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domenica 1 febbraio 2015

I primi saranno ultimi ( e noi siamo fritti..!)

Parolin, Mattarella, Renzi: quando gli scout diventano leader


San Rossore. Renzi con gli scout nell'agosto scorso
(©Lapresse)
(©LAPRESSE) SAN ROSSORE. RENZI CON GLI SCOUT NELL'AGOSTO SCORSO

Tre figure ai vertici delle istituzioni italiane e vaticane sono legate all'associazione fondata da Lord Robert Baden Powell 

Parolin, Mattarella, Renzi: sono ex scout i tre italiani più influenti sulle due sponde del Tevere. Dai tempi in cui frequentava il San Leone Magno, scuola cattolica tra le più prestigiose a Roma, il presidente della Repubblica, Sergio Mattarella ha al collo il fazzolettone dei giovani esploratori cattolici.

Finora lo scout più famoso d’Italia è stato il premier Matteo Renzi, ospite d’onore ad agosto alla Route nazionale a San Rossore dal deputato ed ex vicepresidente della Toscana, Federico Gelli, anch’egli iscritto all’Agesci. Zaino in spalla, fazzolettone al collo e scarponi ai piedi. Le vie dello scoutismo sono infinite: palazzo Borromeo, ricevimento per i Patti Lateranensi. I giornalisti domandano al Segretario di Stato, Pietro Parolin se conosce Renzi. «Sono stato assistente ecclesiastico degli scout e dunque può essere che in passato l’abbia incontrato», sorride il premier vaticano. Cinque mesi dopo, nel grande raduno in provincia di Pisa, è il presidente del Consiglio a riannodare i fili dell’appartenenza all’Agesci, la «meglio gioventù del Papa» nella quale si sono formati lui e la moglie Agnese. L’occasione è apparsa propizia, per chi è stato anche caporedattore di «Camminiamo insieme», la testata dell’Agesci.  «Di quell’esperienza ricordo il valore della lealtà e il principio di legalità - rievoca Renzi -. Lì ho imparato ad affrontare le sfide più difficili: la strada si apre quando è in salita».


Insomma «senso della comunità, socialità, stare insieme». Renzi ha mantenuto rapporti «molto stretti» con i suoi vecchi amici scout: «Le mie relazioni più care vengono da lì e mia moglie fino al 2007 è stata nella comunità capi». «Questo è il mio mondo», confida. Efficace scuola anche di politica: «Le nostre associazioni nascondono meccanismi politici». Perciò cita uno slogan della Route scout del 1997: «Siamo donne e uomini, non solo gente e io mi impegno senza pretendere che gli altri si impegnino».


Ci sono oltre 38 milioni di bambini, ragazzi ed adulti, uomini e donne che in 216 paesi e territori del mondo sono scouts e guide. Lord Robert Baden Powell, B.-P per tutti gli scouts, nasce il 22 febbraio del 1857 a Londra e nella concretezza del suo linguaggio e delle sue intuizioni pedagogiche, aveva indicato in "quattro punti" i fondamenti del metodo scout: "formazione del carattere, abilità manuale, salute e forza fisica, servizio del prossimo". Qualità semplici, ma necessarie per formare un uomo libero ed un buon cittadino. Diffusosi velocemente in tutto il mondo immediatamente dopo la sua fondazione nel 1907, durante la seconda guerra mondiale lo scautismo è stato sciolto in molti paesi europei dal nazismo e dal fascismo. In Italia, negli anni dal 1926 al 1943 (il periodo chiamato della "Giungla silente"), centinaia di scout hanno continuato la loro attività in clandestinità. In questa dimensione sono da ricordare in particolare due gruppi: il "Lupercale" a Roma e le "Aquile randagie" a Milano. A sottolineare l'educazione all'impegno sociale, è significativo ricordare che molti dei leaders politici nei vari paesi del mondo sono stati educati nello scautismo.
  
Il Parlamento Italiano per l'azione educativa svolta a favore dei giovani in tutto il mondo, ha assegnato congiuntamente alle due organizzazioni mondiali dello scautismo, il Premio Parlamentare per l'Infanzia, che è stato consegnato ai rappresentanti dei Comitati Mondiali in occasione della Giornata Nazionale per l'Infanzia il 20 novembre 2005, come ricostruisce Paolo Alacevich nel libro "Scautismo e Umanesimo Cristiano".

GIACOMO GALEAZZI
ROMA


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