ACTA APOSTATICAE SEDIS : come, cambiando un po' qua e un po' la, si può cambiare tutto...

mercoledì 14 gennaio 2015

Rallegratevi

Un anno difficile per la vita consacrata, nella totale dimenticanza del Concilio

(di Maurizio Grosso) È da poco iniziato l’Anno dedicato alla Vita consacrata, voluto da Papa Francesco, che si preannuncia non così sereno. Le Suore Americane, note per aver sposato da anni una leadership femminista e teologicamente oltre Cristo e la Chiesa, sono state perdonate: va tutto bene, cresce il dialogo. I Frati Minori sono coinvolti in un grave scandalo finanziario, le cui cause non sono del tutto chiare, ai tempi in cui era ministro generale Mons. Carballo, attuale Segretario della Congregazione dei religiosi. I commissariamenti di alcune famiglie religiose, più piccole, continuano imperterriti. Nonostante tutto però c’è da “rallegrarsi”.

Per l’occasione dell’Anno dedicato alla Vita consacrata, la Congregazione competente ha prodotto un’importante Lettera circolare dal titolo Rallegratevi. Il tema riprende l’Avvento, all’inizio del quale è cominciato anche l’anno per la Vita Consacrata. Stupisce però una cosa: in un documento rivolto a tutti i religiosi del mondo e ai membri delle società di vita apostolica manca un pur minimo accenno al Concilio Vaticano II e al suo decreto sulla vita religiosa. Non solo. Quasi tutto deriva «dal Magistero di Papa Francesco». Su 84 note a piedi pagina, due riguardano Giovanni Paolo II, due Benedetto XVI, due la stessa Congregazione per la vita religiosa, e tutto il resto sono citazioni da Papa Francesco, che in effetti non ha scritto ancora niente di magisteriale sulla vita religiosa. Dove è andato a finire il Concilio Vaticano II e il ricco magistero sulla vita religiosa?
Questa lettera fu presentata a Roma nello scorso febbraio 2014 e tra gli oratori oltre al Cardinale Prefetto e all’Arcivescovo Segretario, c’erano anche Suor Nicla Spezzati (suora, che a chi non lo sa non sembra) e il teologo della Congregazione, il Padre Bruno Secondin. Prendendo la parola, quest’ultimo, in un clima di grande entusiasmo per la novità del documento che si proponeva, iniziò il suo discorso distinguendo tra i carismi pregni di diaconia e di profezia che rispondono alle domande di «un certo tempo», di quella civiltà e di quella cultura che fu, con le domande nuove del tempo di oggi. Oggi le domande sono altre, e soprattutto non bisogna rispondere a domande che nessuna fa. Più che domande, per il P. Secondin è tempo di rifondare la vita religiosa a partire dal nuovo pontificato di Francesco, che avrebbe superato una stagione stantia della Chiesa. Tra le perle del discorso del teologo Secondin, si evidenzia questa:
«Mi piacerebbe proprio che questo libretto [la lettera Rallegratevi], con il messaggio che raccoglie da papa Francesco, e con le tinte che dà, divenga l’inizio di un percorso, di un progetto che sia davvero aurora, che ci faccia uscire dai nostri progetti stantii, dalle nostre risposte a domande che non ci sono, dalle nostre paure della profezia, dell’audacia, dell’inventiva. È tempo di lasciarci alle spalle una certa stagione. E con il cambio del papato è molto evidente che siamo usciti da una stagione di nebbia e di sofferenza, che ci ha purificati, ci ha anche in qualche modo portati a un’esemplificazione delle nostre superbie; e anche, con il nuovo papato si è aperta una stagione inedita, qualcosa che veramente è aurora».
Aurora era stato prima il Concilio Vaticano II, dice il P. Secondin, richiamando nel suo dire un’espressione cara a Giovanni XXIII: «Aurora tantum est», «è solo l’aurora». Sta di fatto però che tra un’aurora e l’altra qualcosa si è perso per strada; si è perso proprio il Concilio, che non compare più nelle linee guida per la nuova vita religiosa.
Non bisogna disperare però, perché il Concilio ritornerà nel “sentire” della Congregazione preposta ai religiosi. Come alibi, purtroppo.
