ACTA APOSTATICAE SEDIS : come, cambiando un po' qua e un po' la, si può cambiare tutto...

sabato 3 gennaio 2015

La difesa (?) dell' ipocrita


Il vescovo cerca una soluzione per le unioni omosessuali e i fedeli lo accusano di "non essere cattolico"


Fa male al cuore accorgersi di cattolici che scomunicano quei vescovi che, con fatica, cercano un equilibrio tra l'insegnamento tradizionale della chiesa sulla famiglia e "un atteggiamento rispettoso e non giudicante nei confronti di persone che vivono unioni dello stesso sesso" (Instrumentum laboris n. 113).
Avviene che il vescovo di Anversa Johan Bonny - che diversi osservatori danno come futuro presidente della conferenza episcopale belga - rilasci un'intervista al periodico fiammingo De Morgen e che ci siano cattolici che lo accusino di non essere cattolico.Ecco le dichiarazioni:
Dobbiamo cercare in seno alla chiesa un riconoscimento formale della relazioneche vivono numerose coppie bisessuali e omosessuali. Come nella società esiste una diversità di istituti giuridici per le coppie, così anche bisognerebbe ci fosse una varietà di forme di riconoscimento nella chiesa
In realtà, il vescovo non ha nessuna intenzione di discostarsi dal magistero, ma si sforza semplicemente di immaginare qualche possibile soluzione alla questione delle unioni omosessuali. Per esempio pensa a un istituto, diverso dal matrimonio, che le riconosca e che - parrebbe di capire - a suo modo di vedere potrebbe avere anche qualche forma di riconoscimento all'interno della chiesa, senza specificare però se tale riconoscimento formale avrebbe una forma di carattere liturgico.
La sua argomentazione nasce dalla convinzione che "l'etica cristiana difende le relazioni durevoli in cui esclusività, lealtà, e cura vicendevole sono centrali". Pur essendo lontani, cioè, dai tre beni che tradizionalmente costituiscono il matrimonio cattolico - indissolubilità, uno con una, e apertura alla vita - c'è lo sforzo evidente di custodire il positivo che c'è in ogni relazione vera. La chiesa sa che, provenendo da Dio, qualsiasi forma di relazione vera è una cosa buona. Se un omosessuale aiuta un altro omosessuale, se vuol bene a un altro omosessuale, non solo non c'è niente di male ma, anzi, è una cosa buona. Non è un matrimonio, però bisogna evidenziare il buono che c'è in ogni relazione e trovare parole nuove che parlino di una relazione felice. Qualsiasi forma relazionale di vero aiuto è positiva. So che gli aggettivi "vero" e "felice" possono essere intesi in un modo o nell'altro, ma so anche che non è possibile alcuna vera discussione costruttiva se non si parte dal riconoscimento del qualcosa - anche solo un pizzico - di verità e di felicità che c'è in ogni relazione.
Bonny è stato collaboratore del cardinale Kasper al Pontificio consiglio per la promozione dell'unità dei cristiani e le sue dichiarazioni muovono da convinzioni profonde. A settembre scorso aveva scritto una lettera chiara e precisa al Vaticano per chiedere di usare un linguaggio appropriato quando si parla di omosessualità, senza arroccarsi su posizioni anacronisticamente difensive.
Non è l'unico presule con queste convinzioni. Non molto tempo fa il vescovo di Mazara del Vallo monsignor Mogavero si era esposto in modo molto similedichiarando che "le unioni civili riguardano i diritti di persone che nella relazione di coppia e sociale chiedono garanzie per il loro vivere quotidiano. Se ciò non comporta omologazione, non vedo ostacoli alle unioni civili. Lo Stato deve rispettare e tutelare il patto che due conviventi hanno stretto tra loro. E la Chiesa deve accoglierle e accompagnarle pastoralmente senza emarginarle con l'etichetta di persone che vivono nel peccato". Aveva aggiunto che "gli omosessuali non sono né pervertiti che vanno guariti né individui da confinare ai margini della società e della Chiesa. La sensibilità pastorale deve esprimersi con l'accoglienza e la valorizzazione di ogni contributo" per concludere che "nessuno può dire a un gay che è fuori dalle nostre comunità. O che la sua unione lo esclude dalla Chiesa".
Sono tentativi, sforzi di comprensione ancora non completi, che certamente mostrano come nella chiesa cattolica ci siano pastori che cercano di seguire da vicino Papa Francesco. Questi non perde occasione per spronare a uscire dal "si è sempre fatto così" per correre il rischio della libertà: "Esiste sempre nel nostro cammino esistenziale una tendenza a resistere alla liberazione; abbiamo paura della libertà e, paradossalmente, preferiamo più o meno inconsapevolmente la schiavitù". Queste, le parole pronunciate dal vescovo di Roma nell'ultima omelia dell'anno, quella del Te Deum del 31 dicembre 2014.
Addirittura, per essere ancora più chiaro, Francesco si è lanciato in una citazione di Roberto Benigni, protagonista poche serate fa dello show su Raiuno interamente dedicato ai dieci comandamenti: "Diceva qualche giorno fa un grande artista italiano che per il Signore fu più facile togliere gli israeliti dall'Egitto che togliere l'Egitto dal cuore degli israeliti".
Da quanto ho appena scritto però, parrebbe che forse, destinatari delle parole del Papa, non siano tanto i vescovi - come a volte si pensa - ma, altri cattolici che, paradossalmente, proclamano essere "non cattolici" i vescovi cattolici.
Stimolata dal Papa, la chiesa sta percorrendo la strada del Sinodo e vuole, come Gesù, custodire tutto ciò che c'è di buono nell'uomo: ecco il semplice segreto che ha spinto 6 milioni di persone ad incontrare, a Roma, Papa Francesco nel 2014. Percorrere questo cammino è faticoso perché il cammino della liberazione è faticoso.
Aveva ragione il documento preparatorio del Sinodo quando diceva che le posizioni estreme sia di accondiscendenza che di intransigenza ostacolano la fatica di chi vuole essere fedele al Magistero e, al contempo, misericordioso nei confronti di chi vive unioni nel medesimo sesso (cfr Instrumentum laboris n. 113).
Davvero, non capisco il paradosso di chi, in nome della retta dottrina e del magistero, dichiara "non cattolici" vescovi in comunione col Papa: cioè "non cattolici" proprio i garanti di quella comunione di cui il Papa li priverebbe se fossero "non cattolici".

