La profezia del deputato di Sc: "Francesco finirà come Luciani"
Fosca previsione del montiano Andrea Vecchio: "La Casta non tollera intromissioni, papa Bergoglio va incontro allo stesso destino di Giovanni Paolo I..."
Fosca previsione del montiano Andrea Vecchio: "La Casta non tollera intromissioni, papa Bergoglio va incontro allo stesso destino di Giovanni Paolo I..."
Francesco andrà incontro allo stesso destino di papa Luciani? È questa la choccante previsione del deputato di Scelta Civica Andrea Vecchio, che ieri ha azzardato una fosca profezia sul destino dell'attuale papa.
"Non sono cattolico, non sono credente, ma nutro un grande rispetto e una grande ammirazione per Papa Francesco - spiega l'onorevole di Sc - per le idee, le convinzioni, gli atteggiamenti che manifesta, ma al contempo nutro un altrettanto grande timore. Temo per la sua vita"
"Temo - prosegue - che sarà accomunata al destino di Papa Luciani". Giovanni Paolo I, al secolo Albino Luciani, morì in circostanze controverse nel settembre 1978 dopo soli trentatrè giorni di pontificato: uno dei regni più brevi nella storia recente della Chiesa. In molti sostennero e sostengono che dietro quella morte ci fosse un complotto di persone preoccupate dai segnali di apertura fatti balenare da Luciani - ma si tratta, va detto, di teorie mai confermate.
"La 'Casta' - prosegue ad ogni modo Vecchio - non sopporta, non gradisce, non condivide intromissioni in usi, costumi, consuetudini che nei secoli si sono incrostate, sovrapposte, favorendo carriere di alcuni e bloccando carriere di altri, alimentando potere, corruzione. Essa non sopporta intralci, bastoni tra le ruote, si innervosisce, si altera e diventa incontrollabile. Il passaggio all'epilogo di Papa Luciani è consequenziale, immediato. Il potere non tollera intromissioni. Mi vorrei tanto sbagliare, lo spero con tutto il cuore, ma penso che questo sarà l'epilogo".
Una tetra previsione che nessuno vorrebbe mai vedere avverata.
Papa Bergoglio comincia a far paura ai tradizionalisti
“il manifesto”
6 gennaio 2015
6 gennaio 2015
Luca Kocci
Che nella Chiesa cattolica sia in corso un rimescolamento delle posizioni storicamente consolidate risulta evidente da quello che sta avvenendo in questi giorni sui media e nella rete. Papisti, tradizionalisti e conservatori criticano papa Bergoglio e le sue novità, in nome dell’immutabilità di santa romana Chiesa. Preti di frontiera, comunità di base e movimenti riformatori da sempre considerati ad un passo dall’eresia difendono Francesco e i suoi segnali di apertura, lanciando un appello che in poche ore ha raccolto oltre 4mila firme, di don Farinella (che ha lanciato l’iniziativa), don Santoro e la Comunità delle Piagge, padre Zanotelli, don Ciotti, don Bizzotto e i Beati i costruttori di pace, i preti operai, il movimento Noi Siamo Chiesa, le Comunità cristiane di base (fra cui quella romana dell’ex abate di San Paolo Franzoni), tanti cattolici “ordinari”, diversi laici.
L’evento scatentante è stato un fondo sul Corriere della Sera (alla vigilia di Natale) di Vittorio Messori, giornalista di fiducia dei due papi precedenti (Wojtyla e Ratzinger) e “profeta” della stessa elezione di Bergoglio, sebbene confessò il suo vaticinio – sempre sul Corriere – il giorno dopo la fine del Conclave. Francesco «si è rivelato imprevedibile, tanto da far ricredere via via anche qualche cardinale che era stato tra i suoi elettori», scrive Messori. E le nomine dei 15 nuovi cardinali annunciate domenica scorsa (la maggior parte dal Sud del mondo, 1 solo dalla Curia romana, nessuno dagli Usa, 2 italiani di “periferia”, i vescovi di Ancona e Agrigento, nella cui diocesi c’è Lampedusa, meta del primo viaggio del papa) sembrano confermare questa imprevedibilità. Messori poi imputa a Bergoglio una contraddittorietà di fondo (il vero papa è quello «delle prediche da parroco all’antica» o «quello che telefona a Pannella» e «gli augura “buon lavoro” quando da decenni il lavoro del leader radicale è consistito e consiste nel predicare che la vera carità sta nel battersi per divorzio, aborto, eutanasia, omosessualità per tutti?») e lo accusa di agire e parlare «turbando la tranquillità del cattolico medio, abituato a fare a meno di pensare in proprio, quanto a fede e costumi, ed esortato a limitarsi a seguire il papa».
L’articolo fa rumore, per la firma, per la sede (il Corriere della Sera non è proprio Il Foglio di Giuliano Ferrara) e perché si ipotizzano “mandanti curiali”. Il primo a rispondere è il teologo brasiliano Leonardo Boff, a cui Messori ha replicato sul Corriere di ieri. Ma soprattutto si muove l’intera Chiesa di base italiana, con l’appello pubblico «a sostegno di papa Francesco». «Ci opponiamo a queste manovre – si legge –, espressione di un conservatorismo che spesso ha impedito alla Chiesa di adempiere al suo compito unico di evangelizzare. Papa Francesco è pericoloso perché annuncia il Vangelo, ripartendo dal Concilio Vaticano II, per troppo tempo congelato. I clericali e i conservatori che gli si oppongono sono gli stessi che hanno affossato il Concilio e che fino a ieri erano difensori tetragoni del “primato di Pietro” e dell’“infallibilità del papa” solo perché i papi, incidentalmente, pensavano come loro».
E c’è da essere sicuri che lo scontro proseguirà.
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