Sorpresa, la relatio bocciata al Sinodo torna in pista nelle diocesi. E Schönborn plaude alla "rissa"
Il cardinale arcivescovo di Vienna, Christoph Schönborn
Roma. Il cardinale Christoph Schönborn, arcivescovo di Vienna e primate d’Austria, non nega affatto che al Sinodo straordinario sulla famiglia dello scorso ottobre i padri se le siano metaforicamente date di santa ragione. Tutt’altro: il clima è stato effervescente, le diversità di vedute e d’opinione sono emerse in tutta la loro chiarezza – come s’è visto dal tabulato delle votazioni sui singoli capitoli della Relatio finalis – e questo è un bene, ha detto Schönborn in un’intervista alla rivista Herder Korrespondenz.
Fino allo scorso ottobre, infatti, in quei consessi tutti tacevano, annuivano e magari applaudivano controvoglia, osserva il porporato: “Troppo spesso ho visto riunioni di vescovi in cui ci si comportava da ruffiani, nascondendo i propri lati deboli, ripetendo cose già sentite innumerevoli volte, non osando dire apertamente quali sono i problemi e quali sono i bisogni”. Schönborn aveva già chiarito questa sua posizione un anno fa, dialogando con il clero ambrosiano nel Duomo di Milano. Il riferimento era al Sinodo del 2012 sulla nuova evangelizzazione: “Sono rimasto abbastanza deluso. Il primo giorno mi sono permesso di chiedere ai miei confratelli vescovi e cardinali: ‘Parliamo delle nostre esperienze, ma non delle esperienze della gestione della curia, ma delle esperienze di missione’. I vescovi dovrebbero essere i primi evangelizzatori. Invece, cosa abbiamo fatto? Ognuno nel suo bel discorso, ben preparato, ha messo l’etichetta ‘evangelizzazione’ su tutto ciò che già facciamo come vescovi”. Non ha dubbi, l’arcivescovo viennese, che alla fine, tra un anno, si arriverà a un risultato condiviso, forse unanime. Non si cruccia troppo neanche delle contestazioni alla relazione intermedia rielaborata dai circoli minori, quella letta dal cardinale Péter Erdo e scritta in gran parte dal segretario speciale Bruno Forte: “Anche molti testi del Concilio erano stati accolti allo stesso modo”, cioè male. E alla fine sono stati adottati con pochissimi distinguo e voti contrari. L’importante, ha chiosato Schönborn, è che “le divergenze emergano”.
Intanto, nei prossimi giorni sarà inviato alle diocesi il nuovo questionario, che si baserà sulla Relazione finale dell’assemblea dello scorso ottobre. Lo schema scelto è quello di presentare i lineamenta conclusivi del Sinodo straordinario – anche quelli sulla comunione ai divorziati risposati e sulle unioni omosessuali che non hanno ottenuto i due terzi dei voti favorevoli – sotto forma di domande, in modo da rendere più semplice la partecipazione dei fedeli al cammino biennale voluto dal Papa. Non era mai accaduto prima. Il cardinale Lorenzo Baldisseri, segretario generale del Sinodo dei vescovi, ha spiegato che tutte le questioni discusse qualche settimana fa saranno sottoposte all’attenzione delle diocesi del mondo, in modo che il dibattito possa proseguire a livello locale, anche di singola parrocchia. In particolare, ha aggiunto il porporato italiano, si chiederà di approfondire soprattutto quelle questioni che gli stessi padri hanno ritenuto meritevoli di ulteriori riflessioni. Saranno le conferenze episcopali, ora, a stabilire le modalità per rendere efficace il contributo delle famiglie ai lavori del Sinodo. L’elaborazione dei risultati, in Vaticano, è attesa per Pasqua.
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