Mauro Leonardi Headshot



La Chiesa belga, in via di

 estinzione, invita allegramente

 gli altri a imitare il proprio 

suicidio

La Chiesa belga, in via di estinzione, invita allegramente gli altri a imitare il proprio suicidio
di Lorenzo Bertocchi

La posizione oltranzista espressa dal vescovo di Anversa monsignor Johan Bonny in fatto di unioni gay e più in generale di morale sessuale - di cui abbiamo parlato nei giorni scorsi - non è certo un episodio isolato. È certo frutto di un già lungo impegno personale in materia, ma anche la punta dell'iceberg nella crisi del cattolicesimo belga e non solo. Bonny, ex collaboratore del cardinale Walter Kasper al Pontificio Consiglio per l'Unità dei Cristiani, aveva articolato il suo pensiero anche in settembre, in un lungo scritto fatto pervenire in Vaticano.

In quella lettera aperta il vescovo belga faceva notare alcune cose: il tradimento inferto alla collegialità da parte di Paolo VI con l'enciclica Humanae Vitae; l’elogio per il comportamento dei vescovi belgi che emisero un comunicato che negava la dottrina papale sulla contraccezione; la critica alla Familiaris Consortio di S. Giovanni Paolo II per aver reiterato l'insegnamento sull'intrinseca immoralità della contraccezione. Per tutto questo, e non solo, chiedeva al Sinodo di invertire l'insegnamento di queste due encicliche papali.

Bisogna dare atto a monsignor Bonny di portare fino in fondo il suo argomentare e, in un certo senso, di essere d'accordo con il cardinale Mueller, prefetto della Congregazione per la Dottrina della Fede. Infatti, nella lettera di settembre rilevava che non si può modificare la pastorale senza influire sulla dottrina. Peccato che dal suo punto di vista, molto diverso da quello di Mueller, occorra procedere ad un cambio di dottrina perchè «l'insegnamento della Chiesa sul matrimonio e la famiglia deve incontrarsi in una lunga tradizione che ha assunto nuove forme e contenuti nel corso dei secoli». Questo cambiamento, a suo giudizio, sarebbe giustificato dalla «complessità del contesto in evoluzione in cui i rapporti, il matrimonio e la famiglia, si svolgono oggi».

