Le mosse segrete del Papa per mediare in Ucraina
Il Pontefice coinvolge negli sforzi diplomatici il cardinale Maradiaga
Il Pontefice coinvolge negli sforzi diplomatici il cardinale Maradiaga
L'aveva già fatto intervenendo nella questione irachena con la nomina di un suo inviato, il cardinale Fernando Filoni, nell'area di crisi. L'ha fatto, nel segreto di anni e anni di diplomazia vaticana, nei rapporti tra Cuba e Stati Uniti, dove il ruolo della Santa Sede è stato determinante per far riallacciare le relazioni diplomatiche tra i due Stati. Ora Papa Francesco sta pensando a una missione di pace in Ucraina, con la nomina di un suo inviato, uno dei suoi più stretti collaboratori.
Ne ha parlato in prima persona con il cardinale Oscar Rodriguez Maradiaga, suo uomo di fiducia, a capo della Commissione istituita dal Pontefice per portare avanti la riforma nella Curia. Qualche giorno fa, infatti, l'arcivescovo di Tegucigalpa, in Honduras, al termine del summit in Vaticano e del Concistoro con cui il Papa ha creato venti nuovi cardinali, doveva recarsi a Gubbio per ritirare il Premio «Bandiera di Gubbio». Quando stava per salire sull'elicottero che da Roma l'avrebbe portato in Umbria, è squillato il cellulare. Era Jorge Mario Bergoglio che ha richiamato d'urgenza in Vaticano lo stesso Maradiaga. Nell'incontro - a quanto si apprende - il Papa avrebbe cercato di trovare una strategia diplomatica per intervenire nella delicata questione ucraina.
Che sia il cardinale honduregno o un altro collaboratore del Papa a recarsi in missione di pace in Ucraina poco importa. Conta che il Pontefice argentino non intende restare con le mani in mano. «Francesco non è un Papa di sole parole - fanno notare dai Sacri Palazzi -. Una missione diplomatica del Vaticano in Ucraina, a nome del Papa, non stupirebbe affatto».
Ulteriori informazioni sulla missione di pace non sembrano trapelare. Ma il Pontefice, comunque, continua a seguire la situazione in modo costante. In questi giorni, Papa Francesco ha ricevuto i vescovi ucraini in visita in Vaticano. E non sono mancati numerosi appelli di pace. «Fratelli e sorelle - ha detto rivolgendosi ai presuli e ai fedeli ucraini al termine dell'udienza generale a San Pietro - so che tra le tante alte intenzioni che portate alle tombe degli Apostoli c'è la richiesta della pace in Ucraina. Porto nel cuore lo stesso desiderio e mi unisco alla vostra preghiera, perché al più presto venga la pace duratura».
Nella stessa direzione di una forte azione diplomatica il Papa si starebbe muovendo sul fronte della questione libica. Su questo, decisivo il ruolo della segreteria di Stato e in particolare del cardinale Pietro Parolin, diplomatico di lungo corso particolarmente attivo nelle vicende internazionali. Non sarebbe la prima volta che un intervento diplomatico della Santa Sede porta i suoi frutti. Era già successo con la giornata di preghiera per la Siria, indetta dal Papa, che fermò in tempo un'azione militare americana. Poi con la già citata crisi irachena e nel processo di riavvicinamento tra Stati Uniti e Cuba.
* Aggrediti da Mosca e abbandonati da Roma
Nell'Ucraina occupata dai russi per i cattolici è di nuovo persecuzione. Ma per loro papa Francesco ha avuto parole non di conforto ma di rimprovero. Il fattore Putin in Vaticano
di Sandro Magister
di Sandro Magister
ROMA, 20 febbraio 2015 – Ha avuto molto da farsi perdonare, papa Francesco, dai vescovi dell'Ucraina arrivati nei giorni scorsi a Roma per conferire con lui nella periodica visita "ad limina".
A questi vescovi e ai loro preti e fedeli erano suonate malissimo le parole con cui Jorge Mario Bergoglio aveva denunciato al mondo, due settimane fa, la guerra che devasta la loro patria. "Violenza fratricida", l'aveva definita il papa, mettendo tutti alla pari, aggressori e aggrediti.
