Ho letto su questo sito l’articolo di Alessandro Gnocchi e mi sento totalmente in sintonia con lui. Ne sono rimasto anche commosso.
Dopo le “esternazioni” di Papa Francesco sull’aereo di ritorno da Manila, credo che sia proprio arrivato il momento che qualcuno (che non posso certamente essere io, ma qualche personalità di peso nella Chiesa) gli dica con coraggiosa parresia quello che l’Apostolo Paolo disse all’Apostolo Pietro, allorché questi aveva assunto un comportamento non condivisibile: “In questo hai torto!” (cfr Gal 2,11).
E’ ora che si sappia con chiarezza una volta per tutte, quand’è che il Papa parla con autorità (con l’intenzione cioè di dare delle direttive magisteriali) e quando no, quando cioè esprime soltanto sue personali opinioni, che come tali possono essere più o meno condivise, perché diversamente si rischia di creare una gran confusione sia tra il clero, sia tra i fedeli.
E’ ora che si sappia con chiarezza qual è la “cattedra” del Papa: è la santa Sede, cioè la santa Sedia della sua residenza pontificale, o è un aereo, o un laicissimo giornale, o un salottino per le chiacchiere private, o la cappella di un albergo?
E’ ora che si sappia se siano più importanti le Encicliche, le Lettere e le Esortazioni apostoliche, o le interviste al volo, dove si parla di pugni in faccia e di calci nel sedere, di donne che figliano come conigli e di altre che vengono rimproverate per essersi fidate e affidate totalmente a Dio. Ma Papa Francesco non ha mai sentito parlare di santa Gianna Beretta Molla? Stando al suo ragionamento ella sarebbe stata una “irresponsabile” nell’aver rischiato di rendere orfani i suoi figli, accettando la gravidanza e portandola avanti nonostante la quasi certezza che non ne sarebbe uscita viva. Ora tutto questo stupisce e crea disorientamento.
Sono convinto della buona fede di Papa Francesco e che egli non voglia assolutamente contestare la dottrina dei suoi Predecessori (e sono anche convinto che egli sia un sant’uomo), ma è ora che egli si convinca e si renda conto di essere Papa, perché o Lui davvero ancora non si rende conto di essere diventato papa (il che significa che deve prendere piena coscienza che ogni sua parola e virgola hanno un peso enorme e che non può più parlare a braccio su certi temi e tanto più con giornalisti miscredenti), o ha una concezione del papato (Lui che tende a spogliare il papa di tutte le sue prerogative e presentarsi come semplice, democratico, in tutto uguale agli altri, che disprezza insegne, paramenti, appartamenti e apparati propri del Pontefice, cui interessa più salire su una vettura vistosamente piccola, piuttosto che su una più funzionale dalla quale poter essere visto da tutti, ecc., ecc.) esattamente contraria a ciò che esternamente vuol lasciare ad intendere, perché “dogmatizza” i suoi personali punti di vista, affidando ai mass-media le sue poco controllate espressioni, suonando la musica che gli orecchi del mondo vogliono sentir suonare. E non c’è peggior dicktat.
La tanto strombazzata collegialità il Papa la praticherebbe molto più seriamente, fattivamente e coerentemente, se prima di parlare si consultasse con i suoi collaboratori della Curia Romana, e non quando pretende di parlare a braccio, improvvisando, su delicate questioni, che sono già state oggetto di pronunciamento da parte del magistero dei suoi Predecessori.
In fin dei conti, con il suo comportamento libero da ogni prudente vincolo, è più impositivo Lui, che vuol passare o viene fatto passare per dialogante e democratico, facendo considerare oro colato tutto ciò che dice estemporaneamente, di quanto lo siano stati i suoi Predecessori con le Encicliche e gli altri Documenti ufficiali della Curia da loro approvati e sottoscritti.
Se Papa Francesco non ascoltasse queste osservazioni, mi si vuol dire di grazia da parte di chi lo osanna al di sopra di ogni creatura, dove sarebbe tutta la sua ansia di volere apparire uguale a tutti, di essere “normale”, di essere umile e semplice? L’umiltà non esige che ogni papa, pur con la sua personalità e il suo stile, si sottoponga alle esigenze del papato, come hanno fatto gli immediati Predecessori di Papa Francesco, a cominciare da Pio X e da Giovanni XXIII, che pur provenendo da famiglie contadine e povere, si sono umilmente assoggettati alle esigenze del ruolo?
di A. Nonim
L'errore base in tutto questo gran bel discorso, sta nella scemenza di ritenere Bergoglio in buona fede (a dargli poi del "sant'uomo", ci va lo stesso coraggio di chi desse dell'Hulk Hogan a Don Lurio). Costui NON è affatto in buona fede: è il liquidatore fallimentare della Chiesa imposto dall'inferno. Sa perfettamente quello che fa, sa perché lo fa, e gli piace farlo. Lo fa anche in fretta, perché sa che ha poco tempo.
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