Fedele alla linea, il vescovo Bonny difende Fuchs, Häring e Janssens, tre professori di teologia morale che furono contrari alla dottrina di Humanae Vitae e che possono essere arruolati alla corrente del “proporzionalismo”, già condannata dall'enciclica Veritatis Splendor di Giovanni Paolo II.

Difendendo la complementarietà dei diversi metodi teologico-morali, monsignor Bonny ha scritto che «la realtà è spesso molto più complessa di quanto può includere una coppia di opposti: buono o cattivo, vero o falso, giusto o sbagliato». Così arriva a promuovere, in nome della compassione verso situazioni peccaminose, la comunione ai divorziati risposati, e dice di voler applicare lo stesso principio al sesso prematrimoniale, ai contraccettivi e alle coppie omosessuali. C’è materia per riscrivere il Catechismo.

Ma queste posizioni vengono da lontano. Nell'articolo già pubblicato già facevamo riferimento al caso della Chiesa dei Paesi Bassi come avanguardia di un certo mondo ecclesiale coagulatosi proprio intorno al “Nuovo Catechismo Olandese” del 1966. Il principale ispiratore di quel catechismo lavorava in Belgio, nella Università cattolica di Lovanio: il padre domenicano Schillebeeckx (1914 - 2009), nato, guarda caso, ad Anversa. Le conferenze episcopali di Belgio e Olanda hanno gareggiato (e si sono influenzate) tra loro nell'immediato post-concilio per andare oltre il Concilio, sulle ali di un certo “spirito” che poco assomigliava a quello Santo.

A proposito di collegialità e dell'enciclica Humanae Vitae, il vescovo Bonny trova un valido predecessore proprio nell'ex primate del Belgio, il cardinale Suenens (1904 – 1996), uno dei quattro “moderatori” del Vaticano II, che nel 1969 arrivò a criticare la decisione del Papa come anti-collegiale, ricevendo immediato sostegno dai teologi Karl Rahner e Hans Küng, e da diversi vescovi.

Per non andare troppo indietro nel tempo si può ricordare lo scandalo sollevato da “Roeach”, il cosiddetto “catechismo belga” degli anni '90, scritto dal prof. Bulkens (Università di Lovanio) e dal rettore del seminario di Bruges. Lo scandalo si sollevò in quanto questo catechismo, spiegando in modo esplicito la sessualità ai bambini, rischiava fortemente di avventurarsi verso un’apologia della pedofilia. Nonostante le numerose proteste questo sussidio rimase in utilizzo per ben sei anni con l’approvazione del segretariato dell’insegnamento cattolico fiammingo. Il card. Danneels, allora primate del Belgio e oggi tra i padri del recente sinodo straordinario sulla famiglia, si rifiutò in più occasioni di rispondere alle proteste dei genitori.

Lo stesso Danneels, a proposito delle unioni omosessuali, nel giugno 2013, ha dichiarato al quotidiano in lingua olandese De Tijd che «un uomo come fa a non identificarsi con il suo orientamento? Credo che ci sia una chiara evoluzione nel pensiero della Chiesa». E, nella stessa intervista, si dimostrò aperto alle unioni civili. «Credo - disse - che sia uno sviluppo positivo che gli stati siano liberi di aprire al matrimonio civile per gli omosessuali, se lo vogliono». Rispetto alle unioni fra persone dello stesso sesso l’atteggiamento della Chiesa del Belgio è noto. Nel 2005 il Gay Pride svoltosi a Bruxelles è stato preceduto da una Santa Messa con la partecipazione di diverse parrocchie della capitale e nel 2006 l’esperienza fu ripetuta drappeggiando l’altare con la bandiera arcobaleno.

Nonostante questo reiterato tentativo di andare incontro al mondo il cattolicesimo in Belgio, così come in Olanda, sta letteralmente morendo. Nell'anno scolastico 2014-2015 si contano in tutto il Belgio circa 100 seminaristi, di cui solo 20 al primo anno di cammino (ad Anversa, diocesi di mons. Bonny, con oltre 1 milione di abitanti, in tutto vi sono 4 seminaristi di cui 1 al primo anno), la partecipazione alla Messa domenicale è ai minimi termini (sotto al 5%), il numero dei battesimi è intorno al 50% dei nati vivi registrati (era oltre il 90% nel 1967), quello dei matrimoni religiosi sotto il 25% (era intorno all’85% nel 1967).