E peggio era stato quando Francesco aveva sollevato gli occhi dal testo e aveva aggiunto di suo: "Quando io sento le parole 'vittoria' o 'sconfitta' sento un grande dolore, una grande tristezza nel cuore. Non sono parole giuste; l’unica parola giusta è 'pace'. Pensate, questa è una guerra fra cristiani! Voi tutti avete lo stesso battesimo. State lottando fra cristiani. Pensate a questo scandalo".
Che Bergoglio avesse un occhio di riguardo per la Russia lo si era visto già nel precipitare della guerra di Siria, quando indisse una giornata di digiuno e preghiera per scongiurare l'intervento armato di Stati Uniti e Francia contro il regime di Damasco, e Vladimir Putin si complimentò pubblicamente con lui.
C'è poi il fattore ecumenico che pesa. Dei 200 milioni di cristiani ortodossi nel mondo, 150 appartengono al patriarcato di Mosca "e di tutte le Russie" ed è quindi soprattutto con Mosca che il papa vuole coltivare buone relazioni.
Ma che l'aggressione della Russia all'Ucraina, l'occupazione armata della sua marca orientale, l'annessione della Crimea abbiano lasciato il papa indifferente a "vittoria" o "sconfitta", è stato qualcosa di insopportabile per i sentimenti dei cattolici ucraini. Tanto più che a queste parole di papa Francesco è giunto puntuale il plauso da Mosca, questa volta non di Putin ma del patriarca ortodosso Kirill, che ha giurisdizione anche sugli ortodossi di Ucraina.
Troppo fresca è la persecuzione di cui furono vittima i cattolici ucraini da parte del regime sovietico. La loro Chiesa, dopo la seconda guerra mondiale, fu letteralmente annientata, con innumerevoli martiri uccisi nelle forme più atroci, crocifissi, murati vivi, annegati nell'acqua bollente.
Fu la caduta del muro di Berlino nel 1989 a far uscire questa Chiesa dalle catacombe. Ma durissima e tuttora incompiuta fu la sua riconquista di uno spazio vitale, comprese le chiese e le case finite in possesso di vescovi e preti ortodossi.
Oggi i quasi cinque milioni di cattolici ucraini sanno bene di essere loro il vero ostacolo all'incontro tra il papa di Roma e il patriarca di Mosca. Ma neppure accettano di essere sacrificati sull'altare di questo sogno ecumenico.
I cattolici ucraini resistono nell'ovest del paese, in Galizia, a Leopoli. Ma in Crimea e nel Donbas occupato la repressione è di nuovo spietata.
Il nunzio vaticano a Kiev, l'arcivescovo americano Thomas E. Gullickson, nominato da Benedetto XVI nel 2011, l'ha paragonata a quella sovietica del 1946, "con la complicità degli ortodossi e la benedizione di Mosca". Ha persino evocato "la lezione del Califfato in Iraq e in Siria" per dire che "simili tragedie" possono accadere anche altrove.
I rapporti che il nunzio trasmette a Roma sono dettagliati e allarmati. E furenti sono state le reazioni dei cattolici ucraini, al vedere come niente di tutto ciò sia affiorato nelle parole di papa Francesco. È loro convinzione che anche nella curia romana, come in Ucraina, il partito filorusso abbia campo libero e influenzi il papa.
Alle proteste dei cattolici ucraini la segreteria di Stato ha risposto il 10 febbraio con una nota, per "precisare che il papa ha sempre inteso rivolgersi a tutte le parti interessate, confidando nello sforzo sincero di ciascuna per applicare le intese raggiunte di comune accordo e richiamando il principio della legalità internazionale".
Ma non è certo bastato questo tenue richiamo alla legalità per impensierire Mosca, ormai sicura che la sua annessione della Crimea è stata di fatto accettata da tutti, Vaticano compreso, e che per il Donbas, russificato e senza più cattolici, potrebbe accadere lo stesso.
