37943 SAINT LOUIS-ADISTA. La Chiesa? Si è troppo “femminilizzata”, ed è anche questo fattore ad aver causato il calo delle vocazioni sacerdotali. L’affermazione è di uno dei cardinali meno in linea con papa Francesco, l’ex arcivescovo di Saint Louis card. Raymond Leo Burke, ultraconservatore, recentemente rimosso dalla sua posizione di prefetto della Segnatura apostolica e ricollocato, con un ruolo puramente onorifico, come patrono dell’Ordine dei Cavalieri di Malta (v. Adista Notizie nn. 46/13; 34, 38, 40, 41 e 45/14).
Burke, lo scorso dicembre, durante una visita alla diocesi di La Crosse, nel Wisconsin, dove fu vescovo negli anni ’90, ha rilasciato un’intervista a Matthew James Christoff, a capo del “New Emangelization Project” (proprio “Emangelization” dove “man” sostituisce “van”), un organismo conservatore che ha come obiettivo quello di «rafforzare l’evangelizzazione degli uomini», disorientati dai cambiamenti portati dal Concilio Vaticano II.
Nella lunghissima intervista, pubblicata sull’omonimo sito il 5 gennaio, Burke, a proposito dei chierichetti, sia maschi che femmine, ha detto che «i ragazzi non vogliono avere a che fare con le ragazze». «Penso che ciò abbia contribuito ad una perdita di vocazioni sacerdotali», ha aggiunto: «Ci vuole una certa disciplina maschile per servire come chierichetto accanto a un prete, e la maggior parte dei preti ha la propria prima esperienza liturgica proprio come chierichetto». «Se non forniamo una formazione ai ragazzi come chierichetti, offrendo loro un’esperienza di servizio a Dio nella liturgia, non dobbiamo poi sorprenderci se le vocazioni crollano drasticamente». Le chierichette sono ammesse al servizio all’altare dal 1983, ma negli Stati Uniti, una diocesi e diverse parrocchie ancora oggi proibiscono alle bambine e alle ragazze di ricoprire questo ruolo.
Nel corso dell’intervista, Burke non ha lesinato parole forti nemmeno contro il clero gay, considerato colpevole dello scandalo degli abusi sessuali: i preti che hanno molestato bambini, ha detto, sono quelli «che sono stati femminilizzati e confusi sulla propria identità sessuale». È poi tornato su temi a lui cari: ad esempio, il ruolo del «femminismo radicale» che, a partire dagli anni ’60, «ha aggredito la Chiesa e la società, lasciando gli uomini in una posizione di grande emarginazione»; ricorda «giovani che mi dicevano di essere spaventati dal matrimonio a causa dei comportamenti radicalizzati e autocentrati delle donne che stavano emergendo all’epoca. Questi uomini – prosegue – erano preoccupati che il matrimonio non funzionasse per le richieste costanti e insistenti di diritti per le donne».
Anche nella Chiesa, il focus sulle tematiche relative alle donne, unito a «un crollo assoluto della catechesi» e a una «sperimentazione liturgica rampante» hanno portato ad una «estrema femminilizzazione» della Chiesa: «Il movimento femminista radicale ha fortemente influenzato la Chiesa portandola ad affrontare sempre temi legati alle donne, a spese di alti temi importanti per gli uomini: l’importanza del padre, di un padre per i propri figli, della paternità per i preti, dell’impatto decisivo di un carattere maschile; dei doni specifici che Dio dà agli uomini per il bene di tutta la società». «Se si eccettua il prete – ha detto nell’intervista – la Chiesa si è riempita di donne. Le attività nelle parrocchie e persino la liturgia sono state influenzate dalle donne e in alcuni luoghi sono diventate così femminili che gli uomini non vogliono parteciparvi». Gli uomini, dunque, «devono vestirsi e agire da uomini, in un modo che rispetti loro stessi, le donne e i bambini».
Il quadro tracciato da Burke non risparmia il Concilio Vaticano II e il suo impatto sulla liturgia: se prima «la liturgia era rigorosa e celebrata con cura», «improvvisamente, dopo il Vaticano II, la celebrazione spesso è diventata trasandata, meno attraente per i giovani uomini, perché era trascurata». In tale contesto, «l’ammissione delle chierichette ha spinto molti ragazzi ad abbandonare il servizio all’altare». (ludovica eugenio)
Burke, lo scorso dicembre, durante una visita alla diocesi di La Crosse, nel Wisconsin, dove fu vescovo negli anni ’90, ha rilasciato un’intervista a Matthew James Christoff, a capo del “New Emangelization Project” (proprio “Emangelization” dove “man” sostituisce “van”), un organismo conservatore che ha come obiettivo quello di «rafforzare l’evangelizzazione degli uomini», disorientati dai cambiamenti portati dal Concilio Vaticano II.
