stesso grado di illecito dell'adesione a una cospirazione per patteggiare i voti, dato che si tratta di promettere di votare per un candidato escludendo tutti gli altri candidati. Tuttavia, si noti anche che tale decreto penalizza solo i cardinali elettori. I cardinali che non hanno più diritto al voto a causa dell'età avanzata non incorrerebbero quindi nella pena anche se collaborassero alla richiesta di voti.
Quando il voto è stato patteggiato, quando si è già a conoscenza del fatto che il candidato in questione raggiungerà un certo numero di voti ai primi scrutini e si possiede la certezza della sua elezione o non elezione alla votazione in corso, è possibile confrontare il numero dei voti con quelli promessi.
La confessione del reato
Il 12 settembre 2013, il Catholic Herald ha rivelato che il Cardinal Murphy-O’Connor ha confessato di avere già un'idea di chi sarebbe stato eletto. Nel reportage egli ammette che il Cardinal Bergoglio sapeva già che sarebbe stato proposto come candidato ancor prima dell'inaugurazione del conclave, e che dopo in conclave stesso ha riconosciuto di persona il ruolo fondamentale dei cardinali inglesi nella campagna per la sua elezione. Nell'intervista in questione, il cardinale inglese confessa tanto l'elemento della conoscenza come quello della certezza, che egli non avrebbe potuto ragionevolmente possedere se non per mezzo di un patteggiamento di voti nello stretto senso del termine.
La testimonianza comprovante e la prova
Si noti che il mero fatto che il leader confesso e riconosciuto dal Papa del "Team Bergoglio" fosse il Cardinal Murphy-O’Connor – un cardinale anziano NON elettore – prova la consapevolezza, da parte degli altri membri del "Team Bergoglio" stesso, dell'esistenza della pena imposta dal paragrafo 81 dell'UDG. La testimonianza fornita dal Dr. Austen Ivereigh nella sua apparizione alla BBC il 12 marzo 2013, alle 17:03 ci rivela che Ivereigh e Murphy-O’Connor si erano incontrati precedentemente per discutere insieme gli affari del conclave, e che Ivereigh era a conoscenza della pena imposta dal paragrafo 81 dell'UDG. Anche se nei giorni scorsi Ivereigh si è mostrato ignaro delle implicazioni di tale paragrafo, si può sospettare che ne sia stato informato dallo stesso Cardinal Murphy-O’Connor nel mese di marzo 2013.
La storia della cospirazione secondo la versione di Ivereigh
Vi consiglio calorosamente di procurarvi una copia del libro di Ivereigh poiché la testimonianza che contiene sarà per anni un documento di ingente portata storica. Prendiamo ora in considerazione la prova.
Nel capitolo intitolato "Conclave" (capitolo 9, pagg. 349-367 [dell'edizione americana, N.d.T.]) troviamo queste accuse:
"Avevano imparato la lezione già nel 2005", all'inizio della pagina 355. — Questa dichiarazione fa pensare a una forte motivazione e alla previsione della necessità di ostentare un sostegno massiccio per il Cardinal Bergoglio al primo voto: ma questo era un obiettivo che non si poteva raggiungere senza una campagna di patteggiamento di voti e senza le attività proibite e sanzionate connesse ad esso.
"In primo luogo si sono assicurati il suo consenso. Quando gli si chiese se era disponibile, disse che in questo tempo di crisi della Chiesa nessun cardinale avrebbe potuto rifiutare la proposta" (ibid.). — Questa gesuitica risposta è esattamente quella che ci si aspetterebbe da un cardinale gesuita: una siffatta affermazione è moralmente equivalente a un assenso, e nel contesto della proposta del lancio di una campagna equivale anche a un patto. Si tratta di un'offesa passibile di scomunica in ragione dell'offerta di una campagna elettorale. Un uomo coscienzioso che osservi le norme del conclave avrebbe dovuto aggiungere un'espressione di ripudio di una campagna organizzata, almeno come atto di carità nei confronti dei suoi promotori, affinché non entrassero in collisione con le disposizioni papali. 
L'attendibilità di quanto Ivereigh ha denunciato è considerevole, perché nessuno si azzarderebbe a indire una campagna senza il consenso del candidato: sostenere che il "Team Bergoglio" non abbia chiesto alcun segno di disponibilità al cardinale argentino equivarrebbe a ritenere folli i suoi membri, ed è meno caritatevole accusare un cardinale sano di follia che accusare un cardinale mondano di prudenza ragionevole.
Ivereigh aggiunge poi tra virgolette una citazione che è stata rimossa dalla testimonianza del Cardinal Murphy-O’Connor al Catholic Herald lo scorso anno. Ma il semplice fatto che queste parole siano riportate tra virgolette difende l'onestà della narrazione contro le accuse di basarsi su dicerie.
"Poi si sono messi al lavoro cenando con vari cardinali per promuovere il loro uomo… (ibid.). — Ciò è stato confermato, nel caso dei cardinali Murphy-O’Connor e O’Malley, nel reportage del Wall Street Journal report del 6 agosto 2013. Le recenti smentite del Dr. Ivereigh non negano quest'attività, che egli, ritrattandosi, definisce ora come "suggerire" Bergoglio come candidato.
"… Il loro obiettivo era quello di assicurarsi almeno venticinque voti per Bergoglio al primo scrutinio. Un anziano cardinale italiano aveva previsto su quanti voti potevano contare ancor prima che il conclave iniziasse". — Questa dichiarazione, di cui non è stato mai smentito o ripudiato alcun punto, conferma le accuse di una violazione del paragrafo 81 della UDG, senza possibilità di svicolare, poiché non si può prevedere il numero dei voti se questi non sono stati promessi e, se sono stati promessi, sono stati anche richiesti, e tanto coloro che li hanno richiesti come coloro che li hanno promessi erano entrati in una sorta di obbligazione o patto o accordo di voto per un candidato specifico al primo scrutinio, e di non votare per altri candidati.