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Questa nota è uscita su "L'Espresso" n. 8 del 2015, in edicola dal 20 febbraio, nella pagina d'opinione dal titolo "Settimo cielo" affidata a Sandro Magister.
Ecco l'indice di tutte le precedenti note:
> "L'Espresso" al settimo cielo
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Le parole del papa per la pace in Ucraina, in coda all'udienza generale del 4 febbraio:
> Appello
Le reazioni negative dei cattolici ucraini alle parole del papa, secondo quanto riferito dai vaticanisti John Allen e Marco Tosatti:
> Is the pope’s view of Ukraine blurred by 'ecumenical correctness'?
> Ucraina, criticato il Vaticano
E invece il plauso del patriarca di Mosca Kirill:
> Patriarch Kirill thanks Vatican for balanced view on Ukraine crisis
La nota vaticana del 10 febbraio in replica alle reazioni all'appello del papa del 4 febbraio:
> Dichiarazione
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L'impressionante rapporto sulla condizione dei cattolici nelle aree dell'Ucraina annesse dalla Russia o occupate, reso pubblico lo scorso autunno dal nunzio vaticano a Kiev Thomas E. Gullickson:
> Nuncio to Ukraine Gives Overview of Church's Most Pressing Needs
E l'intervista dello stesso nunzio a Vatican Insider del 16 febbraio:
> Kiev, il Nunzio: "Il popolo ucraino si sente abbandonato"
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Nel rapporto sopra citato, il nunzio vaticano Gullickson fa notare come l'intolleranza contro i cattolici ucraini di rito orientale si esprima anche chiamandoli dispregiativamente "uniati", cioè simili agli ortodossi solo per finta, in realtà per rubare a loro i fedeli e portarli sotto il dominio di Roma.
Lo scorso 30 novembre papa Francesco, sul volo di ritorno da Costantinopoli a Roma, ha detto che intende superare l'"uniatismo" in quanto fa da ostacolo al dialogo ecumenico.
Per capire il senso delle parole del papa, una nota di un esperto in materia, il professor Enrico Morini:
> Meglio uniti che “uniati”. Con gli ortodossi Francesco vuole cambiare strada
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Sulla questione ucraina nel quadro dei rapporti tra la Chiesa di Roma e le Chiese ortodosse:
> L'Ucraina fa da arbitro tra il papa e il patriarca di Mosca (28.6.2010)
> Ecumenismo. La vera storia di una guerra che non ci fu (19.7.2010)
http://chiesa.espresso.repubblica.it/articolo/1350996
Sala stampa della Santa Sede
Sala stampa della Santa Sede
Alle ore 12.30 di oggi, nella Sala Clementina del Palazzo Apostolico Vaticano, il Santo Padre Francesco ha incontrato i Vescovi della Chiesa greco-cattolica ucraina; il Vescovo di Mukachevo di rito bizantino e i Vescovi della Conferenza Episcopale Ucraina, ricevuti questa mattina in separate udienze in occasione della Visita “ad Limina Apostolorum”. Il Santo Padre ha consegnato ai Presuli il suo discorso in tre copie originali autografe, perché tre sono le giurisdizioni ecclesiastiche in Ucraina. Di seguito pubblichiamo il testo del discorso del Papa:
Discorso del Santo Padre
Beatitudine, Signor Arcivescovo,
cari Fratelli Vescovi,
vi do il benvenuto in questa casa che è anche la vostra casa. E voi lo sapete bene, perché il Successore di Pietro ha sempre accolto con fraterna amicizia i fratelli dell’Ucraina, Paese che, a ragione, si considera terra di confine fra gli eredi di Vladimiro e di Olga e quelli di Adalberto e delle grandi missioni carolinge, come pure di quelle che si richiamano ai santi Apostoli degli Slavi, Cirillo e Metodio. E prima ancora vi sono tradizioni, in parte documentate, che menzionano l’Apostolo Andrea e i due Papi martiri san Clemente e san Martino I. Siate i benvenuti, carissimi!