Infatti, la rivista vocazionista “Rogate ergo” nel numero di novembre 2014 ha pubblicato una nuova intervista rilasciata al giornalista Vito Magno dal Prefetto della Congregazione dei religiosi, S.E. il Card. Braz de Aviz. Il pezzo ha come titolo: La profezia chiede ai religiosi di metterci la faccia.
Nel dire del Porporato non manca la risposta alla domanda sugli Istituti religiosi che hanno dato scandalo, tra cui i Legionari di Cristo, i figli dell’Immacolata (leggi Francescani dell’Immacolata) e i Camilliani. E qual è lo scandalo dei figli dell’Immacolata? Provate a immaginare.
La risposta è preparata da una notizia dirompente: «Riguardo ai Francescani dell’Immacolata, sia nella parte maschile che in quella femminile, è in atto il commissariamento».
A tutt’oggi però non consta che le Suore dell’Immacolata abbiano una commissaria. Fu mandata, a suo tempo, una visitatrice con poteri di commissaria, la Rev.da Suor Fernanda Barbiero, maestra dorotea e maestra in nuova teologia (si veda qui cosa pensa). Con un ricorso alla Segnatura Apostolica, però, furono sottratti i poteri di commissaria a Suor Barbiero e restituiti legittimamente alla Superiora generale in carica. La Congregazione preposta ai religiosi voleva fare due in uno con la visitatrice apostolica: visitare commissariando e commissariare visitando. Probabilmente il Card. Braz de Aviz ricorda ancora i primi giorni. O forse sta già pensando a quello che succederà a breve? Se fosse così, in ogni caso, è una notizia che gli è sfuggita, data in anticipo e con notevole enfasi.
Il Porporato brasiliano, ritorna poi sul tema, a lui caro, della negazione del Concilio (Vaticano II) da parte dei figli di P. Manelli. Con frasi ad effetto si riesce a colpire l’immaginario del lettore medio, scandalizzandolo per la non aderenza al Concilio, sottintendendo probabilmente la non aderenza alla Chiesa, al Magistero tout court, ai Vescovi, ecc.
Dice: «Il problema non è tanto quello del vecchio rito liturgico, perché quello la Chiesa lo ha accettato in via straordinaria. Il problema è che dietro il rito si nasconde una non accettazione del Concilio, che non si può ridurre a qualcosa di molto relativo. Il Concilio è espressione di una Chiesa che si è messa dinanzi al Signore e ha preso decisioni serie, condivise da Lui».
Si noti l’accento sul «vecchio rito», accettato in modo straordinario. Accettato in modo così straordinario che ancora oggi non si risponde alle legittime richieste dei frati di celebrare la Messa secondo la forma antica (non vecchia) della liturgia. È interessante notare un fatto, strano, ma emblematico: se uno chiede alla Congregazione dei religiosi perché non concede il permesso di celebrare la Messa antica ai frati dell’Immacolata, si sente rispondere che è il Commissario a dover dare il permesso e basta farne richiesta. Se poi si interroga il Commissario, questi dice che la Congregazione ha congelato i permessi. Non si capisce chi è la vera autorità preposta ai permessi. Se poi, infine, ci si rivolge a quella che sembra la legittima autorità preposta, cioè la Pontificia Commissione Ecclesia Dei, si sente dire che la vita religiosa dei Francescani dell’Immacolata è sotto l’autorità della Congregazione del Card. Braz de Aviz, che difatti può sottrarre il permesso di celebrare la S. Messa secondo la forma antica. Autorità che si rincorrono, e nel frattempo, con quel curialese pervasivo, si annulla il Motu proprio Summorum Pontificum.
Ma il problema non è la Messa, è il Concilio, che è una cosa seria. Parola di Cardinale. Ciò che però lascia allibiti nell’intervista concessa dal Cardinale brasiliano è l’inversione dei ruoli: il Concilio (Vaticano II) è espressione di una Chiesa che si è posizionata davanti al Signore, costringendo, questo povero Signore, a condividere le cose serie lì decise. Cioè: è la Chiesa del Concilio Vaticano II che ormai guida il Signore Gesù Cristo e non invece il Signore Gesù Cristo che guida la Chiesa e assiste i suoi concili. Qui, signori, il carro è davanti ai buoi. Perciò non cammina più. Il Concilio guida la Chiesa e si mette davanti a Cristo. Gesù Cristo