Nella lunghissima intervista, pubblicata sull’omonimo sito il 5 gennaio, Burke, a proposito dei chierichetti, sia maschi che femmine, ha detto che «i ragazzi non vogliono avere a che fare con le ragazze». «Penso che ciò abbia contribuito ad una perdita di vocazioni sacerdotali», ha aggiunto: «Ci vuole una certa disciplina maschile per servire come chierichetto accanto a un prete, e la maggior parte dei preti ha la propria prima esperienza liturgica proprio come chierichetto». «Se non forniamo una formazione ai ragazzi come chierichetti, offrendo loro un’esperienza di servizio a Dio nella liturgia, non dobbiamo poi sorprenderci se le vocazioni crollano drasticamente». Le chierichette sono ammesse al servizio all’altare dal 1983, ma negli Stati Uniti, una diocesi e diverse parrocchie ancora oggi proibiscono alle bambine e alle ragazze di ricoprire questo ruolo.
Nel corso dell’intervista, Burke non ha lesinato parole forti nemmeno contro il clero gay, considerato colpevole dello scandalo degli abusi sessuali: i preti che hanno molestato bambini, ha detto, sono quelli «che sono stati femminilizzati e confusi sulla propria identità sessuale». È poi tornato su temi a lui cari: ad esempio, il ruolo del «femminismo radicale» che, a partire dagli anni ’60, «ha aggredito la Chiesa e la società, lasciando gli uomini in una posizione di grande emarginazione»; ricorda «giovani che mi dicevano di essere spaventati dal matrimonio a causa dei comportamenti radicalizzati e autocentrati delle donne che stavano emergendo all’epoca. Questi uomini – prosegue – erano preoccupati che il matrimonio non funzionasse per le richieste costanti e insistenti di diritti per le donne».
Anche nella Chiesa, il focus sulle tematiche relative alle donne, unito a «un crollo assoluto della catechesi» e a una «sperimentazione liturgica rampante» hanno portato ad una «estrema femminilizzazione» della Chiesa: «Il movimento femminista radicale ha fortemente influenzato la Chiesa portandola ad affrontare sempre temi legati alle donne, a spese di alti temi importanti per gli uomini: l’importanza del padre, di un padre per i propri figli, della paternità per i preti, dell’impatto decisivo di un carattere maschile; dei doni specifici che Dio dà agli uomini per il bene di tutta la società». «Se si eccettua il prete – ha detto nell’intervista – la Chiesa si è riempita di donne. Le attività nelle parrocchie e persino la liturgia sono state influenzate dalle donne e in alcuni luoghi sono diventate così femminili che gli uomini non vogliono parteciparvi». Gli uomini, dunque, «devono vestirsi e agire da uomini, in un modo che rispetti loro stessi, le donne e i bambini».
Il quadro tracciato da Burke non risparmia il Concilio Vaticano II e il suo impatto sulla liturgia: se prima «la liturgia era rigorosa e celebrata con cura», «improvvisamente, dopo il Vaticano II, la celebrazione spesso è diventata trasandata, meno attraente per i giovani uomini, perché era trascurata». In tale contesto, «l’ammissione delle chierichette ha spinto molti ragazzi ad abbandonare il servizio all’altare». (ludovica eugenio)
Completamente d' accordo con il bravo cardinale Burke. jane
RispondiEliminaVa beh, il titolo mi pare un po' esagerato e non penso che l'intento del cardinale fosse quello di dire che le donne stanno rovinando la Chiesa; proprio perché ritengo il Card. Burke una persona intelligente, non penso abbia formulato una proposizione così riduttiva dei problemi della Chiesa. Certo è vero quello che dice ed è vero che una certa "femminilizzazione" della Chiesa ha giocato a favore di un sano e virile cristianesimo. D'accordissimo poi sul caso "chierichette" che effettivamente hanno contribuito - sottolineo "contribuito" non certo "determinato" - al calo delle vocazioni sacerdotali; parlo per esperienza. Per il resto - e lo dico per amor di verità e non per correggere il tiro - ringraziamo il cielo che ci sono tante collaboratrici generose in Parrocchia, senza le quali il povero parroco faticherebbe ad andare avanti. L'importante è che su ogni cosa si mantenga il dovuto equilibrio ed il sano "maschile" buon senso...!
RispondiEliminaErrata corrige. Intendevo dire : ...ha giocato a "sfavore" di un sano e virile cristianesimo...
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