Con attenzione ho appreso dei vostri problemi, che non sono pochi, come pure dei vostri programmi pastorali. Li affidiamo con fiducia alla Madre di Dio e nostra, che su tutti veglia con tenero amore.
1. Vi trovate, come Paese, in una situazione di grave conflitto, che si sta protraendo da vari mesi e continua a mietere numerose vittime innocenti e causare grandi sofferenze all’intera popolazione. In questo periodo, come vi ho assicurato in più occasioni direttamente e tramite i Cardinali Inviati, sono particolarmente vicino a voi con la mia preghiera per i defunti e per tutti coloro che sono colpiti dalla violenza, con la supplica al Signore perché conceda presto la pace, e con l’appello a tutte le parti interessate perché siano applicate le intese raggiunte di comune accordo e sia rispettato il principio della legalità internazionale; in particolare, sia osservata la tregua recentemente sottoscritta e siano applicati tutti gli altri impegni che sono condizioni per evitare la ripresa delle ostilità.
Conosco le vicende storiche che hanno segnato la vostra terra e sono tuttora presenti nella memoria collettiva. Si tratta di questioni che in parte hanno una base politica, e alle quali non siete chiamati a dare risposta diretta; ma vi sono anche realtà socio-culturali e drammi umani che attendono il vostro diretto e positivo apporto.
In tali circostanze, ciò che è importante è ascoltare attentamente le voci che vengono dal territorio, dove vive la gente affidata alle vostre cure pastorali. Ascoltando il vostro popolo, voi vi fate solleciti verso i valori che lo caratterizzano: l’incontro, la collaborazione, la capacità di comporre le controversie. In poche parole: la ricerca della pace possibile. Questo patrimonio etico voi lo fecondate con la carità, l’amore divino che scaturisce dal cuore di Cristo. So bene che, a livello locale, avete delle intese specifiche e pratiche fra di voi, eredi di due legittime tradizioni spirituali – quella orientale e quella latina –, come pure con gli altri cristiani presenti tra voi. Questo, oltre che un dovere, è anche un onore che vi deve essere riconosciuto.
2. A livello nazionale, voi siete cittadini a pieno titolo del vostro Paese, e perciò avete il diritto di esporre, anche in forma comune, il vostro pensiero circa i suoi destini. Non nel senso di promuovere una concreta azione politica, ma nell’indicazione e riaffermazione dei valori che costituiscono l’elemento coagulante della società ucraina, perseverando nell’instancabile ricerca della concordia e del bene comune, pur di fronte alle gravi e complesse difficoltà. La Santa Sede è al vostro fianco, anche presso le istanze internazionali, per far comprendere i vostri diritti, le vostre preoccupazioni e i giusti valori evangelici che vi animano. Essa sta cercando, inoltre, in quali modi venire incontro alle necessità pastorali di quelle strutture ecclesiastiche che si sono trovate a dover affrontare anche nuove questioni giuridiche.
3. La crisi innescatasi nel vostro Paese ha avuto, come è comprensibile, gravi ripercussioni nella vita delle famiglie. A ciò si uniscono le conseguenze di quel malinteso senso di libertà economica che ha permesso il formarsi di un ristretto gruppo di persone che si sono enormemente arricchite a discapito della grande maggioranza dei cittadini. La presenza di tale fenomeno ha inquinato in varia misura, purtroppo, anche le istituzioni pubbliche. Ciò ha generato una iniqua povertà in una terra generosa e ricca.
Non stancatevi mai di fare presenti ai vostri concittadini le considerazioni che la fede e la responsabilità pastorale vi suggeriscono. Il senso di giustizia e di verità, prima che politico, è morale, e tale incombenza è affidata anche alla vostra responsabilità di Pastori. Quanto più sarete liberi ministri della Chiesa di Cristo, tanto più, pur nella vostra povertà, vi farete difensori delle famiglie, dei poveri, dei disoccupati, dei deboli, dei malati, degli anziani pensionati, degli invalidi, degli sfollati.
