ACTA APOSTATICAE SEDIS : come, cambiando un po' qua e un po' la, si può cambiare tutto...

giovedì 29 gennaio 2015

La prima e l'ultima?

AL PAPA SPETTA L’ULTIMA,
NON LA PRIMA PAROLA




Si è sempre detto: Roma locuta, causa soluta, il che significa che i teologi possono discutere come e quanto vogliono con la massima libertà su tutti i temi teologici e morali e che tra gli stessi Pastori ci si confronti e ci si scontri nelle varie controversie teologiche, specie nei Concili e nei Sinodi, ma che alla fine il ministero petrino esercitato dal Vescovo di Roma è chiamato a dire la parola definitiva e a dichiarare qual è la verità da credere e qual è la retta morale da seguire.
L’intervento risolutivo del Papa fa parte della sua missione nella Chiesa affidatagli da Cristo stesso. 

Il Papa deve lasciare liberi i teologi di  formulare le loro ipotesi, le loro proposte e le loro soluzioni, e non deve quindi intervenire all’inizio del dibattito, orientando gli studiosi a pronunciarsi a favore o contro una determinata tesi. Diversamente si correrebbero due gravi rischi: primo, che i teologi vengano pesantemente condizionati nelle loro ricerche; secondo, che si crei una gran confusione tra i fedeli.

Vengo subito all’esempio concreto: è ben nota la dottrina secolare della Chiesa sulla morale sessuale, specialmente per quanto riguarda l’omosessualità. Ora un Papa, davanti a un possibile approfondimento degli studi teologici su questo tema, non può dire la prima parola, perché il formulare delle nuove ipotesi spetta agli studiosi, mentre al Papa spetta invece la difesa in linea di principio della dottrina di sempre, e infine, dopo i vari dibattiti e i vari Sinodi, dire l’ultima parola, che metta un punto fermo e faccia definitiva chiarezza, per la pace, la serenità e la sicurezza del gregge a lui affidato.

Papa Francesco ha purtroppo compiuto un gesto clamoroso, che non ha mancato e non mancherà di creare sconcerto, confusione e disorientamento sia tra il clero, sia tra i fedeli. Mi riferisco alla telefonata da lui fatta a un transessuale e all’udienza privata a lui concessa.
Finora la Chiesa ha sempre detto così e adesso d’improvviso Papa Francesco dice cosà.
E questa non è autorevolezza, ma autoritarismo.

Cosa dovranno fare adesso i teologi? Adeguarsi supinamente e acriticamente (per quella insopportabile piaggeria che accompagna ogni parola e gesto di Bergoglio) davanti al dato di fatto?
E cosa devono pensare i fedeli? E cosa diranno a questi ultimi i vari Pastori, vescovi e sacerdoti, che hanno sempre predicato una certa verità?
Ci saranno inevitabilmente quelli che rimarranno scandalizzati, perplessi e disorientati, e ci saranno invece quelli che riterranno inutili i dibattiti teologici, perché il Papa avrebbe così messo fine ad ogni discussione; come ci saranno gli stessi difensori di certe aberranti teorie che dichiareranno che è arrivato finalmente un papa illuminato e intelligente che sta dalla loro parte.
   
Ma come? – dico io -, si discute e ci si scontra sulla possibilità di ammettere ai sacramenti i divorziati risposati, e poi il Papa riceve in udienza privata un transessuale?
Ma se i transessuali (e per conseguenza tutti gli omosessuali, i bisessuali, i transgender e compagnia bella) vengono accolti a braccia aperte dal papa, che senso ha discutere se ammettere o no alla comunione i divorziati risposati?

Circa l’indissolubilità del matrimonio, Gesù, il Figlio di Dio, dice chiaramente qual è il riferimento supremo: l’uomo non faccia diversamente da come Dio ha stabilito, perché questo è il principio che sta dietro la risposta di Gesù agli scribi e ai farisei circa la liceità del divorzio: l’uomo non separi ciò che Dio ha unito.
Dietro tutte le norme morali è quel principio che deve stare alla base, altrimenti esse sarebbero solo convenzioni umane storicamente contingenti e quindi mutabili e soggette a evoluzione.

La transessualità e adesso l’aberrante teoria del gender e della pretesa di matrimonio tra persone dello stesso sesso, è una chiara contestazione e rifiuto della volontà divina  nel suo atto creativo, che per quanto riguarda la creazione dell’uomo è espresso dalle parole:maschio e femmina li creò.  Pertanto in quelle suddette aberranti teorie, c’è il rifiuto del disegno e della volontà di Dio Creatore.

Se ora, nonostante l’evidenza dei testi biblici, si vuole ribaltare ab imis fundamentis tutta l’antropologia, il compito del Papa non è quello di essere una delle parti dialettiche, di dire cioè la “sua”, prendendo in qualche modo posizione (cosa che casomai potrebbe fare solo ribadendo di principio la dottrina secolare della Chiesa), ma quello di esercitare il ministero petrino di dire l’ultima parola, con l’autorità che gli viene dall’alto, altrimenti invece di confermare i fratelli nella fede, li getterebbe nella confusione e nel disorientamento.

di A. Nonim

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