Eccovi servita un'accusa formale ed esplicita di una violazione formale ed esplicita del paragrafo 81 dell'Universi Dominici Gregis.
Il Dr. Ivereigh parla poi della certezza che si aveva a proposito dell'adesione dei diciannove cardinali latinoamericani, e aggiunge:
"Il cardinale spagnolo Santos Abril y Castello, arciprete di Santa Maria Maggiore a Roma ed ex-nunzio apostolico in America Latina era molto sollecito nel patteggiamento a favore di Bergoglio all'interno del blocco iberico" (ibid.).  — Quest'accusa non è mai stata smentita da nessuno, nemmeno dal cardinale spagnolo.

Ivereigh menziona in séguito altri cardinali che hanno collaborato: il Cardinal Christoph Schonborn di Vienna e il André Vingt-Trois di Parigi.

Menziona anche altri cardinali in modo da far pensare che possano aver partecipato promettendo i loro voti: il Cardinal Laurent Monsengwo Pasinya di Kinshasa e il Cardinal Sean O’Malley.
Infine, alle pagine 356-355, il Dr. Ivereigh conferma quest'interpretazione della testimonianza che egli offre, scrivendo:
Per questa ragione, e poiché i promotori di questa campagna si mantenevano cautamente dietro le quinte, il carrozzone bergogliano che cominciò a marciare durante la settimana delle congregazioni passò inosservato ai media, tanto che ancor oggi la maggior parte dei vaticanisti crede che non ci sia stato alcun tentativo organizzato pre-conclave di far eleggere Bergoglio.
Numerosi cardinali sono implicati
Fino ad ora, sono stati pubblicamente implicati quattro cardinali: Murphy-O’Connor di Westminster, Danneels del Belgium, Kasper e Lehmann della Germania; tuttavia, il testo di Ivereigh ha menzionato altri tre cardinali come membri del team: Schonborn di Vienna, Vingt-Trois di Paris e Santos Abril y Castello di Santa Maria Maggiore.
Un totale di sette cardinali nel team.
Altri due Cardinali, nominati esplicitamente, sono sospettati di aver promesso i loro voti: il Cardinal Laurent Monsengwo Pasinya di Kinshasa e il Cardinal Sean O’Malley.
Inoltre, ed è incredibile pensarlo, tutti i cardinali della Spagna e dell'America Latina potrebbero aver promesso i loro voti – sarebbero quindi più di venti da aggiungere al computo totale, senza considerare i cardinali africani.
In tutto sono trenta i cardinali che potrebbero aver partecipato: quanti di essi erano elettori, sono tuttora scomunicati. *
Impressionante.
Ancor più sorprendente è il fatto che gli elementi portanti di questo racconto non sono stati, ad oggi, smentiti da nessuno dei partecipanti. Gli unici fatti negati sono la richiesta del consenso di Bergoglio alla campagna elettorale da parte dei quattro cardinali e quanto afferma il Dr. Ivereigh riguardo al loro agire. Nulla è stato negato dagli altri, e alcune alterazioni nella cronologia dei fatti presentata potrebbe essere una conseguenza implicita delle affermazioni contenute nella smentita di Padre Lombardi. I fatti smentiti, tuttavia, sono quelli che le prove presentate qui sopra mostrano di essere innegabili.
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NOTE
* Anche se qualcuno di essi non avesse votato per Bergoglio al primo ballottaggio, ciò non lo esimerebbe automaticamente dall'accusa di essersi impegnato a farlo.
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Cliccare qui per leggere il nostro reportage completo sul Team Bergoglio e per avere una lista degli altri reportage dei principali organi d'informazione su questo caso.

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