segue e il Concilio avanza. Sarebbe interessante sapere però in che modo Gesù Cristo ha “condiviso” le decisioni del Concilio. Qual è il segno della sua condivisione? Probabilmente, in questo clima ecclesiale della rincorsa al mondo e alle sue voglie, in un momento in cui la parola ritorna «alla base», per dirla con il Cardinale Baldisseri – c’è un nuovo questionario per decidere come vogliamo la famiglia – il segno che Cristo ha accettato e condiviso le decisioni del Concilio sarebbero i famosi “segni dei tempi”. “Segni” che presto diventano quello che «la base» vuole sentire, quello che «la base», il popolo, cioè io, vogliamo capire. Quello che afferma la maggioranza.
Non sappiamo come ha fatto questo povero Gesù, ma la domanda però non può essere elusa facilmente: in base a cosa, secondo il nostro Cardinale, Gesù Cristo ha condiviso le decisioni del Concilio? Certo un’intervista non è il luogo per rispondere a domande difficili, ma sembra ovvio che con questo dire il Cardinale Braz de Aviz vuole preparare anche il commissariamento delle Suore Francescane dell’Immacolata, le quali però, a quanto consta, sembra che non abbiano mai negato il valore magisteriale del Concilio Vaticano II. Tutti capiscono che non basta pronunciare la parola “Concilio” per dirsene fedeli seguaci. Perché può succedere facilmente che ci si dimentichi la stessa parola. E con la parola i contenuti.
Che il Concilio Vaticano II sia un paravento, una ragione tecnica per giustificare il commissariamento dei frati (e domani delle suore) dell’Immacolata è dato di capirlo da quanto Sua Eminenza aveva risposto a Vito Magno nella domanda precedente: «Vedo, ad esempio, che la metà delle pratiche nel nostro dicastero si risolvono ascoltando con rispetto ed attenzione la parte in causa. Se una persona, anche nei casi più difficili, si sente amata e valorizzata in ciò che dice, qualunque ostacolo è superabile». Tranne però alcuni ostacoli che rimangono insuperabili: la vita religiosa dei frati e delle suore francescane dell’Immacolata, e soprattutto la loro “negazione” del Concilio. Sarebbe interessante capire quanto di Concilio è rimasto nelle Suore Americane assolte con tanta grazia.
Ma non finisce qui. Ancora un’altra parola nell’intervista menzionata è significativa. «Non è accettabile che ci sia unità col fondatore e col Papa no», dice il Cardinale Braz de Aviz. In verità, non risulta che sia mai stato contestato al fondatore e ai suoi frati e suore di essere caduti in uno scisma, o di tentare di sabotare il ministero petrino di Papa Francesco. Questa è piuttosto la tesi farneticante di un blog anonimo, vicino al Commissario dei Frati Francescani dell’Immacolata, che prende le sue difese pubbliche, senza essere mai stato ufficialmente smentito. Nonostante che le smentite e le prese di distanza ormai non si contino più sul sito ufficiale del commissariamento. Di fatti se si vuole conoscere chi sono i Francescani dell’Immacolata, ora occorre sapere che sono una cosa solo con il commissariamento.
Già ad ottobre scorso, come avevamo riportato, sulla rivista “Testimoni” (ottobre 2014) Braz de Aviz rilasciò un’intervista simile su Frati e Suore dell’Immacolata. Prima ancora, nel numero di marzo, nella medesima rivista sulla Vita religiosa (n. 3/2014), P. Alfonso M. Bruno rilasciò un’intervista oltremodo diffamatoria contro tutto l’Istituto: Fondatori, ex superiori FI, Suore F.I., laici vicini ai Fondatori, in cui, tra l’altro, auspicava un intervento importante della Santa Sede sulle Suore F.I. Ed ecco che a maggio 2014 le Suore dell’Immacolata hanno avuto puntualmente la Visita Apostolica, certamente anche per l’“interessamento” di P. Bruno. Chissà ora cosa si preannuncia con questa nuova intervista.
Una cosa è certa: c’è così tanta allegria di vivere finalmente la nuova stagione conciliare della vita religiosa, che non si risparmiano colpi perché tutti siano veramente aggiornati. Concilio però già a parte. (Maurizio Grosso)

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