Vi incoraggio a rinnovare, con la grazia di Dio, il vostro zelo per l’annuncio del Vangelo nella società ucraina, e a sostenervi in questo gli uni gli altri con fattiva collaborazione. Possiate sempre avere lo sguardo del Cristo, che vedeva l’abbondanza della messe e chiedeva di pregare il Signore perché vi mandasse gli operai (cfr Mt 9,37-38). Ciò significa pregare e lavorare per le vocazioni al sacerdozio e alla vita consacrata, e significa al tempo stesso curare attentamente la formazione del clero, dei religiosi e delle religiose, al servizio di una conoscenza più profonda e organica della fede all’interno del popolo di Dio.
4. Vorrei, inoltre, consegnarvi un’ulteriore riflessione circa le relazioni tra voi fratelli nell’episcopato. Conosco le complesse vicende storiche che pesano sui rapporti reciproci, come pure alcuni aspetti di carattere personale.
Rimane indiscutibile il fatto che entrambi gli episcopati sono cattolici e sono ucraini, pur nella diversità di riti e tradizioni. A me personalmente fa male sentire che vi siano incomprensioni e ferite. C’è bisogno di un medico, e questo è Gesù Cristo, che ambedue servite con generosità e di tutto cuore. Siete un corpo unico e, come vi è stato detto in passato da san Giovanni Paolo II e da Benedetto XVI, vi esorto a mia volta a trovare fra voi la maniera di accogliervi l’un l’altro e sostenervi generosamente nelle vostre fatiche apostoliche.
L’unità dell’Episcopato, oltre a dare buona testimonianza al Popolo di Dio, rende un’inestimabile servizio alla Nazione, sia sul piano culturale e sociale, sia, soprattutto, su quello spirituale. Siete uniti nei valori fondamentali e avete in comune i tesori più preziosi: la fede e il popolo di Dio. Vedo, perciò, di somma importanza le riunioni comuni dei Vescovi di tutte le Chiese sui iuris presenti in Ucraina. Siate sempre generosi nel parlarvi tra fratelli!
Sia come greco-cattolici che come latini siete figli della Chiesa Cattolica, che anche nelle vostre terre per un lungo periodo è stata soggetta al martirio. Il sangue dei vostri testimoni, che per voi intercedono dal Cielo, sia ulteriore motivo che vi sospinge verso la vera comunione dei cuori. Unite le vostre forze e sostenetevi a vicenda, facendo delle vicende storiche un motivo di condivisione e di unità. Ben radicati nella comunione cattolica, potrete portare avanti con fede e pazienza anche l’impegno ecumenico, perché crescano l’unità e la cooperazione tra tutti i cristiani.
5. Sono certo che le vostre decisioni, in accordo con il Successore di Pietro, sapranno farsi carico delle aspettative di tutto il vostro Popolo. Vi invito tutti a governare le Comunità a voi affidate assicurando il più possibile la vostra presenza e la vostra vicinanza ai sacerdoti e ai fedeli.
Auspico che possiate avere rapporti rispettosi e proficui con le pubbliche Autorità. Vi esorto ad essere attenti e premurosi verso i poveri: essi sono la vostra ricchezza. Voi siete Pastori di un gregge affidatovi da Cristo; siatene sempre ben consapevoli, anche nei vostri organi interni di autogoverno. Questi vanno sempre intesi come strumenti di comunione e di profezia. In tal senso, auspico che le vostre intenzioni e le vostre azioni siano sempre orientate al bene generale delle Chiese affidatevi. In questo vi guidi, come è sempre stato, l’amore delle vostre Comunità, nel medesimo spirito che ha sostenuto gli Apostoli, dei quali siete legittimi successori. Vi sostenga nella vostra opera il ricordo e l’intercessione dei tanti martiri e dei santi che la grazia del Signore Gesù ha suscitato tra voi. La materna protezione della Beata Vergine vi rassicuri nel vostro cammino incontro al Cristo che viene, rafforzando i vostri propositi di comunione e di collaborazione. E, mentre vi chiedo di pregare per me, con affetto imparto una speciale Benedizione Apostolica a voi, alle vostre Comunità e alla cara popolazione dell’Ucraina.
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