                                     «No monsignore, quello che propone non è cattolico». Studenti contro il vescovo di Anversa, che vuole benedire le unioni gay


Così l’Unione degli studenti cattolici fiamminghi di Anversa ha risposto con un comunicato al proprio vescovo, monsignor Johan Bonny
JohanBonny
«No monsignore, quello che propone non è cattolico». Così l’Unione degli studenti cattolici fiamminghi di Anversa ha risposto con un comunicato al proprio vescovo, monsignor Johan Bonny, che in una recente intervista a De Morgen ha affermato che la Chiesa cattolica dovrebbe riconoscere le unioni tra gay, lesbiche e bisessuali. «Penso che la Chiesa – ha dichiarato – dovrebbe essere più aperta nel riconoscere la qualità di fondo delle coppie omosessuali, lesbiche e bisessuali. I valori di fondo sono per me più importanti della forma istituzionale: l’etica cristiana difende la relazione stabile o quella dove esclusività, fedeltà e cura per l’altro abbiano un ruolo centrale».
RICONOSCERE UNIONI GAY. Già collaboratore del cardinale Walter Kasper al Pontificio consiglio per la promozione dell’unità dei cristiani, il vescovo di Anversa, che l’anno prossimo potrebbe sostituire l’arcivescovo di Malines-Bruxelles André-Joseph Léonard, ha aggiunto che «la Chiesa deve riconoscere la qualità fondamentale di una relazione diversa [da quella tra uomo e donna]. (…) Come nella società esistono diversi quadri legali per i partner, così dovrebbe essere in seno alla Chiesa, che dovrebbe avere diverse forme di riconoscimento per diversi tipi di relazione».
«OMOSESSUALI DA SEMPRE BENVENUTI». Gli studenti cattolici hanno contestato il vescovo perché le sue parole, secondo loro, «darebbero a intendere che attualmente gli omosessuali non hanno un posto nella Chiesa. Questo è palesemente sbagliato perché (…) la Chiesa è aperta a tutte le persone, a prescindere dall’orientamento sessuale. Anche gli omosessuali, e non ci sarebbe bisogno di dirlo, sono i benvenuti».
MATRIMONIO E SESSUALITÀ. Ma parlando di riconoscere le unioni omosessuali, continuano gli studenti, «monsignor Bonny varca la frontiera della decenza e della morale. (…) Il matrimonio, sacramento istituito da Gesù, è aperto all’uomo e alla donna, che si uniscono liberamente. La sessualità esperita all’interno del matrimonio ha come obiettivo la riproduzione umana e la crescita della famiglia e la Chiesa non la ammette al di fuori del matrimonio tanto per le coppie gay quanto per quelle eterosessuali». E se la Chiesa non accetta i matrimoni tra omosessuali «è perché la sessualità non può essere asservita al suo scopo».
OMOFOBIA. Questa presa di posizione degli studenti cattolici ha suscitato la reazione dei Giovani socialisti di Anversa, che hanno criticato la «visione angosciante dell’omosessualità all’interno della Chiesa» e denunciato l’associazione studentesca cattolica per «omofobia».

4 commenti:

  1. venghino... venghino...abolito il peccato contro natura....non leggeranno mai più i passi delle lettere di S. Paolo perchè li condanna...tutti in braccio a satana...si rischia di finire all'inferno!!!anche se un angelo predicasse un vangelo diverso....sia anatema!coraggio rimaniamo nella Verità il Signore ci soccorrerà!

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  2. Mauro Leonardi? Non era il prete col cappello di babbo natale?? Allora si capisce già tutto...Si mettono da soli fuori dalla Chiesa e poi dicono a quelli che sono dentro che sono fuori!!! Sono tutti anticristi e se non si ravvedono non vorrei stare al loro posto il giorno del giudizio.

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  3. eeeeh allora sarà pianto e stridore di denti....convertiamoci finchè c'è tempo!

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  4. " essere fedele al Magistero e, al contempo, misericordioso nei confronti di chi vive unioni nel medesimo sesso "è una contraddizione.......se il rapporto è condannato dal magistero.....solo cambiando l'insegnamento della bibbia si può accettare l'unione gay....il Signore ci ha lasciati liberi...ma che sia il suo ministro a consigliare questo...povero chi sa di quale religione parla?ma prenderlo a calci nel deretano noooo????!!!!!ma quale misericordia!!!???ciechi che guidano ciechi!!!

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